GRECIA: UE INSISTE PER SCONGIURARE IL DEFAULT

di Cinzia Marchegiani

UE – La Grecia è dentro l’occhio del ciclone, che decreterà le sue sorti. L’Unione Europea sembra stia valutando ormai la possibilità di un default ellenico se non si concretizzeranno presto decisioni tra Atene e i suoi creditori. Il default è un evento dato ormai per scontato tanto che sul popolare dito di bookmaker, Paddy Power, si continuano ad accettare scommesse sull'uscita della Grecia dall'area euro, data ormai 11 a 10. Si parla ormai di guerra finanziaria innescata, tanto che la FMI si è alzato dal tavolo dei negoziati tenutosi ieri. L'UE ha lanciato un monito alla Grecia,  un chiaro ultimatum, il paese ha meno di 24 ore per presentare controproposte serie, e sembra dovranno includere necessariamente le riforme sulla pensione e aumento dell’IVA, mentre il premier greco Tsipras aveva messo condizioni ferree affinché non si toccassero i portafogli dei pensionati e dei consumatori.

Il governo tedesco secondo le anticipazioni del quotidiano tedesco Bild, starebbe avviando "consultazioni concrete" circa le misure da adottare nel caso di bancarotta di Atene. In poche parole, i tedeschi non escludono più uno scenario di default della Grecia. E iniziano a correre ai ripari. L'avvicinarsi delle prossime scadenze e le difficoltà a trovare un accordo, ha messo in azione anche gli altri funzionari dell'area euro che sembrano abbiano iniziato per la prima volta a prendere seriamente in considerazione l'ipotesi di un default del debito. Le discussioni, svolte in via ufficiale, tra i rappresentanti dei governi sono avvenute ieri a Bratislava.

A fine giugno, quando il 30 scadranno le quattro tranche di prestiti che Atene deve restituire all'Fmi, si prospettano tre scenari possibili, dove la meno probabile sembra essere proprio un'intesa di soldi in cambio di riforme tra i creditori internazionali e governo che consentirebbe però di rispettare le deadline. Un’altra possibilità potrebbe riguardare un'estensione ulteriore del programma di aiuti attuali, che scade questo mese, proprio quando la Grecia deve rimborsare al Fondo 1,6 miliardi. L’ultima, la più devastante, è il default delle finanze.

Lo scenario che l’UE sta studiando insieme alla Bce, riguarda invece l'eventuale introduzione di controlli di capitali in Grecia e anche l'eventualità di ricorrere a una svalutazione del debito. Secondo un sondaggio pubblicato dalla televisione tedesca il 70% dei tedeschi si oppone all'Unione europea di concedere nuove concessioni ad Atene.

Per questo motivo i funzionari europei stanno valutando seriamente un piano di emergenza da mettere in campo nel caso non si trovi un'intesa e la Germania si starebbe attrezzandosi per affrontare un'eventuale uscita della Grecia dall’unione monetaria (Grexit). L’ ultimatum di 24 ore al governo greco ha tempo fino a questa sera per presentare ai creditori nuove proposte ai fini di un accordo, senza il quale no arriverebbero 7,2 miliardi nelle casse elleniche, senza i quali però il 30 giugno è destinato al default. Sembra che tutto sarà deciso nella riunione in agenda il prossimo 18 giugno dell’Eurogruppo, dove saranno affrontati e valutati sia il passaggio irreversibile del Grexit, o un’estensione dell’attuale piano di salvataggio, anche se sembra ormai un epilogo già scritto.
Quello che la Troika non è riuscita a fare nel primo tempo, sembra che ci stia riuscendo con questa guerra finanziaria innescata, attaccando pensioni e scelte sovrane individuali in cambio di miliardi costruiti e stampati nelle banche mondiali e una sopravvivenza fittizia. I popoli si chiedono che senso abbia rispettare certi accordi, se per rientrare nelle clausole e impegni, la gente è affamata e rimane senza lavoro, senza tutela sociale e con la povertà dilagante. 




GRECIA: SI CERCA L’ACCORDO CON I CREDITORI INTERNAZIONALI

di Cinzia Marchegiani

Grecia –
Grandi speranze e aspettative attendono il popolo ellenico. Sul piatto della bilancia  per la Grecia ci sono momenti decisivi, poiché sembra sempre più vicino l’accordo sugli obiettivi di avanzo per i prossimi anni con i creditori internazionali. Lo stesso premier Tsipras inviata al contempo i Paesi del Sud Europa, Italia compresa, ad appoggiare la posizione di Atene nel loro proprio interesse. Ma il premier greco percisa e ammonisce: “Basta che ci sia un atteggiamento positivo sulle proposte alternative al taglio delle pensioni o all'imposizione di misure recessive”.

Il premier ellenico, dopo quattro mesi di infruttuoso negoziato, auspica che dall'incontro messo in agenda domani tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, emergano discussioni di merito e la definizione di tempi chiari per un accordo sul programma di riforme che sblocchi gli aiuti finanziari necessari ad evitare il default del Paese e una probabile conseguente uscita dall'euro. Intanto è arrivata la nuova proposta di riforme che ha ricevuto Commissione UE da parte delle autorità greche che potrebbe sbloccare i nuovi finanziamenti ad Atene. Ma ll’opinione del leader di Syriza riguardo lo scetticismo manifestato da Ue, Bce e Fmi alle proposte avanzate dal governo greco in alternative ai tagli e a nuove strette fiscali é sintomo della resistenza a riconoscere il fallimento delle riforme operate negli ultimi cinque anni dalla Grecia. 

Tsipras, che tra l’altro esclude nuove elezioni, è consapevole che se la situazione dovesse evolvere nel modo non sperato, sarebbe l'inizio della fine della zona euro e porterebbe i mercati immediatamente a cercare la prossima vittima. Italia e Spagna sono anch’esse in una situazione economica critica e guardano con attenzione l’evolversi di questa trattativa Grecia-UE, poiché il suo fallimento innescherebbe reazioni a catena devastanti anche per i paesi membri del sud Europa. Ecco perché è fondamentale che questi governi diano appoggio alla posizione della Grecia soprattutto nel loro interesse, che lo stesso Tsipras si auspica. L’UE si dimostra cinica e impietosa che come un grande ciclone sta abbattendo tutela sociale e diritti universali, ottenuti con grande sacrificio e che da sempre sono alla guida dei paesi democratici.