Roma, impedisce di salire senza mascherine. Aggredito autista Atac

ROMA – Hanno preso a bottigliate l’autobus e aggredito l’autista Atac della linea 88, che gli aveva fatto notare di non poter viaggiare senza indossare le mascherine (obbligatoria) e armati di birre, anche questo vietato. L’inaudito episodio ieri sera, 15 maggio, intorno alle 23. Protagonisti tre giovani ragazzi di nazionalità ecuadoregna, poi arrestati dalla Polizia.

Secondo le prime indiscrezioni, il malcapitato conducente ha notato che uno dei tre balordi ubriachi, saliti in zona Jonio, non aveva il dispositivo individuale. Questione di un attimo, l’invito a mettersela, ma la reazione è stata allucinante. Hanno raggiunto la cabina e colpito ripetutamente. Nella colluttazione, tra spintoni, scaglie di vetro e sangue, l’autista riusciva a mettere in sicurezza la vettura, far scendere i passeggeri presenti e avvertire le Forze dell’Ordine.

Ma l’ira era al culmine e non contenti di aver pestato l’autista, sono scesi dal mezzo e scagliato contro il vetro della porta anteriore una bottiglia, mandando in frantumi il vetro. Gli agenti della Polizia, giunti sul posto immediatamente, hanno dovuto patire non poco per immobilizzare i ragazzi, dai 23 e 26 anni, e procedere all’arresto. 

L’autista, medicato al Policlinico Umberto I, avrebbe riportato un leggero trauma cranico, varie escoriazioni e una contusione al braccio destro, evidentemente per pararsi dai colpi, assestati con assurda violenza. Se l’è cavata tutto sommato bene, considerate le premesse, ma questo non rende meno efferato l’episodio. Che da un lato riaccende i riflettori sulla sicurezza nei trasporti, tema sentito dall’intera categoria, mentre dall’altra riporta alla vicenda, altrettanto assurda, di Federico Maruca, l’ex-autista di Autoservizi Troiani (Roma TPL) rimasto inabile dopo essere rimasto vittima di un’aggressione e per questo licenziato in tronco. Al riguardo, che fine ha fatto la mozione votata in Assemblea Capitolina, che impegnava l’Amministrazione in suo sostegno?  




Il virus entra in Atac, scatta la psicosi. Polemiche sulle mascherine e pulizia mezzi

Il Codiv-19 entra prepotentemente in Atac.
«Caso positivo rimessa Grottarossa», questo il messaggio che
circolava lunedì mattina nelle chat dei lavoratori, «moglie intubata a Rieti –
autista positivo asintomatico – figlio negativo». Il passaparola è dirompente,
come una slavina durante la vorticosa discesa. La tensione sale, qui e negli
altri depositi di superficie e del metroferro. Nessuna comunicazione ufficiale
dell’Azienda, anche se, ai primi rintocchi, funerei, ha subito attivato i
protocolli sanitari e raccomandato ai dipendenti che rientrano di «non sostare
nei locali della rimessa» una volta consegnata «tabella e foglio corsa».

La giornata è interminabile. I lavoratori cercano e si
interrogano su chi, nei giorni passati, ha potuto avere contatti con il
“dipendente zero”. E salta fuori un loro collega che, appena saputa la triste
notizia, informa la centrale operativa e si mette in «malattia preventiva», pur
non avendo né febbre né tosse. Per sua fortuna. Nel frattempo carabinieri e
personale della ASL presidiano la rimessa, una delle più articolate, con
all’incirca 1200 lavoratori, tra autisti, operai, addetti alla mensa e bar e
gli amministrativi. Sono ore concitate, nelle quali si fa largo l’ipotesi di
chiudere la baracca e passare per il momento le linee esercitate al deposito
di Magliana.

La richiesta formale arriva intorno alle 17 dalle RSU Cisl di
Grottarossa: «in virtù delle ultime notizie riguardo alla positività di un
nostro collega», recita la nota inviata tra gli altri al presidente Paolo
Simioni
 e al direttore del personale Cristiano Ceresatto,
«chiedono la totale messa in quarantena di tutti i dipendenti di questa rimessa,
per la salvaguardia della salute dei colleghi stessi, delle loro famiglie
nonché dell’utenza», nella speranza di «diminuire il contagio». «Qualora non venga applicato»,
concludono, «vi terremo responsabili
dell’eventuale aumento dell’epidemia
».

