ANONYMOUS ATTACCA LA BANCA DATI DELL’AIFA

di Cinzia Marchegiani

Un’azione mirata all’Agenzia del Farmaco Italiana quella annunciata da Anonymous lo scorso 29 aprile 2015. L'azione di Anonymus intende sollevare una denuncia sulla miriade di presunte azioni compiute dalle case farmaceutiche che sarebbero state "insabbiate dallo Stato".

L’Agenzia Italiana del Farmaco è l’autorità nazionale competente per l’attività regolatoria dei farmaci in Italia. E’ un Ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza e economicità, sotto la direzione del Ministero della Salute e la vigilanza del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia. Collabora con le Regioni, l’Istituto Superiore della Sanità, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, le Associazioni dei pazienti, i Medici e le Società Scientifiche, il mondo produttivo e distributivo.

ATTACCO MIRATO ALLA BANCA DATI AIFA
Anonymosu spiega nel dettaglio il perché di questa azione mirata alla banca dati dell’AIFA: “L'8,6 % del PIL italiano viene impiegato nel settore sanitario. Uno dei nostri ex ‘monarchi’ ed attuale senatore a vita, Mario Monti, dichiarò che la sostenibilità della sanità stava divenendo difficoltosa. Non a caso tagliò i finanziamenti sanitari, penalizzando personale e infrastrutture. Però lo stato non ha – continua Anonymous- oppure non ha voluto, riflettere sul prezzo dei farmaci. Non ci pare ragionevole che ci sia un business dietro alla nostra salute, compriamo per svariati euro farmaci che sono stati prodotti ad un prezzo veramente ridicolo."

UNA DENUNCIA CHE ACCENDE I RIFLETTORI SUL FATTURATO DELLE CASE FARMACEUTICHE
Anonymous fotografa uno scenario che vede il malato come il cliente di suddetto business, che spesso spende la gran parte dei suoi averi spinto dalla paura: “dietro le dubbie e costose pratiche della medicina allopatica possiamo benissimo notare come le grandi case farmaceutiche abbiano dalla loro parte diversi bilioni: la più ricca di esse, la Pfizer, ha un fatturato di ben 67,42 miliardi di dollari (2011).

CANNABIS E CURE AUTORIZZATE PER MOLTE PATOLOGIE, ANONYMOS SPIEGA L’INGANNO
Per quanto l'uso medico della cannabis è riconosciuto in un numero crescente di paesi e per quanto anche nel nostro paese siano autorizzate le cure con farmaci a base di cannabinoidi, – specifica il comunicato – sono tantissimi i malati di fibromialgia, leucemia, sclerosi multipla, cancro (e non solo) che, a causa delle difficoltà nel vedersi riconosciuto il diritto alla cura, scelgono di violare la legge auto-coltivando cannabis di varietà terapeutiche per alleviare dolori, spasmi muscolari e malessere da chemio.

ANONYMOUS SPIEGA IL GIRO D’AFFARI CHE STA DIETRO LA COLTIVAZIONE E L’AUTORIZZAZIONE A PRODURRE LA CANNABIS
Nonostante le autorizzazioni del CNR di Rovigo e,in particolare, dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (che produrrà, a regime, fino a 100 kg l'anno di cannabis ad uso medicinale, stimati sulla base dei 56 kg importati nel 2014), ammettere la coltivazione, il possesso e il consumo personale della cannabis terapeutica darebbe un vero taglio all’acquisto a prezzi proibitivi di farmaci cannabinoidi, che attualmente sono prodotti solo all'estero, talvolta anche in paesi dove la cannabis ad uso medico resta di fatto illegale. Il governo, tuttavia, concede licenze alle società farmaceutiche consentendo loro di crescere cannabis per lo sviluppo di nuovi farmaci. Pur riconoscendo gli effetti collaterali decisamente innocui e molto blandi se confrontata con altri farmaci convenzionali utilizzati nelle medesime terapie, la cannabis terapeutica è ancora contemplata solamente come alternativa ai farmaci già disponibili in commercio per quanti non ne abbiano ottenuto benefici. Da antiproibizionisti esigiamo che le leggi tutelino il diritto all'assunzione e alla coltivazione personale di marijuana, sia per scopo terapeutico che ricreativo.

ANONYMOUS FA GUERRA ANCHE AGLI PSICOFARMACI, TROPPI INTERESSI E ABUSO, MANCATE TUTELE AI MINORI
Gli psicofarmaci prodotti dalle grandi multinazionali si sono ormai da tempo affermati grazie alle pressioni delle case farmaceutiche e alla complicità dei governi che tacciono volontariamente sulle conseguenze nefaste degli psicofarmaci. Anzi, il potere compie ogni sforzo per diffonderne l'uso in modo capillare. Queste sostanze costituiscono per il potere lo strumento ideale per il controllo sociale e rappresentano la realizzazione di quella molecola per l'assoggettamento della coscienza che i nazisti hanno a lungo ricercato. Moltissimi sono i settori amministrati dallo stato nei quali le persone rischiano la somministrazione forzosa degli psicofarmaci. Si pensi per esempio al sistema scolastico, nel quale in moltissimi paesi occidentali abbondano psicologi che monitorano con discrezione il comportamento e le valutazioni degli alunni, catalogandoli in molte diverse categorie di "disagio", ossia di malattia. A seconda del tipo di disagio la famiglia dell'alunno sarà fortemente sollecitata ad intraprendere una cura a base di psicofarmaci per il figlio o la figlia.
Anche nei centri e nelle comunità di recupero per tossicodipendenti vi è un uso smisurato di psicofarmaci sempre in concomitanza con l'assunzione di metadone provocando gravissimi e non valutati danni alla salute.
Tantissimi sono anche gli individui che scelgono volontariamente di assumere psicofarmaci. Ne esistono di moltissimi tipi e con effetti collaterali e a lungo termine spesso davvero sconcertanti. A tal proposito sottolineiamo come l'assunzione volontaria di psicofarmaci sia incentivata dalle grandi case farmaceutiche che finanziano i medici affinchè li prescrivano anche quando assolutamente non necessari. Considerando la gravità dell'intossicazione da queste droghe del sistema per il controllo della coscienza sottolineiamo come il consumo di THC curerebbe in modo assai più efficace e senza conseguenze molte patologie psichiche.
Ovviamente c’è un enorme uso di psicofarmaci anche nelle strutture per il trattamento del cosidetto "disagio psichico", cioè sia nei centri per le terapie farmacologiche psichiatriche, sia quelli che fino a poco tempo fà si chiamavano ospedali psichiatrici giudiziari.
Questo abuso sconsiderato di psicofarmaci, favorito dai governi di tutto il mondo genera un flusso incessante di miliardi di dollari nelle casse delle grandi industrie farmaceutiche dalla Bayer alla Pfizer, dalla Novartis alla Roche…

Anonymous vuole fare campagna d’informazione con questo attacco e si rivolge alle persone perché sollecita ad una presa di coscienza e inviata a tutti ad informarsi e insorgere contro le menti degradate e schiave del profitto dei padroni degli stati e delle case farmaceutiche: “vi invitiamo a leggere il link sugli effetti devastanti degli psicofarmaci. Non è difficile immaginare le condizioni delle generazioni future, che nasceranno tra gli OGM, i pesticidi della Monsanto e l'inquinamento globale. Vi invitiamo, ancora una volta, ad unirvi al nostro movimento, vi invitiamo a non essere più le vittime sacrificali di questo malato e immondo sistema, non riusciranno a piegare la nostra volontà, padroni delle BIGPHARMA: siano maledetti i vostri valori di sfruttamento! “ – conclude il comunicato.

Insomma guai in vista per l'agenzia regolatoria dei farmaci, del resto, tra scandali al sole, sperimentazionim illegali, farmaci chemioterapici prima introvabili e poi lievitati astronomicamente, segnalazioni di farmacovigilanza arrivate dopo molti anni nella rete nazionale, ai presunti danni all'erario tra vaccini inefficaci autorizzati con contratti segreti, ai pacemaker installati negli interventi chirurgici al cuore senza mai essere stati controllati dall'ISS ci si chiede con che forza ci si vuole dare un cambio d'immagine semplicemente lanciando slogan sui falsi miti. Sicuramente un'azione da  condannare, ma che accende riflettori che forse non sono mai stati spenti su questa macchina della sanità italiana che ha troppe ombre da sistemare e giustificare…fortuna vuole che l'Italia è stata per tanti anni una vera eccellenza nel mondo.




VACCINI: PRESUNTE COLLUSIONI TRA AZIENDE FARMACEUTICHE ED AIFA.

Il dott. Serravalle, presidente dell’ASSIS interviene sulle dichiarazioni dopo i primi test eseguiti sul vaccino Fluad: ”l’apprendere che non sono state trovate tossine anomale nelle fiale incriminate, infatti, esclude una sola tra le cause che possono avere determinato i decessi. Si tratta della causa più facile e più semplice da verificare, ma non della più probabile. Tanto è vero che le morti ci sono state, e che tutte e 13 si siano verificate dopo l'inoculazione del vaccino per pura coincidenza è difficile crederlo!

di Cinzia Marchegiani

Arriva un comunicato secco, a firma di Elio Lannutti di Adusbef e Rosario Trefiletti di Federconsumatori in merito allo scandalo di malasanità che l’Italia ha subito dopo i decessi avvenuti in concomitanza temporale della somministrazione del vaccino antinfluenzale FLUAD. I due presidenti, Lannuti e Trefiletti hanno annunciato il 29 novembre 2014 che avrebbero chiesto alle Procure della Repubblica di chiarire ed accertare le precise responsabilità delle 11 morti sospette di anziani dopo la vaccinazione con l’antinfluenzale Fluad: ”Non è la prima volta che le aziende farmaceutiche, aduse a pagare ed a corrompere per realizzare disegni criminosi sulla pelle degli ammalati, riescono a trovare sponde istituzionali, come nel caso del farmaco Avastin che ha visto coinvolta l’Aifa, per realizzare i propri profitti.”

Per Adusbef e Federcosumatori non è accettabile che decine di persone, che volevano vaccinarsi per salvaguardare la loro salute e prevenire la morbilità, possano morire impunemente senza accertare i responsabili di quelle morti, che sarebbero state tardivamente individuate in due lotti incriminatì del vaccino bloccati dall’Agenzia italiana del Farmaco AIFA, in tutto di 500 mila dosi, distribuite in 12 Regioni, ma solo nelle Asl e non in farmacia.
E i dubbi sollevati dalle due associazioni chiedono quale ruolo preventivo hanno svolto l’AIFA ed il Ministero della salute per testare i vaccini antinfluenzali che ha prodotto decine di vittime, specie dopo l’annuncio del ritiro di altri lotti del vaccino, poiché fra le 8 nuove segnalazioni di morti ulteriori, alcune riguardavano persone che avevano utilizzato il vaccino di altri lotti, procurando un allarme sociale di vaste dimensioni ?

Il comunicato spiega tra l’altro che anche se occorre ancora provare la relazione diretta vaccino-decessi, le inchieste della magistratura hanno già provato le attività di comparaggio delle aziende farmaceutiche anche nella prima infanzia, oltre a corruzioni e procedimenti illegali all’interno dell’Aifa, compreso l’ipotesi di disastro colposo per la messa in commercio di farmaci non perfetti, come ventidue medicine in commercio, sospettate di essere dannose per la salute dell'uomo.

Sul banco degli imputati e quindi sotto inchiesta ci sono troppi farmaci come un antinfiammatorio che, nonostante potesse provocare danni al fegato non è stato sospeso dal commercio; un anestetico locale che, secondo gli accertamenti, presenta un difetto a causa del quale due fiale diverse non sono distinguibili tra loro, con evidenti conseguenze per la salute pubblica; e poi psicofarmaci, antibiotici, diuretici, antipertensivi, antiasmatici a base di principi attivi che, scaduti i canonici dieci anni del brevetto, dovevano essere nuovamente sperimentati secondo le normali procedure che, invece, sono state ignorate.

A fronte di questo ennesimo scandalo sulla salute dei cittadini, Adusbef e Federconsumatori invieranno esposti-denunce alle principali Procure della Repubblica, e chiedono che vengano immediatamente revocati i componenti del Consiglio di Amministrazione (CdA) dell’Aifa, a cominciare da Sergio Pecorelli; Giovanni Bissoni; Carlo Gaudio; Walter Bergamaschi; Ludovico Abbaticchio, oltre a Luca Pani direttore dell’Aifa, essendo intollerabile l’accaduto, con l’aggravante di quanto è stato segnalato dalla Regione Lazio, secondo la quale: "l'AIFA, l'Agenzia del farmaco non avrebbe fornito informazioni all'amministrazione, dimostrando grossi limiti di comunicazione".

