Trento, agricoltura biologica: i biodistretti premiano i laureati

Le associazioni Biodistretto di Trento e Biodistretto Valle dei Laghi mettono a
disposizione due premi di laurea, dell’importo di 1.500 euro l’uno, a laureati e
laureate dell’Università degli Studi di Trento che abbiano conseguito il titolo (laurea
magistrale e o magistrale a ciclo unico) nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2020 e
il 31 gennaio 2022 e che non siano stati/e iscritti/e al proprio corso di studio in qualità
di fuori corso per più di due anni.
Il premio, intitolato a Maurizio Forti, pioniere del metodo agricolo biologico, andrà
alle migliori tesi di laurea dedicate a tematiche legate all’agricoltura biologica, allo
sviluppo di un distretto del bio e alle ricadute che può generare sul territorio e sulla
sua comunità (economiche, sociali, agronomiche, urbanistiche, climatiche, ecc.)
anche attraverso lo studio delle migliori pratiche adottate a livello nazionale e
internazionale.
È possibile presentare domanda all’indirizzo http://www.unitn.it/apply/servstudenti
entro il 15 febbraio 2022. Il testo integrale del bando di concorso è disponibile sul sito del Comune.




Agricoltura e grande caldo in arrivo: l’ANBI comincia a irrigare

L’agricoltura italiana, una delle poche certezze produttive al tempo del coronavirus, deve fare i conti con le disponibilità idriche per una stagione irrigua, che si preannuncia anticipata in molte zone a causa di temperature superiori alla media del periodo.

E’ così nel Sud del Paese, dove è ormai emergenza: negli invasi meridionali, dove ci sono attualmente circa 2.100 milioni di metri cubi d’acqua, ne mancano all’appello circa 400 rispetto all’anno scorso, ma addirittura un migliaio, se confrontiamo il dato con il 2010.

Se in Basilicata, il deficit sul 2019 è di 153 milioni di metri cubi d’acqua trattenuta (oggi sono 260 milioni ca., ma erano circa 711 nel 2010!), in Puglia (disponibili oggi, ca. 147 milioni di metri cubi), le riserve sono più che dimezzate rispetto ad un anno fa; percentualmente la crisi più evidente è, però, in Calabria: l’attuale disponibilità di circa 6 milioni di metri cubi è meno del 40% di un anno fa, ma addirittura il 25% delle riserve idriche regionali nel 2010!

In deficit idrico permangono complessivamente anche gli invasi della Sicilia (- 83 milioni di metri cubi d’acqua), così come in leggera sofferenza sono i bacini di Marche ed Umbria.

I dati, resi noti dall’Osservatorio ANBI sullo Stato delle Risorse Idriche, testimoniano anche come al Nord la situazione, pur non ancora allarmante, necessiti di costante monitoraggio, soprattutto in prospettiva.

“Risponde a questa esigenza, l’opportuna scelta, operata dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, che ha reso permanente l’Osservatorio sulla carenza idrica – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – La prossima riunione è già in calendario per mercoledì 8 Aprile.”

Allo stato attuale, la situazione dei corsi d’acqua in Piemonte è di sufficiente copertura dei fabbisogni idrici propri del periodo invernale, essenzialmente legati agli usi idroelettrici ed industriali.

Per quanto riguarda le previsioni future, se non interverranno significative precipitazioni e dovessero innalzarsi le temperature, si avrà un rapido scioglimento delle nevi, che si tradurrà in un aumento dei deflussi idrici verso valle con la rapida perdita delle riserve idriche immagazzinate, che termineranno in mare inutilizzate prima ancora dell’attivarsi delle derivazioni irrigue.

“E’ un’ulteriore dimostrazione della necessità di un Piano Nazionale Invasi per trattenere le acque sul territorio ed utilizzarle al bisogno con evidenti benefici anche di carattere ambientale – evidenza Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Senza considerare le criticità idrogeologiche, che possono derivare da forti ed improvvisi afflussi idrici dalle aree di montagna.”

Per quanto riguarda le acque sotterranee, la rete di monitoraggio del comprensorio Est Sesia evidenzia livelli di falda inferiori di circa 20 centimetri rispetto a quelli della media del periodo negli ultimi 10 anni.

A fronte della precaria situazione nivometrica va pertanto sottolineata l’importanza del lago Maggiore, che ha una possibilità di invaso pari a 315 milioni di metri cubi, che salgono a 420 milioni nel periodo invernale. La disponibilità di questo bacino è fondamentale per l’agricoltura e l’ambiente della pianura piemontese (vercellese e novarese), ma anche lombarda (lomellina, milanese e pavese).

