Roma, trasporti, Campidoglio alla prova dei fatti: si votano le mozioni per la Giardinetti e Lido

ROMA – Da oggi pomeriggio fino a giovedì prossimo, l’Assemblea Capitolina è chiamata a esprimersi anche in merito alle mozioni incentrate sui trasporti pubblici, presentate dalle opposizioni.

Tre i provvedimenti calendarizzati, due riguardano la riapertura della tratta ferroviaria Centocelle-Giardinetti (e il ritorno dell’unilinea 105)sulla Casilina, la terza prevede il potenziamento del servizio del mare, in X Municipio, e il rafforzamento «del presidio fisso del personale dell’azienda di trasporto presso la Ferrovia – Roma Lido» nella Stazione Cristoforo Colombo.

IL VIDEO SERVIZIO TRASMESSO A OFFICINA STAMPA DEL 28/05/2020

La prima ad essere discussa, secondo l’ordine dei lavori stabiliti nella riunione dei capigruppo di venerdì scorso, è la mozione n. 220/2020, «impegno, per la Sindaca e la Giunta, a porre in essere ogni iniziativa con Atac SpA e la Regione Lazio al fine di riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti della ferrovia Roma-Giardinetti». Nell’attesa dell’inizio dei lavori di conversione in tranvia e prolungamento, almeno tre anni, finanziati dal MIT con 213 milioni di euro. «Voglio sperare che non manchi il voto favorevole della maggioranza», dichiara la proponente Svetlana Celli, capogruppo della Lista Civica RTR, «che a parole si è detta disponibile».

La stoccata, indiretta, è rivolta al collega M5S Enrico Stefàno, Presidente della commissione mobilità. Il quale, nella puntata di giovedì scorso di Buongiorno Regione, nota trasmissione di Raitre, ha dichiarato di voler intraprendere al riguardo un nuovo dialogo con la Regione. «Anch’essa disponibile», ha fatto notare in quella stessa circostanza Andrea Ricci dell’Osservatorio Regionale sui Trasporti, parte integrante del Coordinamento Roma-Giardinetti. Insieme a Legambiente Lazio: «Ben venga ogni nuovo progetto di ferrovie, metropolitane e tram» sono state le parole del Presidente Roberto Scacchi, «ogni soldo speso per la cura del ferro a Roma è importante, nel frattempo però, dato che questi progetti vedranno la luce tra qualche anno, dobbiamo ottimizzare quello che abbiamo. Il Comune deve assumersi la responsabilità di formulare un atto concreto per riportare il treno a Giardinetti».

«La cura del ferro è fondamentale per valorizzare i quartieri periferici e per risarcire le discontinuità spaziali e ridurre le diseguaglianze sociali rispetto al centro della città», rincara Fabio Brandoni, Presidente del Circolo Legambiente “Si può fare” del Municipio V, «invito, per questo, l’Amministrazione Comunale tutta ad ascoltare la richiesta dei tanti cittadini e delle associazioni che vivono questo territorio, che non si aspettano altro di veder attuare quelle politiche per la sostenibilità delle quali tanto si parla in questi tempi e che rischiano di rimanere solo dei proclami elettorali».

Da un lato la pressione delle associazioni e degli abitanti del Municipio VI, «territorio che ha fame di trasporti», ricorda l’associazione TraspoprtiAmo, dall’altra il lasciapassare della Regione e la necessità di garantire il distanziamento fisico sui mezzi di trasporto. «Necessario dopo la pandemia», aggiunge la consigliera Celli, «tanto più che la riattivazione consentirebbe un collegamento diretto con Termini senza scambio a San Giovanni dove si sono registrati picchi di assembramento».

In mezzo la maggioranza Capitolina che, al netto della levata di scudi, deve far capire quali sono le sue vere intenzioni. L’approvazione di questa e della successiva e analoga mozione del PD (a firma dei consiglieri Pelonzi, Piccolo, Zannola e Baglio), col la quale chiedono inoltre la riattivazione dell’unilinea Atac n.105 Termini-Grotte Celoni, «unificandola con la attuale linea 106», potrebbe essere considerata una buona partenza. Sempre se la compagine amministrativa vuole davvero il dialogo istituzionale e arrivare alla riapertura della Centocelle-Giardinetti. Tre chilometri di ferrovia, abbandonati, mentre la Metro C e la Casilina scoppiano.

Dai trasporti del VI Municipio a quelli del X, il passo è breve. L’ultima mozione di merito, la numero 236/2020, sempre del PD, impegna nello specifico l’Amministrazione a predisporre: «un potenziamento maggiore in questa fase ancora emergenziale delle linee Mare del Tpl rispetto agli anni passati, perché sia evitato il sovraffollamento nelle vetture garantendo così l’accesso e la fruizione delle spiagge nella massima sicurezza», «il rafforzamento del presidio fisso del personale dell’azienda di trasporto presso la Ferrovia – Roma Lido (Stazione Cristoforo Colombo), al fine di garantire in modo migliore il contingentamento degli accessi e la gestione dei flussi nella stazione» e «un piano di sicurezza che preveda la presenza della Protezione Civile e delle Forze dell’Ordine al fianco della Polizia Locale per garantire l’efficacia, anche in condizioni di eccessivo afflusso di viaggiatori, del rispetto delle normative di distanziamento per l’accesso ai bus, a tutela dei viaggiatori degli operatori del trasporto pubblico locale».

In considerazione al fatto che «la gestione dei flussi», recita il documento, «nel caso specifico delle Ferrovie Roma Lido e Roma-Viterbo, è stata affidata agli Operatori di Stazione/Gestione della Struttura Stazioni, con ulteriori precisi compiti svolti da una task force composta dal personale di verifica. Tali compiti prevedono il contingentamento anche a bordo dei mezzi, separazione dei flussi di entrata e di uscita e rispetto delle regole comportamentali da parte dell’utenza. E che «nella struttura della stazione Colombo sono già presenti locali dedicati e pronti ad accogliere il personale». In previsione di un «numero maggiore di cittadini, rispetto agli scorsi anni» che «sceglierà di trascorrere le proprie vacanze sul litorale laziale» e nelle spiagge «di Ostia, Castel Porziano e Capocotta».  




Roma-Giardinetti, primo via libera del MIT. La Regione disponibile alla riattivazione

Come preannunciato dal sottosegretario ai Trasporti Salvatore Margiotta, il decreto per l’assegnazione dei fondi al progetto di conversione in tramvia e prolungamento della Roma-Giardinetti è in dirittura d’arrivo. Giovedì, 21 maggio, l’intesa nella seduta della Conferenza unificata Stato-Regione, presieduta da Francesco Boccia, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie.

«Intesa, ai sensi dell’articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, sullo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e della Sentenza della Corte Costituzionale 7 marzo 2018, n. 74», recita il report pubblicato ieri,  «recante il riparto delle risorse di cui all’art. 1, comma 1072, della Legge 27 dicembre 2017, n. 205, ed utilizzo delle risorse del Fondo di cui all’art. 1, comma 95, della Legge n. 145/2018 destinate al trasporto rapido di massa: assegnazione contributo per la realizzazione dell’intervento “Linea Termini-Giardinetti-Tor Vergata (linea tramviaria) – Soluzione a scartamento ordinario».

«La ferrovia Termini-Giardinetti diventerà una vera e propria tranvia veloce: la nuova linea G. Ed arriverà fino a Tor Vergata. Ok da MIT e Conferenza unificata al finanziamento: oltre 213 milioni per realizzare nostro progetto», sono le entusiaste parole della Sindaca Virginia Raggi. «È un impegno costante fin dal nostro insediamento, qualcuno distrugge, altri ricostruiscono», chiosa Enrico Stefàno, Presidente della Commissione Mobilità, «un’opera che, come ho avuto già modo di affermare, sarà strategica, in quanto abbiamo previsto da una parte l’arrivo alla Stazione Termini e dall’altra il prolungamento verso l’università di Tor Vergata, il Policlinico, l’Agenzia Spaziale Italiana, in una prima fase e, successivamente, verso la Banca d’Italia e l’uscita della A1 Torrenova, garantendo così un collegamento efficace tra il Policlinico Casilino e il Policlinico Tor Vergata, a vantaggio di lavoratori, studenti e utenti degli ospedali».

