FROSINONE: STOP ALLE CURE ODONTOIATRICHE AI DETENUTI

Redazione

Frosinone – Oramai da mesi, ai detenuti del carcere di Frosinone non sono più erogate cure di carattere odontoiatrico. A denunciare la situazione che, con il passare delle settimane, sta diventando sempre più grave, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui «le strumentazioni obsolete ed inservibili e l’assoluta mancanza di materiali sono state le ragioni che hanno di fatto impedito che ai detenuti venissero erogate le necessarie cure».


A quanto risulta al Garante – che più volte ha sollecitato le istituzioni su questa difficile situazione – la Asl di Frosinone sta lavorando affinché i problemi vengano risolti: recentemente è stato bandita una nuova gara per la fornitura dei materiali, visto che la precedente era andata deserta. La carenza di cure dentarie ha già causato, all’interno del carcere, l’aumento dell’uso di farmaci antidolorifici oltre a quello del rischio di insorgenza di patologie dell’apparato gastrointestinale.

Secondo il Garante, questa situazione ha anche risvolti paradossali, come gli ostacoli burocratici che hanno impedito ad alcuni detenuti di curarsi a proprie spese. E’ il caso di Giacomo, 50enne, che in carcere – dove sta scontando un cumulo di pena per reati di 15 anni fa – ha perso tutti i denti fin dal 2010 e si alimenta solo con pane e poco altro di facile ingestione. Da oltre un anno e mezzo Giacomo non fa colloqui con la famiglia perché si vergogna di farsi vedere senza denti ma ora è tra i pochi fortunati che potrebbero pagarsi una protesi dentaria perché lavora all’interno del carcere.

Nonostante ciò, una serie di impedimenti burocratici gli hanno, fino a questo momento, impedito di pagare a proprie spese una protesi dentaria.

«Sospesa l’attività di cura e prevenzione delle malattie del cavo orale – ha detto il Garante – i detenuti sono costretti ad arrangiarsi come possono. Il paradosso è che viene impedito di curarsi anche a chi ne avrebbe le possibilità economiche. Per questi motivi ho chiesto alla Asl, alla direzione del carcere e al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria di adoperarsi per riattivare prima possibile il servizio e per consentire, a chi ne ha la possibilità, di farsi curare autonomamente. Occorre far fronte al più presto ad una situazione che sta diventando ormai intollerabile».




ROMA REGINA COELI: E' ALLARME SERVIZIO IGIENICO ALLA TERZA SEZIONE

Redazione

Roma – A Regina Coeli sta diventando un vero e proprio problema la gestione delle docce nella terza sezione. Fra danni, malfunzionamenti e rotture all'impianto, decine di reclusi stanno incontrano difficoltà tali da spingere il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a scrivere al direttore del carcere chiedendo un intervento immediato.

Al secondo e terzo piano della sezione, le docce sono guaste e inagibili da tempo. Al primo piano, da due docce, prive di erogatori, l'acqua sgorga direttamente dal muro mentre una postazione è guasta e inagibile. Infine, al piano terra una doccia ha la cipolla non fissata, una con il solo erogatore ed una da dove l’acqua esce direttamente dal muro.

Tutte le postazioni sono prive di miscelatori e per aprire e chiudere l’acqua i detenuti fanno ricorso ad ogni tipo di strumento (dalle forbicine agli spazzolini da denti). Le vaschette sono inoltre sprovviste di filtri e l’acqua che non defluisce costringe i detenuti a manovre rischiose per stare in bilico sui bordi.

«I servizi igienici – ha detto Marroni – oltre ad essere in numero inadeguato, rappresentano un serio problema igienico-sanitario perché in queste condizioni rischiano di diffondere malattie da contagio a tutta la popolazione detenuta. Una situazione, questa, aggravata ulteriormente dalla mancanza di prodotti per la pulizia degli ambienti. Il fatto che da anni l’acqua calda non arrivi in maniera adeguata ai piani superiori, costringe i detenuti a scendere al piano terra, sostando in accappatoio ai cancelli e creando problemi di ordine e sicurezza. È evidente che la situazione descritta è lesiva del diritto di ogni detenuto di vivere la detenzione nel rispetto delle normali regole igienico sanitarie».
 