L’AIFA nel frattempo rimane in silenzio stampa, non aggiorna sui nuovi decessi, ma invita comunque a continuare la campagna vaccinale influenzale, facendo leva sulle prime e incomplete analisi sui vaccini. In merito interviene il dottor Eugenio Serravalle, presidente dell’ASSIS (Associazione di Studi Informazione sulla Salute) che ricorda:"le dichiarazioni della ministra Lorenzin riguardanti la causa della morte di 13 persone dopo la somministrazione della vaccinazione antinfluenzale non rassicurano più di tanto. L’apprendere che non sono state trovate tossine anomale nelle fiale incriminate, infatti, esclude una sola tra le cause che possono avere determinato i decessi. Si tratta della causa più facile e più semplice da verificare, ma non della più probabile. Tanto è vero che le morti ci sono state, e che tutte e 13 si siano verificate dopo l'inoculazione del vaccino per pura coincidenza è difficile crederlo. Ciò che va indagato è infatti il rapporto esistente tra stimolazione artificiale del sistema immunitario e possibili avventi avversi, ossia reazioni impreviste da parte dell'organismo umano. Questo è l'ambito in cui andrebbe verificata l'esistenza di rapporti di causa-effetto tra i decessi ed i vaccini, e solo uno sforzo in questo senso della autorità sanitarie sarebbe davvero rassicurante ed indice di reale volontà di tutelare la salute degli individui."
E l’ombra ora si fa più pesante anche su quelle 8 mila morti dichiarate dall’AIFA e EMA collegate all’ influenza stagionale del 2013/2014. I dati di Influnet, sono altri, ce lo ricorda lo stesso dr Serravalle :”In base ai dati riportati da Influnet (il sistema di sorveglianza italiano basato sulle segnalazioni dei Medici e dei Pediatri di base) i casi stimati di sindromi influenzali nella stagione 2013-14 sono stati circa 4.542.000 . Di questi, i casi gravi di influenza confermata sono stati 77 con 16 decessi. L’80% (62/77) dei casi gravi segnalati presentava almeno una patologia cronica pre-esistente. Dei 16 casi deceduti, 14 presentavano condizioni di rischio pre-esistenti."

Si faccia chiarezza su chi fa vero allarmismo, poiché tanti cittadini, giustamente si affidano alle istituzioni sanitarie e questo non è certo un bel vedere…le procure hanno ora tutte le basi per poter avviare una vera inchiesta sanitaria, e lo show Fluad andato in onda a Porta a Porta il 1° dicembre 2014 forse dovrebbe far interrogare anche tutti i rappresentanti di questo governo, e capire se è accettabile che una trasmissione pubblica e un garante dell’agenzia dei farmaci possano aver inscenato una performance per indurre la comunità italiana a rompere gli indugi e farsi vaccinare in assoluta tranquillità? E poi ancora, Luca Pani, direttore generale dell’AIFA si è fatto vaccinare due volte con lo stesso vaccino a distanza di un mese? Altrimenti oltre ad essere uno show, si è dichiarato anche un falso e le risposte per questione di trasparenza e obiettività verso i telespettatori e tutti i cittadini devono essere profuse…




ANTITUMORALI ESSENZIALI: RINCARI FINO A 1.500% DEI PREZZI

Aspen ha abusato della propria posizione dominante su questi farmaci, essenziali per la cura di certe malattie e che al momento non possono essere sostituiti con altri farmaci equivalenti, in particolare di quattro prodotti, Alkeran, Leukeran, Purinethol e Tioguanina di cui la stessa casa produttrice riconosce la “unicità” nel trattamento di alcune specifiche patologie. AIFA e Ministero della Salute…stanno a guardare? 

di Cinzia Marchegiani

L’Agenzia italiana del Farmaco, AIFA sembrerebbe essere stata obbligata ad accettare elevatissimi incrementi di prezzo, determinando un aumento della spesa a danno del Ssn dalla Aspen Pharma Trading Limited e Aspen Italia S.r.l., appartenenti al gruppo sudafricano Aspen per medicinali antitumorali , in particolare di quattro prodotti, Alkeran, Leukeran, Purinethol e Tioguanina di cui la stessa casa produttrice riconosce la “unicità” nel trattamento di alcune specifiche patologie. L’Autorità Antitrust ha deciso di avviare un’istruttoria nei confronti delle società Aspen per verificare l’ipotesi di un “abuso di posizione dominante” nel mercato dei farmaci antitumorali compresi nella fascia A e quindi a carico del Servizio sanitario nazionale. Grida vittoria Altroconsumo:”si inizia a vedere più chiaro, per i diritti dei pazienti e la trasparenza dei prezzi sui farmaci antitumorali. Una vittoria per tutto il sistema, partita da una denuncia di Altroconsumo, che aveva documentato le anomalie sul mercato, già denunciate all'AIFA, dopo un periodo di carenza dei farmaci della Aspen Pharma dal commercio.”
L’indagine è partita da un forte rincaro – dal 250% fino al 1.500% – applicato a questi farmaci nel corso del 2014. La stessa AGCOM fa riferimento della notizia di tali aumenti di prezzo diffusa dall’associazione dei consumatori Altroconsumo, nell’ambito di un’inchiesta condotta con riferimento al fenomeno della cosiddetta “sparizione dei farmaci”. L’Agcm viene a conoscenza che il 10 settembre 2014 Altroconsumo ha segnalato al Ministero della Salute e ad AIFA i risultati dell’esame delle denunce con le quali i propri iscritti informavano l’associazione della scomparsa dal mercato di una serie di farmaci, tra i quali anche le specialità medicinali oggetto del presente provvedimento. In data 30 luglio 2014, è stata inviata una richiesta di informazioni ad AIFA al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi in merito alle modalità di incremento dei prezzi. AIFA ha fornito informazioni in data 8 settembre, integrate in data 9 e 22 ottobre 2014 e da ultimo in data 11 novembre 2014.

A partire dall’aprile 2013, in base alla ricostruzione dell’Antitrust che s’è avvalsa delle ispezioni della Guardia di Finanza, l’Aspen ha manifestato all’Aifa “la necessità con urgenza di allineare il prezzo di vendita in Italia a quello significativamente maggiore in vigore nei principali Paesi di area Ue”. In questo modo, sarebbe riuscita ad “alterare la struttura concorrenziale dei mercati rilevanti, al fine di ottenere extra-profitti”. Elemento costitutivo dell’abuso contestato sarebbe stata la minaccia di Aspen, nei confronti di Aifa, di ritiro dell’autorizzazione al commercio dei farmaci qualora non si fosse raggiunto un accordo sui nuovi prezzi.
Trattandosi di medicinali con indicazioni terapeutiche di carattere “essenziale”, di cui la stessa casa produttrice riconosce la “unicità” nel trattamento di alcune specifiche patologie, la strategia di Aspen sarebbe stata finalizzata – oltre a ottenere extra-profitti sul mercato nazionale – anche “a limitare il fenomeno del commercio parallelo da parte dei distributori locali”. Ora l’istruttoria dell’Agcm tende a verificare se il diritto di richiedere una revisione del prezzo o della classe di rimborsabilità dei propri farmacia sia “stato esercitato in maniera strumentale, non coerente con il fine per il quale l’ordinamento lo riconosce”, attraverso eventuali “pressioni indebite” e un abuso della propria posizione dominante.

I FATTI OGGETTO DI ACCERTAMENTO
La richiesta di incremento dei prezzi, tra il 2013 e il 2014 la società Aspen ha condotto una contrattazione con AIFA relativamente ad alcuni farmaci antitumorali di propria titolarità,
inclusi nella classe di rimborso A, a carico del SSN, L’andamento dei prezzi al pubblico sul mercato come rilevato da Altroconsumo non giustificati da nessuna ragione sopravvenuta, legata ad esempio a maggiori costi sostenuti, erano i seguenti:
– il prezzo al pubblico di una confezione di Alkeran (25 compresse da 2 mg, principio attivo: melfalan) è passato da 5.23 € a 85.83 € a partire dal giorno 3 aprile 2014
– il prezzo al pubblico di una confezione di Leukeran (25 compresse da 2 mg, principio attivo: clorambucile) è passato da 7.13 € a 90.20 € a partire dal 2 aprile 2014
– il prezzo al pubblico di una confezione di Purinethol (25 compresse da 50 mg, principio attivo: mercaptopurina) è passato da € 15.98 a € 90.35 a partire dal 3 aprile 2014.

In particolare, nel mese di aprile 2013 Aspen ha sottoposto ad AIFA le domande di variazione del regime di rimborsabilità delle suddette specialità medicinali, chiedendone il passaggio dalla classe A-RNR (Ricetta Non Ripetibile), ovvero soggetta a rimborso del SSN dietro presentazione di ricetta non ripetibile, alla classe C, come farmaci a totale carico del paziente soggetti a prescrizione. Nelle richieste di riclassificazione presentate da Aspen, la società afferma tuttavia l’unicità di ognuno dei prodotti in esame nel trattamento di determinate patologie.
Dalle domande presentate dalla società emerge con chiarezza il fine ultimo della richiesta, ovvero “…la necessità con urgenza di allineare il prezzo di vendita in Italia a quello significativamente maggiore in vigore nei principali paesi di area UE”. Le domande dell’impresa non contengono, al contrario, alcun dato di natura economica o analisi dei mutamenti del contesto concorrenziale a sostegno della richiesta di revisione dei prezzi, come invece previsto dalle norme che informano il processo negoziale con il regolatore, al di fuori del generico riferimento ai maggiori prezzi vigenti all’estero.
È ancora Aspen ad evidenziare, in una successiva comunicazione ad AIFA, “la necessità di allineare i prezzi nei vari Paesi dell’area UE per garantire nei rispettivi mercati la sostenibilità del prezzo e l’adeguatezza della fornitura”. Nella stessa lettera Aspen fornisce un’indicazione generica di alcune voci di costo che avrebbero reso necessaria la revisione dei prezzi (tra le quali il costo per la farmacovigilanza e le attività di informazione medico scientifica), indicazione priva di alcuna quantificazione e di alcun riscontro documentale. In seguito al ricevimento delle domande, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA si è riunita in due sedute, a settembre e novembre 2013, e “…in seguito ad approfondite valutazioni con il gruppo di esperti oncologi, ha ritenuto che i sopra indicati medicinali avessero alcune indicazioni terapeutiche di carattere “essenziale”, pertanto, ha dato mandato al Comitato Prezzi e Rimborso dell’AIFA (CPR) “di rivalutare con la ditta un congruo incremento” del prezzo per poterli mantenere in classe A…” (enfasi in originale).
La negoziazione del prezzo ha avuto inizio con la presentazione di una proposta da parte della società ritenuta troppo alta dal CPR, alla quale è seguito un contraddittorio. L’accordo finale è stato raggiunto in seguito ad una seconda proposta dell’azienda e a una controproposta del CPR. In base ai dati forniti dall’azienda al Regolatore, il quadro dei prezzi
vigenti a livello europeo appare piuttosto diversificato, con Paesi in cui i prezzi sono in linea con quelli in vigore in Italia anteriormente alla rinegoziazione avviata da Aspen e altri con prezzi più elevati. Documentazione agli atti dimostra che nel corso della negoziazione con AIFA, Aspen avrebbe esercitato una pressione negoziale sul Regolatore, attraverso la minaccia del ritiro dei farmaci dal mercato italiano. Nella comunicazione citata, si legge infatti, che qualora AIFA non avesse provveduto alla pubblicazione in GU delle determine di riclassificazione in fascia C o, eventualmente, di rideterminazione del prezzo in fascia di rimborsabilità, entro il termine dettato da Aspen (novembre 2013) “..la scrivente procederà tempestivamente ai sensi di legge a comunicare l’interruzione della commercializzazione in Italia dei prodotti, a far data da gennaio 2014. Nella suddetta evenienza, la scrivente si adopererà per rendere reperibili i medicinali per i pazienti italiani attraverso i mercati di altri paesi di area UE al prezzo ivi vigente.” L’AIFA ha fornito i pareri degli esperti oncologi dai quali discende l’indicazione di mantenere i farmaci oggetto di esame nella classe di rimborsabilità A. In Belgio, Finlandia, Grecia, Spagna e Portogallo nel 2012 e nel 2013 erano in vigore prezzi allineati ai prezzi italiani anteriori alla negoziazione. L’AIFA ha approvato nuovi prezzi ex factory e al pubblico 11 delle specialità medicinali in esame, e riconfermato per tutte il rimborso a carico dello Stato (classe A).
Il potere di mercato di Aspen in Italia appare rafforzato dalle norme che regolano il processo di rinegoziazione dei prezzi: la forza negoziale che l’impresa ha acquisito per effetto della decisione della CTS di AIFA di mantenere i farmaci a carico dello Stato le conferisce la possibilità di agire in modo indipendente nella definizione del prezzo da applicare al cliente,
ovvero al SSN
.

