VERGOGNOSA COSCIENZA

di Chiara Rai

Adesso ci si erge tutti a paladini e difensori dei presunti assassini. Adesso si cerca di mettere in discussione delle prove scientifiche anche se non vi sono dubbi che sulle mutandine e i leggins della piccola Yara, una bambina, sono state ritrovate delle tracce biologiche che si riferiscono ad "ignoto 1" personaggio che adesso ha un volto e un nome: Massimo Giuseppe Bosetti. Una indagine che non ha precedenti nella storia giudiziaria italiana. Si è vero, le soglie della discrezione sono state varcate, Alfano ha esagerato, ma esiste non una presunzione d'innocenza bensì di colpevolezza.

Non vogliamo dire che questa persona è un mostro? Allora non lo diciamo.

Eppure quanti ricordano come è morta Yara? Seviziata e lasciata agonizzante a morire di freddo. Scomparsa il 26 novembre 2010 all'uscita dalla palestra di Brembate, Yara Gambirasio è stata ritrovata tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola, ad una decina di chilometri dal paese di Brembate di Sopra nel bergamasco. Yara era una bambina che aveva un futuro davanti, Yara era spaventata, ricorda il fratellino, da un uomo col pizzetto. Yara è morta e la prova del dna ha immortalato il presunto assassino Bosetti.

Quanti di noi ha figli? Fermiamoci un attimo a pensare quali sentimenti possono aver provato quei genitori quando è stato trovato il corpo della loro bambina che è morta da sola al freddo per colpa di quell'ignoto che l'ha lasciata ancora viva in mezzo ad un campo di notte e se ne è andato probabilmente a casa a giocare con i suoi cani e con i suoi figli.

A volte ci dovremmo vergognare e rimanere in silenzio. Quello che possiamo fare è pregare per la famiglia di Yara e se la nostra coscienza ci porta a dire che si deve assolutamente tutelare il presunto assassino perché è giusto così, al contempo dovremmo pensare anche a tutelare la memoria di un angelo che è stato ucciso con estrema crudeltà. Vada la presunzione di innocenza ma l'unica anima innocente in tutta questa storia è volata in cielo.




YARA GAMBIRASIO: ECCO COME HANNO PRESO IL PRESUNTO ASSASSINO

di Domenico Leccese

Bergamo – Nella soluzione del caso Yara non ha pesato soltanto il Dna ma pure il "metodo tradizionale"
Non solo Dna. Quella che ha portato i carabinieri del Ros a individuare e a fermare Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore 44.enne accusato di essere l'assassino di Yara Gambirasio, è stata una indagine che si è svolta attraverso metodi tradizionali e che ha trovato conferma del quadro indiziario dalla compatibilità dei profili genetici.


UN GRUPPO DI SOSPETTI

Bossetti rientrava nel gruppo di soggetti che gli investigatori avevano individuato come coloro che potevano essere, in qualche modo, coinvolti nel delitto. Una cerchia piuttosto ampia – perché qualsiasi tipo di legame con la vittima è stato preso in considerazione – e che poi si è progressivamente ristretta.


LA CELLA TELEFONICA

In particolare, sempre secondo quanto è stato possibile apprendere, nel provvedimento di fermo si contesterebbe il fatto che il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è stato trovato il cadavere, nell'ora in cui sarebbe avvenuto l'omicidio. Quindi l'uomo si trovava proprio lì, in un raggio di spazio sufficientemente circoscritto, nel momento in cui Yara veniva ammazzata.

LE POLVERI DI CALCE

Inoltre Bossetti è un muratore e questo ha contribuito ad addensare i sospetti su di lui. Le indagini si sono infatti concentrate, in particolare, su chi all'epoca lavorava nel mondo dell'edilizia: questo a causa delle polveri di calce trovate sul corpo e, soprattutto, nelle vie respiratorie di Yara.

LE  "AMICIZIE" DELL'AUTISTA

Il cerchio si è ristretto ulteriormente grazie ad indagini che si sono concentrate sul quadro relazionale di Giuseppe Guerinoni, l'autista di Gorno morto nel 1999 e "individuato" successivamente come il padre illegittimo dell'assassino. Gli investigatori, attraverso l'acquisizione di decine di testimonianze, hanno cercato di individuare la donna che avrebbe avuto una relazione con l'uomo e, infine, l'hanno trovata: è la madre del presunto assassino.
 

LA MADRE DEL PRESUNTO ASSASSINO – Era emigrata all'inizio degli anni '70 da un comune all'altro, sempre nella zona, forse proprio per sfuggire alla "vergogna" di una gravidanza non desiderata. I carabinieri sono risaliti a lei dopo aver identificato che potrebbero avere avuto una relazione con l'uomo, concentrando comunque le ricerche in quell'area, e le hanno sottoposte a controlli del Dna, insieme a migliaia di altre persone che, per altri versi, avrebbero potuto avere un collegamento con il crimine.
 

IL DNA

I risultati si sono conosciuti solo da pochi giorni e la compatibilità con il Dna delle tracce biologiche trovate sul corpo di Yara ha immediatamente indirizzato i carabinieri sul figlio della donna. A questo punto mancava solo l'ultima conferma, la "prova regina": è stato ricavato il dna di Bossetti – fermato ieri sera per un normale controllo stradale e sottoposto ad alcoltest con l'etilometro – e la compatibilità con il sangue trovato sugli slip della ragazza lo avrebbe definitivamente incastrato. "C'è coincidenza perfetta", assicurano gli investigatori.

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