In Lombardia, la principale preoccupazione per la stagione irrigua interessa il livello di riempimento dei bacini montani e la quantità di neve ancora presente sulle Alpi; per quanto riguarda i grandi laghi, sotto la media del periodo sono i bacini di Como e di Iseo, mentre il Garda è abbondantemente sopra. Con le attuali disponibilità idriche sarà però difficile soddisfare pienamente le esigenze degli agricoltori; preoccupano specialmente le aree servite dai fiumi Adda e Oglio, ma anche da Brembo, Serio e Cherio. L’attenzione è comunque elevata in tutta la regione, poiché l’assenza di pioggia nei mesi di gennaio e febbraio ha reso le campagne secche ed abbassato il livello freatico.

Situazione tranquilla, al momento, in Emilia-Romagna: il livello delle falde freatiche non desta preoccupazione ed il confronto con l’autunno 2018 non evidenzia variazioni significative di livello nel bacino del fiume Po, mentre sono evidenti situazioni localmente differenziate nel fiume Reno ed in quelli romagnoli; infine, vanno segnalate le scarse portate dei fiumi appenninici (Taro, Trebbia, Parma, Panaro, Lamone e Savio).

In Veneto, infine, non si riscontrano particolari criticità ed anche gli sbarramenti antisale non sono ancora in funzione.




EXPO 2015: IL 73% DEGLI ITALIANI È CONTRARIO AGLI OGM IN AGRICOLTURA


di Cinzia Marchegiani

Milano (MI) – Emerge un’esigenza di trasparenza e una cultura non trasgenica da parte degli italiani, ma non solo. Il 18 maggio 2015 all’ EXPO Milano 2015, al Padiglione Coldiretti sono stati presentati, i dati del V Rapporto “Gli italiani e l’agricoltura” con un focus su “Commercio globale e agricoltura multifunzionale” durante il convegno che aveva il tema incentrato su “L'agricoltura che sconfigge la crisi. La sfida della multifunzionalità” organizzato dalla Fondazione UniVerde e da Coldiretti. All’incontro sono interventi Roberto Moncalvo, Presidente Nazionale Coldiretti ed Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde. Ad illustrare il rapporto è stato Antonio Noto, Direttore IPR Marketing, che ha segnalato come i dati indichino che per gli italiani c’è poca attenzione per l’agricoltura nel nostro Paese e che la condizione dei coltivatori negli ultimi anni sia peggiorata, soprattutto a livello economico. La percezione è che gli addetti al settore guadagnano molto poco per la loro attività. L’85% del campione di riferimento ritiene che gli agricoltori svolgono un ruolo importante nella protezione dell’ambiente perché mantengono in vita una tradizione che altrimenti si estinguerebbe, proteggendo il territorio contro il dissesto idrogeologico. Per l’86% dovrebbero ricevere un incentivo economico per la loro attività a servizio dell’intera collettività.

GLI ITALIANI E L’AGRICOLTURA
Il panel, costituito da mille cittadini, disaggregati per sesso, età, area di residenza, ha mostrato di conoscere e gradire l’agricoltura multifunzionale. Tra le attività realizzate dalle imprese agricole multifunzionali le più apprezzate sono: l’agriturismo; i farmer’s market; le fattorie didattiche; gli agri ospizi per anziani e l’82% degli italiani iscriverebbe il proprio figlio ad un agro asilo. Riguardo ai prodotti agricoli, il 43% degli italiani dichiara che, quando possibile, preferisce acquistarli direttamente in fattoria e rispetto a quelli provenienti da altri Paesi ne apprezza il gusto e il sapore. Il 60% non ha dubbi nel ritenere quelli freschi molto più sicuri rispetto a quelli trasformati o industriali. L’84% si fiderebbe di più della qualità acquistandoli direttamente dal produttore o coltivatore, il 69% in un negozio tradizionale e il 64% al mercato rionale. L’attenzione verso i prodotti agricoli freschi si conferma anche nella scelta del ristorante. Il 90% apprezza che nel menù siano indicati prodotti di stagione e a km 0.

GLI OGM E LE ETICHETTE PRODOTTI
Sull’uso degli OGM in agricoltura gli italiani non hanno dubbi: il 73% si dichiara contrario. Il 90% vorrebbe delle etichette che indicassero chiaramente prodotti OGM free in modo da poter scegliere consapevolmente. Anche per i cosmetici il 44% gradisce di più quelli naturali provenienti da agricoltura biologica. “L'agricoltura multifunzionale – dichiara Alfonso Pecoraro Scanio -, che è sempre più sociale e ambientale, dà molto all'Italia e merita di ricevere di più. I risultati del V Rapporto mostrano come gli Italiani amino la nuova agricoltura, cresciuta in questi anni che dà sempre più lavoro anche ai giovani, e chiedono alle istituzioni una maggiore considerazione per questo settore. La manutenzione del territorio, l'investimento sul biologico e sulla filiera libera da Ogm fanno dell'agricoltura Italiana una best practice a livello europeo. Expo non può ridursi ad una “Gardaland” del cibo ma deve essere l'occasione per rendere noti i risultati raggiunti in questi anni e indicare anche all'Europa una nuova visione”.
Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo spiega: “Guardando ai bisogni dei consumatori abbiamo costruito in questi anni un modello di sviluppo agricolo vincente replicabile in ogni parte del pianeta che l'Italia deve sapere offrire all'Expo – e precisa Moncalvo sottolinea – i più pronti ad accorgersene sono stati i tanti giovani che vedono nell’agricoltura italiana e nell’alimentazione Made in Italy una importante traiettoria di futuro In Italia e vedono una prospettiva di lavoro futuro nel cibo quasi uno studente su quattro con ben il 24 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali che ha scelto, per l’anno scolastico 2014/2015, un indirizzo legato all’agricoltura, all’enogastronomia e al turismo”.