Ora l’istruttoria dell’Agcm verificherà se il diritto di richiedere una revisione del prezzo o della classe di rimborsabilità dei propri farmacia sia “stato esercitato in maniera strumentale, non coerente con il fine per il quale l’ordinamento lo riconosce”, attraverso eventuali “pressioni indebite” e un abuso della propria posizione dominante. Dalla notifica del provvedimento, le imprese avranno 60 giorni di tempo per chiedere un’audizione ed esercitare il diritto di essere sentita dall’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella. L’istruttoria si chiuderà entro il 31 dicembre 2015.
E il quesito di base rimane un’ombra pesante: ma se  l’AIFA e il Ministero della Salute, sono gli organi a garanzia preposti nel monitorare e controllare le possibili frodi a danno dei malati e soprattutto dei conti a danno del Sistema Sanitario Nazionale, è possibile che  l’Agcm, come si evince dalla lettura del procedimento avviato, datato 27 novembre 2014, ha aperto questo fascicolo in seguito alle inchieste giornalistiche come quella dell’associazione Altroconsumo? Sono davvero efficienti questi organi istituzionali sanitari che devono vigilare sui farmaci autorizzati al commercio in Italia? Possibile che sono esclusivamente le associazioni dei consumatori a dover far emergere situazioni poco trasparenti a danno dei contribuenti e anche dei malati che si trovano a non poter usufruire di medicinali essenziali, volatilizzati all’improvviso dal mercato?

L’ultima notizia vuole che il Tar del Lazio conferma la sanzione di 180 milioni di euro per le due multinazionali Roche Novartis accusate di aver favorito un farmaco più caro per la cura di alcune patologie dell’occhio…Anche in questo caso, l’Agcm si è attivata in seguito ad alcune interrogazioni parlamentari, inchieste giornalistiche e appelli della Società Italiana di Oftalmologia, qualcuno ancora dorme sonni tranquilli?




FARMACOLOGIA, SCOPERTA SHOCK: SEGNALAZIONI TARDIVE DEI MEDICI SU REAZIONI AVVERSE FARMACI

di Cinzia Marchegiani

Sembrerebbe uno scherzo andato in onda su candid camera, ma la realtà a volte non solo è più fantasiosa, ma anche più crudele di qualsiasi sceneggiatura inedita. Sul sito dell’AIFA, lo scorso 13 novembre 2014 appare un comunicato si per se molto semplice, dove vengono richiamati i medici a fare il proprio dovere nel segnalare tempestivamente le reazioni avverse dovute ai farmaci che prescrivono ai propri pazienti e la nota appare così:

“Richiamo alla segnalazione tempestiva da parte dei segnalatori E’ stato recentemente riscontrato nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) un numero cospicuo di segnalazioni con una data di insorgenza della reazione di parecchi anni precedente alla data di compilazione della scheda stessa.
La segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse costituisce un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consente di rilevare potenziali segnali di sicurezza relativi all’uso dei medicinali. Tale strumento è tanto più efficace quanto più è adoperato nei corretti tempi e modi.

A tal proposito, si richiamano i segnalatori al rispetto dell’Art. 132 “Obblighi a carico delle strutture e degli operatori sanitari e successivi adempimenti dell'AIFA” del D.Lgs. 219/06 che recita: "I medici e gli altri operatori sanitari devono trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse, tramite l'apposita scheda, tempestivamente, al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza. [omissis]".

Affinché le segnalazioni di reazioni avversa mantengano la loro utilità come strumento di tutela della salute pubblica tramite la precoce individuazione dei segnali di sicurezza è essenziale che esse siano compilate e inviata non appena chi segnala viene a conoscenza della reazione avversa. Inoltre, segnalazioni inviate con anni di ritardo rendono molto difficile l’acquisizione di eventuali informazioni mancanti o l’esecuzione del follow-up.”

Un fatto grave dunque è accaduto e sembra che non sia neanche marginale visto che molti medici hanno ritenuto di inviare solo dopo molto tempo, parliamo di anni, la compilazione delle schede di farmacovigilanza. La curiosità di questo comunicato trascina con se un fatto di inaudita e grave malasanità, poiché è ormai acclarato, che i farmaci immessi o dati negli ospedali anche sotto forma di sperimentazione, sono soggetti a forme di controllo di farmacovigilanza che dovrebbero essere severe, e la stessa AIFA nel suo sito nella sezione ritiro farmaci ne spiega il motivo: “il mercato farmaceutico ogni tanto viene scosso dal ritiro di un medicinale. A volte il ritiro colpisce medicinali in circolazione anche da diversi anni ed in alcuni casi i provvedimenti restrittivi riguardano veri e propri blockbuster. Si tratta di farmaci di uso specialistico in particolari sottopopolazioni ma anche terapie preventive come vaccini, farmaci di automedicazione e addirittura medicinali omeopatici.” E va oltre e recita ancora:”l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti.

I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale. Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico. Appare quasi scontato che, una volta in commercio, la disponibilità di un medicinale possa essere riconsiderata solo a fronte di nuovi dati di sicurezza. Ciò non prende in considerazione il fatto che un farmaco inefficace sbilancia il rapporto beneficio/rischio in modo tale che, per quanto infinitesimale e lieve sia il rischio, vengono a mancare le ragioni per lasciarlo in commercio. In conclusione, il monitoraggio continuo della sicurezza dei medicinali comporta una sempre possibile ed eventuale eliminazione della sostanza dal mercato. Dovrebbe poter valere lo stesso nel caso ci si renda conto che un farmaco è inefficace. Il ritiro di un farmaco è comunque un fenomeno che deve essere valutato in una logica di salute pubblica che tiene conto di tutte le variabili in gioco. Ogni volta che questo succede, deve insegnare qualcosa rispetto all’obiettivo primario: la cura dei pazienti.”

Ecco perché le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse costituiscono un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso di tutti i farmaci disponibili sul territorio nazionale. La stessa Farmacovigilanza coinvolge a diversi livelli tutta la comunità: pazienti, prescrittori, operatori sanitari, aziende farmaceutiche, istituzioni ed accademia e la segnalazione può essere effettuata non solo dall’operatore sanitario ma anche dai cittadini. Le modalità delle segnalazioni spontanee di sospettadi reazione avversa può essere realizzata tramite due diverse modalità. Nello specifico gli operatori sanitari e/o i cittadini potranno compilare la “scheda cartacea” di segnalazione di sospetta reazione avversa (istituita con il DM 12/12/2003), che può essere scaricata e stampata cliccando su un link specifico a seconda di chi fa la segnalazione: Operatore Sanitario o Cittadino. Questa scheda una volta compilata va inviata al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza; o altrimenti compilare on-line la “scheda elettronica” di segnalazione di sospetta reazione avversa. Dopo la compilazione on line, la scheda può essere salvata sul proprio PC ed inviata per e-mail al Responsabile di Farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza. In alternativa il modulo on line può essere stampato, compilato e trasmesso al Responsabile della propria struttura di appartenenza.

Un caso assai inconsueto e degno di indagine interna dovrebbe essere attivato per poter conoscere la radice e la logica di questo comportamento illecito, e soprattutto capire, sempre analizzando le segnalazioni anomale pervenute di quali medicinali si sta parlando, poiché oltre ad essere a rischio la salute pubblica ci potrebbe essere un probabile conflitto di interesse con le case farmaceutiche dei farmaci sotto indagine, e per ultimo, ma non per importanza la salute dei bambini, visto che la stessa AIFA ricorda che aa popolazione pediatrica risulta, infatti, scarsamente indagata con riferimento ad un uso razionale dei farmaci ad essa destinati. Ne consegue che molto spesso, in mancanza di dati provenienti da studi clinici specifici, vengono impiegati nei bambini medicinali in realtà autorizzati per l’età adulta, ma a dosaggi inferiori. In pratica si considera il bambino come un piccolo adulto. Ma ciò espone a rischi. Non tutti i farmaci utilizzati in ambito pediatrico, infatti, hanno la stessa identica risposta in lattanti, bambini e adolescenti, a causa delle differenze di metabolizzazione e assorbimento degli stessi e dei diversi processi di crescita. Al momento della somministrazione, quindi, deve essere posta molta attenzione alla scelta dei medicinali e ai rispettivi dosaggi, da valutare in base alle età dei giovani pazienti. Per questo da poco è partita la campagna che si propone di promuovere un corretto utilizzo dei farmaci in età pediatrica sensibilizzando popolazione generale e operatori sanitari sui possibili rischi derivanti dalla somministrazione a bambini e adolescenti di farmaci autorizzati per l’utilizzo in età adulta; di rendere consapevoli genitori e medici che l’uso dei farmaci non specificamente approvati per età pediatrica è di tipo “off-label” (ovvero al di fuori delle indicazioni terapeutiche approvate) e che potenzialmente può generare problemi nei piccoli pazienti; Informare e sensibilizzare la popolazione generale sulle diverse modalità di assorbimento e metabolizzazione dei farmaci nei diversi periodi di crescita; Informare e sensibilizzare medici e cittadini sull’importanza di segnalare gli effetti dei farmaci somministrati in età pediatrica; diffondere una maggiore informazione presso i medici e le famiglie in merito al valore aggiunto costituito dagli studi clinici condotti nella popolazione pediatrica per migliorare la qualità e garantire la sicurezza dei farmaci ad essa destinati.

Insomma, ritornando sulla nota legale che l’Avv. Roberto Mastalia, ha indirizzato all’AIFA e al Ministero della Salute, sul caso del vaccino Meningitec da poco ritirato, ricordava appunto che il servizio di farmacovigilanza passivo del nostro paese, basato sulle segnalazioni provenienti al 99% da professionisti del settore, è pressoché inesistente stante la cattiva abitudine dei predetti professionisti a del settore, è pressoché inesistente stante la cattiva abitudine dei predetti professionisti a sottovalutare la portata di qualsiasi voglia reazione astrattamente avversa e a tranquillizzare, forse anche con il fine di evitare grane personali, gli interessati in senso lato; tant’è vero che vengono segnalati esclusivamente i casi di gravissime reazioni avverse immediate quali per esempio i casi di shock anafilattico.

Non è accettabile che un caso così grave di malasanità possa essere gestito con una semplice bacchetta ai medici non solerti nei loro compiti imprescindibili, occorre capire le cause che hanno spinto questi medici solo ora a segnalare queste reazioni avverse, la categoria dei farmaci interessati e quali risvolti a livello dei conflitti di interesse abbiano investito, poiché la trasparenza è l’unica via per disseminare dubbi e sospetti soprattutto nella sanità pubblica italiana.
 




FARMACOVIGILANZA SCOPERTA SHOCK: MOLTI MEDICI HANNO INVIATO SEGNALAZIONI DELLE REAZIONI AVVERSE DEI FARMACI SOLO MOLTI ANNI DOPO

di  Cinzia Marchegiani

Sembrerebbe uno scherzo andato in onda su una candid camera, ma la realtà a volte non solo è più fantasiosa, ma anche più crudele di qualsiasi sceneggiatura inedita. Sul sito dell’AIFA, lo scorso 13 novembre 2014 appare una nota di per se molto semplice, dove vengono richiamati i medici a fare il proprio dovere nel segnalare tempestivamente le reazioni avverse dovute ai farmaci che prescrivono ai propri pazienti:

“Richiamo alla segnalazione tempestiva da parte dei segnalatori E’ stato recentemente riscontrato nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) un numero cospicuo di segnalazioni con una data di insorgenza della reazione di parecchi anni precedente alla data di compilazione della scheda stessa.

La segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse costituisce un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consente di rilevare potenziali segnali di sicurezza relativi all’uso dei medicinali. Tale strumento è tanto più efficace quanto

più è adoperato nei corretti tempi e modi.