Ma ci pensa Eugenio Patanè, Presidente della Commissione Trasporti alla Regione Lazio, a raffreddare gli animi e far tornare alla realtà la maggioranza pentastellata. «Circa due anni fa, appena insediata, l’Amministrazione di Roma Capitale ci chiese», sono state le sue parole al meeting sulla linea organizzato dal Pd, «di trasferire al Comune la proprietà della ferrovia. Non avevamo grossi problemi in merito, ma dicemmo all’allora Assessora Meleo di farci capire quali fossero le loro intenzioni, quali gli obiettivi prefissati. L’assessore Mauro Alessandri inviò a tal proposito una lettera ma non arrivò mai una risposta».

La ricostruzione dell’esponente della Pisana prosegue, e non mancano le incongruenze e i colpi di scena: «Soltanto questa mattina [lunedì 18 maggio, ndr] l’assessore Calabrese ha scritto ad Alessandri, dicendogli di incontrarci per condividere con voi, la Regione Lazio, il progetto di riqualificazione e portarlo all’attenzione del Ministero. Ora», rimbecca Patanè, «l’assessore risponderà, è ovviamente disponibile al qualsiasi confronto, ma nel frattempo è bene dire che le notizie pervenuta dal Comune sono state ufficiose, nulla di ufficiale. Cioè, hanno progettato una cosa che è di proprietà di qualcun altro: è un procedimento bislacco, concordato con chi non si sa, ma certo in assenza della Regione Lazio, tecnicamente proprietaria dell’infrastruttura. Parlano di metro G, ma in realtà si tratta di una semplice tramvia. La cosa certa di questa importante opera è che noi non abbiamo saputo nulla per un anno e mezzo. Abbiamo avuto un buco comunicativo con il Comune, abbiamo ricevuto notizie soltanto tramite comunicati e conferenze stampa».

Sulla riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti, invocata dai cittadini, associazioni e comitati, indispensabile specialmente ora, con il distanziamento sociale e la Metro C in perenne sofferenza, il Comune fa spallucce. «La Regione è disponibile alla riattivazione», chiarisce Patanè, «aspettiamo un segnale da Roma Capitale». Nell’attesa dell’avvio dei lavori, tra tre o quattro anni. A conclusione del meeting si è tolto un altro sassolino: «Quando diciamo che la situazione di Roma è disastrosa e che l’interlocuzione con l’Amministrazione non c’è, non lo diciamo per propaganda. È la realtà. Ci sono 90milioni di euro fermi nel bilancio della Regione per il prolungamento della Linea B da Rebibbia a Casal Monastero, ma ne potrei citare altre di opere in attesa di essere attivate».  




Roma, bus a noleggio per integrare metro. Ma restano chiusi i binari della Giardinetti

Attive da questa mattina, in concomitanza con l’avvio del secondo step della Fase 2, le quattro linee Express effettuate con una flotta composta da 70 pullman privati Gran Turismo, finalizzate a integrare l’offerta del trasporto pubblico nelle ore di punta. Scelta annunciata nei giorni scorsi dalla Sindaca Virginia Raggi, messa a punto attraverso la sinergia tra Dipartimento Mobilità di Roma Capitale, Roma Servizi per la Mobilità e, infine, Atac.

Questo l’elenco dei nuovi collegamenti: S01 (stazione metro B Ponte Mammolo-Termini con fermate in via Tiburtina angolo via di Portonaccio e alla stazione metro B Policlinico); S02 (stazione metro A Anagnina-Termini con fermate alla stazione metro A Colli Albani e alla stazione metro A/C San Giovanni); S03 (stazione metro A Laurentina-Termini con fermate in piazza dei Navigatori e in piazza San Giovanni in Laterano); S04 (stazione metro B Ponte Mammolo-stazione metro A Subaugusta con fermate in viale Palmiro Togliatti angolo via Prenestina e in viale Palmiro Togliatti/stazione metro C parco di Centocelle).

Sono attive, in questa prima fase, dalle 5.00 alle ore 9.00 ed effettuano solo due fermate nelle località principali e di interscambio «per dare una valida e veloce alternativa alle linee di metropolitana», spiegano da via Prenestina. «Consente», prosegue la nota dell’Azienda Capitolina, «di raggiungere rapidamente il Centro partendo dai nodi di interscambio di metro A e B, dove arrivano numerose corse delle linee bus periferiche Atac e RomaTpl e i servizi regionali di Cotral». A bordo è possibile utilizzare biglietti e abbonamenti Metrebus validi nella zona tariffaria “A”.  

«Grazie a questi mezzi garantiremo un potenziamento determinante sul servizio metro negli orari più critici», sottolinea l’assessore alla Città in Movimento Pietro Calabrese, «ci aspettiamo un incremento della domanda sulla rete tpl periferica, con queste vetture andremo a garantire circa 18mila chilometri al giorno in più di servizio su specifiche direttrici. Andiamo così a sostenere maggiormente i flussi dei viaggiatori nei nodi di scambio».

Ma non mancano i disappunti. Renzo Coppini, Segretario Regionale Fast-Confsal, rivolge al Campidoglio una serie di interrogativi: «come ha potuto pensare di prendere questa decisione senza il coinvolgimento delle parti sociali e delle associazioni aziendali e dei Pendolari? Le ferrovie concesse sono state prese in considerazione? Come è ricaduta la scelta su alcune società anziché su altre? Qual è stato il criterio? Al personale quale contratto sarà applicato? Quante ore di lavoro? Saranno rispettate tutte le norme di sicurezza? I DPI sono già stati consegnati? Le igienizzazioni sono garantite?».

«L’idea è ottima, ci guadagnano tutti», commenta il noto blogger Mercurio Viaggiatore, «ma il Comune seleziona solo 70 fortunati, mentre Atac continua a svolgere un servizio molto al di sotto delle sue potenzialità (ha almeno 1.700 bus in grado di circolare, su oltre 1.900 in suo possesso, mentre ogni giorno ne sta mettendo su strada 1.300 al massimo). Oltre al danno la potenziale beffa: se (e dico se) il servizio ridotto è imposto dal Comune, Atac incassa lo stesso anche per tutti i km che il Comune gli “impedisce” di effettuare». In definitiva, conclude, «il servizio resta mediocre, c’è un maggior esborso di denaro pubblico con risultati insufficienti, e solo 70 “eletti” porteranno a casa qualcosa in questo periodo di crisi profonda».

Sarebbe Autoservizi Troiani, secondo i bene informati, già consorziata di RomaTpl, l’affidataria di dei nuovi chilometri, assieme a un’altra società di gran turismo. Il condizionale è d’obbligo, perché il Campidoglio ancora non ha reso noto i termini del contratto e i nomi della ditte beneficiarie. Che rappresentano, comunque sia, il terzo gestore del TPL romano, il secondo privato. Seppur temporaneo.  

La svolta del Comune non è passata inosservata. «Da un lato ci si prodiga per affittare mezzi mentre dall’altra si continuano a tenere chiusi 3 km di un’infrastruttura sostenibile, che possono essere riaperti da subito a un costo irrisorio e far recuperare le vetture destinate alla linea urbana 106, che, tra l’altro, dall’inizio della Fase 2 è in perenne sofferenza, come tutti i trasporti nella direttrice Casilina». Queste le parole del Coordinamento della Roma-Giardinetti, composto da Legambiente Lazio, l’Osservatore Regionale sui Trasporti, TraspotiAmo e Assoutenti-UTP. «Vogliamo la stessa determinazione del Campidoglio per riattivare la tratta Centocelle-Giardinetti, onde scongiurare anche il verificarsi di un danno erariale».

«Dato che Roma Capitale sembra avere fatto un passo indietro, dichiarando abbastanza esplicitamente di essere interessato a prendere in gestione la linea solamente nell’ambito del progetto di potenziamento per la cui attuazione, nel migliore dei casi, bisognerà attendere 6/7 anni, tempi che chiaramente non sono compatibili con le esigenze che l’attuale fase sanitaria ha reso ancor più pressanti, chiediamo alla Regione Lazio di essere coerente e di fare invece un passo in avanti, nel riprendere la responsabilità sull’esercizio della linea finché essa resta nelle sue disponibilità. Siamo stati lieti», conclude il Coordinamento, «che la settimana scorsa la Regione ci abbia comunicato, in una riunione, di essere al lavoro con Atac in questa prospettiva, ora attendiamo una sua attivazione nei tempi brevi».