TIPP-ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO TRA UNIONE EUROPEA E STATI UNITI
Nel rapporto è stato realizzato anche un focus su “Commercio globale e agricoltura multifunzionale”. Sono ancora in pochi (il 14%), ad essere a conoscenza del TIPP (Accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti). Quando al panel viene spiegato di cosa si tratta, il 98% dichiara che non consumerebbe mai pollo trattato con bagni di antimicrobici a base di ipoclorito di sodio (varechina) o carne trattata con ormoni. Il 94% non mangerebbe l’imitazione del parmigiano reggiano prodotto negli Stati Uniti e il 91% carne o latte provenienti da animali clonati.




AGRICOLTURA E VINO: 2 GIOVANI ITALIANI SU 3 SOGNA DI LAVORARE IN VIGNA

Redazione
 
Il vino Made in Italy offre opportunità di lavoro e al Vinitaly arriva per la prima volta la banca dati di aziende agricole che assumono alla quale potranno accedere gli oltre 2 giovani italiani su 3 (68 per cento) che, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, nel 2014 vorrebbero partecipare alla vendemmia. Il settore del vino è uno dei piu’ ambiti dai giovani si per fare una esperienza lavorativa che per investire come dimostra il fatto che sono ben 19423 le aziende agricole specializzate in viticoltura su 141mila ettari di vigneto condotte da under 40 anni e rappresentano ben il 12 per cento del totale delle 161716 aziende agricole “giovani”, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati relativi all’ultimo censimento. In altre parole piu’ di un giovane su dieci che diventa imprenditore in agricoltura sceglie di scommettere sul vino. La Coldiretti al proprio stand nel Centro Servizi Arena – stand A, tra il padiglione 6 e 7, alle 10,00 del 6 aprile ha attivato un sistema informatico autorizzato dal Ministro del Lavoro che opera attraverso un apposito sito web nazionale nel quale verranno acquisite, archiviate e rese disponibili in forma pubblica tanto le richieste di manodopera delle imprese che i curricula e le disponibilità dei lavoratori. Uno strumento per favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro al quale potranno accedere migliaia di giovani che in Italia aspirano anche ad una esperienza di vita nel vigneto o in cantina. Il servizio peraltro non si limita comunque all’impresa, ma è rivolto anche al giovane che ricerchi la possibilità di effettuare uno stage aziendale, allo studente a caccia di un’occupazione durante il periodo delle vacanze estive o invernali attraverso un’offerta di lavoro occasionale accessorio (voucher) e al pensionato che voglia integrare il proprio reddito da pensione sempre tramite i buoni lavoro. Lo strumento informatico sarà accessibile presso ogni sede e sportello territoriale della struttura Coldiretti con personale qualificato che provvede anche a rendere un vero e proprio servizio di accompagnamento e assistenza a imprese e lavoratori, sia nel compito di caricamento e aggiornamento dei dati, sia soprattutto nella vera e propria fase di incontro tra domanda ed offerta di lavoro. È infatti previsto che tale fase di incontro tra impresa e lavoratori non sia gestita in automatico dal sistema, ma sia accompagnata e guidata dai servizi Coldiretti che provvederanno a segnalare all’impresa l’esistenza nell’archivio del sistema web di candidature compatibili con le necessità espresse provvedendo, se di interesse dell’impresa, ai necessari contatti con i candidati. “Si tratta di una risposta concreta alla domanda di agricoltura di un numero crescente di giovani (e non solo) che desidera fare una esperienza di lavoro in campagna”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “nel vino il lavoro c’è sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare una occupazione anche temporanea”. Dal primo giugno i giovani lavoratori dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi – sottolinea la Coldiretti – possono essere remunerati con i voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali. I voucher, introdotti per la prima volta in Italia nel settore del vino rappresentano – conclude la Coldiretti – uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli e risponde coerentemente alle richieste di semplificazione del lavoro nei campi che può così meglio esprimere le proprie potenzialità in un momento di crisi, senza con ciò destrutturare il mercato del lavoro agricolo.
 