A tal proposito, si richiamano i segnalatori al rispetto dell’Art. 132 “Obblighi a carico delle 

strutture e degli operatori sanitari e successivi adempimenti dell'AIFA” del D.Lgs. 219/06 che recita: <<I medici e gli altri operatori sanitari devono trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse, tramite l'apposita scheda, tempestivamente, al responsabile di 

farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza. [omissis]”.

Affinché le segnalazioni di reazioni avversa mantengano la loro utilità come strumento di tutela della salute pubblica tramite la precoce individuazione dei segnali di sicurezza è essenziale che esse siano compilate e inviata non appena chi segnala viene a conoscenza della reazione avversa. Inoltre, segnalazioni inviate con anni di ritardo rendono molto difficile l’acquisizione di eventuali informazioni mancanti o l’esecuzione del follow-up.”

Un fatto grave dunque è accaduto e sembra che non sia neanche marginale visto che molti medici hanno ritenuto di inviare solo dopo molto tempo, parliamo di anni, la compilazione delle schede di farmacovigilanza.  La curiosità di questo comunicato trascina con se un fatto di inaudita e grave malasanità, poiché è ormai acclarato, che i farmaci immessi o dati negli ospedali anche sotto forma di sperimentazione, sono soggetti a forme di controllo di farmacovigilanza che dovrebbero essere severe, e la stessa AIFA nel suo sito nella sezione ritiro farmaci ne spiega il motivo: “il mercato farmaceutico ogni tanto viene scosso dal ritiro di un medicinale. A volte il ritiro colpisce medicinali in circolazione anche da diversi anni ed in alcuni casi i provvedimenti restrittivi riguardano veri e propri blockbuster. Si tratta di farmaci di uso specialistico in particolari sottopopolazioni ma anche terapie preventive come vaccini, farmaci di automedicazione e addirittura medicinali omeopatici.” E va oltre e recita ancora:”l’introduzione di un nuovo medicinale sul mercato porta con sé sempre una quota di azzardo che purtroppo si gioca sulla pelle dei pazienti. I dati a disposizione al momento di capire se vale la pena metterlo a disposizione della comunità sono sempre limitati a ciò che siamo in grado di valutare in un ambito sperimentale. Spesso si è in condizioni distanti dalla pratica clinica di tutti i giorni, dove sono molteplici i fattori che entrano a complicare lo scenario del nuovo intervento terapeutico. Appare quasi scontato che, una volta in commercio, la disponibilità di un medicinale possa essere riconsiderata solo a fronte di nuovi dati di sicurezza. Ciò non prende in considerazione il fatto che un farmaco inefficace sbilancia il rapporto beneficio/rischio in modo tale che, per quanto infinitesimale e lieve sia il rischio, vengono a mancare le ragioni per lasciarlo in commercio. In conclusione, il monitoraggio continuo della sicurezza dei medicinali comporta una sempre possibile ed eventuale eliminazione della sostanza dal mercato. Dovrebbe poter valere lo stesso nel caso ci si renda conto che un farmaco è inefficace. Il ritiro di un farmaco è comunque un fenomeno che deve essere valutato in una logica di salute pubblica che tiene conto di tutte le variabili in gioco. Ogni volta che questo succede, deve insegnare qualcosa rispetto all’obiettivo primario: la cura dei pazienti. ”

Ecco perché le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse costituiscono un’importante fonte di informazioni per le attività di farmacovigilanza, in quanto consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso di tutti i farmaci disponibili sul territorio nazionale. La stessa Farmacovigilanza coinvolge a diversi livelli tutta la comunità: pazienti, prescrittori, operatori sanitari, aziende farmaceutiche, istituzioni ed accademia e la segnalazione può essere effettuata non solo dall’operatore sanitario ma anche dai cittadini. Le modalità delle segnalazioni spontanee di  sospettadi reazione avversa può essere realizzata tramite  due diverse modalità. Nello specifico gli operatori sanitari e/o i cittadini potranno  compilare la “scheda cartacea” di segnalazione di sospetta reazione avversa (istituita con il DM 12/12/2003), che può essere scaricata e stampata cliccando su un link specifico a seconda di chi fa la segnalazione: Operatore Sanitario o Cittadino. Questa scheda una volta compilata va inviata al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza; o altrimenti  compilare on-line la “scheda elettronica” di segnalazione di sospetta reazione avversa. Dopo la compilazione on line, la scheda  può essere salvata sul proprio PC ed inviata  per e-mail al Responsabile di Farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza. In alternativa il modulo on line può essere stampato, compilato e trasmesso al Responsabile  della propria struttura di appartenenza.

 

Un caso assai inconsueto e degno di indagine interna dovrebbe essere attivato per poter conoscere la radice e la logica di questo comportamento illecito, e soprattutto capire, sempre analizzando le segnalazioni anomale pervenute di quali medicinali si sta parlando, poiché oltre ad essere a rischio la salute pubblica ci potrebbe essere un probabile conflitto di interesse con le case farmaceutiche dei farmaci sotto indagine, e per ultimo, ma non per importanza la salute dei bambini, visto che la stessa AIFA ricorda che aa popolazione pediatrica risulta, infatti, scarsamente indagata con riferimento ad un uso razionale dei farmaci ad essa destinati. Ne consegue che molto spesso, in mancanza di dati provenienti da studi clinici specifici, vengono impiegati nei bambini medicinali in realtà autorizzati per l’età adulta, ma a dosaggi inferiori. In pratica si considera il bambino come un piccolo adulto. Ma ciò espone a rischi. Non tutti i farmaci utilizzati in ambito pediatrico, infatti, hanno la stessa identica risposta in lattanti, bambini e adolescenti, a causa delle differenze di metabolizzazione e assorbimento degli stessi e dei diversi processi di crescita. Al momento della somministrazione, quindi, deve essere posta molta attenzione alla scelta dei medicinali e ai rispettivi dosaggi, da valutare in base alle età dei giovani pazienti. Per questo da poco è partita la campagna che si propone di promuovere un corretto utilizzo dei farmaci in età pediatrica sensibilizzando popolazione generale e operatori sanitari sui possibili rischi derivanti dalla somministrazione a bambini e adolescenti di farmaci autorizzati per l’utilizzo in età adulta; di rendere consapevoli genitori e medici che l’uso dei farmaci non specificamente approvati per età pediatrica è di tipo “off-label” (ovvero al di fuori delle indicazioni terapeutiche approvate) e che potenzialmente può generare problemi nei piccoli pazienti; Informare e sensibilizzare la popolazione generale sulle diverse modalità di assorbimento e metabolizzazione dei farmaci nei diversi periodi di crescita; Informare e sensibilizzare medici e cittadini sull’importanza di segnalare gli effetti dei farmaci somministrati in età pediatrica; diffondere una maggiore informazione presso i medici e le famiglie in merito al valore aggiunto costituito dagli studi clinici condotti nella popolazione pediatrica per migliorare la qualità e garantire la sicurezza dei farmaci ad essa destinati.

Insomma, ritornando sulla nota legale che l’Avv. Roberto Mastalia,  ha indirizzato all’AIFA e al Ministero della Salute, sul caso del vaccino Meningitec da poco ritirato, ricordava appunto che  il servizio di farmacovigilanza passivo del nostro paese, basato sulle segnalazioni provenienti al 99% da professionisti del settore, è pressoché inesistente stante la cattiva abitudine dei predetti professionisti a del settore, è pressoché inesistente stante la cattiva abitudine dei predetti professionisti a sottovalutare la portata di qualsiasi voglia reazione astrattamente avversa e a tranquillizzare, forse anche con il fine di evitare grane personali, gli interessati in senso lato; tant’è vero che vengono segnalati esclusivamente i casi di gravissime reazioni avverse immediate quali per esempio i casi di shock anafilattico.

Non è accettabile che un caso così grave di malasanità possa essere gestito con una semplice bacchetta ai medici non solerti nei loro compiti imprescindibili, occorre capire le cause che hanno spinto questi medici solo ora a segnalare queste reazioni avverse,  la categoria dei farmaci interessati e quali risvolti a livello dei conflitti di interesse abbiano investito, poiché la trasparenza è l’unica via per disseminare dubbi e sospetti soprattutto nella sanità pubblica italiana.

sottovalutare la portata di qualsiasi voglia reazione astrattamente avversa e a tranquillizzare, forse anche con il fine di evitare grane personali, gli interessati in senso lato; tant’è vero che vengono segnalati esclusivamente i casi di gravissime reazioni avverse immediate quali per esempio i casi di shock anafilattico.

Non è accettabile che un caso così grave di malasanità possa essere gestito con una semplice bacchetta ai medici non solerti nei loro compiti imprescindibili, occorre capire le cause che hanno spinto questi medici solo ora a segnalare queste reazioni avverse,  la categoria dei farmaci interessati e quali risvolti a livello dei conflitti di interesse abbiano investito, poiché la trasparenza è l’unica via per disseminare dubbi e sospetti soprattutto nella sanità pubblica italiana.




FARMACI: SCOMPAIONO E RIAPPAIONO CON PREZZI ALLE STELLE

 

Sono circa 800 i farmaci che risultano ufficialmente introvabili. Ma il fenomeno è molto più ampio di quanto le istituzioni non dicano. Che fine fanno questi medicinali? Alcuni ricompaiono con costi anche cinque volte più alti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?


di Cinzia Marchegiani

Sembra un iter confermato. Troppo spesso accade che il farmaco prescritto non è disponibile in farmacia o addirittura, introvabile. E la scena si ripete sempre più spesso nelle farmacie di tutta Italia. I medicinali che mancano all'appello sono praticamente di ogni tipo: antibiotici, antidepressivi, farmaci per l'emicrania, antitumorali, antiasmatici, antiepilettici. Una lista che, come ha dimostrato l’inchiesta dell’associazione Altroconsumo, si fa sempre più lunga col passare del tempo e che include moltissimi farmaci di classe A, ovvero quelli ritenuti essenziali nella cura delle malattie e che per questo sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. E quello che preoccupa di più è che molti dei medicinali irreperibili sono "unici", cioè senza alternativa. Tre farmaci usati nel trattamento dei tumori, tutti di classe A (rimborsati dal Ssn), tutti senza alternativa, tutti prodotti da Aspen Pharma, sono spariti dalla circolazione in momenti diversi per poi ricomparire a prezzi esorbitanti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?
Urge una spiegazione, visto che si tratta di soldi pubblici. L'Aifa dovrebbe spiegare questo strano meccanismo e Alrocosumo alza il tiro:"Come si diceva, ci sono altri due farmaci antitumorali il cui prezzo è enormemente lievitato, in apparenza senza alcuna ragione, dopo la ricomparsa da un periodo di latitanza: Leukeran e Purinethol. Sul primo è stata recentemente depositata un’interrogazione parlamentare da parte di un deputato del Movimento 5 Stelle, che ricorda, visto che la formulazione è rimasta identica, che 'non è stato necessario nessun esborso aggiuntivo per gli studi clinici, né per l’autorizzazione alla immissione in commercio, che risale al 2001'. E chiede al ministro della Salute di dare spiegazioni su cosa sia avvenuto il 17 marzo 2014, in sede di rinegoziazione di prezzo con la Aspen Pharma, dopo che il farmaco era risultato irreperibile per qualche mese. Domanda quanto mai legittima, che condividiamo e abbiamo posto anche noi alle istituzioni in una richiesta formale."

Per questo Altroconsumo, titolare di questa importante inchiesta spiega il perché questi farmaci vengono a mancare:”Le ragioni sono diverse e, quando si chiamano in causa i diversi attori che compongono la filiera del farmaco, comincia lo scaricabarile. I grossisti puntano il dito verso le case farmaceutiche, che contingenterebbero la produzione dei loro medicinali nel nostro Paese a vantaggio di mercati esteri più redditizi. Le aziende farmaceutiche accusano i distributori all'ingrosso, sempre più dediti al business del parallel trade: esportano farmaci dall'Italia, dove mediamente i prezzi dei farmaci di classe A sono più bassi, in Paesi dove i prezzi degli stessi medicinali sono più alti. Quella del commercio parallelo è un'attività del tutto legale e che in Europa sfiora i 5 miliardi e mezzo di euro: questa pratica, però, mina il diritto alle cure dei cittadini residenti nei Paesi da cui i farmaci fuggono. Non va dimenticato il campo dei traffici illeciti: capita, infatti, che in seguito a una falsificazione dei documenti, i farmaci vengano reintrodotti nella catena distributiva di altri Paesi europei.”