ROMA, CARCERE REBIBBIA: DETENUTO PER AVER RUBATO 20 EURO MUORE A CAUSA DI PROBABILE INFARTO

Redazione

Roma – Detenuto per aver tentato di rubare venti euro ad un tabaccaio, un detenuto di 57 anni è morto la scorsa notte, probabilmente a causa di un infarto, nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso.  Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Si tratta del terzo detenuto che muore, nelle carceri del Lazio, dall’inizio del 2013.  La vittima, Marco P. era detenuto da un mese e mezzo nella sezione G11 del carcere romano. Doveva scontare una condanna per una tentata rapina ai danni di un tabaccaio.  L’uomo, a quanto appreso dai collaboratori del Garante, era affetto da dipendenza dall’alcool e per questo, dal momento del suo ingresso in carcere, era stato preso in carico dal Sert ed aveva colloqui periodici con gli psicologi.  Il detenuto è stato trovato, questa mattina, senza vita nel suo letto, morto probabilmente per un infarto nel corso della notte.  "Al di là dei motivi che hanno portato alla morte di quest’uomo – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – fa riflettere la circostanza che un uomo con tali problematiche sia condannato a scontare in carcere una pena per una tentata rapina di € 20. La colpa è di una legislazione che prevede un uso abnorme del carcere, anche per i reati minori. Nelle carceri del Lazio registriamo un tasso di sovraffollamento di quasi il 50%. Occorrerebbe rivedere l’ordinamento nel senso di prevedere il carcere solo come extrema ratio. Ma, nonostante gli appelli del Presidente della Repubblica e di quelli dei due rami del Parlamento, la politica sembra essersi di nuovo dimenticata del dramma che si sta vivendo nelle carceri italiane".
 




CARCERI AL COLLASSO: APPELLO A BOLDRINI E GRASSO

Redazione

Il Garante dei detenuti Angiolo Marroni ha scritto ai neo presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ringraziandoli per aver voluto riportare “la drammatica situazione del sistema carcerario italiano al centro dell’agenda politica nazionale”. Entrambi i neo eletti presidenti di Camera e Senato nei loro , discorsi di insediamento avevano ricordato la difficile situazione che si vive nelle carceri italiane.  “Nel felicitarmi per la Vostra elezione – ha scritto Marroni – sento il dovere di ringraziarVi per le belle e partecipate parole relative ai detenuti, le cui condizioni di vita, in ragione in primo luogo del sovraffollamento, ma non solo, sono intollerabili per un Paese civile, come più volte ribadito anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nella mia funzione istituzionale di Garante dei detenuti della Regione Lazio, sono ovviamente a Vostra disposizione con
spirito di collaborazione riferito a queste difficili ed annose problematiche”.

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ROMA, NIGERIANO RIFIUTA IL RIMPATRIO: SCOPPIA LA RISSA CON LE FORZE DELL'ORDINE

Redazione

Roma – Materassi e altre suppellettili incendiati, danni ingenti, una struttura pubblica, il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, ha vissuto ieri mattina momenti di tensione. E’ questo il risultato dei disordini accaduti  all’interno del CIE, secondo quanto reso noto dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.  Ad originare la violenza il rifiuto, da parte di un ospite nigeriano del centro, di essere rimpatriato per effetto di un decreto di espulsione. La sua resistenza alle forze dell’ordine ha causato la reazione delle stesse e gli altri ospiti nigeriani  che hanno assistito a questa scena, hanno protestato e messo a ferro e fuoco il settore maschile, causando ingenti danni,tanto che sono intervenuti i vigili del fuoco.
 