Appello, rinnovato, che, ovviamente, trova d’accordo Alfredo Trebbi, Presidente del Cdq di Torre Maura, e il Presidente del Comitato Periferie Roma Est, Marco Manna: «Sulla Giardinetti diciamo, se non ora quando? Sosteniamo e condividiamo quest’appello. La Fase 2 deve essere colta come un’occasione per rivedere i collegamenti infrastrutturali del settore trasporto nel nostro Municipio, il VI. Bisogna agire ed in fretta: riaprire subito la tratta Centocelle-Giardinetti è un opera necessaria e sostenibile, perdere ulteriore tempo sarebbe irresponsabile». «Non aver optato per un tracciato ex-novo della Metro C a servizio dell’università di Tor Vergata, del Policlinico, del Policlinico Casilino», rincara Silvio Bruno (CdQ “Centocelle Storica”), «ha comportato che l’accesso a questi servizi avvenga prevalentemente in automobile, aumentando così le problematiche ambientali. Inoltre, si optò a interrompere la linea a Centocelle, non avendo neanche il buonsenso di lasciarla operativa fino alla a Parco di Centocelle, costringendo migliaia di persone a percorrere a piedi gli oltre 750 metri di distanza col sole, con la pioggia, col caldo, col freddo. La riapertura fino a Giardinetti si rende necessaria». «Nell’ottica di potenziamento e integrazione dei trasporti collettivi su ferro in ambito territoriale», chiosa Vincenzo Gambardella (Circolo Pd Ferrovieri), «riteniamo condivisibile l’ipotesi di riattivare l’esercizio della ferroviaria Centocelle-Giardinetti».

Dall’Assemblea Capitolina torna a levarsi la voce della consigliera Svetlana Celli, capogruppo di RomaTornaRoma, «da sempre favorevole alla riapertura della tratta, adesso più che mai. Perché consente un’integrazione sostenibile con la Metro C, la sostituzione delle linee bus 105 e 106, e, fondamentale, di aumentare il distanziamento sociale». E della collega del Pd, Ilaria Piccolo: «Nulla osta alla riattivazione, dopo la necessaria valutazione sullo stato della infrastruttura, ma sono convinta che non dovrebbero esserci problemi».

Sono proprio i nodi di interscambio, le maglie deboli della rete romana, ricettori del pendolarismo interprovinciale e delle zone periferiche. «Effettivamente il carico maggiore si registra in quei punti strategici delle metropolitane e delle ferrovie ex-concesse, come nella Roma-Lido», analizza Roberto Spigai del Comitato utenti della linea per Ostia, «Atac deve iniziare fin da subito a pensare alla riorganizzazione del servizio».

All’alba si sono registrate file e code all’Anagnina e affollamenti anomali nei treni della Linea A, Linea B e Linea C, che paga maggiormente il mancato supporto della Giardinetti. Preoccupato Fabrizio Bonanni del Comitato Pendolari RomaNord: «Nella Roma-Viterbo, allo stato attuale, non è possibile garantire il distanziamento sociale, perché non ci sono controlli, perché gli spazi sui treni e nelle stazioni non lo permettono. Serve un contingentamento serio. Come Comitato stiamo dicendo in tutti i tavoli ai quali partecipiamo che senza un accordo nazionale-regionale con il coinvolgimento delle istituzioni (Regione – Comuni- Atac-Cotral-Trenitalia-aziende-scuole), entro qualche settimana ci sarà il caos perché rientrerà almeno il 70% dell’utenza, da settembre tornano le scuole. E non ce lo possiamo permettere». Nelle prossime ore sarà possibile avere il quadro completo della situazione dei trasporti.




Roma-Giardinetti, Coordinamento Roma Giardinetti: “Ecco come si cancellano 10 milioni di euro (e non solo)”. Si valuta esposto alla Corte dei Conti

ROMA – “Riaprire subito la tratta Centocelle-Giardinetti”. Dal palco del Comitato di Quartiere di Torre Maura arriva, perentorio, l’appello del Coordinamento Roma Giardinetti, condiviso con il comitato stesso, i comitati di Centocelle e Tor Pignattara nonché il Cesmot. “È possibile farlo in dieci giorni ci hanno garantito, seppure in via informale”, dichiarano, “è questione di volontà”.

Lunedì sera il punto con i cittadini del quartiere simbolo, che paga, sotto il profilo economico e sociale, la sospensione dell’esercizio avvenuta nell’agosto 2015. “Il disagio è enorme, lo sentiamo fin dall’inizio”, esordisce Alessandra Vasselli, “per i mancati collegamenti con la metro C e metro A. Quello di Torre Maura è un isolamento forzato, come per altri quartieri. Abbiamo partecipato ad incontri al Municipio VI che oltre le slide, per gli addetti ai lavori, non si capiva nulla. E attendiamo risposte da anni sul ripristino o meno”. “Rispetto a questo tema delicato”, rincara Alfredo Trebbi, presidente del comitato, “abbiamo sentito soltanto la voce della consigliera capitolina Svetlana Celli e quello delle associazioni. L’incontro è nato per questo”.

Sulla riapertura il Coordinamento –
composto dall’Osservatorio Regionale sui
Trasporti
, Legambiente Lazio, Circolo Legambiente ‘Si può Fare’, UTP-Assoutenti e TrasportiAmo – evidenzia che “la tratta Centocelle-Giardinetti non
rappresenta una sovrapposizione della Metro C per la sua capillarità, così come
emerso durante la commissione trasporti del 27 gennaio scorso”. E aggiunge: “prima
della chiusura quella tratta è stata oggetto di importanti lavori. Soldi
pubblici. Bisogna cambiare paradigma di visione per la Roma-Giardinetti, il
ritorno a Giardinetti, subito, senza se e senza ma, deve essere visto con un
importante tassello per combattere i cambiamenti climatici, l’inquinamento, il
traffico e l’intasamento nonché la gravità degli incidenti stradali, capace di
superare l’attuale servizio integrativo bus (Linea 105 e 106). Solo così si va
verso le richieste delle migliaia di persone che hanno animato e animano
tutt’ora i ‘friday for future’ di
Greta Thunberg”. “Troppi anni sono
stati persi”, spiega Omar Cugini,
presidente del Cesmot, “non possiamo perdere questo treno, tanto più in
un’epoca in cui l’inquinamento atmosferico, causato in primis dal traffico
gommato, è diventato un problema grave da non sottovalutare”.

Sul tavolo la mozione promossa dalla
Celli stessa, che riprende i punti salienti del Coordinamento. Oltre alla
riattivazione del servizio da Centocelle a Giardinetti – “e nell’attesa prolungare
l’esercizio fino al Parco di Centocelle in modo da creare un efficiente nodo di
scambio” -, il provvedimento, infatti, impegna l’Amministrazione di farsi
carico della linea, perfezionando il passaggio con la Regione Lazio, e di avviare la revisione generale di 5 elettrotreni
serie Et81, il cui bando di gara (1milione e 400mila euro) è stato assegnato da
Atac nel 2015. “Chiediamo inoltre –
spiega la consigliera – di istituire un Osservatorio per monitorare
l’avanzamento dei lavori, che coinvolga Municipi, comitati, associazioni e
sindacati, simile a quello avviato dalla Regione per la Roma-Viterbo, di interloquire col MIT per il mantenimento dello
scartamento ridotto e di tutelare il personale attualmente in forza alla
Giardinetti, in quanto la tramvia non prevede figure professionali quali
macchinisti, capistazione, manovratori e agenti di stazione. La mozione
rafforza – aggiunge – le battaglie delle associazioni e comitati”.

La conversione dello scartamento della
linea, da ridotto (950mm) a ordinario o tramviario (1445mm), è l’argomento, in
assoluto, a tenere banco. Enrico Stefàno,
presidente della commissione capitolina alla mobilità, ribadisce, in un lungo
video su facebook, pubblicato in risposta all’incontro a Torre Maura, ribadisce
che il cambiamento della larghezza dei binari è una scelta improcrastinabile. “Il
Ministero ci dice”, dichiara, “che è disposto a finanziare il progetto, però
non vogliano più lo scartamento ridotto. E per questo sono disposti a dare più
fondi. È il Ministero che decide. Piuttosto di fare un dibattito infinito, che
avrebbe potuto portare alla chiusura definitiva di questa linea, abbiamo
lavorato da subito per andare incontro alle esigenze del MIT. Sto vedendo,
spiace dirlo, un interesse meramente elettorale di ributtare in ‘caciara’ su
questo argomento”. E apriti cielo.