L'AGRICOLTURA ITALIANA FESTEGGIA L'8 MARZO CON 228MILA IMPRESE TUTTE ROSA

Redazione
Sono 227.894 le imprese agricole guidate da donne in Italia dove ormai nelle campagne quasi una azienda su tre (29,3 per cento) è rosa a seguito del progressivo aumento della loro presenza in termini percentuali sul totale. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della festa della donna sulla base dei dati Unioncamere relativi al 2013. Dopo quello del commercio è  – sottolinea la Coldiretti – il settore agricolo quello in cui la presenza femminile è maggiore. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura italiana – sottolinea la Coldiretti – ha certamente dato un forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la nascita del settore dell'agribenessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, la pet-therapy, l’adozione di piante e animali on line  e tante altre innovazioni. “Questa multifunzionalità, che è la caratteristica principale delle aziende agricole condotte da donne,  genera piu’ occupazione perche sviluppa attivita’ particolari che si affiancano a quella principale per fornire un prodotto o un servizio particolare”, afferma Lorella Ansaloni, responsabile nazionale di Donne Impresa Coldiretti. La capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembra essere – precisa la Coldiretti – una delle principali ragioni della presenza femminile nelle campagne. Un impegno che – conclude la Coldiretti – è infatti particolarmente rilevante nelle attività piu' innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, negli agriturismi o nelle associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio.
 




MALTEMPO: CAMPAGNE SOTT’ACQUA, ALBERI DIVELTI E SERRE DISTRUTTE

Redazione

Campagne sott’acqua con aziende allagate, raccolti distrutti, alberi divelti, serre scoperchiate e strade interpoderali interrotte per effetto delle precipitazioni violente e del vento forte che ha colpito duramente l’agricoltura. E’ quanto emerge dal primo monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del maltempo che ha fatto salire ad oltre il miliardo il conto dei danni e delle perdite provocate dall’andamento climatico anomalo nelle campagne in tutto il 2013. La situazione è preoccupante con interi raccolti di ortaggi invernali come cavoli, verze, cicorie e broccoli che – sottolinea la Coldiretti – sono andati perduti ma si registrano anche danni a strutture aziendali, in particolare serre e tetti di magazzini nelle regioni colpite. La stessa circolazione nelle campagne è bloccata con strade interpoderali che sono state chiuse e in alcune zone si consiglia di evitare di passare in tratturi e strade di campagna invase dalle acqua. Siamo di fronte agli effetti della tropicalizzazione del clima che comporta una maggiore frequenza di bombe d'acqua improvvise che in Italia – sottolinea la Coldiretti – si abbattono su un ambiente fragile dove l’82 per cento dei Comuni è a rischio frane ed alluvione in parte del proprio del territorio. Il maltempo si è abbattuto peraltro sulle  Regioni a maggior rischio idrogeologico come la Calabria e la Basilicata dove il 100 per cento dei Comuni ha parte dei territori a rischio per frane ed alluvioni mentre la percentuale scende al 92 per cento in Campania, al 78 per cento in Puglia e al 70 per cento in Sicilia. A questa situazione – denuncia la Coldiretti – non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo  sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni. 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno – conclude la Coldiretti – viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento che non riesce a d assorbire la violenta caduta dell’acqua.
 




CASTELLI ROMANI, VITIVINICOLTURA: PRESENTATO IL LIBRO-PROVOCAZIONE DI GIULIO SANTARELLI

Maurizio Aversa 

Castelli Romani – Giustamente Sandro Caracci, già presidente del  Parco dei Castelli romani, intervenendo alla presentazione del libro di Giulio Santarelli “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” edito per i tipi di Pieraldo Editore, che si è svolta a Marino sabato 15 giugno presso il Museo Civico Mastroianni di Marino, ha consigliato la lettura, la riflessione ed ha auspicato l’adozione di comportamenti coerenti (da parte di amministratori e dalla classe dirigente della società marinese e castellana) con alcune indicazioni sulla difesa ambientale che emergono dal libro stesso.

E’ importante questa  indicazione di Caracci perché è uno degli interventi non in scaletta, svolti a ruota libera durante il pomeriggio marinese che ha messo insieme decine di persone che hanno ascoltato tesi proprie dell’autore; approfondimenti linguistici, filosofici e sinottici insiti nel libro stesso svolti dal prof. Franco Campegiani che ama declinarsi filosofo e vignaiolo; spiegazioni e illustrazioni del dott. Gaetano Ciolfi, direttore dell’Istituto Sperimentale per l'Enologia S.O.P. di Velletri. L'esposizione che è stata guidata, come un padrone di casa ospitante da Armando Lauri, sodale culturale e politico, oltre che amico personale di Giulio Santarelli, ha consentito a tutti di presentare aspetti e approfondimenti del testo in presentazione. Noi abbiamo partecipato con attenzione e attivamente, anche alla degustazione dell’ottimo “moscato rosato” servito fresco della cantina Castel De Paolis, l’azienda di Giulio Santarelli che dagli anni ottanta ha curato nella nascita, nella cura, nella ricerca di innovazioni che riconducono alle radici.