Il problema è stato affrontato dallo stesso Ministero della Salute, che ha tentato di mettere un argine alla fuga dei farmaci. Lo scorso giugno, infatti, è stato emanato un provvedimento che impone ai distributori che esportano di garantire comunque un assortimento permanente di medicinali sufficiente a rispondere alle esigenze delle zone da loro servite e di provvedere alla consegna delle forniture richieste in tempi brevissimi su tutto il territorio nazionale. Il decreto ha anche formalizzato la procedura che devono seguire i farmacisti per segnalare le carenze da loro riscontrate.
Ma Altroconsumo insiste su questa raccolta delle segnalazioni:”Dopo aver raccolto 170 testimonianze da parte dei cittadini, abbiamo inviato una segnalazione al ministero della Salute e ai vertici di AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco. Abbiamo segnalato 53 medicinali non inclusi nella lista stilata dall'Aifa e abbiamo chiesto chiarimenti sulla maggiorazione del prezzo di alcuni farmaci, ricomparsi sugli scaffali con prezzi 10-12 volte più alti” e invita a continuare a segnalare questa problematica.

Se le carenze dei farmaci non sono note all’Aifa, nessuna azione di contenimento del disagio per i pazienti può essere messa in campo. Ecco perché è fondamentale che i farmacisti (singolarmente o attraverso le associazioni di categoria) segnalino alle autorità le carenze di medicinali che riscontrano nel loro lavoro quotidiano. Il ministero della Salute ha stabilito per decreto la procedura (sintetizzata qui sotto) alla quale le farmacie devono attenersi per la segnalazione, in cui deve essere indicato anche il nome del distributore all’ingrosso che non ha provveduto alla fornitura del farmaco. La fornitura di un farmaco da parte del grossista è considerata servizio pubblico. L’attività di esportazione dei farmaci da parte dei distributori è lecita, purché questa non vada a discapito del fabbisogno interno. I distributori responsabili di violazione di servizio pubblico possono incorrere in una multa che va da 3.000 a 18.000 euro e nella sospensione di almeno un mese della licenza di commercio. La licenza può essere addirittura revocata in caso di violazioni ripetute.

Per ora i farmaci sono ultra rincarati  inspiegabilmente, e il cittadino e il malato assiste  un abuso sul diritto a ricevere la cura prescritta e soprattutto mettendo mani al portafoglio in modo alquanto non chiaro….W il diritto alla salute!
 




STAMINA CONTRO AIFA: QUEL LECITO SOSPETTO

Luca Pani, direttore generale dell’AIFA confessa a “La Stampa” che il Gip ha ordinato il sequestro delle cellule a Brescia per fermare la verifica pre e post infusioni di Noemi Sciarretta, d’altronde anche lui l’avrebbe fatto, mentre nell’atto del sequestro c’è scritto che il follow up l’ospedale era tenuto comunque a farlo! I familiari dei malati in lista di attesa contraddicono pesantemente il dr Pani in merito al suo comunicato 377. Ora si fanno più nette le ombre sull’operato del direttore generale dell’Aifa, ma non solo….

di Cinzia Marchegiani

Come ogni trama che si rispetti, il caso Stamina sta partorendo un assalto scandito da comunicati contestati, sequestri di provette con cellule rocambolesche (ma allora ci sono le cellule nelle provette?) e atti di diffide per non valutare le condizioni di salute pre e post terapia….Tutto è stato fatto, tranne stare accanto ai malati e verificare se le accuse in merito alla pericolosità del preparato infuso ai pazienti avessero basi valide, cioè fare visite mirate con esami dettagliati e scrupolosi per dimostrare l’assioma, visto che al contrario esistono importanti documenti da cui si evince senza sorta di alcun dubbio che le infusioni sono a tutti gli effetti valide per uso terapeutico, come il documento ISS N.173, che aldilà nel dimostrare “giustamente” come l’analisi delle provette acquisite dai Nas siano state effettuate in conformità della buona pratica di laboratorio e alle norme tecniche in ambito criobiologico, afferma anche che le cellule erano vitali e quindi il “preparato valido ad uso terapeutico” (in fondo l’italiano ha la sua valenza). E non si può certo sminuire il comunicato degli Spedali Civili di Brescia pubblicato sul sito dell’azienda ospedaliera il 7 novembre 2012 che sul follow up di alcuni pazienti, citando lo stesso documento:“In riferimento alle notizie comparse sull’ANSA e altri quotidiani nazionali e provinciali in merito alle terapie con cellule staminali praticate a 12 pazienti ad “uso compassionevole” presso gli Spedali Civili di Brescia, e in particolare per i bambini Celeste, Smeralda e Daniele, disposte dal giudice, corre l’obbligo di segnalare che per nessun paziente sono stati registrati eventi avversi o complicanze. I follow up non hanno evidenziato, ad oggi, per questi pazienti situazioni a rischio. A conferma di quanto sopra evidenziato si richiama il Comunicato stampa del Ministero della Salute n. 173 del 23 agosto 2012 dal titolo “Staminali Brescia: ispezione effettuata secondo le regole” dove si precisa che la procedura “su campioni di cellule prelevati e trasportati in conformità agli standard internazionali previsti per il trasporto di cellule staminali criopreservate ad uso terapeutico (Standard Jacie FACT, Ed. 5, marzo 2012) è risultata essere del tutto adeguata a qualsiasi uso terapeutico”. Lo stesso Istituto ha confermato la sterilità dei campioni e la vitalità delle cellule staminali stesse.”


I Nas e il Giudice Preliminare, la drssa Christillini sequestrano e metteno tutti i sigilli sulle cellule e l’attrezzatura stamina. Nel testo compaiono delle contraddizioni notevoli, in merito al documento inoltrato dal direttore generale dell’Aifa alla Dr.ssa Molino, a Ezio Belleri, commissario Spedali Civili di Brescia, al dr. Ciro Riviezzo, Presidente Tribunale de L’Aquila e il Dr. Nicola Grieco, Presidente Corte di Assise, oltre all’ISS e il Ministero della Salute che riguarda l’atto di diffida alla esecuzione del Protocollo di valutazione pre e post trattamento a base di cellule preparate con il metodo stamina, richiesto dalla stessa drssa Molino, nella supposta qualità di ausiliario del giudice. Infatti il sequestro in merito invece parla chiaro sui follow up:”Si può anche osservare, a latere, che in molti casi, se non tutti, non sembravano ricorrere le circostante di assoluta gravità di emergenza, che le caratteristiche cliniche nei pazienti possano giustificare un ‘uso compassionevole’. Inoltre si deve notare che non solo non esisteva un piano sperimentale come sarebbe stato necessario in una vera sperimentazione clinica, ma neanche un piano di diagnosi, monitoraggio, e follow up dei pazienti, che invece rientra nelle procedure di natura strettamente assistenziali che si attendono da un presidio ospedaliero del livello degli Spedali Civili di Brescia.” Cosa sta accadendo? E poi per finire sul sito dell’Aifa, Luca Pani pubblica in formato PDF la sua intervista pubblicata su La Stampa dove si legge senza dover lavorare di fantasia che il sequestro è dovuto per fermare le valutazioni pre e post infusione della piccola Noemi…praticamente è stato bloccata l’infusione perché si poteva approfondire la pericolosità o non della metodica, ma soprattutto gli effetti che poteva sortire su Noemi. Si legge:”Del resto hanno fatto una cosa grave, è logico che un PM abbia proceduto in tal senso: non si possono condurre accertamenti e analisi da sperimentazione clinica-fase uno nascondendoli dietro la copertura delle terapie di infusione. Non una terapia ma un trattamento illegale per le norme italiane, europee e internazionali”, e poi “Non è stata minimamente inibita l'infusione che Noemi avrebbe potuto fare normalmente come era accaduto con Celeste la settimana scorsa. Non si è impedito l'emocromo o altri esami,ma non ci si può arrogare il diritto di fa sperimentazione al di fuori della legge. Se avessero rispettato le decisioni del giudice del lavoro, che non c'entra nulla con gli aspetti penali in cui gli ideatori di Stamina sono coinvolti, il sequestro non ci sarebbe stato. Invece hanno tentato di forzare il tipo di reato per cui sono stati rinviati a giudizio. Il padre di Noemi indirettamente se l'è presa anche con l'Aifa che ha diffidato l'ospedale dal fare esami su Noemi, poi sono arrivati i Nas .. Sono stati i responsabili di Stamina ad avere di fatto impedito l'infusione a Noemi. Ci sarebbe stata come c'è stata per Celeste. Questa è la verità. Sarebbe forse il caso che si prendessero delle responsabilità anche nei confronti dei genitori dì questi bambini e inizino a dire come stanno le cose».
L’Aifa ha bloccato con l’ordinaza il trasferimento (e non la terapia) delle cellule per fare la convalida a Miami dal professor Camillo Ricordi, e ora, il sequestro, come asserisce Pani, è un mezzo per impedire le valutazioni pre e post infusioni. Ci si chiede alla luce di questa testimonianza e delle contraddizioni ormai evidenti, se il disegno, condannato da più fronti, si stia realizzando. Il dubbio amletico è sapere se ai burocrati interessa la vita di questi malati e il loro futuro o una via per non verificare la terapia e quindi depennare i possibili percorsi validi per questi malati rari…la prova fallita del ministro Lorenzin di inserire una norma nel decreto presentato l’8 agosto 2014 per eliminare stamina, emerge ancora con tutta la sua forza. Perché si vuole soffocare la verità ostacolando le valutazioni? Tracciando le somme è lecito il sospetto su questa gigantesca tragistoria. 

Per ultimo, ma non per importanza l’Osservatore d’Italia ha intervistato i familiari dei malati in lista di attesa che si sono sentiti chiamare in causa dal comunicato pubblicato il 25 agosto 2014 sul sito dell’Aifa dal dr Luca Pani, che sotto al titolo”Caso Stamina: da AIFA risposte concrete ai genitori dei bimbi in lista d’attesa, dichiarava:”In relazione a notizie apparse recentemente su qualche agenzia di stampa o sui social media riguardo al presunto disinteresse da parte di organi e agenzie del Ministero della Salute circa le condizioni di salute di piccoli malati in attesa di ricevere il cosiddetto “metodo Stamina”, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) intende precisare di aver ricevuto, anche per il tramite del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, diverse richieste da genitori di alcuni bambini in lista d'attesa e di aver provveduto tempestivamente a coordinare le consulenze cliniche e scientifiche con esperti nazionali e internazionali sino a delle visite mediche che si sono regolarmente svolte nei mesi passati. L'AIFA, nel rispetto del codice deontologico, del segreto professionale e della privacy delle famiglie, non fornirà ulteriori elementi o informazioni che possano identificare i pazienti, e ribadisce la sua piena disponibilità a supportare tutte le richieste di sperimentazioni cliniche eseguite in ottemperanza alle norme nazionali ed europee.”

Queste le loro risposte pervenuteci:

Famiglia Ponta, genitori di Sofia:"Da quando a Sofia sono state interrotte le terapie compassionevoli di Brescia lo scorso dicembre, non abbiamo mai ricevuto alcuna proposta di terapia alternativa da parte del Sistema Sanitario, di Aifa, né di nessuna altro. Né tanto meno siamo mai stati contattati dal Prof. Pani. L'aspetto più drammatico di tutta la vicenda non sono le false dichiarazioni, ma il fatto che, una volta privati della terapia compassionevole, i nostri bambini siano stati rispediti a casa con un biglietto di sola andata verso l'abbandono assoluto da parte della stessa comunità scientifica che nell'ultimo anno si è fatta paladina della loro salute, dichiarando a gran voce su tutti i media la pericolosità della cura compassionevole che spetta loro di diritto, senza mai mettere mano al microscopio. Una terapia alternativa per curare i nostri figli? Non ce l'ha proposta nessuno. Peggio. Nessuno si è occupato di lenire le loro sofferenze. Sofia e gli altri pazienti oggi affogano agonizzanti nel mare di limiti e inconcludenza della medicina ufficiale. Nessuno è venuto a spiegarci perché in Italia si vara una legge nel marzo 2013 (57) e a partire da dicembre dello stesso anno, sotto il medesimo Parlamento e lo stesso Ministero, la si calpesta serenamente come se non abitassimo in un paese democratico. Legge e sentenze dei tribunali dimenticate con la stessa disinvoltura con cui si calpestano diritti, salute e sofferenze dei nostri figli.”