“La Regione ha fatto la sua scelta”,
taglia corto il consigliere regionale Gianluca
Quadrana
, “investendo e reinvestendo sulla Roma-Lido e sulla Roma-Viterbo:
il Comune e la sua maggioranza facciano lo stesso sulla Roma-Giardinetti”. “Non
amiamo buttare le cose in caciara”, è la replica piccata del Comitato di
Quartiere di Tor Pignattara, che comunque apprezza la disponibilità dell’esponente
cinquestelle. “Noi facciamo originare il problema dalle prescrizioni del MIT. Ci
saremmo aspettati una difesa più ‘feroce’, anche perché, ci permettiamo di
contestare su questo punto Stefàno, se è vero che avremmo perso tempo ‘in
entrata’ a convincere il MIT, è altrettanto vero che i cittadini (che sono
l’unica cosa che conta per noi) ne perderanno molto ma molto di più in uscita
ora, per via delle modifiche che impatteranno in modo severo sul cronoprogramma
dei lavori. Se si fosse scelta la strada della discussione, siamo sicuri che
decine di comitati, associazioni, cittadini ed esperti avremmo sostenuto anche ‘fisicamente’
questo progetto. Per questo siamo convinti che la strada maestra sia farci
sentire direttamente con il MIT”.

“Assistiamo ad un incomprensibile
dilatazione della firma di acquisizione della linea da parte del Comune”,
riprende il Coordinamento Roma-Giardinetti. “Chiediamo alla Regione
(proprietaria della linea) l’immediata convocazione del Comune per la firma di
questo fondamentale passaggio che deve vedere subito dopo il riposizionamento
del capolinea a Giardinetti. Dopo di questo si apra con Associazioni e le
persone un confronto sul futuro della linea”. 

“Ribadiamo l’importanza di non perdere
un importante collegamento su ferro, strategico per la mobilità del quadrante
Casilino”, rincarca il Cesmot, “concordiamo in pieno con i colleghi delle
associazioni, TrasportiAmo, Osservatorio Regionale Trasporti, Legambiente ed
UTP, sulla necessità di intervenire con progetti mirati e di facile
realizzazione, accantonando futuristiche trasformazioni a scartamento
ordinario, che rischierebbero solo di causare una chiusura a tempo
indeterminato con conseguenti  disagi e
spreco di risorse. Come purtroppo sta accadendo in Lombardia con la linea Milano – Desio”.

“Convertire lo scartamento non ha
senso”, sottolinea Massimo Montebello,
ingegnere trasportistico di lungo corso. “Esiste un concetto noto agli ingegneri,
il cosiddetto ‘valore di semina’. In funzione di questo, per evitare
giustamente sprechi di carattere economico e ambientale, è meglio aggiornare
l’esistente, nel caso lo scartamento ridotto. In Italia e all’estero è stato
già fatto. Attivarsi subito per arrivare a Termini, entro sei mesi sarebbe
possibile”. Il materiale rotabile? “Non rappresenta un problema: per il futuro si
possono acquistare rotabili tramviari con un’unica commessa, prevendo per parte
di essi carrelli a scartamento ridotto”. “Sono i viaggiatori che si muovono, che
necessitano del nodo di interscambio modale”, conclude, “nel caso di specie, la
massima integrazione, con i sistemi di trasporto esistenti, si realizza portando
il capolinea a Termini, dove gli utenti del TPL si integrano con la metro A, B,
le altre tramvie, bus, treni, aerei ecc”.

Il Segretario SLM Fast-Confsal Lazio,
Renzo Coppini
, tiene a evidenziare che “rispetto alla Giardinetti, e alle
altre criticità derivate da una gestione opinabile, quali per esempio sicurezza
e orario di lavoro, manutenzioni eccetera, stiamo portando avanti una dura
vertenza con Atac SpA. Migliorare il servizio è doveroso, ma nel rispetto del
personale e dell’utenza, con la quale è fondamentale creare un rapporto
granitico per affrontare e risolvere insieme queste problematiche”.

A conti fatti, sono circa 10milioni di euro le risorse che sono
state impegnate finora sulla Giardinetti. E a rendicontarlo è proprio il
Coordinamento: “circa 3milioni di euro
in tre anni per tratta attualmente sospesa, destinanti al rifacimento degli
attraversamenti stradali, via del Grano, Obi ex-Siropa e via Pietro Belon, e
per il rinnovo dei binari. In più ci sono circa 4 milioni di euro circa serviti per la costruzione della stazione
Giardinetti. Sulla ferrotramviaria attiva, invece, sono stati spesi circa 3milioni di euro per il completo
rifacimento del piazzale di Centocelle,
binari e deviatoi compresi, e circa 1
milione di euro
per il rifacimento dei binari tra Centocelle e Laziali. È
stato messo in preventivo la riqualificazione dell’intersezione di Largo
Alessi, altri 100mila euro. Questo è
quello che siamo riusciti a sapere, intendiamoci. E ora, vogliono smantellare
tutto. Pura follia. Noi diciamo di dare continuità al preesistente,
fattibilissimo, come la logica vorrebbe”.  

Da qui l’idea di presentare un esposto dalla Corte dei Conti e di istituire una “commissione interna di esperti di Tecnica-Economia ed Esercizio dei Trasporti con valore legale”, capace di “predisporre una relazione, con le controdeduzioni al piano paventato dall’Amministrazione di Roma Capitale (smantellamento e adozione scartamento ordinario), da trasmettere e discutere con la Regione Lazio e il MIT. È altrettanto importante”, conclude il Coordinamento, “promuove incontri e manifestazioni per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema”.  

Foto copertina: Giorgio Stagni




Caos Roma-Giardinetti, il personale riporta Comune e Atac alla realtà

È tornato regolare il servizio nella ferrovia Roma-Giardinetti dopo il caos di ieri, 4 febbraio, treni fermi in
deposito fin dall’inizio del servizio, cancelli chiusi e pendolari appiedati.
Una disfatta. Che, comunque, ha avuto il merito di rimarcare l’importanza della
linea e scoperto la vulnerabilità del sistema. “Disposti controlli su
macchinisti non presenti”, faceva sapere Atac,
“dei 48 in organico, cinque risultavano in riposo programmato, sei si sono resi
disponibili per il servizio e 37 hanno prodotto vari documenti giustificativi,
adesso all’attenzione dell’azienda”. Ma la fritta è fatta, lo smacco è
clamoroso, e riecheggia nei corridoi di via Prenestina come in Campidoglio.  

Inevitabili i disagi e le polemiche, forse ancora più pesanti del
disservizio stesso. Dal comitato di quartiere Tor Pignattara, Claudio Gnesi esprime solidarietà ai macchinisti, “a
loro dobbiamo la sopravvivenza della linea. Vanno rispettati e sostenuti.
Sempre”. E aggiunge: “La cosa positiva è che tutta Roma si rende conto di
quanto sia importante questo sistema di trasporto pubblico su ferro in sede
segregata. Il MIT cominciasse a ragionare pensando a quei 7.000.000 di persone
e non a questioni, l’interoperabilità in primis, che, onestamente, lasciano il
tempo che trovano”. “La pilatesca versione di Atac e di Roma Servizi della
Mobilità nel dare la notizia”, rincara Andrea
Ricci
dell’Osservatorio Regionale sui
Trasporti
, “non deve dividere i cittadini dai lavoratori, che mai come
stavolta hanno uno scopo comune. Non siamo i soli ad essere preoccupati per il
futuro. Della linea come dei lavoratori. Certo la disinvoltura di Atac nel
riconvertire in passato i ferrovieri di questa linea ad autoferrotranvieri in
forza sulla metropolitana, che è riportata oggi come una delle ostative alla
riapertura della Centocelle-Giardinetti, ci conferma che molte cose ci sono da
rivedere, ma se il futuro della linea fosse sicuro, nel breve e nel lungo
periodo, questi timori non sorgerebbero”. E Fabrizio Bonanni del Comitato
Pendolari RomaNord
, alle prese con le drammatiche soppressioni giornalieri,
chiosa: “La chiusura della ferrovia rappresenta una sconfitta della mobilità
sostenibile”.