Perché, come dice Campegiani, “le radici, sono quanto di più moderno e innovativo, in agricoltura come nelle cose della vita”. Abbiamo ascoltato, dalla voce dell’autore, raccontare – col suo “modo fiume” di essere marinese appassionato nelle cose che affronta – di una analisi, di un convincimento, di una provocazione. Per conto nostro, proviamo a “leggere” quanto da egli proposto in vario modo. L’analisi, ad esempio, soprattutto nei richiami autobiografici, non sempre ci sembrano collimare con la realtà effettuale. Che, invece, viene descritta, a grandi linee per quello che è stata. E’ un “giallo” questo volume. Un giallo di pregio. Ad esempio ha il pregio e il mistero che accompagna ogni narrativa piena di suspence, di inserirci in un ambiente noto, ma presentato come in penombra. Una quotidianità tattile di cui si è smarrita l’avvertenza, la consapevolezza dell’esistenza stessa. Infatti, come è nei gialli classici, concentrando l’attenzione sui “protagonisti” apparenti, anche perché poi è lì che si cela l’assassino (o è un complotto con più delittuosi colpevoli?), non si tiene in giusto conto un substrato umano, una base di “humus” dove innestare colture e culture, che poi daranno corpo al mondo esistente. Infatti, assurto a protagonista il produttore, l’artigiano della vite (l’artista della vite, direbbe Campegiani),va  individuato il movente. Niente di eccezionale: come in tutti i gialli, o sono passioni personali o sono soldi. E qui il movente è proprio il denaro, come sottolinea Santarelli, citando Vandana Shiva, che viene osannato a wall street perché “da denaro produce denaro”; ma poi dimentica –il mondo occidentale. L’occidente capitalistico- che per apprezzare la vita, le cose vive che si rinnovano nella propria stagionalità, occorre tornare alla terra e ai suoi frutti. Alla triade completa, il protagonista-vittima, il movente-denaro, non resta che la folla di assassini: la classe dirigente che nei decenni ha sposato il liberismo, il capitalismo predatore (e qui il libro, forse anche per comodità di relazione argomentale spazia poco e si rivolge solo alla speculazione edilizia, al consumo di suolo). Sarebbe un po’ complicato, e dovrebbe assolvere un po’ troppo sbrigativamente anche se stesso e i propri ruoli (pubblici) passati, Giulio Santarelli, se dovesse approfondire l’analisi sul capitalismo, sulle classi dirigenti del Paese Italia, anche forgiate (comprese le derivazioni attuali che giustamente ora denuncia) dalla parte politica a cui egli stesso ha contribuito a dare corso.