La rappresentanza nigeriana è attualmente la più folta, circa il 40% della popolazione maschile ospite(43 su 132ospiti) Per tutta la durata degli incidenti, progressivamente sedatisi nel corso della mattinata, gli ospiti non nigeriani,sono  rimasti alquanto indifferenti all’accaduto. Proprio questa mattina era prevista la presenza di una delegazione di giornalisti di diverse testate nazionali. Il giovane nigeriano,Victor, di 29 anni alla fine non è stato rimpatriato e otto dei suoi connazionali son o in stato di fermo giudiziario.
 
«La crisi che sta vivendo il Paese e la campagna elettorale – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – hanno fatto sparire dall’agenda della politica il problema dell’immigrazione. Non solo a Ponte Galeria, ma in molte altre strutture in tutta Italia, centinaia di persone  vivono quotidianamente  una situazione da tortura psicologica. In questo contesto, le fughe dai Cie, le proteste anche violente e gli atti di disperazione personale sono all’ordine del giorno. A Ponte Galeria in particolare, che è la struttura di cui ci occupiamo in prima persona, il clima è tale che qualsiasi episodio di vita quotidiana può essere il detonatore di proteste e di violenze».
 




ROMA CARCERE REBIBBIA, MUORE PER MALORE DETENUTO ITALIANO DI 46 ANNI

Redazione

Lazio – Si è sentito male dopo una seduta di ginnastica. Soccorso con il defibrillatore dal personale presente, è stato immediatamente trasferito nella struttura protetta dell’Ospedale “Sandro Pertini” dove, però, è deceduto poco dopo il suo arrivo.  E’ morto così, questo pomeriggio, Antonio Schena, detenuto 46enne del carcere di Rebibbia N.C.. La notizia è stata diffusa dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

Schena è la prima persona che muore, nelle carceri del Lazio, nel 2013.

L’uomo era detenuto in una cella della sezione G 9 del carcere di Rebibbia N.C., quella riservata ai cosiddetti reclusi precauzionali, proveniente da Genova.

Ex carabiniere della stazione di Genova-Sampierdarena, sospeso dall’Arma, Schena stava scontando una condanna per  una serie di reati fra i quali la vendita di falsi titoli onorifici del “Sovrano Ordine di Malta e di Cilicia” e falsi attestati di onorificenza dell’Onu in cambio di denaro da destinare a suo dire a scopi benefici.

«Quest’uomo non soffriva, almeno in apparenza, di patologie così gravi da metterlo a rischio di vita – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – Il problema, però, è che gli attuali livelli di sovraffollamento, la carenza di risorse e le gravi difficoltà in cui versa la sanità penitenziaria del Lazio, fanno si che le carceri non siano le strutture più adeguate a garantire livelli ottimali di tutela della salute alle persone che vi sono recluse».

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ROMA REGINA COELI, DETENUTO MUORE PER OVERDOSE: DA DIECI MESI LA FAMIGLIA ASPETTA LA RICONSEGNA DELLA SALMA PER CELEBRARE I FUNERALI.

Redazione

Roma – Da dieci mesi una famiglia aspetta, invano, che l’autorità giudiziaria decida di autorizzare i funerali del proprio caro, deceduto per overdose nel carcere di Regina Coeli.

 La vicenda è stata denunciata dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni secondo cui, «le indagini tutt’ora in corso non possono assolutamente giustificare questa situazione. Bisogna tenere in debito conto che, oltre alla perdita traumatica di un proprio caro, una famiglia sta vivendo il dramma di non poterlo piangere per un ultimo saluto».

 La vittima è il 29enne Tiziano De Paola, morto l’11 febbraio 2012 per overdose di eroina a Regina Coeli. Le indagini, tutt’ora in corso, si sono indirizzate verso un altro detenuto, tutt’ora in custodia cautelare per un altro reato, che avrebbe fornito alla vittima la dose letale.

