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Cronaca

STRAGE DI CAPACI: UN DOLORE LUNGO 24 ANNI

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Tempo di lettura 3 minutiMaria Falcone ha detto “Dal mio osservatorio privilegiato, quello dei ragazzi e dei giovani, posso dire che dalla strage tanto è cambiato anche grazie agli insegnanti. Questa è una società divers

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di Angelo Barraco

Palermo – Il 23 maggio del 1992 l’autostrada A29, all’altezza di Capaci, fu sventrata da 400 kg di esplosivo posto all’interno di un cunicolo di drenaggio. Quel pomeriggio perse la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Quel pomeriggio non si è squarciata soltanto l’autostrada A29 ma si è aperta una profonda ferita nel cuore dei siciliani onesti che per anni hanno urlato a gran voce “No!” alla mafia, quei siciliani che tenevano vivo ancora il ricordo di onesti e temerari cittadini come Peppino Impastato, giovane giornalista e attivista che ha urlato a gran voce il suo “No!” nei confronti di un sistema a lui estraneo ma che lo ha messo a tacere poiché “dava fastidio”. Sono passati 24 anni dalla Strage di Capaci, il ricordo è vivo, la rabbia e tanta poiché tutto poteva cambiare ed oggettivamente è cambiato, ma in peggio. Le Commemorazioni per i 24 anni dalla strage sono iniziate con l’inno di Mameli, dall’aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo. A presenziare vi era il ministro della giustizia Andrea Orlando, il ministro dell’istruzione Stefania Giardini, il presidente antimafia Rosi Bindi e Franco Roberti, capo della Dna. Presenti anche Maria Falcone, sorella del Giudice ucciso e circa 800 studenti provenienti da tutta Italia. Maria Falcone ha detto “Dal mio osservatorio privilegiato, quello dei ragazzi e dei giovani, posso dire che dalla strage tanto è cambiato anche grazie agli insegnanti. Questa è una società diversa da quella di 24 anni fa”. Le cerimonie in ricordo della strage sono state chiamate “Palermo chiama e l’Italia risponde”. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio a Maria Falcone “Esprimo la mia vicinanza e la mia gratitudine a tutti voi presenti nell'aula bunker, a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie, contro l'illegalità e contro la corruzione, a chi lo ha fatto a costo di sacrificio personale e a chi ha compreso il valore della cultura della legalità, che vive anzitutto nell'agire quotidiano. Il 23 maggio è una data incancellabile per gli italiani. La memoria della strage di Capaci è iscritta con tratti forti nella storia della Repubblica e fa parte del nostro stesso senso civico. Un assassinio, a un tempo, che ha segnato la morte di valorosi servitori dello Stato, e l'avvio di una riscossa morale, l'apertura di un nuovo orizzonte di impegno grazie a ciò che si è mosso nel Paese a partire da Palermo e dalla Sicilia, grazie alla risposta di uomini delle istituzioni, grazie al protagonismo di associazioni, di giovani, di appassionati educatori e testimoni. In questa giornata altamente simbolica desidero esprimere la mia vicinanza e la mia gratitudine a tutti voi presenti nell'aula bunker, a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie, contro l'illegalità e contro la corruzione, a chi lo ha fatto a costo di sacrificio personale e a chi ha compreso il valore della cultura della legalita', che vive anzitutto nell'agire quotidiano”. Matteo Renzi ha detto invece “Se questo paese è un po' più forte e più libero lo deve anche a persone come Falcone e Borsellino. Nella loro memoria continua il nostro lavoro per combattere tutte le forme di mafia. Ciascuno di noi, più o meno della nostra età, ricorda quel momento. E' uno di quei momenti in cui ti ricordi esattamente cosa stavi facendo e dove eri. Io per esempio, nel mio piccolissimo, ho deciso allora di fare giurisprudenza”. Pietro Grasso ha scritto su facebook il seguente post “Quando durante un’intervista gli chiesero "chi glielo fa fare?", rispose col suo sorriso carico di significati: "soltanto lo spirito di servizio". Ma alla seconda domanda, "ha mai avuto la tentazione di abbandonare questa lotta?", si fece improvvisamente serio: "No, mai". Questo era Giovanni Falcone. Un uomo capace di resistere a qualunque cosa: ad una vita blindata, ai tentativi di delegittimazione, alle amarezze professionali, alla lentezza della politica nel dare ai magistrati tutti gli strumenti necessari per combattere al meglio la mafia. Ha affrontato la sua vita e la professione con dignità, orgoglio e una tenacia fuori dal comune. Giustamente celebriamo l'immagine che la storia ci ha consegnato di lui: il grandissimo magistrato, l'uomo di Stato, il simbolo di un'Italia che lotta e vince le mafie. Commemoriamo ogni 23 maggio anche sua moglie Francesca Morvillo, gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e le vittime della strage di Via d’Amelio: Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. A me, in questa giornata che dal 1992 non può che evocare tristi ricordi, piace dedicare un pensiero anche all'uomo che si celava dietro la toga, al Giovanni che ho conosciuto al di la del nostro lavoro e che mi manca moltissimo: una persona straordinariamente normale, a volte imperscrutabile e molto riservata ma, in privato, simpatica e affettuosa”. 

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