Sarebbe complicato a tal punto che dovrebbe invocare, in estremo tentativo onnicomprensivo dell’analisi, della soggettivazione e delle conclusioni a cui giunge oggi, un istituto comportamentale ad egli sconosciuto: dovrebbe invocare e praticare l’autocritica costruttiva. Cosa che assolutamente non fa. Non è nelle sue corde. Non è nel “personaggio” che interpreta ed è. Non vuole neppure prendere in cosiderazione. Tanto è vero che sfugge. Anzi rifugge, in un artificio, che quasi potrebbe “offendere” l’ospite filosofo che lo sta accompagnando nella bella descrizione analitica della realtà mutata. Infatti, Santarelli sentenzia che “sono finite le ideologie”! Aggiunge che la dimostrazione di ciò è che mentre prima – e qui c’è un rimando alla crisi che dal 2008 devasta il capitalismo – c’era la lotta di classe e gli operai ora l’unica parvenza di lotta di classe è il benessere ecosostenibile che i cittadini (di città) reclamano nella loro vita quotidiana. E qui, addirittura, sposa ed indica il motivo – questo della ecosostenibilità semplificata – ha trovato coerenza del proprio agire politico nel sostenere le posizioni politiche dell’amministratore Renzi. Ecco, in tutto ciò, fino ad ora sono restati fuori – e lo sono anche nel libro – i lavoratori della terra, i braccianti, i part time, i senza diritti, gli sfruttati, che hanno reso possibile l’applicazione di quelle intuizioni che il “produttore Santarelli” è stato capace di scovare. Grazie, come deferente ricorda egli stesso, alla “supervisione di idee e scelte” indicate dal prof. Attilio Scienza, enologo numero uno al mondo. Ecco tutto ciò, senza chi “scacchia”, chi “innesta”, chi “raccoglie”, chi “trasporta”, chi mette le proprie braccia al servizio quotidiano della vigna, avrebbe come risultato, probabilmente la stessa qualità che è stata eccellentemente trovata dalle intuizioni e capacità di Santarelli e della sua azienda, ma sarebbe – se curata da egli solamente e dalla famiglia – 100 volte, mille volte, minore nei numeri. Per questo è “normale”, se non si coglie questa “immediata sensibilità di classe e di situazione di sfruttamento oggettivo nella catena di produzione anche nei beni della terra”, che poi si giunga sbrigativamente a sentenziare sulla fine delle ideologie. Perché, chiederemmo all’autore, l’insieme del sistema di idee che egli propone circa l’ecosostenibilità, circa una visione di futuro (nel ridare programmazione e potere ordinatore) anche nell’economia locale e globale, non è essa stessa una proposta “ideologica”? Perché, incalzeremmo, quando preoccupato e speranzoso propone di chiedere alle classi produttive agricole (magnifico l’esempio di Ciolfi circa il consumo di suolo e di acqua nel parallelo tra l’espianto di vite e l’innesto di coltivazioni di kiwi) di rinunciare al “guadagno facile” e di perseguire un giusto guadagno, ma che assicuri il futuro di tutti, non pone un quesito ideologico? Non propone, in ultima istanza una critica al capitalismo predatore? Oppure vuole iscriversi nella schiera, fatta di illusionisti o illusi che pensano ad un “capitalismo buono”? Che si, il sistema porta a sfruttare, ma solo a piccole dosi! Per questo, l’apprezzabile fatica intellettuale va premiata nella sua “novità”, che, essenzialmente, consiste nell’aver prodotto sistemicamente una raccolta (secondo la ricerca dell’autore è dal 1939 che non veniva svolto un libro simile) che partendo dalle caratteristiche fisiche, geologiche, geoclimatiche, morfologiche del territorio su cui insiste il nostro interesse (Marino e i Castelli romani) lo mette sotto gli occhi del lettore e lo arricchisce via, via. Della storia e della cultura che nei secoli, dal punto di vista della vite e “degli stili di vita” come sottolinea Campegiani, che sono la condizione e il risultato del prodotto agricolo finale, nel nostro caso la vite.

Della stessa visione economica di scala per determinare come si sono compiuti salti – positivi e negativi – nell’uso del suolo su cui prospera, o prosperava questa attività vitivinicola. Così vengono ricordati l’inarrestabile espansione dell’urbanizzazione, sia da Roma verso i Castelli, che degli stessi centri castellani che hanno ampliato o replicato in forma “moderna e disordinata” se stessi più  a valle. Questa descrizione, fa indicare all’autore, che ormai occorre prendere atto di dover ricorrere ad uno spartiacque. Per questo ha buon gioco, con la coincidenza delle scelte dei cittadini degli ultimissimi anni e mesi operati nelle urne, nel reclamare, nell’indicare, che il consumo di suolo agricolo ormai deve essere pari a zero. Lo ha proclamato Nicola Zingaretti, neo presidente della Regione Lazio; lo ha confermato – indicando proprio l’Agro romano, come livello di attenzione e applicazione prioritaria – il neosindaco di Roma Ignazio Marino. Insieme a questo zero consumo di suolo, il produttore Santarelli, il “contadino” Santarelli, tiene ad indicare, e racconta episodi di una battaglia in corso, che la ricerca e l’innovazione devono riportare (vale per i disciplinari Doc e Docg) ad abbandonare (gradualmente) l’uso dei vitigni “quantitativi” come la malvasia e riportare in primo piano vitigni come il cannellino.