“Non entriamo nel merito della questione”, è invece il commento del Cesmot, “ma quanto avvenuto, qualora
fosse un segnale di disagio da parte del personale, ci preoccupa moltissimo, in
quanto finora né la politica né i sindacati sembrano aver mai sollevato alcun
problema. Al di là delle considerazioni sulla scarsità di personale non
vorremmo che quanto avvenuto oggi sia solo una ‘prova tecnica di chiusura’,
ovvero un modo ‘elegante’ per convincere utenza a migrare verso altri vettori e
fare definitivamente fuori una linea che da anni è vittima del disinteresse
della politica e Delle attuali e ben note inefficienze gestionali di Atac”. Mentre
Roberto Sacchi, Presidente di Legambiente Lazio tuona: “La cura del
ferro è lontana anni luce, e pensare che l’Amministrazione comunale e gestore
hanno raccontato pochi giorni fa l’intenzione di prolungare il trenino della
Casilina, certificando però che non c’è nessun progetto esecutivo e non è
previsto intanto alcun ritorno dei tram a Giardinetti.
Purtroppo sembra evidente che, mentre progetti di tramvie, studi di fattibilità
e magnifici rendering, vengono accatastati nei cassetti delle buone intenzioni
irrealizzate, a Roma continuiamo a perdere pezzi di mobilità sostenibile e
quindi di qualità della vita”.

“I lavoratori della Giardinetti hanno riportato Roma Capitale alla realtà,
a quelli che sono i problemi e le esigenze attuali del servizio”, sottolinea la
consigliera comunale Svetlana Celli
(RomaTornaRoma), “lontani dalle futuristiche slide mostrate l’altro giorno in
commissione Mobilità. Dove, tra l’altro, diversamente da quanto dichiarato dalla
maggioranza in Aula, non sono stati affrontati i temi trattati nella mozione
che avevo presentato. E cioè: trasferimento proprietà a Roma Capitale, riapertura
tratta Centocelle-Giardinetti, revisione generale di 5 elettrotreni, certezze
al personale e istituzione di un Osservatorio”.

È il Segretario Regionale SLM
Fast-Confsal Renzo Coppini
a dare una spiegazione: “Quella di Atac non è
stata una programmazione intelligente. Si sono accavallati concorsi interni per
formare nuovi capitreno e macchinisti da destinare alle metropolitane e
ferrovie, senza aprire una finestra al personale della Giardinetti, nel
rispetto dell’anzianità di qualifica”. Al centro gli accordi degli ultimi anni sottoscritti
da Atac e Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Che stanno “saturando l’organico in quelle
linee”, obietta l’associazione TrasportiAmo
nel comunicato diventato il manifesto della protesta, “e non consente il
trasferimento del personale della Giardinetti. Sono almeno tre anni che si
discute della conversione della linea ferroviaria in tramvia”, rileva, “sistema
che non prevede talune figure professionali. Atac sapeva, Roma Capitale sapeva,
la politica sapeva e i sindacali pure, ciò nonostante hanno fatto spallucce”. Dove
finiranno, visto che né in metro né nelle ferrovie ci sarà posto? In esubero? “Situazione
in confusione”, riprende Coppini, “è da un anno che consigliamo all’Azienda di
prendere seriamente in considerazione questa problematica e quella legata alle
abilitazioni alle ex-concesse. Che, adesso, con ANSF, devono essere nuovamente certificate”.

Un cortocircuito, insomma, tutto aziendale. L’Assessore alla mobilità Pietro Calabrese ha cercato di gettare
acqua sul fuoco. “Voglio pertanto rassicurarli tutti personalmente”, queste parole
pronunciate a margine del vertice con Atac, “l’azienda di trasporto pubblico assicurato
che saranno garantiti tutti i livelli occupazionali. Non c’è alcun presupposto
di un nuovo blocco. Dopo aver ricevuto le prescrizioni da parte del Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti siamo impegnati nelle fasi di modifica del
progetto. Lo presenteremo entro aprile e, appena avremo la validazione dal Mit,
l’iter burocratico sarà concluso, quindi l’Amministrazione potrà dare incarico
ad Atac di procedere con tutti gli atti necessari e conseguenti, comprese le
qualifiche a macchinisti metro per i lavoratori della Termini-Centocelle.
Questo è il motivo per cui non è stato possibile dare seguito amministrativo
alle istanze dei lavoratori”.

Per ora tregua. Forse. Oggi e domani incontri serrati con le
Organizzazioni Sindacali per cercare una soluzione, ma l’ultima parola spetterà
ai macchinisti. E, intanto, proprio sul progetto di ammodernamento, il Coordinamento Roma-Giardinetti, riunitosi
presso la sede di Legambiente, fa sapere di essere pronto a interfacciarsi con Ministero
e Regione al fine mantenere il progetto così com’è stato presentato e di
istituire un comitato scientifico, composto da tre tecnici del settore.




Roma-Giardinetti, c’è attesa per la Commissione Mobilità di questa mattina

Mozione ritirata e discussione sulla ferrotramvia Roma-Giardinetti sospesa fino a questa mattina, lunedì 27 gennaio, giorno in cui la commissione mobilità, presieduta da Enrico Stefàno, tratterà la delicata questione. Venerdì pomeriggio l’accordo – a distanza – maturato durante l’Assemblea Capitolina, tra l’esponente cinque stelle e la consigliera civica Svetlana Celli (RomaTornaRoma), firmataria del documento. Una tregua più che un accordo, infatti quest’ultima chiarisce subito a chiusura del Consiglio: “Sono pronta a presentarla di nuovo, se non venissero affrontati tutti i punti che chiedevamo e che sui quali i cittadini aspettano risposte”. Chiaro il messaggio.

Nel preambolo
spiega che “la mozione è stata presentata il 18 dicembre scorso e recepisce le
istanze e le preoccupazioni dei cittadini, delle associazioni e dei lavoratori
della linea, limitata a Centocelle dal 3 agosto 2015”. Un provvedimento contro
il quale la Celli esprime un giudizio negativo, “perché tale sospensione ha
annientato il commercio, la percorrenza e la vita sociale nei quartieri come Torre Maura e Giardinetti. E perché quella stessa tratta, che potrebbe sembrare un
doppione della Metro C, è stata poi
sostituita con servizio bus. Cioè, si tiene chiuso un sistema con un impatto
ambientale minimo e contestualmente si attiva un servizio integrativo con bus a
diesel, meno rapido, capiente e sostenibile rispetto al treno”. Un controsenso,
considerati i divieti alla circolazione per i veicoli emanati a ripetizione negli
ultimi giorni.

In Aula le
associazioni RomaMobilitaRoma, TrasportiAmo e UTP-Assoutenti, capitanate da Andrea
Ricci
dell’Osservatorio Regionale
sui Trasporti
, che coordina il tavolo congiunto sulla ferrovia. Composto inoltre
da Legambiente Lazio, Sferragliamenti dalla Casilina-Odissea
Quotidiana
e dai Comitati di Quartiere di Tor Pignattara e Torre Maura,
presieduto da Alfredo Trebbi che, presente
insieme ad altri attivisti, il giorno prima aveva lanciato un appello, lapidario,
proprio dalle colonne de L’Osservatore: “toglieteci
dall’isolamento
”.

È un “argomento
sentito quello della Roma-Giardinetti”, rimarca la consigliera a microfoni
aperti, “conosciuto da questa maggioranza che si è adoperata, non lo metto in
dubbio, per presentare il progetto di potenziamento e di prolungamento, da un
lato verso Termini dall’altra verso Tor Vergata, di inserire il progetto nel
PUMS e di chiedere i finanziamenti al Ministero dei Trasporti. Un lavoro
lodevole, considerevole e condivisibile. Ma la maggioranza si è dimenticata del
presente; si è dimenticata di affrontare il quotidiano. Ci troviamo oggi
davanti a una infrastruttura diventata, purtroppo, l’ombra di se stessa –
affonda -, abbandonata, soffre in maniera pesante, si trascina a stenti e va
avanti solo grazie alla professionalità dei lavoratori aziendali, che
dovrebbero ricevere l’encomio per quello che fanno. Ma ora i loro sforzi non
bastano: il materiale rotabile è quel che è, anche tecnicamente superato,
adatto a un museo ferroviario”.

“Volete
parlare del potenziamento, ma allo stesso tempo questa Amministrazione deve
ancora definire l’acquisizione di questa infrastruttura da parte della Regione Lazio. E si sta perdendo tempo.
Ho visto, dopo la presentazione della mozione la convocazione, da parte del consigliere
Stefàno, di una commissione su questo tema. Che ringrazio anche. La Regione si
è resa disponibile alla cessione, lo ha dichiarato oramai in tutte le salse,
sta aspettando un segnale di Roma Capitale”.

