Connect with us

Cronaca

Suicidio Tiziana Cantone: parla l'Avvocato "ci attiveremo per cercare di bloccare i principali siti porno"

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 4 minuti Si è uccisa con un foulard nell’abitazione dove viveva con la madre, sfuggendo al clamore mediatico da lei non voluto

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 4 minuti
image_pdfimage_print

di Angelo Barraco
 
Napoli – La morte di Tiziana Cantone ha aperto uno squarcio nelle coscienze di tutti coloro che affrontano la realtà dei social con leggerezza e indifferenza, senza realmente percepire la pericolosità e il massacrante potere che una tastiera e un mouse possono avere sulla vita di un singolo soggetto.  Molti hanno realmente aperto gli occhi sui rischi a cui si può incorrere nutrendo della propria intimità un mondo che vive di immagini, colori e speranzose illusioni ma che nasconde dietro soggetti che possono cagionare danni irrimediabili a terzi. Il video di Tiziana è stato diffuso contro la sua volontà all’interno di una fossa in cui i leoni si sono cibati abbondantemente di un piatto che fa gola a quel mondo popolato da quei felini da tastiera che tanto amano ringhiare con un click senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma Tiziana ha lottato affinché la sua dignità di donna venisse tutelata e sin dal principio si è imposta per la rimozione di quei  video impugnando la legge. Tiziana però non ha retto alle umiliazioni e al peso di battaglie legali pesanti come macigni e il 13 settembre ha posto fine alla sua vita impiccandosi con un foulard al collo. Dopo la sua morte però sembra che il grido di Tiziana alla giustizia sembra essere tornato come un boomerang poiché facebook non è tenuto a controllare il contenuto delle pagine ma nel caso di Tiziana invece, secondo quanto stabilito dal Tribunale di Napoli, i link e le informazioni sulla donna dovevano essere rimossi. Tiziana si era rivolta infatti al giudice chiedendo la cancellazione di tutti i link che riproducevano la scena che la ritraeva in atti sessuali e che aveva inviato ad alcuni amici su Whatsapp ma che era finita sui social senza il suo permesso. Teresa Giglio, madre di Tiziana, ha detto ai microfoni di Sky TG24: “Non è stata mia figlia Tiziana a divulgare in rete i video. 'Penso proprio che sia lui il regista di tutto” riferendosi all’ex fidanzato della figlia che sarà sentito come persona informata sui fatti. Quando alla donna viene chiesto se è stato sentito lei risponde: “No, per niente, anzi, io penso proprio che sia lui il regista di tutto. Vorrei che si indagasse bene su quest'uomo e su tutti quelli che anche all'apparenza non avrebbero motivo di essere indagati, vorrei che si andasse proprio fino in fondo. Quello che mi attendo – dice – è che si faccia piena luce e che vengano varate nuove norme”. La Procura della Repubblica di Napoli ha chiesto l’archiviazione per quattro persone che erano state querelate dalla stessa Tiziana per diffamazione. Secondo l’accusa, gli indagati sono stati accusati dalla stessa Cantone di aver messo in rete i video, dichiarazione modificata in un successivo interrogatorio. La richiesta è stata avanzata la Pm titolare del fascicolo e sulla vicenda è in corso un’ulteriore inchiesta per l’ipotesi di istigazione al suicidio. Secondo il sostituto Procuratore aggiunto Zuccarelli e il sostituto Milita non vi sono i presupposti per avviare un’azione penale nei confronti dei quattro soggetti per diffamazione. Per l’altro reato ipotizzato invece, violazione della privacy, non era stato iscritto nessuno nel registro degli indagati. L’iter investigativo si è avviato dopo il suicidio della giovane lo scorso settembre. Precedentemente aveva segnalato alle autorità competenti la diffusione di suoi filmati hard sul web per mano di terzi, aveva denunciando in un primo momento di aver smarrito il cellulare successivamente però aveva ritrattato tale denuncia ammettendo di essere stata lei stessa ad aver inviato i video ad alcuni amici e fece i nomi dei quattro indagati indicandoli come responsabili della diffusione dei filmati. Tiziana aveva poi ritirato la querela contro i quattro spiegando di non avere la certezza che fossero stati loro gli autori del gesto e senza elementi certi avrebbe rischiato l’accusa di calunnia. Tante incertezze, tanti dubbi e nessun elemento oggettivo. Teresa Giglio, madre di Tiziana insieme ai suoi legali: il civilista Andrea Orefice e l’Avvocato Penalista Andrea Imperato, stanno preparando un reclamo al Garante della Privacy per ottenere la rimozione totale del video dal web.  
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva l’Avvocato Andrea Orefice, legale della madre di Tiziana e abbiamo chiesto quali saranno le prossime mosse e ci ha riferito: “sulla base di questa pronuncia ci attiveremo, ma non tanto per la questione facebook in concreto perché in effetti su facebook sono già state rimosse, ci attiveremo per presentare questo reclamo al garante, reclamo per certi versi segnalazione per altri, per cercare di bloccare i principali siti porno che contengono ancora la pubblicazione di queste pagine e in ogni caso per ottenere la deindicizzazione dei principali motori di ricerca di queste pagine e delle altre che contengono un riferimento alla vicenda Cantone non al fine di informazione ma a fini commerciali, è il caso di siti porno o a fini goliardici o di altro tipo come è il caso dei video che sono su youtube”.
 