L’istanza rimane però in sospeso, in quei precisi momenti
infatti, si riuniscono in videoconferenza Atac e le segreterie di CgilCislUil e Ugl per
attivare «una polizza assicurativa integrativa per la totalità
dei dipendenti in forza», con l’esclusione di quelli in aspettativa. Che
prevede «un’indennità di 100 euro al giorno a partire dall’ottavo giorno di
ricovero causato da infezione Codiv-19», «un’indennità di convalescenza pari a
3mila auro, corrisposta alla dimissione dall’istituto di cura a seguito di
ricovero» e, infine, il «pacchetto di assistenza post ricovero per gestire al
meglio il recupero della salute e la gestione familiare (es. collaboratrice
familiare, baby-sitter, consegna spesa a domicilio, ed altro)».

«Stiamo cercando soluzioni, in tutte le Aziende», spiegano i
diretti interessati nel comunicato congiunto, «attraverso un tavolo di
trattativa permanente, perché ogni lavoratore abbia la dovuta e necessaria
tutela». Pungenti le reazioni: «Intervento buono ma tardivo, suona come una
resa», commenta un autista, «l’Azienda riconosce implicitamente i suoi errori».
«Siamo in emergenza dal 31 gennaio», dice un altro, «e questi stanno ancora
parlando». Pesante il commento di Claudio De Francesco,
segretario Faisa Sicel: «Troppo facile farlo dopo, la vita degli
autoferrotranvieri costa 30 denari, come Guida. Grazie mille per il funerale
pagato».

Il botta e risposta prosegue, anche quando le stesse
Segreterie regionali annunciano, in tarda serata, la costituzione del Comitato
di Sicurezza Aziendale
 per fronteggiare l’emergenza. «Abbiamo
chiesto», sottolineano, «di intensificare l’igienizzazione su tutti i luoghi di
lavoro e su vetture, treni, metro e tutto il materiale rotabile, facendo un
controllo accurato sulle igienizzazioni, utilizzando i lavoratori volontari
resi disponibili dalla sospensione temporanea delle attività. È stato proposto
di valutare la possibilità di sanificare le metropolitane prima dei cambio
turno del personale e i bus in piazza, utilizzando turni di lavoro il più
possibile compatibili con la riduzione dei contatti». Inoltre, «sono stati
richiesti i kit guanti e mascherine, gel igienizzante per tutti i lavoratori
front-line, officine e anche per i lavoratori dell’indotto che igienizzano gli
ambienti».

«Prevenire è meglio che curare», riprende il segretario De
Francesco, «lo avevamo detto prima che scoppiasse la pandemia. Bastava
semplicemente sanificare tutti i bagni e parco mezzi a ogni capolinea. Mentre
invece non si è fatto niente, non si è intervenuti per tempo a fornire i lavoratori
con mascherine e guanti. Anzi», ricorda, «era uscita una disposizione dove si
diceva che l’uso delle mascherine metteva in allarme i cittadini. Questa è
l’incapacità manageriale messa dall’attuale Amministrazione: ad oggi i bagni ai
capolinea sono fatiscenti». Le immagini e i video al riguardo, ricevuti e
montanti dalla Redazione de l’Osservatore, lasciano effettivamente perplessi.
Nell’analizzarli si denota una carenza nella pulizia delle vetture – metro e
bus – e dei bagni aziendali, tanto da giustificare l’allarme del personale.

I riflettori quindi si spostano in Campidoglio.
Nella diretta facebook la Sindaca Raggi afferma: «Sto sentendo
la Protezione Civile regionale e nazionale per ottenere un
primo stock di mascherine per le forze dell’ordine e gli autisti. Sapete come
tutta Italia sia alla ricerca di queste mascherine che stanno arrivando un po’
per volta». Immediata la risposta di Svetlana Celli, consigliera
comunale e capogruppo della lista civica RomaTornaRoma. «L’uscita
della Sindaca ci sembra oltre modo tardiva», esordisce. «Il caso dell’autista
Atac della rimessa Grottarossa riaccende i fari sulle criticità dei dipendenti
aziendali front-line. È un campanello d’allarme, ma non del tutto
inaspettato. Sono giorni e
giorni che insieme ai rappresentanti sindacali e alle associazioni e ai
comitati di pendolari chiedono mascherine e guanti, nel rispetto dei protocolli
sanitari, delle direttive del Governo e della Regione Lazio
. Perché
i loro appelli sono rimasti inascoltati?»