“Ma al di là
del dibattito politico, che interessa a pochi, vorrei soffermarmi sul valore
reale di questa linea per il Municipi V e VI, convinta che i sistemi su ferro
vanno mantenuti, che la Roma-Giardinetti lavori in perfetta sintonia e armonia
con la metro C. E quindi, non chiediamo con forza alcuni punti strategici:
acquisire la linea dalla Regione, prevedere la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti
e prolungare, nell’attesa, l’esercizio della Giardinetti a Parco di Centocelle,
in modo da creare appunto un nodo di scambio con la metropolitana, avviare gli
interventi di revisione generale su cinque elettrotreni e i stituire un
Osservatorio permanente presso Roma Capitale, aperto alle associazioni,
comitati e ai cittadini, insieme alle Organizzazioni Sindacali per monitorare i
lavori, come la Regione ha fatto con la ferrovia Roma-Viterbo, e di adoperarsi
con il Ministero dei Trasporti per finanziare il progetto, così com’è stato
presentato”.

“Si è costituito
un tavolo per questo di lavoro tra l’Osservatorio Regionale sui Trasporti,
Legambiente e le altre associazioni del settore, si sono incontrate lo scorso
14 gennaio: condivido le loro osservazioni, questa linea mantiene le sue
potenzialità se resta tale, se il tracciato resta quello attuale. Il loro
slogan è ‘nonunchilometrodimeno’ e hanno ragione, perché alternative a quel
tracciato non ce ne sono, smantellare il presente farebbe aumentare i costi e
rischia di allungare i tempi. C’è bisogno di ferrovie, tram e metropolitane.
Roma ha bisogno di ferrovie, tram e metropolitane, di una rete di trasporto
sostenibile e integrata alla mobilità dolce. Ricordo infine che questa mozione
è necessaria anche per dare un futuro ai lavoratori”.

Dalla
maggioranza è il presidente della commissione mobilità Stefàno a prendere la
parola: “Chiedo alla consigliera Celli di ritirare la mozione, in caso
contrario il nostro voto sarà negativo. E spiego il perché: mozioni con il
medesimo contenuto, con le stesse indicazioni ne abbiamo votate in Assemblea
circa una decina. Abbiamo fatto di più, parte di quanto scritto nel documento
lo abbiamo scritto nel PUMS, approvata lo scorso agosto, nel frattempo c’è
stata anche un’evoluzione. Il Ministero dei Trasporti sulla Roma-Giardinetti ha
detto che ci piace la vostra idea, però dovete portare la vostra infrastruttura
a scartamento ordinario, come gli altri tram, prescrivendo l’aggiornamento del
progetto. Ne parleremo in commissione”.

La proposta viene accolta dalla Celli, dopo un breve consulto con gli esponenti delle associazioni e del Comitato di Quartiere, però a condizioni che “i temi della mozione saranno discussi in commissione”, sottolinea. “Il problema è che voi in tre anni e mezzo avete cambiato l’assessore ai trasporti, e se effettivamente l’assessore precedente Meleo avesse fatto quello che bisognava fare, cioè parlare del presente della linea, parlare almeno del vostro cavallo di battaglia, ovvero la riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti, le cose sarebbero andate diversamente. Lo ripeto siamo disposti a collaborare ai progetti futuri, ambiziosi, ma c’è da vedere il presente: la riattivazione è punto prioritario. Molte associazioni si sono unite insieme e lo stanno chiedendo alla politica, che sta governando questa città, quindi a voi, di riattivare quella tratta così com’è, perché lì il trasporto è congestionato. E se voi volete chiudere le orecchie per non ascoltare, noi non lo facciamo. Lunedì in commissione occorre trattare questi temi, Roma Capitale può scegliere”.

La discussione è aggiornata alla seduta in commissione di questa mattina (ore 11.30). Ma sono numerosi gli elementi che rafforzano i concetti espressi dalla esponente delle opposizioni e, indirettamente, delle associazioni nel documento congiunto. E per quanto riguarda il servizio attuale.

Riattivazione Centocelle-Giardinetti. C’è l’ordine del giorno 7 del 26 luglio 2016, presentato dal Pd capitolino e votato all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, maggioranza compresa. Che impegna l’Amministrazione ad “attivare tutte le iniziative volte a ripristinare l’attuale tratto temporaneamente sospeso da Centocelle a Giardinetti e rendere nuovamente usufruibile dai cittadini la linea tranviaria da Roma Laziali a Giardinetti”. Ancora prima, c’è un analogo Ordine del Giorno (n. 290) presentato dai cinquestelle, allora opposizione, licenziato a maggioranza nella seduta del 16 aprile 2015. E c’è, infine, la relazione della divisione ingegneria di Atac SpA del 2016 aggiornata nel 2017, che individua i provvedimenti propedeutici necessari alla riapertura: “rinnovi di TE ormai obsoleta e verifiche sull’armamento”. Spontanea la domanda: cos’è che ha impedito all’Amministrazione di dare seguito alla riapertura?

Nodo di scambio con Metro C. Anche per tale istanza sono stati predisposti progetti, sempre in questi tre anni e mezzo. Il nodo di scambio era stato individuato a Parco di Centocelle e la sua realizzazioni sarebbe dovuta avvenire, secondo i rumors, in breve tempo. Invece, tra rimpalli, scuse e altro ancora, sconosciuto ai più, la cosa è rimasta ferma, penalizzando l’utenza. Come mai?

Gli elettrotreni Et81 in attesa di revisione generale

Rifacimento treni. Altro argomento trattato dalla Celli, e come gli altri rimasto lettera morta. Nel 2015 Atac aggiudica la gara del 2012 (n. 82/2012) per “gli interventi di revisione generale” di 5 elettrotreni a tre casse serie ET81, contraddistinti dai numeri aziendali ET 820, 822, 823, 824 e 824. “L’importo presunto dell’appalto è pari ad euro 2.498.398,00″ e “i lavori sono finanziati – recitava l’avviso a firma di Middei – con Fondi Regionali, residui anni 2001-2003 e 2004-2007 di cui alla Legge 297/78 e del triennio 2007-2009” sempre della medesima. La gara se l’è aggiudicata, in forma temporanea il 9 maggio 2013 e in via definitiva l’11 marzo 2015 (provvedimento n. 13), la FD Costruzioni srl (capogruppo) e la Idroelettrica SpA (mandante), per un valore complessivo di euro 1.481.415,00 (ribasso del 17%). A che punto si trova la gara? E perché l’ETR 821, convoglio della stessa serie ma rifatto anni prima con altri investimenti, è ancora fuori servizio?
Che quei convogli sono in attesa di revisione, nonostante gli anni e i chilometri effettuati, si evince dalla stessa relazione di ingegneria. In quelle pagine, infatti, si evidenzia un “forte decremento a partire dal mese di settembre 2016” con una perdita di produzione media del 35%. “La tendenza del livello di servizio erogato è destinata a peggiorare per causa delle condizioni del materiale rotabile in quanto le unità con percorrenza inferiore al milione di chilometri sono solamente 8 di cui solo 3 di età inferiore ai 20 anni e le rimanenti 5 hanno età media di 84 anni. Se ne deduce che l’argomento materiale rotabile non è più differibile ed inoltre è strettamente legato all’erogazione dell’attuale servizio di trasporto”.

Situazione materiale rotabile

A conti fatti si profila una commissioni intensa, date le argomentazioni da trattare, tanto sul presente quanto sul futuro della linea. Con le associazioni, riunite nel tavolo coordinato dall’Osservatorio, che faranno sicuramente sentire il proprio disappunto sulla scelta del Ministero di condizionare il finanziamento del progetto a patto della modifica dello scartamento.




Roma-Giardinetti, l’appello del Comitato di Torre Maura: “Toglieteci dall’isolamento”

ROMA – A pochi giorni dal comunicato stampa sugli esiti del tavolo congiunto tra associazioni e comitati pro Roma-Giardinetti che, promosso da Andrea Ricci dell’ORT-Osservatorio Regionale sui Trasporti, si è svolto 14 gennaio nella sede di Legambiente Lazio, il Comitato di Quartiere di Torre Maura tira le somme. Sottoscrive il documento e chiede di partecipare ai lavori futuri, consapevole delle difficoltà, oggettive, che il quartiere sta attraversando da quanto il trenino è stato soppresso.