A quanto appreso dai collaboratori del Garante, sulla salma sono stati effettuati subito esami e rilievi autoptici ma una serie di contrattempi hanno dilatato oltre il lecito i tempi per la restituzione del corpo alla famiglia: prima un supplemento di indagini richiesto dalla difesa dell’indagato, poi la circostanza che la cremazione che si vorrebbe effettuare renderebbe impossibile ogni ulteriore esame, infine, una perizia ancora da effettuare sugli ovuli di droga trovati all'imputato.

Nel frattempo, da oltre otto mesi la salma è ancora momentaneamente allocata in una cassa provvisoria nel “Deposito cremazioni” del cimitero di Prima Porta senza che, per altro, si siano effettuate procedure di conservazione organica della stessa.

«Fermo restando il diritto della Procura di svolgere le indagini e quello degli imputati di difendersi – ha detto il Garante dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni – non possiamo non considerare ciò che sta accadendo un ennesimo caso di malagiustizia nei confronti di un detenuto morto e della sua famiglia, moglie e due bambini, cui viene negato il diritto di poter piangere, per l’ultima volta, il proprio congiunto»

 




LAZIO, SOVRAFFOLAMENTO CARCERI: CRESCONO ALLARME E… SILENZI

Continuano a crescere i detenuti nel lazio: in due settimane presenze aumentate di oltre 60 unita’. nei 14 istituti della regione ci sono presenti 7.130 reclusi.
Nelle 206 carceri italiane sono recluse 66.138 persone (2.834 le donne) a fronte di 45.588 posti disponibili. Nel Lazio sono invece reclusi 6.595 uomini e 466 donne. I detenuti stranieri sono quasi il 40%. Quasi la metà dei reclusi è in attesa di giudizio definitivo.

 

Angelo Parca

Sono sempre di più i detenuti reclusi nelle carceri del Lazio. Secondo i dati diffusi dal Dap, il 16 settembre i detenuti nei 14 istituti della Regione erano 7.130, oltre 2.300 in più rispetto ai 4.838 posti disponibili.   I dati sono stati resi noti dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha sottolineato come il numero dei reclusi presenti sia aumentato di oltre 60 unità nelle tre ultime settimane, e di ben 300 unità dallo scorso maggio.  Ma sono altri numeri a suscitare la preoccupazione del Garante e che sembrano confermare la percezione che, nel Lazio, il tasso di crescita dei reclusi sia superiore rispetto al resto d’Italia. Secondo i dati, infatti, dal 30 agosto ad oggi i detenuti sono cresciuti nel Lazio dello 0,8% contro lo 0,2% del resto d’Italia.  Ed anche il tasso del sovraffollamento (il rapporto tra posti disponibili e presenze effettive) nel Lazio (147%), è di un punto superiore rispetto alla media nazionale (146%).  «Dietro i numeri ci sono le persone – ha detto il Garante – è per questo che dati e percentuali non riescono a rendere, in tutta la sua dimensione, il dramma che si sta vivendo nelle 14 carceri della regione: a Regina Coeli i detenuti sono 1035, 30 in più rispetto a 20 giorni fa ed oltre 300 oltre la capienza regolamentare. Ma il dato non tiene conto che due sezioni, la V e la VI, sono chiuse, e i posti disponibili sono di meno. E a Velletri per accogliere i 573 detenuti presenti è stato appena aperto il III piano del nuovo padiglione detentivo e già si parla di aprire anche il IV, nonostante ci siano in servizio solo 195 agenti di polizia penitenziaria e 4 educatori».  Secondo Marroni, «con una situazione del genere è quasi inutile parlare di soluzioni che possano alleviare i disagi sempre più pesanti che si vivono in carcere. Sotto questo punto di vista, è evidente che la tutela dei diritti dei detenuti ha subito un brusco arretramento, come del resto è evidente che lo Stato ha nei fatti abdicato alla sua funzione di garantire il recupero sociale del detenuto, stabilita dalla Costituzione».