Tiziana Cantone si è uccisa con un foulard nell’abitazione dove viveva con la madre, sfuggendo al clamore mediatico da lei non voluto a seguito della diffusione in rete di video hard che riguardavano la sua sfera intima e privata. Una vicenda che l’aveva fortemente segnata, costringendola ad abbandonare il suo comune natio, le sue abitudini, i suoi amici e la quotidianità fatta di equilibri costruiti negli anni e distrutti in poco tempo da un rispetto mancato da parte di persone che lei reputava “amici”. Occhi di ghiaccio, fisico da modella e soprattutto donna con sani principi che ancoravano le proprie radici nel lavoro presso il locale dei genitori, ma la vicenda l’ha travolta e il web non ha dato pace ad una giovane che non avrebbe certamente voluto quel tipo di notorietà denigratoria. La giovane si era mossa impugnando la legge e chiedendo tutela per i propri diritti e il giudice le aveva dato ragione obbligando i social a rimuovere i video con relativi commenti. Quei video andavano tolti dal web e Tiziana aveva vinto la causa ma avrebbe dovuto versare 20mila euro a cinque siti che sono stati assolti. Il Tribunale di Napoli aveva invece obbligato Facebook a rimuovere l’immagine della giovane che era stata inserita a sua insaputa. A Tiziana era stato imposto un rimborso nei confronti di Youtube, Yahoo, Google, Citynews, Appidears di 3.645 euro ciascuno per le spese legali, in più le spese generali del 15% perché il video lo avevano già rimosso. Siti come Facebook, Sem srl, Ernesto Alaimo, Pasquale Ambrosino e Rg Produzioni, che non avevano rimosso il video sono stati condannati a “320 euro, per esborsi, e 3.645 euro per compenso professionale, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento sul compenso”.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Roma, Tor Sapienza: Rider picchiato e derubato della bici elettrica da banda di ragazzini