Famiglia Mezzina, genitori di Federico:” E' vero, massima disponibilità e tempestività nelle risposte, ma alla fine un bel pugno di mosche nelle mani…La nostra avventura con il Ministro Lorenzin nonché con AIFA comincia ai primi di maggio 2014, con l'incontro a quattrocchi con il Ministro. Dopodiché, con enormi insistenze telefoniche e via e-mail, si arriva ad una semplice lista di clinical trial in corso, semplicemente recuperata sul sito americanowww.clinicaltrial.gov (noi li avevamo già guardati a gennaio 2013). Ci viene chiesto di sottoporre il piccolo Federico ad una visita specialistica con uno dei massimi esperti nel Morbo di Krabbe, in modo da poter contare su un idoneo parere tecnico-scientifico. Bene si parte, si va a Roma per ricevere una relazione in inglese di 10 righe (non undici o più righe, solo 10!!), relazione su carta semplicemente bianca e non su carta intestata, relazione per giunta NON FIRMATA! In queste 10 righe si fanno cenni al tipo di gravidanza, del peso alla nascita, ai primi mesi di vita di Federico… E scusate se vi sembra poco… 
Senza andar troppo per le lunghe, dopo mesi di insistenza, si è arrivati alla conclusione che i trial in corso sono solo per asintomatici o comunque per casi non compromessi e problematici come Federico. Pertanto la risposta concreta ai genitori è giunta, la fine è segnata. Tutti a casa, la festa è finita.”

Famiglia Franchi, genitori di Ludovica:” Nessuno ci ha mai contattato né per visitare Ludovica né per proporci terapie alternative. Dalla diagnosi ad oggi abbiamo contattato i maggiori esperti di malattie lisosomiali e rixercatori italiani e stranieri ma la rispoata e' stata sempre la stessa : ha ormai manifestato i sintomi non c'e' piu' niente da fare. Per quanto riguarda una valutazione oggettiva sullo Stato della malattia nonosrante la mia richiesta scritta presso il centro delle malattie rare del bambino Gesù di Roma non ho avuto nessun riscontro . La conclusione e' che non esiste un protocollo per esaminare l'andamento della malattia. Durante l'ultimo dh (day hospital) eseguito a fine luglio tranne che semplici esami del sangue non hanno voluto sottoporre Ludovica a nessun esame strumentale .L' andanento della malattia mi hanno i detto i medici che la seguono viene valutata secondo lo stato clinico della bambina riferito dai genitori. Quindi per lavarsi le mani va bene il mio giudizio per certificare l'utilita' della terapia con Stamina no!”

Famiglia Guercio, genitori di Sebastian: “Riguardo il nostro rapporto con Luca Pani dell 'Aifa…io volevo farle presente che dopo le 5 infusioni,l ultima a dicembre dell anno scorso,abbiamo presentato due ricorsi al tribunale di Modena ma sono stati rigettati entrambi, noi abbiamo fatto richiesta a l ministro della Salute e all Aifa di far accedere Sebastian ad Isis (farmaco testato in Canada che ha già superato le prime due fasi) come cura compassionevole per Sebastian presso l ospedale Gaslini di Genova,dato che adesso loro dicono di aver dato altre soluzioni a noi famiglie. Volevo solo smentire,sarà che dopo 4 mesi,dopo vari sms e email al ministro,al dottor Pani e all ospedale di Genova ad oggi siamo senza una risposta e senza un aiuto concreto. Intanto Sebastian peggiora sempre di più,e siamo sempre più soli e abbandonati,quale alternativa a Stamina,o ad Isis se non l’eutanasia in Svizzera per nostro figlio? Questa e' l'unica strada che ci rimane percorribile se nessuno farà niente per lui..”

Famiglia Camiolo, genitori si Smeraldina: “Mia figlia Smeralda iniziò il suo percorso con Stamina presso Spedali a Gennaio 2012, ma tutto ebbe inizio già nel Dicembre 2013 subito dopo l'accordo fatto tra l'azienda e la fondazione. Tutto questo grazie e tramite il SSN. A Maggio 2012 con la prima ordinanza Aifa entrò nella nostra vita questa agenzia il suo direttore LucaPani. A quei tempi non c'era attenzione mediatica,non c'erano vip né sostenitori ma solo poche famiglie a cui dall’oggi al domani viene detto "si chiude tutto perché è pericoloso. Unico problema era che chi diceva questo era lo stesso che ne aveva autorizzato l'avvio, almeno per quanto ci era dato sapere. Scrissi a tutti, all ISS, AIfa, Procuratore della Repubblica e sin anche al Presidente della Repubblica,e fu proprio grazie a quest ultimo che venni contattato proprio da Aifa nella persona del Dr.Pani il quale non fece altro che ripetere quanto scritto dall’ordinanza. Apprezzai molto comunque l'apertura quanto meno nel contattarci e la ritenni un buon canale di comunicazione per cercare di far chiarezza; gli risposi in maniera articolata (supportato dai legali e dagli specialisti) di fatto contestando e ponendo delle domande specifiche ai vari punti. Pani mi rispose sotto due aspetti. Morale : affermando quando vicino mi fosse e quanto capisse che un genitore sfiderebbe sin anche le leggi di gravità…a questo risposi ringraziandolo per il pathos messo nel comprendere ma ricordandogli che sono si un papa' addolorato ma non sono un idiota…conosco perfettamente le leggi della gravita' e mai le sfiderei!! Il secondo fu tecnico: mi allegò un elenco di circa 10 cell factory (alcune delle quali S.p.a.) dicendoci che quelle erano accreditate e potevamo rivolgerci a loro… e null altro. Questo non la considero una "alternativa" in quanto non vi era un riferimento,un equipe a cui rivolgersi,un percorso indicatoci e realizzabile. Mesi dopo ricevemmo una email dal Ministero della Salute dove addirittura ci dissero che in alcune strutture, una delle quali sita in Roma erano pronti ad aiutare Smeralda. Risposi ma forse il piccione che porta la risposta ha trovato brutto tempo. Mai più sentito nessuno, mai nessuna alternativa ne supporto atto ad assistere degli "avvelenati" per quanto sostengono questi soggetti. Sorvolo sulla palese "palla al balzo" presa per attribuire colpe e meriti su un’azione che venne richiesta in data 14/08 mentre le richieste di valutazione (che oggi vengono chiamate sperimentazione di fase uno) sono avvenute solo del 20, fanno parte di questo delirio che dura ormai da anni ma non potremo mai sorvolare sul tentativo di bloccare la magistratura ordinaria che ordina le infusioni, sul sequestro di materiale biologico che appartiene ai nostri figli, sulla poca chiarezza e sulle leggi dello stato disapplicate. Mi auguro di non sentire più inni al non adempimento perché è un reato incitare al non rispetto delle sentenze. Potessi chiedere, piuttosto che parlare di artefatti per non dare risposte, chiederei come mai proprio questo signore e l'agenzia da lui diretta ha impedito a Gennaio la verifica a Miami tramite il Prof Ricordi, luminare con oltre 600 pubblicazioni e che dirige due dei più importanti centri di ricerca degli Stati Uniti, un vanto Italiano all'estero che avrebbe solo dato risposte concrete e non ‘supposizioni’ o peggio…illazioni (Hiv,epatiti,mucche pazze…).”

Famiglia Lorefice, genitori di Rita, morta il 3 giugno 2104, con una sentenza che autorizzava il nosocomio a procedere al trattamento: “Le terapie le abbiamo chieste al Bambin Gesù, dove è stata fatta la diagnosi ma ci è stato detto che era inutile cercare perché in nessun posto c'era qualcosa. Abbiamo anche telefonato ad altri ospedali italiani che ci rispondevano che era inutile portare Rita perché non avrebbero potuto fare nulla! Con Rita il problema è anche stato che tra una infusione e l'altra a Brescia hanno sempre fatto passare troppo tempo, due mesi e mezzo/ 3 (tranne che tra la prima e la seconda infusione che hanno rispettato i tempi) e con la malattia di Rita questo tempo eccessivo non dava modo di stabilizzare i risultati”
Ricordiamo il dr Giannone aveva dato valutazioni positive post infusioni, documentate da certificati strumentali.

Famiglia Sciarretta, genitori di Noemi: "Nonostante avessi avuto un colloquio, che tutti i giornali hanno riportato, con il Ministro Lorenzin, nessuno mi ha mai contattato, eppure conoscono la gravità di mia figlia. Neanche il Dr Pani ci ha illustrato qualche alternativa, anzi è intervenuto contro mia figlia, e non ho avuto il piacere di confrontarmi. Nessun medico o informazione o vicinanza ai malati che tutt’oggi sono invisibili alle istituzioni che invece riportano sempre la loro sensibilità al riguardo. Noemi e' una bambina che riesce ad andare avanti solo ed esclusivamente grazie ai propri genitori che la assistono giornalmente. Una bimba affetta da Sma ha bisogno di assistenza 24 h su 24h perché' non riesce a fare nessun minimo gesto anche più' banale senza che venga assistita. Un bambino affetto da Sma dovrebbe avere perlomeno sul luogo un assistenza ben ramificata soprattutto nella gestione dell’emergenza/urgenza e medici in grado di saper gestire con formazione la patologia. Noemi oltre ad avere la Sma e' una bimba come tutte le altre che possono prendere malanni , raffreddori, tosse ma se non gestiti con professionalità' e attenzione possono essere letali. C'è' un centro di riferimento nelle asl sulle malattie rare con personale qualificato soprattutto nelle malattie neurodegenerative? Forse su carta si ma in pratica no! Chi si rende partecipe nell’accanirsi contro il più debole deve solo sentire dentro di se un senso di ripudio e vergogna. Il vero Delitto è' intaccare la nostra libertà' ! La libertà di scegliere cosa e' più giusto per noi senza che nessuno lo faccia per noi…Per avere la vera libertà' bisogna combattere, altrimenti devi accontentarti di una libertà' non tua ma condizionata, guidata da chi è' più forte di te ma indifferente al tuo essere. in verità' a lui non interessa di te! Ora se non avete nulla da offrire fatevi da parte e lasciateci liberi di decidere “

Famiglia Genova, genitori di Gioele: “La nostra situazione è ben conosciuta all’Aifa e al resto d’Italia. Dobbiamo chiamare noi per avere informazioni? Siamo stati lasciati nel buio totale, nessuna indicazione, conforto o aiuto. Siamo invisibili, e nel silenzio si spera che il problema si tolga dalla radice? Siamo fastidiosi perché per noi la vita è un dono e non accompagniamo alla morte i nostri figli. Ognuno è libero di fare le proprie scelte, ma è anche giusto che altrettanto vengano rispettati i principi di cui ci nutriamo. E questo non sta accadendo. Ci si riempie di belle parole, che nei fatti vengono smentiti. La dignità è il rispetto che i malati pretendono sia rispettata… Ma non è così! E’ un brutto vedere, e nonostante tutto ogni giorno si deve assistere a queste farneticazioni!” 

Famiglia Persichillo, genitori di Daniele:”Abbiamo incontrato il Ministro Lorenzin a Zagarolo, durante la sua campagna elettorale per le europee…oltra a dirci di dargli tanto amore e fargli fare la fisioterapia, non ha saputo dirci altro. Un genitore cui viene data la sentenza di una diagnosi così pesante, sa benissimo come deve muoversi e cosa deve fare, lo impara subito. Ringrazio di queste illuminati consigli, ma chiedo rispetto per la libertà di curarsi, quando non ci sono valide alternative. Riguardo al comunicato dell’ISS, il ministro Lorenzin lo classificò datato, mi chiedo come fa l’unico certificato che descrive valido il preparato ad uso terapeutico, (quando non mi ha detto che non esistono prove di pericolosità dello stesso) ad essere così palesemente dimenticato. I nostri figli meritano molto di più, noi come genitori li tuteliamo e li curiamo con l’amore e con tutte i possibili ausili a disposizione, mi chiedo lo Stato cosa stia facendo.”

Famiglia Larcher, genitori di Desirèe: "Desireè' ha ricevuto la sua ultima infusione il 7 gennaio 2014….x lei è stata la sua 4 infusione di cellule staminali con il metodo Stamina……la sua atroce malattia, chiamata Atrofia muscolare spinale, non ha nessuna possibilità terapeutica….non esiste nemmeno uno sciroppo x aiutarla a guarire o tanto meno ad arrestare il decorso della malattia….avuta la diagnosi ci siamo rivolti ai centri di eccellenza nel nostro paese per avere delle risposte adeguate, ma abbiamo avuto solo delle risposte negative per la SMA non esiste niente, se non dei supporti ventilatori per sostenere la malattia.