ARTICOLI PRECEDENTI:

30/08/2012 LAZIO, CARCERI AL COLLASSO. CONDIZIONI DI VITA AL LIMITE
22/08/2012 LAZIO SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI, HA PROBLEMI DI SALUTE E GLI VIENE REVOCATO L'AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI: TORNA IN CARCERE PER SCONTARE SEI MESI
15/08/2012 LAZIO, SOVRAFFOLAMENTO CARCERI: OLTRE 7MILA I DETENUTI PASSERANNO IL FERRAGOSTO IN CARCERE


 




ROMA, DETENUTO DI 71 ANNI SI SUICIDA NEL CARCERE DI REBIBBIA

Redazione

Si è tolto la vita nel cuore della notte, impiccandosi con un lenzuolo all’interno della sua cella singola, nel braccio G 8 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. E’ morto in questo modo Luigi Del Signore, un detenuto di 71 anni. Lo rende noto il  Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Ad accorgersi del suicidio sono stati, questa mattina, gli agenti di polizia penitenziaria. Signore è  la tredicesima persona morta in un carcere della Regione Lazio dall’inizio del 2012, il quarto per suicidio.  A quanto appreso dai collaboratori del Garante l’uomo, originario di Paliano (in provincia di Frosinone), si trovava in carcere per scontare una condanna definitiva a 14 anni di reclusione per un omicidio compiuto nel 2005. Affetto da problemi respiratori, l’uomo aveva un fine pena fissato per il 2015.  «E’ l’ennesimo dramma della solitudine in carcere che siamo costretti a commentare in questo difficile anno – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni -. Il tredicesimo decesso dell’anno, fra cui quattro suicidi, sono la spia di un estremo disagio fisico e psicologico che si vive all’interno degli istituti di pena della nostra Regione dove, ormai, il numero dei detenuti presenti continua a crescere senza sosta. In queste condizioni, è estremamente difficile per gli agenti di polizia penitenziaria, per i volontari e per gli altri operatori presenti in carcere riconoscere i segni e prevenire il disagio interiore che vivono gli anziani e le altre categorie più fragili di detenuti. Un disagio che, a volte, può far sembrare la morte la via di uscita più facile».
 




LAZIO, CARCERI AL COLLASSO. CONDIZIONI DI VITA AL LIMITE

[ DATI CARCERI DEL LAZIO ]

 

Alberto De Marchis

Continuano a crescere i detenuti reclusi nelle carceri del Lazio. Secondo il Dap, il 28 agosto i reclusi presenti nei 14 istituti della Regione erano 7.068, oltre 2.200 in più rispetto ai 4.838 posti disponibili e ben 33 in più rispetto all’ultima rilevazione diffusa, solo due settimane fa.  Il dato è stato reso noto dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha invitato a guardare oltre le cifre: «A Regina Coeli i detenuti in sovrannumero sarebbero circa 300, ma non si tiene conto che sono state chiuse due sezioni, la V e la VI, e dunque i posti disponibili sono molti di meno. A Velletri per accogliere i nuovi giunti è stato aperto anche il terzo piano del nuovo padiglione detentivo ed anche a Paliano, considerata un’oasi immune dal sovraffollamento, per la prima volta da molto tempo le presenze sfiorano effettive sfiorano i posti disponibili».

Nelle 206 carceri italiane sono recluse 66.138 persone (2.834 le donne) a fronte di 45.588 posti disponibili. Nel Lazio sono reclusi 6.595 uomini e 466 donne. I detenuti stranieri sono quasi il 40%.

Ulteriori spunti di riflessione sono dettati dalle posizioni giuridiche dei reclusi. Quasi la metà è, infatti, in attesa di giudizio definitivo. Di questi, quasi il 60% è rappresentato da detenuti stranieri.
 
