FARMACI: SCOMPAIONO E RIAPPAIONO CON PREZZI ALLE STELLE

 

Sono circa 800 i farmaci che risultano ufficialmente introvabili. Ma il fenomeno è molto più ampio di quanto le istituzioni non dicano. Che fine fanno questi medicinali? Alcuni ricompaiono con costi anche cinque volte più alti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?


di Cinzia Marchegiani

Sembra un iter confermato. Troppo spesso accade che il farmaco prescritto non è disponibile in farmacia o addirittura, introvabile. E la scena si ripete sempre più spesso nelle farmacie di tutta Italia. I medicinali che mancano all'appello sono praticamente di ogni tipo: antibiotici, antidepressivi, farmaci per l'emicrania, antitumorali, antiasmatici, antiepilettici. Una lista che, come ha dimostrato l’inchiesta dell’associazione Altroconsumo, si fa sempre più lunga col passare del tempo e che include moltissimi farmaci di classe A, ovvero quelli ritenuti essenziali nella cura delle malattie e che per questo sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. E quello che preoccupa di più è che molti dei medicinali irreperibili sono "unici", cioè senza alternativa. Tre farmaci usati nel trattamento dei tumori, tutti di classe A (rimborsati dal Ssn), tutti senza alternativa, tutti prodotti da Aspen Pharma, sono spariti dalla circolazione in momenti diversi per poi ricomparire a prezzi esorbitanti. Il caso più emblematico è quello di Alkeran, che, divenuto irreperibile quando costava 5,23 euro, è tornato sul mercato a un prezzo maggiore di oltre sedici volte, cioè a 85,33 euro. La formulazione è rimasta la stessa, la molecola (melfalan) idem. Quali ragioni hanno quindi spinto l’Aifa, in fase di rinegoziazione, ad accettare un aumento di prezzo tanto più alto?
Urge una spiegazione, visto che si tratta di soldi pubblici. L'Aifa dovrebbe spiegare questo strano meccanismo e Alrocosumo alza il tiro:"Come si diceva, ci sono altri due farmaci antitumorali il cui prezzo è enormemente lievitato, in apparenza senza alcuna ragione, dopo la ricomparsa da un periodo di latitanza: Leukeran e Purinethol. Sul primo è stata recentemente depositata un’interrogazione parlamentare da parte di un deputato del Movimento 5 Stelle, che ricorda, visto che la formulazione è rimasta identica, che 'non è stato necessario nessun esborso aggiuntivo per gli studi clinici, né per l’autorizzazione alla immissione in commercio, che risale al 2001'. E chiede al ministro della Salute di dare spiegazioni su cosa sia avvenuto il 17 marzo 2014, in sede di rinegoziazione di prezzo con la Aspen Pharma, dopo che il farmaco era risultato irreperibile per qualche mese. Domanda quanto mai legittima, che condividiamo e abbiamo posto anche noi alle istituzioni in una richiesta formale."

Per questo Altroconsumo, titolare di questa importante inchiesta spiega il perché questi farmaci vengono a mancare:”Le ragioni sono diverse e, quando si chiamano in causa i diversi attori che compongono la filiera del farmaco, comincia lo scaricabarile. I grossisti puntano il dito verso le case farmaceutiche, che contingenterebbero la produzione dei loro medicinali nel nostro Paese a vantaggio di mercati esteri più redditizi. Le aziende farmaceutiche accusano i distributori all'ingrosso, sempre più dediti al business del parallel trade: esportano farmaci dall'Italia, dove mediamente i prezzi dei farmaci di classe A sono più bassi, in Paesi dove i prezzi degli stessi medicinali sono più alti. Quella del commercio parallelo è un'attività del tutto legale e che in Europa sfiora i 5 miliardi e mezzo di euro: questa pratica, però, mina il diritto alle cure dei cittadini residenti nei Paesi da cui i farmaci fuggono. Non va dimenticato il campo dei traffici illeciti: capita, infatti, che in seguito a una falsificazione dei documenti, i farmaci vengano reintrodotti nella catena distributiva di altri Paesi europei.”

Il problema è stato affrontato dallo stesso Ministero della Salute, che ha tentato di mettere un argine alla fuga dei farmaci. Lo scorso giugno, infatti, è stato emanato un provvedimento che impone ai distributori che esportano di garantire comunque un assortimento permanente di medicinali sufficiente a rispondere alle esigenze delle zone da loro servite e di provvedere alla consegna delle forniture richieste in tempi brevissimi su tutto il territorio nazionale. Il decreto ha anche formalizzato la procedura che devono seguire i farmacisti per segnalare le carenze da loro riscontrate.
Ma Altroconsumo insiste su questa raccolta delle segnalazioni:”Dopo aver raccolto 170 testimonianze da parte dei cittadini, abbiamo inviato una segnalazione al ministero della Salute e ai vertici di AIFA, l'Agenzia italiana del farmaco. Abbiamo segnalato 53 medicinali non inclusi nella lista stilata dall'Aifa e abbiamo chiesto chiarimenti sulla maggiorazione del prezzo di alcuni farmaci, ricomparsi sugli scaffali con prezzi 10-12 volte più alti” e invita a continuare a segnalare questa problematica.

Se le carenze dei farmaci non sono note all’Aifa, nessuna azione di contenimento del disagio per i pazienti può essere messa in campo. Ecco perché è fondamentale che i farmacisti (singolarmente o attraverso le associazioni di categoria) segnalino alle autorità le carenze di medicinali che riscontrano nel loro lavoro quotidiano. Il ministero della Salute ha stabilito per decreto la procedura (sintetizzata qui sotto) alla quale le farmacie devono attenersi per la segnalazione, in cui deve essere indicato anche il nome del distributore all’ingrosso che non ha provveduto alla fornitura del farmaco. La fornitura di un farmaco da parte del grossista è considerata servizio pubblico. L’attività di esportazione dei farmaci da parte dei distributori è lecita, purché questa non vada a discapito del fabbisogno interno. I distributori responsabili di violazione di servizio pubblico possono incorrere in una multa che va da 3.000 a 18.000 euro e nella sospensione di almeno un mese della licenza di commercio. La licenza può essere addirittura revocata in caso di violazioni ripetute.

Per ora i farmaci sono ultra rincarati  inspiegabilmente, e il cittadino e il malato assiste  un abuso sul diritto a ricevere la cura prescritta e soprattutto mettendo mani al portafoglio in modo alquanto non chiaro….W il diritto alla salute!