Europa, clima di terrore verso lo straniero: ecco come i francesi affrontano la questione integrazione e terrorismo

PARIGI – La ville Lumière ha passato la pasqua in un clima di post-attentato. Molte le forze armate tra gendarmerie, police e militaires nelle strade della capitale, una città che rappresenta tutta la Francia. Infatti il 23 marzo scorso in un supermercato di Trèbes un jihadista ha ucciso Jean Mazières, Christian Medves e Hervés Sosna ai quali hanno reso omaggio il ministro dell’interno Gérard Collomb, il ministro della giustizia Nicole Bellobet e il primo ministro Edouard Philippe a l’Aude mentre la cattedrale di Saint-Michel ha accolto la salma del colonnello Arnaud Beltrame morto da eroe al Super U. Bandiere tricolore che sventolano mentre si alza la Marche funèbre di Chopin agli Invalides dove il Chef de l’Etat celebra l’eroe che ha combattuto contro “l’idra islamica”.

Macron esalta lo spirito francese di resistenza nella giornata dedicata “a uno di quei figli che la Francia si onora di avere e che ha deciso di morie per salvare la vita a degli innocenti”. Indicativo il fatto che il Presidente della Repubblica non abbia mai fatto il nome di Radouane Lakdim presentato solo con l’appellativo di “terrorista e imam dell’odio”. Anche durante la sua campagna elettorale Macron aveva espresso grande preoccupazione nei confronti del fascino della radicalizzazione islamica verso i giovani. Infatti Catherine Camprenault, procuratore generale di Parigi, definisce la minaccia terrorista come una problematica sempre più endogena. Il procuratore analizza l’evoluzione del terrorismo in Francia: nel 2017, 173 deferimenti contro i 240 del 2016 in corrispondenza delle sconfitte militari dello Stato Islamico. Mentre nel solo 2017 la Francia ha affrontato dieci attentati che hanno ucciso un poliziotto ad aprile sugli Champs-Elysées e due giovani donne ad ottobre alla gare Saint-Charles de Marseille. La polizia specializzata ed i servizi hanno sventato una ventina di colpi terroristici nel 2017 e due nel 2018. Camprenault chiede perciò un indurimento dei processi penali di matrice terroristica.

Adesso è l’ora delle domande per la Repubblica Francese:

Sei francesi su dieci (58%) pensano che il governo non abbia utilizzato tutti gli strumenti necessari alla repressione. In Parlamento la discussione si divide tra la gauche radicale che giudica sufficienti i mezzi fin qui utilizzati e le Fronte Nazional della Le Pen che propone di espellere tutti gli individui di nazionalità straniera sospettati di attività affini al terrorismo e di recludere tutte le fichés S (i soggetti più pericolosi), una decisione che richiederebbe un voto plenario del Parlamento. Quest’ultimo ha passato una dozzina di leggi sull’anti-terrorismo dal 1986 quando la prima legge è stata adottata otto giorni prima dell’attentato della rue de Rennes a Parigi. Il 28 marzo mentre la Francia piangeva le sue vittime il tribunale di Londra ha condannato all’ergastolo Umar Haque, insegnante di studi islamici nella moschea di Ripple Road colpevole di aver radicalizzato 16 giovani adepti al fine di concretizzare il suo disegno di terrore sotto al Big Ben o al Buckingham Palace. Il giorno prima in Italia la Polizia di Stato arrestava a Bari un egiziano sposato con una italiana che leggeva a figli di immigrati articoli della rivista Isis con l’asserzione di tagliare la testa agli infedeli.

L’Europa respira un clima di terrore eccessivo che porta come estrema conseguenza una forma di diffidenza e paura verso lo straniero

Sentimento questo che si produce in gran parte della nostra penisola e anche della Francia. Ma quest’ultima, almeno a Parigi, registra il tasso di integrazione più alto d’Europa. Dato importante se si considera la giungla di Calais. Parigi forse insegna una lezione fondamentale e per apprenderla basta sedersi su una metro ed osservare: l’integrazione, il rispetto ma anche la vicinanza sentimentale che ti lega al tuo vicino creatasi da una lettura simile, da uno sguardo sfuggente che porta ad un rapido saluto ed una semplice chiacchierata sulla giornata, oppure una mamma ben vestita che fa sedere le figlie piccole vicino ad un arabo o ad un uomo di colore mentre questi inventano semplici giochi per produrre delle risa alle giovani. Uomini e donne che si fermano a stringere a la mano ad un barbone che tiene in mano un cartone con scritto “famiglia siriana. Abbiamo figli. Abbiamo fame” porgendogli qualcosa da mangiare.

Gianpaolo Plini

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Parigi, allarme terrorismo: aeroporto blindato

PARIGI – Paura attentato all’aeroporto di Parigi dove verso le 19.35 è scattato l’allarme per un bagaglio sospetto lasciato incustodito. La gendarmerie ha immediatamente chiuso l’intera zona imbarchi e i check in. Sul posto presenti anche i militari. E gli artificieri hanno provveduto a portare via la borsa. I negozi stanno ora riaprendo, anche se gli imbarchi restano per il momento sospesi.

Gianpaolo Plini




ATTENTATI A PARIGI: L'EUROPA SCENDE IN CAMPO

di Matteo La Stella

Roma – L'Europa accoglie la richiesta d'aiuto da parte del presidente francese Francoi Hollande, secondo l'articolo 42.7 del Trattato di Lisbona. Sulla scia degli attentati terroristici che il 13 novembre scorso hanno scioccato Parigi ed in risposta al monito lanciato lunedì dallo stesso Hollande, che ha richiesto un coinvolgimento militare maggiore degli altri stati membri:”L'Europa unita risponde si”. Questo il responso dell'alto rappresentante per gli Affari Esteri Ue Federica Mogherini che annuncia il sostegno unanime da parte del Consiglio di Difesa- riunito a Bruxelles- in merito all'attuazione di una strategia collettiva prevista dall'articolo.