Numeri sempre più preoccupanti perché si sommano alla cronica carenza di risorse finanziarie – necessarie a garantire il funzionamento degli istituti e le manutenzioni ordinarie – e a quelle di personale. «Come ogni estate – ha detto il Garante – il personale di polizia penitenziaria si assottiglia per il necessario e doveroso godimento delle ferie. Non è infrequente imbattersi, all’interno delle carceri, in padiglioni con più sezioni controllate da un solo agente. Una situazione, questa, che produce l’autogestione da parte dei detenuti».
 
«Ormai non ha più senso – ha concluso Marroni – parlare di presenze record visto che ogni rilevazione è superiore alla precedente. Ma non sono solo i numeri a renderci pessimisti: in questi abbiamo registrato molti casi di persone di scarsa pericolosità sociale costrette, dopo tempo, a tornare in carcere per scontare residui pena di poche settimane o addirittura di persone malate che in cella proprio non dovrebbero stare. E’ sotto gli occhi di tutti che una legislazione che produce troppo carcere e i lunghi tempi della giustizia hanno creato un corto circuito che sta portando al collasso il sistema. In queste condizioni, era inevitabile che ogni misura adottata, in questi anni, dai governi per ridurre il sovraffollamento si rivelasse inefficace». 

tabella PRECEDENTI:

15/08/2012 LAZIO, SOVRAFFOLAMENTO CARCERI: OLTRE 7MILA I DETENUTI PASSERANNO IL FERRAGOSTO IN CARCERE

 




LAZIO REBIBBIA DETENUTI, 2 METRI D'ALTEZZA CONTINUA A CRESCERE ANCORA E HA PROBLEMI PSICHICI

Redazione

Finito a Rebibbia Nuovo Complesso per scontare una pena residua di nove mesi, un detenuto 43enne con gravi problemi psichici soffre anche di disturbi tiroidei che causano un lento ma incessante ritmo di crescita. E nonostante sia già arrivato a misurare 2,10 metri di altezza, viene tenuto in carcere e non in una struttura idonea a curare il suo complesso e delicato stato psicofisico.

La denuncia è del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

L’uomo, Massimo M., è stato arrestato a seguito di una condanna per danneggiamenti legati al suo stato psichico di regressione mentale infantile. L’uomo è stato, infatti, più volte denunciato per aver danneggiato i posti di pronto soccorso degli ospedali dove si recava in preda ad attacchi di panico dovuti alla sua psicolabilità.

Massimo, invalido al 100%, è affetto da diverse patologie che lo portano a non essere autosufficiente; è disorientato e affetto da ritardo mentale. Per il contenimento delle diverse patologie necessita di molti farmaci e della loro modulazione continua. Si tratta di farmaci che devono essere presi in determinati orari, e a determinata distanza temporale gli uni dagli altri.

In un primo momento il magistrato, valutando le sue condizioni di salute, aveva disposto gli arresti domiciliari – grazie ai quali Massimo è stato curato dai propri familiari – ma il cumulo di reati della stessa tipologia ha fatto inevitabilmente scattare la custodia cautelare in carcere.

In attesa che la sua situazione venga definita, Massimo nelle ultime ore è stato trasferito da Rebibbia Nuovo Complesso al Centro Clinico di Regina Coeli.

«E’ evidente che ci troviamo di fronte – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – ad un caso particolare che ispira perfino tenerezza tant’è che in carcere l’uomo è circondato da affetto e considerazione. Ho apprezzato molto la sensibilità del ministro Severino sulla situazione del Centro Clinico di Regina Coeli, che ha portato alla istituzione di un tavolo di concertazione tra Ministero di Giustizia e Regione Lazio sul carcere e sulla sanità penitenziaria. E’ evidente, però, che tutto questo non basta. Casi come quelli di M.M. devono servire per mettere a punto le procedure di individuazione di soluzioni ed il ricorso alle strutture alternative al carcere e per dare, quindi, alla Magistratura di Sorveglianza strumenti ulteriori di intervento per impedire che persone con patologie tanto gravi continuino a languire in luoghi dannosi per la loro salute psicofisica».