La visione di un ruolo dei Castelli Romani che sulla coltura e sulla cultura del vino sia in grado di innestare politiche attive di turismo programmato – magari non solo quello delle gite fuoriporta come riproposto dall’autore – deve passare, e non potrebbe essere altrimenti, sottolinea Santarelli, dalla salvaguardia e dal totale rispetto ordinatore che devono avere le norme, europee e italiana e regionali, della protezione paesaggistica, della protezione paesistica, della precipuità dei Parchi dell’Appia Antica e dei Castelli romani. Sarà possibile questo? E’ chiaro che occorre, nella concomitanza della crisi sistemica del capitalismo in corso, e nella risposta di governo locale che indica cambiamento; preoccuparsi che in tutta l’area castellana, siano questi temi e questa visione a prevalere. Buttando fuori dal governo locale (ad esempio nelle consultazioni che sono programmate per il prossimo anno) quelle compagini amministrative – per lo più di centrodestra, ma non solo – che in questi anni invece di essere state all’avanguardia nella difesa dell’agricoltura e dell’ecosistema castellano, ne hanno utilizzato lo “charme da marketing” per depredare, per arricchire pochi e impoverire molti, come è in uso all’edilizia speculativa, come è in uso al capitalismo imperante. Per fermarsi al solo esempio di Marino, come pure l’autore fa, queste giunte ultime che hanno scelto di non tenere conto delle leggi di salvaguardia e di tutela, che hanno scelto di basare “fasullamente e in modo miope” un richiamato “sviluppo” edilizio per distribuire reddito al Paese, in realtà hanno rovinato una parte di patrimonio naturale. Aggredito parti importanti di arre agricole. Impoverito artigiani e lavoratori che ora non vedono sbocchi. Al contrario, come sottolineano e riconoscono ormai operatori nazionali e internazionali del settore, sindacati di categoria imprenditori della filiera edilizia, un diverso modo di creare sviluppo dall’edilizia c’è: è la rigenerazione e la grande ristrutturazione da operare nell’immobiliare esistente, nei centri storici e urbani già realizzati, senza mangiare altro suolo, altra storia, altro ambiente, altra cultura. Quindi, l’ultima parola spetta non alle amministrazioni e alla classe dirigente che sta passando ( o che apparentemente è ancora in auge), ma ai cittadini che – anche utilizzando questo utile strumento quale è il libro “La viticoltura a Roma e nei Castelli Romani – Origini, Sviluppo, Declino e Idee per la Rinascita” – potrà scegliere nelle prossime consultazioni elettorali se accettare supinamente uno scivolo verso il baratro, oppure tentare una vera e propria rivoluzionaria riscossa di cambiamento.




VITERBO, AUCS: DAL 10 MAGGIO L’ESPERIENZA VITERBESE A CUBA

Redazione

Viterbo – A partire dal 10 maggio il Dipartimento DAFNE e l’AUCS (Associazione Universitaria per la Cooperazione e lo Sviluppo) saranno per 10 giorni nell’Isola per realizzare degli incontri presso l’Università di Pinar del Rio e le comunità di agricoltori della zona di Pinar.

Un’agenda fitta di appuntamenti che prevede anche la realizzazione di seminari, in cui saranno impegnati il Professor Leonardo Varvaro, Direttore del Dipartimento DAFNE e Delizia Del Bello, responsabile del settore Cooperazione Internazionali di AUCS, e destinati agli studenti e ai dottorandi di ricerca dell’Università di Pinar. I temi affrontati riguarderanno la difesa della piante e la fertilità dei suoli, secondo un approccio che, valorizzando il modello dell’Agricoltura biologica, intende contribuire a dare forza al modello agricolo delle piccole comunità locali già praticato in chiave di sostenibilità e di diversificazione colturale.

La missione è realizzata nell’ambito del Progetto “Supporto allo sviluppo dell’agricoltura urbana e sub urbana e di un sistema di commercializzazione nella città di Pinar del Rio”, finanziato dal MAE che ha come obiettivo di stimolare e di sostenere le produzioni agricole del  Municipio di Pinar del Rio attraverso l’aumento della capacità di applicazione di nuove tecnologie e di nuovi sistemi di produzione”.
 




SCUOLA: E' BOOM DI ISCRIZIONI PER GLI ISTITUTI AGRARI

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Redazione

A.C.

Con un aumento record del 29% delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13% negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria, la campagna torna prepotentemente a crescere nell’interesse delle giovani generazioni.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati relativi alle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di II grado statali e paritarie per l’anno scolastico 2012/2013 divulgati dal Ministero dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal quale si evidenzia il successo dell’agroalimentare nelle scelte formative.

Si tratta di una netta inversione di tendenza rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città. A confermarlo è una analisi Coldiretti/Swg dalla quale emerge che la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni – sottolinea la Coldiretti – preferirebbe infatti gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23 per cento) o anche lavorare in una multinazionale (19 per cento). Il contatto con la natura ed i suoi prodotti – precisa la Coldiretti – è diventato premiante rispetto all’impegno negli strumenti finanziari di un istituto di credito o nei prodotti fortemente pubblicizzati di una grande multinazionale. Venute meno le garanzie del posto fisso che caratterizzavano queste occupazioni sono emerse – conclude la Coldiretti – tutte le criticità di lavori che in molti considerano ripetitivi e poco gratificanti rispetto al lavoro in campagna.




ITALIA, NATE 103 MILA IMPRESE "ROSA" NEL 2012: PIU' DONNE VOLANO PER L'IMPRENDITORIA AGRICOLA

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Angela Carretta

Italia – A sfidare la crisi nel 2012 sono nate ben 103.391 imprese rosa che hanno fatto salire il loro numero complessivo in Italia a 1.424.743 nei diversi settori produttivi.

Questa l’analisi della Coldiretti in occasione della festa della donna dell’8 marzo che quest’anno si festeggia in Italia con oltre 7mila imprese guidate da donne in più.