«Mentre a tutti i dipendenti è stato consegnato il gel
antibatterico», sottolinea, «sembrerebbe che le mascherine siano state fornite
ai soli macchinisti e ai capitreno delle ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo,
e per giunta sbagliate, tanto che l’azienda le avrebbe sostituite di corsa. Per
tutti gli altri poi consegne al lumicino: nessuna protezione per autisti,
macchinisti delle metropolitane e della Roma-Giardinetti,
capistazione, agenti di stazione, bigliettai, verificatori e ausiliari del
traffico». E annuncia un’interrogazione urgente sulle «misure a
protezione dei lavoratori e le modalità e tempistiche della igienizzazione e
sanificazione di treni, bus, tram e filobus».

Ma oltre alle mascherine inesistenti o sbagliate, nelle
ultime settimane si è fatto largo un altro problema che investe gli autisti
stessi: «Le direttive hanno imposto la chiusura dei bar e delle altre attività
di ristorazione per contenere il contagio», racconta un conducente. «Bene, ma
nessuno si è preoccupato di provvedere all’installazione di bagni chimici ai
capolinea sprovvisti dei servizi igienici aziendali, e sono numerosi, in
sostituzione a quanto gentilmente offerto dai commercianti, ora chiusi». E come
fate? «Laddove è possibile utilizziamo i bagni di Cotral, fino a
quando ce lo consentirà, altrimenti avvisiamo la centrale operativa e andiamo
alla rimessa più vicina. Pensate a come si possono sentire le nostre colleghe».

All’indomani iniziano le operazioni di igienizzazione nei
locali della rimessa di Grottarossa. Ma numerose sarebbero le assenze per malattia,
secondo le indiscrezioni circa 500 gli autisti sarebbero rimasti a casa, quasi
il 50%. I timori sono comprensibili, del resto i contagi sono in aumento nel
territorio laziale e le previsioni sono piene di incognite. «I tempi per uscire
dall’epidemia di coronavirus non saranno brevi e molto probabilmente la data
del 3 aprile verrà superata», afferma l’assessore alla Sanità
e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio Alessio D’Amato.
«Sul 3 aprile come data di ripresa di una vita normale non si può prevedere con
certezza. Ma penso che questa data verrà superata».




Atac, le opposizioni al Sindaco: “Perché quei 60 nuovi bus fermi a Bologna?”

A tre giorni dalla seduta della commissione mobilità, incentrata sull’atavico problema dell’aria condizionata nei bus Atac e RomaTpl, intervengono le consigliere capitoline Svetlana Celli, capogruppo della Civica RomaTornaRoma, e Ilaria Piccolo del PD. “Delle 227 vetture nuove, che dovevano arrivare in base alla gara assegnata con Consip, 60 sono ferme in un deposito di Bologna. Per quale motivo?”

Le consigliere capitoline Piccolo e Celli

“La triste novità – attacca il comunicato congiunto – è emersa durante la seduta della commissione. Quei sessanta bus non riuscirebbero ad essere messi in servizio per motivi burocratici. Ma quali siano i problemi specifici e quali i tempi per farli arrivare finalmente a Roma non è dato sapere. Dire che in città servano bus è ormai una banalità, considerando i pochi in servizio e le centinaia di segnalazioni per guasti che si registrano ogni giorno. Non riescono ad arrivare a Roma neppure i 70 presi in affitto da Israele, le cui disavventure sono ormai un genere letterario. Ma perché in una città in grande sofferenza sui trasporti, la Giunta Raggi non riesca a indovinarne una e i nuovi bus non riescano ad arrivare in città resta un mistero”.

Le consigliere annunciano la presentazione di un’interrogazione urgente scritta direttamente alla Sindaca Raggi. Un atto necessario per “capire le ragioni dei 60 bus fermi a Bologna – spiegano – e la sorte degli 167 di cui non si sa più nulla. Tale situazione ci preoccupa per lo stato e la qualità del servizio ai romani e per le destini del Piano Industriale aziendale, che vede come ‘pilastri’ proprio l’aumento dei Km offerti e l’arrivo di nuovi autobus. Un Piano più che mai necessario per l’omologazione del concordato di Atac”.

“Vista la perdurante assenza nelle commissioni del Presidente Atac – conclude il comunicato -, che evidentemente non ama il contraddittorio e non viene a riferire non tanto a noi ma alla città, dal momento che siamo degli eletti e dei rappresentanti dei cittadini, speriamo così di fare un po’ di chiarezza e di capire cosa stiano facendo in Campidoglio per accelerare le procedure e dare a Roma i nuovi bus tanto attesi”.

Il testo dell’Interrogazione