Studio epidemiologico shok, triplicati i bimbi nati morti nel Lazio durante il lockdown. Simeone (FI): “Un dato che fa paura”

Triplicati i bimbi nati morti nel Lazio durante il lockdown nel Lazio. Questo l’esito di uno studio epidemiologico, pubblicato su una celebre rivista di pediatria, effettuato nella Regione Lazio da marzo a maggio 2020, quando tutta Italia era chiusa in casa per difendersi dal Coronavirus.

“Un dato che fa paura – dichiara dichiara Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale del Lazio e presidente della commissione Sanità, politiche sociali, integrazione sociosanitaria e welfare – perché dà la dimensione di un’emergenza che la diffusione della pandemia ha portato, di nuovo e prepotentemente, in primo piano”.

“Le ragioni, infatti, – prosegue Simeone – sono riconducibili alla sospensione o al rinvio dei controlli sanitari. Una situazione che riguarda non solo le future mamme ma anche le persone affette da patologie croniche, come i cardiopatici, i diabetici, i malati oncologici solo per fare alcuni esempi. Un problema che denunciamo da tempo e che deve trovare una soluzione rapida altrimenti il prezzo, in termini di vite umane, che pagheremo non per il Covid sarà altissimo. In questi mesi abbiamo assistito ad un drammatico rinvio delle visite programmate, di ritardi inquietanti per quelle di controllo, a persone che cancellano le visite perché hanno il terrore di accedere a strutture ospedaliere ormai quasi tutte convertite in presidi Covid. A reparti normali vengono trasformati nel giro di una notte in nuovi spazi per accogliere i pazienti che giungono in condizioni critiche. Oggi più che mai abbiamo il dovere di investire per dare risposte a questi cittadini, per creare percorsi sicuri a chi è affetto da diverse patologie, a partire dai pronto soccorso. Non ci possiamo permettere il blocco delle ambulanze, come accade ormai ogni giorno, perché ogni mezzo del 118 fermo è un’emergenza a cui non si può rispondere o si risponde in ritardo. Questo significa che per malattie tempo dipendenti come l’infarto il rischio di non riuscire a salvare delle vite è altissimo. Abbiamo il dovere, tutti, indistintamente di lavorare affinchè ogni singola vita umana sia tutelata ed abbia accesso alle cure di cui necessita. Non esistono alibi in questo. Ci sono delle carenze strutturali, sul piano diagnostico, degli screening, penso a quello dei tumori al seno, alla prostata, per le malattie vascolari che vanno risolte subito. La pandemia non terminerà, purtroppo domani, e non è accettabile nel 2020 affidarsi alla speranza di non ammalarsi o di non aggravarsi, per sopravvivere. Continueremo a lavorare in commissione sanità – conclude – per capire come intervenire, sul piano degli investimenti, di personale e risorse, di messa in rete di un’assistenza territoriale che, purtroppo, fa acqua da tutte le parti. Inerzia e attendismo non sono concessi”.