Desireè e nota a Aifa e ministero della salute perché è  reduce da altra terapia staminale del burlo Garofalo di Trieste al quale siamo giunti in via compassionevole e lo stesso abbiamo fatto per la terapia Stamina a Brescia. Desireè doveva ricevere le infusioni di cellule staminali ancora nel 2011, era la tredicesima, dei primi 12 pazienti ammessi dal comitato etico dell'ospedale di Brescia, ma è ' stata "scavalcata" dai famigliari dei medici dell'ospedale bresciano e alle terapie è arrivata nel maggio 2013. Né ministero della salute, né tanto meno Aifa, ci hanno mai contattato per proporci o suggerirci terapie sperimentali autorizzate,n'è tanto meno nessun medico e' mai venuto a visitare Desireè in questi due anni. Nostra figlia come tutti gli altri bambini in terapia a Brescia sono diventati invisibili, sono dei pazienti di serie b buttati fuori da un ospedale pubblico italiano, quando sono autorizzati da leggi e sentenza che ordinano le terapie.

In uno stato di diritto, non valle più nemmeno l'ordinanza di un giudice, superata da interesse sporchi e vigliacchi di chi ci governa e amministra."

Ora sia fatta luce..

 

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FARMACI DIFETTOSI: I NAS RITIRANO ALCUNI LOTTI DI MEDICINE

Redazione

Farmaci difettosi. NAS nelle farmacie per il ritiro dal commercio di alcuni lotti di medicine: DIAXONE della ditta EuroPharma, MEPISOLVER della ditta Piramal Critical Care Italia SpA, TETRAMIL MONODOSE collirio della ditta Teofarma Srl, MONOXAR della 

ditta Progefarm Srl, CEFOTAXIMA ABC della ditta ABC Farmaceutici SpA, Ve|cade della ditta Janssen – Cilag SpA,  VISUMETAZONE E DECONGESTIONANTE della ditta Visufarma, USTIOSAN crema della ditta Kelemata Srl e BUPICAIN della SIMS 

Continua senza sosta l'attività di controllo sulla sicurezza dei farmaci dell’Agenzia Italiana per il Farmaco. Con l’ennesimo allarme l'AIFA ha allertato i Carabinieri del Nas che si sono presentati nei depositi farmaceutici e nelle farmacie di tutta Italia per verificare l'avvenuto ritiro dal mercato dei medicinali:

 DIAXONE della ditta EuroPharma. Oggetto di ritiro perché ripartiti in locale non autorizzato e senza osservare le Norme di Buona Fabbricazione (GMP).

DIAXONE di uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gram-negativi "difficili" o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai piu' comuni antibiotici. In pa rticolare il prodotto trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi delle infezioni chirurgiche.

MEPISOLVER della ditta Piramal Critical Care Italia SpA. Oggetto di ritiro perché etichetta esterna riportante composizione errata ovvero dosaggio dei principio attivo 10 mg/ml anziché di 20 mg/ml.

MEPIsolver è indicata in tutti gli interventi che riguardano: chirurgia generale (piccola chirurgia);

ostetricia e ginecologia; urologia; oculistica (blocco retrobulbare, ecc.); dermatologia (asportazione verruche, cisti, dermoidi, ecc.); otorinolaringoiatria (tonsillectomia, rinoplastica, interventi sull'orecchio medio, ecc.);ortopedia (riduzione fratture e lussazioni, ecc.);medicina generale (causalgie, nevralgie, ecc.);medicina sportiva (strappi muscolari, meniscopatie, ecc.). 

TETRAMIL MONODOSE collirio della ditta Teofarma Srl. Oggetto di ritiro perché ripartiti in locale non autorizzato e senza osservare le Norme di Buona Fabbricazione (GMP). Collirio

Stati irritativi e congestizi della congiuntiva. TETRAMIL MONODOSE collirio è indicato per congiuntiviti di natura tossica e allergica ad andamento sub-acuto e cronico.Collirio Monodose

Prevenzione e cura di stati irritativi, iperemici e congestizi del tratto anteriore dell'occhio anche se leso, o se presenti in portatori di lenti a contatto. 

MONOXAR della  ditta Progefarm Srl in polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare. Non è dato sapere l'oggetto del ritiro. MONOXAR  è utilizzato per  uso elettivo e specifico in infezioni batteriche gravi di accertata o presunta origine da Gram-negativi "difficili" o da flora mista con presenza di Gram-negativi resistenti ai più comuni antibiotici. In particolare il prodotto trova indicazione, nelle suddette infezioni, in pazienti defedati e/o immunodepressi. Profilassi delle infezioni chirurgiche.




FARMACI DIFETTOSI: AIFA: RITIRO DAL COMMERCIO DI LOTTI DEL FARMACO " SUCRATE " DELLA LISAPHARMA S.P.A .

Redazione
 
I Carabinieri del Nas si sono presentati nei depositi farmaceutici e nelle farmacie di tutta Italia per verificare l'avvenuto ritiro dal mercato del medicinale " SUCRATE 2 g gel orale ", un farmaco per il trattamento dell'ulcera gastrica, ulcera duodenale; gastrite acuta, gastriti croniche sintomatiche, gastropatie da FANS (antiinfiammatori non steroidei), esofagite da reflusso.

Il provvedimento è stato adottato dall'Agenzia italiana del farmaco poichè il titolare del Laboratorio Italiano Biochimica Farmaceutico Lisapharma S.p.A. ha informato di voler intraprendere il ritiro volontario dei lotti sottoposti a divieto di utilizzo del 04/09/2013.
Un comunicato dell’AIFA, l’Agenzia Italiana per il Farmaco è eloquente nel precisare che:
" A seguito al provvedimento di divieto di utilizzo prot. n. AIFA/PO/91544/P del 04/09/2013 relativo al medicinale SUCRATE 2 g gel orale 30 bustine 10 ml AIC 025652052 della ditta Laboratorio Italiano Biochimica Farmaceutico Lisapharma S.p.A . sito in Erba (CO) via Licinio;
• Visti i certificati analitici trasmessi con nota ESS prot. 16509 del 15/05/2014, pervenuti in
AIFA in data 21/05/2014;
• Vista la nota di data 19/06/2014 con cui il titolare AIC Laboratorio Italiano Biochimico
Farmaceutico Lisapharma S.p.A ha intrapreso il ritiro volontario dei lotti sottoposti a
divieto di utilizzo del 04/09/2013;
si comunica ai sensi del|’art.70 del D. L.vo 219/2006 e per la motivazione sopra evidenziata, il ritiro su tutto il territorio nazionale dei lotti sopra specificati.

Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute è invitato a verificare l’avvenuto ritiro e in caso di mancato adempimento da parte della ditta interessata procederà al sequestro dei succitati lotti.". In virtù di tale comunicazione, Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, invita i pazienti a non utilizzare il dispositivo in questione riferito ai lotti di cui al comunicato istituzionale.
 




CASO AIFA NEL MIRINO DELLA PROCURA: PIOVELLA DELLA SOI RISPONDE ALL'OSSERVATORE D'ITALIA

di Cinzia Marchegiani


Il caso Novartis e Roche apre altre battaglie, quella contro l’AIFA. L’ufficio Stampa della SOI, Società Oftamologica Italiana, nella persona della d.ssa Monica Assanta, dopo nostra formale richiesta, ci recapita la risposta del Dr Matteo Piovella, Presidente della società, per poter far comprendere le ragioni, determinati dal comportamento dell’AIFA, per le quali hanno costretto la SOI ad avanzare critiche e a svolgere azioni di dissenso nei confronti dell’AIFA stessa.
Questa la risposta inoltrataci.
Un primo quesito:
Se alla fine del 2012 l’AIFA, con un comportamento assolutamente straordinario, non avesse contrastato il diffusissimo utilizzo dell’Avastin da parte degli oculisti italiani escludendolo dall'elenco dei farmaci rimborsabili da parte del Servizio Sanitario Nazionale (legge 648/96), oggi ci sarebbe stata la multa dell’Antitrust a Novartis e Roche?
Secondo quesito:
Un’autorità come l’AIFA le cui funzioni di regolamentazione e di controllo hanno un impatto determinante e fondamentale sulla salute dei cittadini può sottrarsi dall’analizzare ed approfondire casi come quello fra i farmaci Avastin e Lucentis? Considerando le sue straordinarie responsabilità l’AIFA avrebbe dovuto deve prendere in mano la situazione e trovare soluzioni dirette esclusivamente alla tutela della salute pubblica e del diritto all'accesso alle cure da parte dei cittadini italiani?
Ma soprattutto: se questi comportamenti non sono attuati da un Organo come l’AIFA a chi ci si dovrebbe rivolgere per avere tutela?
Per rispondere ai quesiti occorre ricordare brevemente che la stessa AIFA, nel 2007 (sotto la guida del Dott. Guido Rasi) aveva introdotto l’Avastin fra i farmaci rimborsabili dal S.S.N. (inserendolo nell’apposito elenco di cui alla legge 648/96). Una decisione assunta a seguito di un dettagliato intervento dell’allora Segretario della SOI – Dott. Matteo Piovella – in cui venivano ampiamente illustrati alla Agenzia sia l’evidente efficacia di Avastin nonché la sicurezza nell’uso. Questo ha consentito la rimborsabilità del farmaco e l’accesso alle cure da parte di tutti i cittadini sino a dicembre 2012.
Nel dicembre 2012 l’AIFA – a questo punto presieduta dal Dott. Luca Pani – a seguito della modifica del foglietto illustrativo (c.d. “bugiardino”) di Avastin da parte di EMA (European Medicinal Agency), ha deciso non consentire più tale rimborsabilità di Avastin: riducendone (se non eliminandone) sostanzialmente l’utilizzo. Sul punto, preme osservare che la decisione assunta dall’AIFA contrasta con quanto fatto da tutte le altre Agenzie europee le quali decisero di non dare alcun rilievo pratico alla segnalazione fatta dalla EMA: in altre parole, negli altri Paesi europei le modifiche prodotte dall’EMA non determinarono alcuna limitazione all’utilizzo di Avastin. Sinceramente, a tutt’oggi, non si riescono a comprendere le ragioni di tale esclusione.
Sul punto, il Dott. Pani sostiene che la limitazione all’uso di Avastin dipende da una ragione meramente normativa: considerando che l’Avastin è un farmaco off-label (cioè non iscritto per l’utilizzo oftalmologico), l’Agenzia ha dovuto adempiere a quanto previsto dall’art.1, quarto comma della legge 648/96 secondo cui i farmaci off-label possono essere utilizzati solo “qualora non esista valida alternativa terapeutica”. E la “valida alternativa terapeutica” sarebbe il Lucentis.
Ma se così è: per quale ragione l’Avastin non è stato escluso immediatamente non appena il Lucentis è stato ufficialmente autorizzato? Si ricorda che tale autorizzazione per il Lucentis è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 130 del 7 giugno 2007.
Perché nonostante la presenza di una valida alternativa terapeutica l’AIFA del 2007 ha lasciato l’Avastin per tutto questo tempo?
Gli altri caposaldi su cui AIFA si poggia per giustificare le sue decisioni sono:
Punto uno: Avastin non era stato formulato per l’uso intravitreale (cioè, per essere iniettato nell’occhio)
Punto due: vi erano segnalazioni di “eventi avversi non oculari”
Punto tre: le complicanze non venivano segnalate dagli oculisti
Quanto al punto uno. Il fatto che Avastin non fosse formulato per l’uso intravitreale è una giustificazione assurda soprattutto se sostenuta da un Ente regolatorio che si occupa di farmaci: se Avastin fosse un farmaco formulato per l’uso intravitreale non sarebbe più un farmaco “off-label”, ma sarebbe un farmaco “on-label” quindi autorizzato e, pertanto, oggi non staremmo qui a disquisire. In sintesi, il flacone di Avastin contenendo 40 dosi per la cura degli occhi è evidente che non è – di per sé – pronto per l'uso intraoculare, ma deve essere adeguatamente frazionato: per capirci, gli oculisti non possono iniettare 40 dosi in un solo occhio!
Punto secondo. Sulla presunta pericolosità di Avastin si deve sottolineare che a dicembre 2012 – quando AIFA ha escluso Avastin dalla 648/96 – erano già stati pubblicati tre lavori scientifici importanti e, soprattutto indipendenti (cioè non sponsorizzati da aziende farmaceutiche: il CATT 1 dell’aprile 2011 e il CATT 2 e IVAN 1 del luglio 2012) che testimoniavano incontrovertibilmente che Avastin e Lucentis sono equivalenti per efficacia e sicurezza e, quindi, anche gli effetti avversi non oculari erano equivalenti. Più precisamente, il primo studio indipendente di confronto tra i due farmaci non evidenziava alcuna sostanziale differenza tra i due farmaci per il rischio di gravi eventi avversi non oculari.
Ora, non è nemmeno immaginabile che un ente regolatorio con le responsabilità di AIFA non fosse a conoscenza di questi dati scientifici provenienti dalla medicina basata sull'evidenza e relativi a problematiche di altissimo impatto sociale.
Punto terzo. Secondo AIFA gli eventi avversi da Avastin non venivano segnalati dagli oculisti. Per tale ragione, ha intrapreso una procedura assolutamente tortuosa richiedendo più volte alle Regioni di far pervenire le segnalazioni degli eventi avversi ma, per quanto emerso sino ad oggi, AIFA non ha ottenuto nulla: le volte che AIFA è stata chiamata a presentare i risultati di tale procedura di farmacovigilanza su Avastin, non è mai stata in grado di produrre alcun dato, nonostante le reiterate richieste. E’ evidente: non ha prodotto dati perché non ci sono dati da produrre.
Infine, AIFA richiama il fatto che Avastin e Lucentis “non sono identiche tra loro né da un punto di vista farmacologico, né strutturale perché Avastin è un anticorpo intero, mentre Lucentis ne è un frammento anticorpale, che ha emivita più breve e rimane in circolo meno tempo (2 ore contro circa 20 giorni)”.
Sul punto occorre essere molto chiari. La Società Oftalmologica Italiana non ha mai sostenuto che sono la stessa molecola bensì che Lucentis è il “frammento anticorpale” di Avastin e pur rimanendo in circolo 2 ore invece che 20 giorni presenta un’affinità per il VEGF almeno 10 volte maggiore di quella di Avastin e questa differenza di affinità e permanenza in circolo giustifica l’equivalenza di efficacia e di sicurezza dei due prodotti.
In sintesi Lucentis è molto aggressivo ma resta in circolo solo 2 ore, mentre l'Avastin è 10 volte meno violento e resta in circolo per 20 giorni: evidentemente le differenze fra i due farmaci alla fine si controbilanciano senza alcuna differenza sul piano clinico sia per efficacia che per sicurezza.
Certo che la differenza sul piano economico rimane: eccome se rimane!
Termina così questa lettera che con particolare precisione indica tutti passaggi della battaglia di legalità e trasparenza sostenuta dalla SOI sui farmaci Avastin e Lucentis, dove la stessa AIFA ora dovrà dimostrare in procura una strada tortuosa, e uno scandalo che la stessa Ministra Lorenzin proverà a tappare i buchi (ma lei dov’era?), ma la voragine aperta avrà bisogno di una completa revisione dell’Agenzia e quesiti per ora senza risposte….come è possibile che il ministero e gli enti regolatori debbano essere riportati sulle loro responsabilità solo e grazie all’intervento dell’ANTITRUST? Questa realtà di fatto mette in discussione tutte le azioni perpetrate dalla stessa Aifa in altre situazioni.