A parlarne ai nostri microfoni è il Presidente Alfredo Trebbi: “Il Comitato di Quartiere Torre Maura condivide totalmente le proposte emerse nel tavolo congiunto, ammodernamento della linea e, soprattutto, riapertura immediata della tratta Centocelle-Giardinetti, necessario per far uscire dall’isolamento in particolar modo il nostro quartiere”.

Il Presidente del CdQ Alfredo Trebbi

Non
è la prima volta che da quelle strade si levano richieste del genere. “Siamo
convinti che il ripristino della citata tratta ferroviaria sia fondamentale per
tutti, cittadini e commercianti, pertanto abbiamo la necessità di una risposta
chiara e concreta dopo anni di attese. Inoltre”, prosegue il Presidente Trebbi,
“il tema dell’inquinamento ambientale è argomento da noi molto sentito:
troviamo assurdo che per raggiungere le fermate della Metro C, siamo costretti a utilizzare le auto private, e che quella
tratta sia stata sostituita da bus, che tra l’altro passano di rado. Dobbiamo
lottare”, conclude, “per il ripristino della ferrovia”. Il Presidente quindi
chiede di “aderire come Comitato di Quartiere” al “tavolo congiunto con le
altre associazioni”.

“Piena
solidarietà e sostegno ai cittadini e commercianti”, rincara Alessandra Vasselli abitante e
attivista del Comitato stesso, “per questi anni di immobilismo e silenzio
davanti ad una critici. Invito i cittadini a partecipare alla seduta del
Consiglio Comunale di domani pomeriggio [24 gennaio, ndr] che discuterà e voterà
la mozione sul potenziamento della linea e riapertura fino a Giardinetti”.

“Nel
2015 la limitazione della Roma Giardinetti a Centocelle ha portato i quartieri
della Casilina, e in special modo il quartiere di Torre Maura, a un totale
isolamento”, dichiara il giovane Mattia
D’Amico
, studente universitario e membro dell’UTP,associazione che fa
parte, insieme a Legambiente Lazio e
altre realtà del Comparto, dell’Osservatorio Regionale sui Trasporti, e come
tale presente al tavolo congiunto. Anche lui abita a Torre Maura e sa cosa
significa muoversi in assenza del treno. “La Metro C ha una frequenza
rinomatamente insufficiente e il servizio autobus di superficie, il 106, è
inadeguato. Mancano punti di collegamento tra le due linee su ferro e per fare
un viaggio di pochi km ci vuole un’ora”.

Un’analisi
che non fa una grinza: “L’isolamento forzato a cui siamo stati sottoposti in
seguito alla limitazione della Roma Giardinetti deve finire”, aggiunge
perentorio, il trenino effettuava nel quartiere tre fermate nevralgiche, ‘Torre
Spaccata’ (poco prima del Policlinico Casilino), ‘Torre Maura’
(all’intersezione delle frequentatissime vie commerciali del quartiere, Colombi
e Rondini) e la lontana ‘Tobagi’, dove attualmente i cittadini scendono per
prendere la Metro. Che per l’appunto si trova lontana dal cuore del quartiere. Da
abitante di Torre Maura ed ex studente del Liceo Kant di Tor Pignattara, ho
potuto subire in prima persona il tracollo del TPL in questo quadrante. Provate
infatti a raggiungerla da Torre Maura: i 45 minuti della metro (se tutto va
bene…) non sono per niente paragonabili ai 15 del trenino. È necessario
quindi che tutte le associazioni, e in modo particolare il Comitato di Quartiere
Torre Maura, alzino la voce per pretendere la riapertura e l’ammodernamento
della linea. Da membro dell’Associazione Utenti del Trasporto Pubblico,
ribadisco che il trenino e la Metro non sono in competizione, ma in sinergia
per un TPL moderno, efficace e per tutti”.

La mozione, presentata il 18 dicembre scorso dalla consigliera capitolina Svetlana Celli, riprende sostanzialmente i punti fermi del documento emerso dal tavolo congiunto. E non manca l’attesa: infatti, appena l’associazione TrasportiAmo ha raso noto il giorno e ora della seduta (venerdì 24 gennaio dalle ore 14), il post facebook è diventato subito virale. Molte le adesioni, il sostegno, anche da parte delle organizzazioni sindacali che, insieme a numerosi cittadini, parteciperanno ai lavori dell’Aula.

Foto Copertina di Alessio Cellanetti, per gentile concessione




Ferrovie concesse, guerra aperta tra Atac e Pendolari. Mozione per la Roma-Giardinetti

È guerra aperta tra Atac e le Associazioni consumatori – con il Codacons in testa – e, direttamente o indirettamente, con i pendolari.

Al centro i disservizi che ogni giorno affliggono le ferrovie regionali ex-concesse Roma-Lido e Roma-Viterbo, immortalati da Pendolaria, il consueto rapporto di Legambiente sulla qualità dei servizi ferroviari italiani. E la Roma-Giardinetti? Ce n’è anche per questa linea, la settimana appena iniziata potrebbe infatti riservare spiacevoli sorprese.

La
Viterbo attenzionata dal Garante.
Irrompe
il Codacons con il comunicato di tre giorni fa dove evidenzia che l’ART – Autorità di Regolazione dei Trasporti
ha deciso di far luce sul servizio ferroviario della Roma-Viterbo in
affidamento all’Azienda Capitolina, “annunciando”, recita la nota, “specifiche
azioni di verifica a riscontro delle criticità oggetto di segnalazione”. Nelle
settimane scorse infatti il Codacons, a seguito delle numerose proteste
ricevute dal cittadini, aveva presentato un esposto all’ Autorità in cui si
chiedeva di intervenire a tutela dei pendolari e degli utenti. “La ferrovia è
il mezzo di trasporto più problematico vista la lunghissima durata dei viaggi e
i frequenti ritardi dovuti alla presenza del binario unico”, scriveva l’associazione
consumatori nell’esposto, “presenta tutt’ oggi gravi carenze, sia nello stato
di salute dei mezzi, che continuano ad avere guasti e a presentare
infiltrazioni d’ acqua, sia nella frequenza delle corse, che obbligano spesso
gli studenti e i lavoratori ad arrivare a scuola o a lavoro in ritardo oppure a
uscire anticipatamente per poter raggiungere le fermate, obbligandoli ad
aspettare per ore dopo l’ uscita o impedendogli in molti casi di frequentare
corsi pomeridiani a causa della mancanza di corse nel secondo pomeriggio per il
rientro nei paesi di residenza”. Situazione “che potrebbe finire con l’incidere
anche sul diritto allo studio o sulle prestazioni lavorative di ciascun utente
fruitore. Duole notare la situazione di incuria e mala gestio di una delle tratte che dovrebbe essere un fiore all’occhiello
della città e dell’intera Regione: un concentrato di degrado quasi irreale, che
non risparmia nulla e infetta ogni singolo elemento della vita civile: strade, ponti,
cavalcavia, gallerie”. Nell’esposto il Codacons chiedeva l’intervento della
Procura e dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, “affinché si ponesse fine
all’ odissea quotidiana dei pendolari”.

Botta
e risposta al vetriolo
.
L’annuncio del Codacons, intenzionata ad avviare una “class-action” al riguardo,
acuisce l’ormai atavica diaspora che vede protagonisti Atac stessa e il Comitato Pendolari RomaNord. “Finalmente
un’associazione di consumatori si accorge della nostra situazione e denuncia”, attacca
il portavoce Fabrizio Bonanni, “ma
d’altra parte basta leggere quello che pubblichiamo quotidianamente attraverso
i nostri canali sociali facebook e twitter per farsi una idea di come stiamo
messi”. E non solo. Nei giorni antecedenti il Comitato aveva aggiornato la lunga
lista delle soppressioni, salite a 1200 in 190 giorni, “al netto” delle
cancellazioni “fantasma”, precisano, ovvero di quei treni che sarebbero stati “annunciati
e poi scomparsi dopo la partenza e non segnalati ufficialmente ma ricavati
dalle segnalazioni utente in stazione, senza che siano effettivamente state
effettuate le rispettive corse”.  Piccata
la risposta dell’Azienda: “non risponde al vero che Atac eviti di comunicare le
eventuali cancellazione di corse”, si legge nel comunicato di ieri pomeriggio,
12 gennaio.  “Lo stato del servizio della
ferrovia Roma-Viterbo è pubblicato in tempo reale sul sito atac.roma.it e sugli
altri canali aziendali (ad esempio i social), distribuito open data ai
principali altri canali e distribuito dalle principali app”, tuonano da via
Prenestina. E rispetto alle soppressioni precisano che sabato “sono state
cancellate 20 corse, ed esclusivamente nella tratta urbana, e non ‘una trentina’,
come riportato. Nessuna cancellazione ha riguardato la tratta extraurbana. Si
fa notare in particolare che sulla tratta urbana, in alcuni momenti delle ore
di punta la frequenza dei treni tra Montebello e Flaminio scende sino a 5
minuti. Riportare dati”, aggiungono, “aggregati su base plurimensile senza
rapportarli al totale delle corse programmate è gravemente distorsivo della
realtà, dalla metà di settembre alla fine di dicembre del 2019 è stato
effettuato il 96,2% delle corse previste. 
Le 1.200 corse cancellate, riportate, inoltre si riferiscono a oltre 190
giorni di esercizio. Ciò significa che parliamo di circa 6 corse in media
cancellate al giorno, quando nei giorni feriali ne sono previste 226”.