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

ROMA – I Carabinieri della Stazione di Roma Tor Sapienza hanno dato esecuzione ad un’ordinanza della custodia cautelare del collocamento in comunità, emessa dal G.I.P. del Tribunale per i minorenni di Roma, su richiesta della locale Procura della Repubblica per i minorenni, nei confronti di 4 indagati, gravemente indiziati a vario titolo dei reati di rapina e lesioni personali aggravate in concorso nonché, per uno dei soggetti coinvolti, di minaccia aggravata con finalità di discriminazione o di odio etnico.
L’episodio è avvenuto in Piazzale Pino Pascali, periferia Est della Capitale, lo scorso 12 novembre 2023, ai danni di un rider di origine africana, senza fissa dimora. Nella circostanza, lo straniero è stato accerchiato da un gruppo di 5 giovani minorenni che, dopo il primo approccio hanno iniziato a picchiarlo colpendolo ripetutamente con calci e pugni e anche a bastonate al volto e al corpo, lasciando dolorante e sanguinante a terra, rubandogli anche la bicicletta elettrica.
Il rider, tuttavia, è riuscito a comporre il numero di emergenza 112, e a fornire una preliminare descrizione di alcuni componenti della banda alla pattuglia dei Carabinieri intervenuta sul posto.
A seguito delle immediate ricerche in zona, dopo pochi minuti, i militari sono riusciti a identificare 2 ragazzi minorenni, corrispondenti alle sommarie informazioni fornite dalla vittima, entrambi con precedenti per reati contro la persona e il patrimonio, i quali fin da subito non sono riusciti a fornire una valida giustificazione sulla loro presenza in zona. Accompagnati per accertamenti, giunti in caserma, alla vista del rider, hanno iniziato subito ad inveirgli contro, pronunciando frasi a sfondo razziale e minacce di morte.
Nel prosieguo delle indagini, le rivelazioni dei minori sottoposti a controllo, corredate da riscontri e riconoscimenti fotografici degli altri coetanei, con i quali gli stessi si accompagnavano la sera dell’aggressione, hanno consentito di delineare un quadro chiaro circa le dinamiche del pestaggio e le responsabilità in capo a ciascuno dei relativi autori.
L’Autorità Giudiziaria concordando l’attività condotta dai Carabinieri, ha disposto la custodia cautelare presso I.P.M per due dei cinque teenagers, riconosciuti quali componenti del gruppo di minori italiani e stranieri autori dell’azione criminosa, in virtù della relativa spregiudicatezza e pericolosità sociale. A due degli indagati, ai quali è stato riconosciuto un ruolo minoritario nella commissione del reato, saranno collocati in una Comunità individuata dal Centro per la Giustizia Minorile di Roma, mentre l’ultimo partecipante, anch’esso individuato ed identificato, non è risultato di alcun provvedimento in quanto non imputabile.
Il rider, invece, a causa delle lesioni subite durante l’agguato, trasportato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Umberto I° di Roma, i medici hanno riscontrato contusioni multiple al capo, al gomito, al piede e polso destro con una prognosi di 20 gg.

Continua a leggere

Cronaca

Tragedia nel salernitano: muore bimbo di 15 mesi azzannato da due pitbull

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima

Un bambino di 15 mesi è stato azzannato da due pitbull a Campolongo (Salerno) questa mattina ed è morto per le ferite riportate.

Ancora poche le notizie acquisite dai carabinieri che sono sul posto. I cani sono di proprietà di una amica della mamma della vittima.

Anche la mamma del bambino è rimasta ferita per difendere il figlio. Non sarebbe – secondo le prime notizie – in pericolo di vita. A quanto si apprende, secondo una prima ricostruzione, il piccolo si trovava in braccio allo zio, quando, uscendo di casa, i due cani avrebbero azzannato il bimbo strappandolo letteralmente dalle braccia dell’uomo, rimasto illeso. Il fatto è accaduto nel piazzale antistante una villetta a due piani. I cani sarebbero di proprietà di amici della famiglia del bimbo, che non abiterebbero più con la coppia ma avrebbero lasciato i cani lì.”

“È stato letteralmente strappato dalle sue braccia e azzannato. Il servizio veterinario prenderà entrambi i cani che non erano di proprietà della famiglia colpita da questa tragedia ma di un’altra famiglia che convive in questa stessa abitazione. E’ stata una aggressione feroce e nonostante sia anche intervenuto uno zio del bambino per cercare di liberarlo, non c’è stato niente da fare”. A dirlo il sindaco di Eboli (Salerno), Mario Conte. “Il tutto è avvenuto improvvisamente, in pochi istanti e nessuno si spiega come sia potuto accadere in quanto questi cani sono lì da sempre. In questa casa la famiglia del bambino dovrebbero essere in locazione. E’ una tragedia che ha sconvolto tutta la comunità. E deve essere da monito per chi possiede questi cani che sono purtroppo particolari, con esigenze particolari. Chi ha questi cani deve stare molto attento. Qui abbiamo perso un bambino piccolo, una cosa che colpisce tutti. Da quello che mi hanno riferito non sono mai accaduti episodi preoccupanti”.