Nel tessuto economico nazionale oggi, la proporzione è che circa una  impresa su quattro è condotta da donne (23,5 per cento), sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Unioncamere relativi al 31 dicembre 2012 che evidenzia un incremento dello 0,5% della base imprenditoriale rosa.

La maggioranza delle imprese femminili – secondo quanto stima la Coldiretti – opera nel commercio (circa il 30%), in agricoltura forte è la presenza dell’imprenditoria femminile con oltre il 16%, nei servizi di alloggio e ristorazione quasi il 10% e nel settore manifatturiero 8%.

 L’incremento rappresenta sicuramente un dato positivo, anche se evidenzia sottolinea la Coldiretti ,ci sono ancora difficoltà del sistema Italia a garantire pari opportunità all’universo femminile.

Quello che appare invece  rilevante è il contributo qualitativo che le donne imprenditrici hanno apportato al rilancio del sistema economico nazionale in termini di innovazione e creatività.

In agricoltura, dove la presenza femminile è superiore alla media con quasi una impresa agricola su tre (29%) è condotta dalle donne, la capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembra essere – sottolinea la Coldiretti – una delle principali ragioni della presenza femminile nelle campagne.

 Un impegno che – precisa la Coldiretti – è infatti particolarmente rilevante nelle attività più innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, negli agriturismi o nelle associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio.

L’ingresso progressivo della presenza femminile nell’agricoltura italiana – ho contribuito fortemente a fare da volano all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la crescente attenzione al benessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, la pet-therapy, l’adozione di piante e animali on line e tante altre innovazioni in rosa.

 

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GENZANO, MOVIMENTO CINQUE STELLE: "AGRICOLTURA, AGRI-CULTURA IN MOVIMENTO"

Redazione

Genzano di Roma (RM) – Il MoVimento 5 Stelle di Genzano organizza per lunedi 11 febbraio 2013, alle 20:30, presso il Centro Anziani di Campoleone in Via Cisternense 11 (adiacente Campo sportivo) un incontro pubblico sul tema della Agricoltura dove interverranno il candidato alla presidenza della regione, Davide Barillari e i candidati alla Camera dei Deputati, Adriano Zaccagnini ( Agricoltore ) e la candidata al Senato della Repubblica, Elena Fattori ( Biologa ).

Un settore di primaria importanza, vista la grande fertilità del terreno vulcanico dei Colli Albani, ha rappresentato, insieme alla pastorizia, praticata soprattutto nell'area della Valle Latina, per lungo tempo, la principale risorsa economica dei Castelli Romani, attraverso le attuali vie Pedemontana e Nettunense utilizzate per la transumanza dai pascoli invernali appenninici ai pascoli estivi.

L'agricoltura è incentrata da secoli sulla produzione vitivinicola, che è universalmente riconosciuta.
Il Frascati ed il Marino DOC sono considerati due dei cinque migliori vini del Lazio, entrambi molto conosciuti e apprezzati sono un esempio della prosperità della zona, anche con tutte le loro varianti (Frascati superiore, Frascati novello, Marino superiore, Marino spumante). Tuttavia, altri vini di qualità sono i vini di Velletri (Velletri rosso riserva, Velletri bianco) e di Lanuvio (Colli Lanuvini, Colli Lanuvini superiore), assieme a quelli di Monte Porzio Catone, Monte Compatri e Colonna (Montecompatri Colonna).
Inoltre, la Denominazione di Origine Controllata è assegnata anche al Castelli Romani bianco, al Castelli Romani rosso e al Colli Albani spumante.

Negli ultimi vent’anni nel nostro territorio si e’ sviluppata anche la coltivazione del kiwi,a polpa verde e successivamente a polpa gialla.

Questa coltura purtroppo, è infestata dal diffondersi di epidemie di “cancro batterico” causate da Pseudomonas syringae, meglio conosciuta come Batteriosi del Kiwi che sta costringendo gli agricoltori ad eradicare le piante colpite, non appena si registrano i primi segni dell’infezione; attualmente e l’unico strumento per fermare la diffusione del batterio.

Inceneritori, inquinamento delle falde acquifere e antropizzazione scriteriata, con conseguente consumo di territorio, hanno messo in ginocchio il settore, che è fonte di sostentamento di numerose famiglie e fiore all'occhiello dei prodotti locali.

Ad introdurre i lavori con una disamina di problemi e soluzioni per il settore primario, sarà il giovane attivista e anch'egli agricoltore, Giovanni Tomei.

I cittadini tutti sono invitati a partecipare per conoscere meglio e apprezzare quanto possa offrire il Km0 e la produzione autoctona, sempre più messa in pericolo dalla proliferazione di una grande distribuzione che rischia di soffocare i produttori locali.