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STAMINA, AIFA SOTTO ACCUSA: QUANTO POTERE DISCREZIONALE CON LE INDAGINI DELLA PROCURA IN CORSO?

di Cinzia Marchegiani


Il mondo delle istituzioni italiane ma anche quelle europee sotto indagini alla Procura di Torino. Dopo la sanzione esemplare inflitta alla Novartis e Roche dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che lo scorso 27 febbraio 2014 ha deliberato sanzioni di oltre 180 milioni di euro a carico dei due gruppi che si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco molto economico, l’Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio del un prodotto molto più costoso, Lucentis, alla Procura di Torino rimane aperto l’esposto da parte della Società Oftamologica Italiana SOI per verificare se c’è responsabilità da parte dell’Aifa e Ema per non aver monitorato e contrastato la legalità e la legittimità dell’uso di Avastin a favore del Lucentis.

Per il Sistema Sanitario Nazionale l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno.
L’Osservatore d’Italia già aveva fatto presente questa strana anomalia tutta da accertare dell’Aifa, infatti il comunicato del Dr. Matteo Piovella, Presidente Società Oftalmologica Italiana sul sito ufficiale dichiarava:

“La pronuncia dell'Antitrust rimette le cose a posto su chi ha competenza tecnico scientifica sulla valutazione dell'efficacia dei farmaci utilizzati per curare i pazienti. La Società Oftalmologica Italiana fin dal 2007 ha dimostrato e diffuso la certificazione di equivalenza sia per sicurezza che per efficacia terapeutica dei due farmaci per la cura delle maculopatie Avastin e Lucentis. Incredibilmente AIFA ha avvallato la tesi falsa sostenuta da Roche e Novartis circa la pericolosità di Avastin. Di fatto da un anno le azioni di AIFA hanno bloccato l'utilizzo di Avastin in Italia che prima era utilizzato nel 90% dei casi. Oggi la sentenza di un' Autorità indipendente, perché l'Antitrust è l’Autorità italiana deputata a sanzionare la concorrenza sleale ai danni del mercato, rimette le cose a posto ed obbliga SOI a reiterare a gran voce la richiesta di un commissariamento di AIFA per ripristinare la piena legittimità di utilizzo di Avastin sul territorio nazionale così come avviene in tutto il mondo USA, Germania e Giappone inclusi. Lo dobbiamo ai 100.000 pazienti che oggi sono esclusi dalle cure a causa dell'impossibilità degli ospedali italiani a rifornirsi di Lucentis.
Come Presidente SOI, Oculista esperto riconosciuto internazionalmente e come semplice cittadino chiedo l'immediato intervento del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, perché in armonia alle sue funzioni istituzionali evochi a sé un intervento immediato capace di superare la criticità che si sta svolgendo sulle spalle di tutti i pazienti affetti da maculopatia.
Sull’intera vicenda SOI ha presentato un esposto e la Procura di Torino, nella persona del Dr. Guariniello, ha un fascicolo aperto.
Un apprezzamento alla professionalità, capacità, efficienza ed efficacia mostrate dall'Antitrust. Un ringraziamento all'Ufficio Legale SOI coordinato dall'Avvocato Raffaele La Placa per l'eccellente lavoro svolto.”
Queste affermazioni trovano riscontro sul sito dell’AIFA che se da una parte riconosce l’attività e la decisione dell’Antitrust in merito alla sanzione pecuniaria alle aziende farmaceutiche in base ad un accordo restrittivo della libera concorrenza riguardante i farmaci Avastin e Lucentis, ribadisce che la stessa AIFA ha sempre tutelato la salute e la corretta informazione per tutti cittadini e pubblica la propria ricostruzione della vicenda dal punto di vista regolatorio. Ad una prima lettura sembra che l’Aifa scarichi responsabilità all’EMA (Agenzia Europea dei Medicinali), si legge: “il 30 agosto 2012 il Comitato dei Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) aveva modificato il profilo beneficio/rischio di Avastin e aggiornato il riassunto delle caratteristiche del prodotto, indicando che il medicinale non era stato formulato per uso intravitreale e facendo riferimento alle segnalazioni di gravi reazioni avverse di tipo sistemico, quali emorragie non oculari ed eventi troboembolici arteriosi. Trattandosi di un farmaco autorizzato con procedura centralizzata l’AIFA ha confermato la rimozione dell’indicazione dell’uso intravitreale di Avastin dalla lista dei farmaci erogabili a carico del SSN, prevista dalla L. 648/96.
Con l’unico fine di salvaguardare la tutela del paziente, quindi, l’Agenzia, previa acquisizione del parere della CTS, ha immediatamente inviato una comunicazione a tutti i medici, raccomandando di valutare attentamente il rapporto beneficio-rischio per ogni utilizzo del farmaco, anche informando i pazienti sui possibili rischi legati al trattamento, in particolar modo per quello intravitreale. Poi la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’AIFA decise, nel dicembre del 2012, di escludere Avastin per l’uso intravitreale off-label (ovvero per indicazione non autorizzata) dalla lista dei farmaci erogabili a carico del SSN secondo la L. 648/96, basandosi sui rischi di sicurezza del medicinale richiamati da EMA e dalla concomitante presenza di un farmaco (Lucentis) specificamente studiato e registrato per l’uso intravitreale.”
La faccenda prende una strada misteriosa, poiché se l’AIFA da un lato giustifica la sua posizione in merito alle direttive dell’EMA, dall’altra riconosce che nel fine di vigilare sui costi per il Servizio Sanitario Nazionale aveva riconosciuto una possibile sovrastima del valore proposto dall’Azienda Novartis per il proprio farmaco Lucentis, e conducendo un’intensa attività negoziale per abbattere il prezzo dello stesso dagli originali 1800 Euro (negoziati nel 2007) al prezzo attuale che, al netto degli sconti per il SSN, arriva ben al di sotto dei 700 Euro.
L’AIFA continua la sua arringa comunicando che, in considerazione di talune dichiarazioni effettuate nei propri confronti, agirà nelle sedi competenti per la tutela dei propri diritti nei confronti di chi ha collegato l'intesa collusiva tra due imprese farmaceutiche accertata dall’Antitrust che in sé non coinvolge la responsabilità dell’AIFA, né tale circostanza emerge dalla decisione dell’Autorità garante.
Contemporaneamente all’AIFA, il sito del Ministero della Salute pubblica il proprio comunicato da cui si apprende che lo stesso Ministro Lorenzin, aveva attivato una specifica istruttoria con AIFA per acquisire compiuti elementi in ordine alla vicenda AVASTIN e proprio dall’AIFA aveva ricevuto una relazione contenente, tra l’altro, l’indicazione dei rischi cui i pazienti sarebbero stati esposti in caso di trattamento con AVASTIN.
Se l’AIFA e l’EMA non sono riuscite a valutare la competenza tecnico scientifica, per incompetenza o voluto dolo, in merito a questi due farmaci equivalenti sarà l’indagine in corso a valutare e metterà in luce gli atteggiamenti ancora poco chiari, di fatto senza l’esposto all’Antitrust da parte della Società Oftamologica Italiana le loro attività non solo non potrebbero essere indagate, ma rimane la certezza che senza l’istruttoria avviata all’Autorità Garante del Concorrenza e del Mercato, a cui hanno chiesto di partecipare al procedimento anche la Regione Emilia-Romagna e l’associazione di consumatori Altroconsumo, i numerosi malati e il Sistema Sanitario Nazionale avrebbero fatto guadagnare un bel patrimonio solo su una prescrizione di un medicinale…..ancora e ancora per molti anni!

Il quesito più grande si sta sollevando ora in merito al caso Stamina. Spuntano troppi interrogativi su come le ordinanze emanate dalla stessa AIFA agli Spedali Civili di Brescia hanno impedito, oltre le manipolazioni delle cellule staminali nei loro laboratori e di conseguenza il loro trasporto a Miami dal professor Ricordi per una verifica e convalida dei neuroblasti, hanno avuto un ruolo non marginale nell’aver contrastato un regolare e trasparente andamento dei ricorsi avviati dai malati per ottenere la terapia col metodo stamina. In effetti puntualmente l’AIFA inviava ai giudici la loro ordinanza per opporsi al giudizio favorevole dei ricorrenti, e dove le sentenze degli stessi magistrati dichiaravano inutili e fuorvianti poiché non vi era in atto alcuna sperimentazione clinica ma solo cure compassionevoli. Come, un organismo istituzionale sotto inchiesta può adottare direttive alquanto controverse quando lo stesso procuratore Guariniello stava indagando contemporaneamente sull’AIFA? E come il Ministero della Salute non abbia preso delle misure restrittive in questo caso? In effetti, ci si domanda se alla commissione conoscitiva sul caso stamina, il direttore Luca Pani (AIFA) abbia messo agli atti il ricorso al Tar presentato dagli Spedali Civili di Brescia e dalla Regione Lombardia per dimostrare come sono state condotte le ispezioni al nosocomio, da parte dell’AIFA e dei Nas.
Di fatto, questa sentenza dell’Antitrust ha aperto un vaso di Pandora sconcertante, dove emergono troppe irregolarità e le istituzioni miopi si devono fare carico di dare risposte serie. Ma è possibile che l’organismo che deve vigilare sui farmaci e sottoposto ad un accertamento possa svolgere la funzione di controllore nella commissione nata da poco al Senato? Noi questo l’avevamo fatto presente!
Comunicheremo tramite l’Osservatore d’Italia le conclusioni che si andranno a prendere anche all’interno delle Commissioni Senato Igiene e Sanità.

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