Nemmeno 12 ore dopo…A stretto giro di posta la replica del Comitato, seguito dallo scossone tellurico di questa mattina. “Ieri sera [domenica 12 gennaio, ndr] abbiamo ribattuto punto su punto al comunicato Atac che ci accusava sostanzialmente di dire bugie sul servizio erogato sulla nostra ferrovia”, annota Bonanni, “ecco che nemmeno 12 ore dopo succede quello che diciamo da tempo: Atac non comunica in tempo i disagi e non attiva per tempo i servizi sostitutivi. Stamattina infatti, dalle ore 7.30 si sono susseguite informazioni tra i pendolari circa un ipotetico guasto a un treno extraurbano. Tale guasto, poi purtroppo confermato da chi era a bordo, ha di fatto bloccato la linea per oltre un’ora. Ebbene, in questo frangente Atac ha sempre valutato come regolare il servizio, mentre accadeva il pandemonio tra Sacrofano e Riano: treno guasto, tentativo di rimorchio fallito da parte di altro treno, passeggeri messi a rischio e ritardi mostruosi sull’intera tratta. Tutto regolare, appunto, secondo Atac almeno fino alle 8.24”.  A corredo di quest’ultima nota, la foto del sito aziendale, dove, effettivamente, nella parte che riguardava la Viterbo non compariva alcuna annotazione sul guasto.

L’annotazione pubblicata dal Comitato Pendolari

Arriva
l’esposto sulla Roma-Lido?
Sulla
ferrovia litoranea, anch’essa segnala dai disservizi, rendicontati soprattutto da
Odissea Quotidiana, è, invece, l’associazione
Assotutela a minacciare un’azione
legale, similare a quella del Codacons. A dirlo il presidente nazionale, Michel Emi Maritato:“Come associazione che difende i
diritti dei consumatori, vogliamo esprimere la nostra forte vicinanza ai
pendolari della Roma-Lido, che nella giornata di ieri [9 gennaio, ndr] hanno
dovuto sopportare ennesimi disagi sulla linea. Una odissea quotidiana, una
triste abitudine che Assotutela denuncia da anni e sulla quale non possiamo più
rimanere inermi. Le istituzioni preposte continuano a essere lacunose,
lasciando al proprio destino una delle linee dei trasporti laziali più importanti
del nostro territorio. Anche e soprattutto alla luce dei disservizi tecnici di
ieri, Assotutela ha intenzione di presentare un esposto alla Procura della
Repubblica al fine di comprendere le dinamiche specifiche che conducono ai
continui disagi sulla Roma-Lido”.

E la Roma-Giardinetti? La linea sulla Casilina, per metà ferrovia e per l’altra metà tranvia (o viceversa), sta vivendo un periodo di stagnazione. Da un lato c’è il progetto di ammodernamento e prolungamento formulato dall’ingegner Andrea Spinosa, e inserito da Roma Capitale nel PUMS, dall’altro il servizio attuale che si trascina a stento. “La linea si trova a un bivio, devono sbrigarsi”, sottolineano dall’associazione TrasportiAmo che ha lanciato una petizione popolare sostenuta tra gli altri da ORT – Osservatorio Regionale sui Trasporti, Legambiente Lazio e dal Comitato di Quartiere Tor Pignattara, presieduto da Luciana Angelini.

“L’idea Spinosa è l’unica praticabile”, riprende l’associazione, “in quanto consente la valorizzazione dell’infrastruttura esistente a costi contenuti”. E sulla pagina proprio del Comitato Andrea Tortorelli de Sferragliamenti sulla Casilina rimarca: “Sebbene il sentire comune vorrebbe l’adeguamento allo scartamento ordinario ‘perché è così che deve essere’, tale scelta porta con sé notevoli complicazioni progettuali ed extracosti. Il mantenimento dello scartamento ridotto, aggiornato con le tecnologie ed i confort della modernità, consentirebbe la creazione di una vera e propria rete metrotramviaria ad est della città, alla stregua della Docklands Light Railway londinese. La presa di posizione del Ministero – prosegue – mi sembra sia caduta in questo peccato ‘di convinzione’. Per tale ragione, fermo restando che il Riparto 2019 rappresenta un’occasione unica ed irripetibile per la salvezza della linea, ritengo che l’Amministrazione Comunale debba sfruttare il rimando al 30 aprile 2020 per rafforzare le tesi che a suo tempo condussero saggiamente verso la scelta dei 950 mm”.

La mozione. Le osservazioni delle associazioni trovano un punto di forza nella mozione (n. 319/2019) a firma della consigliera capitolina Svetlana Celli (capogruppo RomaTornaRoma), che impegna la “Sindaca e la Giunta a porre in essere ogni iniziativa utile a definire il trasferimento della linea ferroviaria Roma-Giardinetti dalla Regione Lazio a Roma Capitale, e a provvedere alla riapertura della tratta Centocelle-Giardinetti o al prolungamento della linea fino al Parco di Centocelle”. La mozione impegna altresì a sollecitare “il MIT affinché assegni le risorse necessarie per l’ammodernamento e il prolungamento, ad avviare gli interventi di revisione generale agli elettrotreni” e, infine, a “istituire un Osservatorio presso Roma Capitale, aperto ai Municipi, alle Associazioni/Comitati utenti/cittadini del territorio e alle Organizzazioni Sindacali, finalizzato a monitorare l’avanzamento dei lavori”. Argomenti rispetto ai quali la compagine pentastellata difficilmente potrà sottrarsi. “Un intero quadrante aspetta la riqualificazione della ferrotranvia Roma-Giardinetti, promessa dal M5S in campagna elettorale quattro anni fa”, attacca la consigliera Celli. “La maggioranza aveva prospettato la riapertura fino alla stazione Giardinetti e la presa in carico della linea. Ma nulla di fatto ed oggi tutto è fermo. Dallo snodo con la Metro C, all’altezza del Parco di Centocelle, al rilancio della Roma-Giardinetti come metropolitana di superficie, proprio come avviene nelle grandi capitali europee. Tutti progetti possibili, dei quali si avvantaggerebbero i cittadini e l’ambiente, oltre che l’intero sistema Tpl. Questa settimana in Aula andrà al voto la mozione preparata come gruppo RTR che auspica proprio questi scenari futuri. Ci auguriamo sia l’occasione per la maggioranza per rilanciare un progetto strategico per Roma”.

Dello stesso avviso il capogruppo Pd al Municipio VI, il consigliere Fabrizio Compagnone: “I cittadini dei quartieri interessati dalla non sono più disposti a tollerare l’immobilismo dell’Amministrazione Capitolina e il silenzio assordante del Presidente del Municipio VI Romanella e della sua Giunta, le zone commerciali insistenti sul percorso sono allo stremo. Rispetto a questo tema, infatti, in campagna elettorale avevano promesso la riapertura fino alla stazione Giardinetti e la presa in carico della linea. Allo stato attuale, invece, constatiamo che nulla di quanto paventato è stato realizzato. È necessario, a questo punto, un’azione rapida e concreta al fine di individuare quelle soluzioni esaustive in modo da sboccare l’intera situazione e dare un presente e un futuro alla Giardinetti, così tanto importante per un quadrante della Capitale. Ci associamo alle preoccupazioni espresse dalle associazioni e dei comitati di quartieri e speriamo che l’anno appena iniziato risvegli dal torpore l’Amministrazione, votando, in primis la mozione della consigliera Celli”.