Palermo, Centro Sociale Anomalia: sala strapiena per la presentazione del nuovo libro dell’ex brigatista Renato Curcio

PALERMO – “La società artificiale – Miti e derive dell’impero virtuale” è il titolo del nuovo libro di Renato Curcio; ex brigatista, oggi editore, saggista e sociologo, presentato lo scorso giovedì 18 gennaio al Centro Sociale Anomalia di Palermo. Il freddo pungente che da giorni soffia direttamente dal mare e che scalfisce i visi come un martello pneumatico sul cemento, non ha certamente impedito al numeroso pubblico di lasciare la comodità del nido domestico e del camino pur di presenziare all’importante evento.

I muri del Centro Sociale Anomalia di Palermo trasudano di resilienza, rivoluzione e messaggi forti di natura sociale indirizzati ai presenti

Graffiti e scritte che raccontano una società materialista e consumistica in mano ai potenti e che si prefigurano come un monito per un possibile cambiamento. Un luogo che ideologicamente risulterebbe quasi affine con gli ideali di cambiamento che alimentavano la politica degli anni 70, quegli stessi ideali che ancora oggi si innestano nella mente di molti giovani apparentemente stanchi di una società consumistica e materialistica. Si tratta appunto, d’ideologie che però non sempre possono ritenersi contestualizzate e contestualizzabili in una società che vive nel continuo progresso tecnologico e che mira all’abbattimento di barriere fisiche. Renato Curcio, socio fondatore di Sensibili alle foglie, ha presentato al pubblico attento e alla stampa presente il suo libro che parla delle relazioni umane che avvengono sempre più frequentemente attraverso dispositivi digitali, che abbattono quindi il rapporto umano diretto per lasciar spazio al linguaggio artificiale indiretto. Un progresso sociale e tecnologico che ricama architetture di innovazione ma al contempo crea vuoti relazionali che alimentano la società industriale e non quella umana.

Curcio è un uomo nuovo, diverso e con una visione della vita certamente diversa rispetto a quel passato che lo ha reso noto ai rigori della cronaca; è un uomo che ha pagato il suo debito con la giustizia quale conseguenza dei suoi errori e che oggi vuole lasciarsi alle spalle per costruire attorno a se il frutto dei suoi studi, del suo sapere e della persona nuova che sta cercato di diventare aldilà di quello che è stato.

Il ventennio dalla fine degli anni sessanta all’inizio degli ottanta

L’Italia è stata terreno di un lungo e funesto periodo storico di destabilizzazione sociale a causa di movimenti extraparlamentari di estrema destra e sinistra nati dalle ceneri delle contestazione studentesca del ’68 che misero in atto un tentativo di sovvertire lo Stato italiano, ritenuto politicamente baluardo di un capitalismo che sfruttava e umiliava la classe proletaria. Renato Curcio, nato in un paesino vicino la capitale nel 1941, pose le basi operative ed organizzative di quello che poi risultò essere uno dei principali e longevi gruppi di lotta armata di estrema sinistra ossia le Brigate Rosse. Negli anni che furono chiamati “di piombo” l’Italia dovette ingaggiare una vera e propria lotta senza quartiere per porre fine alla stretta violenta e sanguinaria del gruppo numeroso e disseminato in tutta la penisola di militanti delle BR. Nel 1974 Renato Curcio fu arrestato e condannato a 28 anni di reclusione. Non avendo personalmente mai ucciso nessuno scontò ugualmente una pena detentiva molto pesante e dopo anni in regime di carcere duro fu rilasciato dopo 21 anni di detenzione.

Angelo Barraco e Paolino Canzoneri

 




ROMA, ANNI DI PIOMBO: RICORDATO IL GENERALE DEI CARABINIERI ENRICO GALVALIGI

Redazione

Roma – Si è svolta questa mattina, alla presenza del Comandante Interregionale Carabinieri “Podgora”, Generale di Corpo d’Armata Ugo Zottin, una cerimonia commemorativa in occasione del 34° anniversario della morte del Generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi, nella piazza a lui intitolata, nel quartiere Ardeatino a Roma. Dopo gli onori militari resi dalla Guardia d’Onore, il Comandante Provinciale di Roma, Colonnello Salvatore Luongo, ha deposto, a nome dell’Arma dei Carabinieri, una corona di alloro alla lapide che ricorda l’evento. Presenti il figlio del Generale Galvaligi, Paolo, Colonnello dei Carabinieri, e il Questore di Roma, Dott. Nicolò D’Angelo. Don Donato Palminteri, cappellano militare della Legione Carabinieri “Lazio”, ha poi imposto la benedizione seguita dalla preghiera del Carabiniere.

Nato a Solbiate Arno (Varese), l’11 ottobre del 1920, il Generale Enrico Galvaligi fu ucciso, durante i così detti "anni di piombo, la sera del 31 dicembre del 1980 da un commando di terroristi delle Brigate rosse.

Nel dicembre del 1980 il generale Galvaligi si occupò di dirigere, da Roma, un'operazione delicata: in seguito a una rivolta scoppiata nel carcere di Trani per mano di alcuni esponenti dell'eversione armata, egli ordinò ai GIS, un reparto speciale dei Carabinieri, di stroncare la sommossa con un blitz, che si concluse senza spargimento di sangue.I terroristi decisero quindi di vendicare quella sconfitta e di attaccare l'importanza simbolica dell'incarico che Galvaligi ricopriva.

Pochi giorni dopo, esattamente il 31 dicembre 1980, Galvaligi fu ucciso nell'androne del palazzo ove risiedeva a Roma, da due terroristi delle Brigate Rosse, Remo Pancelli e Pietro Vanzi, che si erano finti fattorini di un corriere espresso, arrivati a recapitare una strenna di Capodanno. Il comunicato di rivendicazione collegava l'assassinio al sequestro del giudice D'Urso

 

Il generale Galvaligi è stato insignito di Medaglia d’Oro al Valor Civile, alla memoria, con la seguente motivazione: “Addetto all’Ufficio di Coordinamento dei servizi di sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena, in un momento caratterizzato dal riacutizzarsi della violenza contro l’intero sistema carcerario da parte della criminalità eversiva organizzata, perseverava, nonostante le ripetute minacce a lui rivolte, nella propria missione con assoluta dedizione e sprezzo del pericolo in difesa delle istituzioni e nell’interesse della comunità. Nel corso di proditoria imboscata, tesa con estrema efferatezza da gruppo di terroristi, veniva trucidato con numerosi colpi d’arma da fuoco esplosigli da distanza ravvicinata, sublimando col supremo sacrificio una vita spesa al servizio della collettività”.