L'art.42.7 e la gli aiuti economici. Secondo la normativa prevista dal Trattato dell'Unione, infatti, uno stato membro vittima di aggressione può coinvolgere gli altri paesi che sono tenuti ad aiutarlo con tutti i mezzi a loro disposizione. In virtù della decisione presa, la Francia si avvia ad una serie di incontri bilaterali con i partner Ue per discutere il tipo di assistenza che ogni paese dovrà fornire. “L'aiuto dell'Europa- spiega il ministro della Difesa francese Yves Le Drian- potrebbe includere un maggiore supporto in Siria, Iraq, Africa”, concentrando l'attenzione su un determinato tipo di appoggio: quello militare. Ringraziando l'Europa per la mano tesa, il ministro ha poi ricordato che:”Si tratta della prima volta che si fa appello a questo articolo”, prima di rincarare la dose chiarendo come l'assistenza debba essere:” Rapida, altrimenti non ha senso”. Parigi, però, ha chiesto e ottienenuto anche aiuti economici da parte della Ue. "Dobbiamo dare tutti gli strumenti a polizia e gendarmeria – ha asserrito il primo ministro Manuel Valls – in uomini e in investimenti. Questo non lo faremo a detrimento del bilancio di altri settori. L'Europa deve capire. E aiutarci”. La Francia: “Sarà costretta a non rispettare” gli impegni dettati dal bilancio europeo. “Dobbiamo dare tutti gli strumenti alla polizia, alla gendarmeria e ai servizi di informazione” ha sottolineato Valls “Dobbiamo assumercene la responsabilità e l'Europa deve capirlo”. “Una cosa è chiara – la replica di Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari – nelle circostanze attuali: in questo momento terribile la sicurezza dei cittadini in Francia e in Europa è la priorità assoluta, e la Commissione Ue lo capisce pienamente”.

Guerra all'Isis. Intanto, dopo le dichiarazioni di guerra nei confronti dello Stato Islamico, Parigi continua a bombardare Raqqua. La roccaforte siriana dell'Isis e i territori adiacenti sono stati oggetto di bombardamenti nella notte, come conferma lo Stato maggiore della Difesa:”Per la seconda volta in 24 ore le truppe francesi hanno effettuato un raid contro Daesh a Raqqa, in Siria”. Dieci i velivoli che hanno preso parte all'incursione sganciando un totale di 16 bombe su di una serie di obbiettivi individuati nel corso di numerose ricognizioni. Questa l'unica differenza rispetto al primo raid aereo, eseguito su postazioni segnalate dal Pentagono.

Caccia all'uomo. Nel frattempo si intensificano le ricerche per stanare l'ultimo fondamentalista ancora a piede libero dopo le stragi di Parigi. Salah Abdeslam si sarebbe diretto, secondo una prima ipotesi in Belgio. Da qui, stando alla ricostruzione del sito “Nouvel Observateur”, un soggetto vicino al jhiadista sarebbe partito per aiutarlo ad allontanarsi dal luogo degli attacchi. Abdeslam avrebbe telefonato quindi ad Hamza Attou poco dopo le 22, e con la tragedia ancora in corso gli avrebbe chiesto:”Pronto, puoi aiutarmi? Puoi venire a prendermi a Parigi? Ti pago la benzina e i pedaggi”.

Controlli a tappeto. Viceversa, controlli a tappetto da parte delle autorità francesi antiterrorismo hanno portato a 23 arresti tra domenica e lunedì. Centoventotto perquisizioni eseguite e andate avanti anche nella notte tra lunedì e martedì, tra Tolosa e Remis. Intanto a Bruxelles è salito il numero degli arrestati. Sono due, infatti, gli artificieri finiti in manette per la detenzione di nitrato di ammonio, componente chimico utile al confezzionamento delle cinture dei kamikaze. Oltre a Mohamed Amri, infatti, è finito in manette anche Hamza Attou, lo stesso che venerdì notte avrebbe offerto un passaggio al fuggitivo Salah Abdeslam. Altri arresti si sono registrati in Germania, nei pressi di Aquisgrana. Tre le persone bloccate dalle autorità tedesche per una possibile implicazione negli attentati di venerdì scorso. Secondo i media si tratterebbe di due donne ed un uomo, anche se al momento non è ancora stata data l'ufficialità da parte della polizia.

Dunque, oggi più di ieri il popolo francese rincorre la libertà, come nel celebre dipinto di Delacroix esposto al Louvre. Niente rivoluzioni interne, mirate a spodestare reggenti bramosi di antiche onnipotenze: stavolta l'indipendenza in gioco è totalmente diversa, e non riguarda solo il paese d'Oltralpe. La Francia indossa l'elmetto per il libero arbitrio della sua gente, perchè possa uscire di casa e prendere parte ad un concerto senza sentirsi costantemente minacciata dalla scimitarra jhiadista. Scende in campo contro quei fantasmi che si materializzano sempre più spesso sotto forma di bestie, assetate di fama e golose di sangue, che pur di mantenere alto il clima di terrore uccidono spietati, nascondendo la testa tra le righe del Corano. Questa volta l'Europa unita sostiene la guerra, perchè “torni nostro quel che fu già nostro”: la libertà di vivere.