Sul posto, da quanto ha appreso anche il primo cittadino, “dovrebbe esserci anche la signora proprietaria dei cani che al momento sta vicino alla mamma del piccolo”.

Codacons, ogni anno 70mila aggressioni
“Dopo la tragedia di Eboli, dove un bimbo di 15 mesi è stato sbranato da due pitbull”, il Codacons torna a chiedere “a gran voce misure per garantire la sicurezza dei cittadini e limitare il fenomeno dei cani potenzialmente pericolosi”. “Al di là del caso specifico e delle dinamiche che hanno causato l’aggressione”, secondo Codacons “è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolose per l’uomo, e che la loro diffusione sul territorio è in forte aumento anche a causa di mode e tendenze del momento – afferma il Codacons – Indipendentemente dall’ educazione che si dà al proprio animale, è universalmente riconosciuto come alcune razze, ad esempio pitbull o rottweiler, per le loro caratteristiche peculiari fisiche (potenza, robustezza, dentatura) possano provocare ferite letali in caso di morsicatura”.

“Proprio per questo, e senza ovviamente demonizzare gli animali, chiediamo da tempo un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. Il morso di un volpino, infatti, non causa certo le stesse ferite del morso di un pitbull. L’ aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotta dall’ ex Ministro Sirchia ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i loro proprietari, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza. Una lista che, anche alla luce della tragedia di Eboli, andrebbe ripristinata, considerando che ogni anno si contano in Italia circa 70mila aggressioni a danno dell’uomo da parte di cani, e che non tutte le razze sono adatte a chiunque”, conclude il Codacons.

Continua a leggere

Cronaca

Altamura, sgominata organizzazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti: arrestate 10 persone

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

I Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei reparti competenti per territorio, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone, emesse dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nelle quali vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di 9 indagati poiché ritenuti appartenenti ad un sodalizio dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed 1 per detenzione ai fini di spaccio in concorso.

L’impostazione accusatoria accolta dal Gip

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte dal novembre 2020 ad aprile 2021 dalla Sezione Operativa della Compagnia di Altamura, mediante servizi di osservazione controllo e pedinamento, perquisizioni e sequestri, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in merito alle attività illecite realizzate dall’associazione facente capo a C. D., 51enne di Altamura.

L’indagine trae origine da due danneggiamenti di auto ed una scritta minatoria realizzata sul muro dell’abitazione (“il materiale lo devi prendere da noi”) dello stesso 51enne.

Le attività investigative hanno consentito di accertare che l’azione intimidatoria fosse la conseguenza di debiti accumulati proprio nell’ambito del traffico di stupefacenti. In particolare, è stata acclarata l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti basata su un gruppo criminale legato anche da relazioni familiari.

Le intercettazioni e i vari riscontri hanno evidenziato la presenza di fornitori dello stupefacente nonché la suddivisione dei compiti tra gli indagati, tra i quali “il capo promotore”, “organizzatori dell’attività di spaccio sul territorio e vendita al dettaglio della droga”, “custodi dello stupefacente” e “pusher”, operanti attraverso un rigoroso coordinamento delle attività illecite su tutto il territorio di Altamura anche attraverso uno “spaccio itinerante”. Sono emersi numerosi termini convenzionalmente usati per indicare il luogo ove veniva effettuato lo scambio e per quantificare lo stupefacente da cedere; tra questi ad esempio “stanno fatti i panini là….non è che sta il chilo di pane sano…. … dobbiamo stare a impastare i panini e tutta la pasta…ora vediamo cosa riesce a fare e lo tagliamo davanti veloce..”.

Nel corso delle investigazioni sono state altresì accertate numerose cessioni di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana, ed è stato inoltre accertato come l’associazione avesse la disponibilità di armi, munizioni e ordigni attraverso cui assoggettare coloro i quali si fossero opposti alla volomtà criminale del sodalizio. Il quadro indiziario raccolto dai Carabinieri a carico degli indagati è stato condiviso dalla Procura della Repubblica di Bari, che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il Gip del Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta, ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti dei presunti correi.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti