Bagheria, Cancelleri: mai parlato di inchiesta costruita ad arte, falso quanto scritto oggi da ‘La Stampa’, adiremo le vie legali

BAGHERIA – “Mai detto ‘inchiesta costruita ad arte’, né ho mai attaccato la magistratura. Né relativamente alla vicenda di Bagheria, né per altre situazioni. Il Movimento 5 stelle ha sempre avuto e continua ad avere la massima fiducia nell’operato dei magistrati, cui va tutta la nostra incondizionata approvazione”.

Lo afferma il candidato governatore della Sicilia per il Movimento 5 stelle, Giancarlo Cancelleri, per smentire quanto riportato oggi da “La Stampa” in un articolo dal titolo «Cancelleri evoca il complotto. “Inchiesta costruita ad arte”».

“Quanto riporta oggi dal quotidiano torinese – dice Cancelleri – è totalmente falso. Non ho mai pronunciato quelle parole, nemmeno lontano dal pubblico, come scrive il giornale. Sono totalmente destituiti da ogni fondamento i virgolettati a me attribuiti, come quello contenuto nella frase pubblicata nell’articolo: «Adesso, invece, le parole escono direttamente dalla bocca del candidato governatore. Questa è un’inchiesta “fatta ad arte”, recrimina Cancelleri stringendo i denti. “È costruita. Molto costruita”, prosegue».

Pertanto, a tutela del mio nome e, soprattutto, del Movimento che rappresento adiremo le vie legali presentando una querela.




PALERMO, OPERAZIONE "RESET 2": ARRESTATI I MAFIOSI DI BAGHERIA

di Andrea Li Causi
 
Palermo – Nella mattinata di oggi i Carabinieri Provinciali di Palermo hanno smantellato il mandamento mafioso di Bagheria dando esecuzione a 22 provvedimenti restrittivi nei confronti di capi e gregari. I boss tratti in arresto e i gregari sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento a seguito di incendio. Le indagini condotte dai Carabinieri, coordinate dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia hanno potuto evidenziare quanto fossero presenti le estorsioni esercitate dai temutissimi capi mafia che si sono succeduti nell’arco di tempo che va dal 2003 al 2013. Inoltre sono documentate circa 50 episodi di estorsione che sono stati ricostruiti grazie al coraggio degli imprenditori locali che, dopo anni di silenzio, hanno avuto il coraggio di alzare la voce e ribellarsi al “Pizzo”. Sono stati 36 gli imprenditori che si sono ribellati al “Pizzo”e hanno trovato il coraggio di denunciare. La richiesta del “Pizzo” si concentrava principalmente nel settore edile, ma si estendeva a macchia d’olio anche negli altri settori che generavano economia come negozi di mobili, di abbigliamento, sale gioco, centri scommesse. Salvatore Altavilla, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Palermo ha riferito, in merito al blitz contro la cosca di Bagheria: “Trentasei imprenditori hanno ammesso di avere pagato il pizzo. Alcuni di loro sono stati sottoposti a vessazioni per anni. E' la breccia che ha aperto la strada per assestare un nuovo colpo a Cosa nostra, segno che i tempi sono cambiati e che imprenditori e commercianti finalmente si ribellano”. Oltre all’importante aiuto degli imprenditori che si sono ribellati al “Pizzo”, le indagini hanno avuto un incipit positivo grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di Giustizia e alle delicatissime quanto importantissime attività di intercettazione. Le conversazioni intercettate dagli inquirenti, dimostrano quanto fosse importanti le riscossioni del “Pizzo” per i mafiosi poiché servivano per il mantenimento delle famiglie dei carcerati. 
 
Ecco alcuni stralci di intercettazione: “c’è stata quella mattinata che ci siamo visti … sono rimasti … duemila e cinquecento euro … da Ficarazzi … gli ha detto: “ZU GI’ … se li metta nella cassa …”. “glieli facciamo avere alla moglie di NINO che può darsi..i giorni di quelli che sono … deve andare a colloquio … cose … devono viaggiare … “ … “buono è … buono è” … quello anzi fa: “cinquecento euro mettiteli in tasca tu … “ … dice: “che fai sempre spese” dice: “e duemila euro glieli diamo alla moglie di Nino”. Ho preso questi soldi, me li sono messi in tasca”, da attivare prevalentemente in occasione del Natale e della Pasqua “e per Pasqua c’è stata la stessa cosa … io per qualche quindici giorni ho sentito dire che quella soldi non ne aveva ricevuto … lui doveva portarle duemila cinquecento euro che si è trattenuto … per portarglieli … fino a qualche quindici ..venti giorni dopo io ho saputo che lei soldi non ne aveva ricevuti …”.
 
Gli uomini finiti in manette sono: Bartolone Carmelo, Carbone Andrea Fortunato, Centineo Francesco, Di Bella Gioacchino Antonino, Di Salvo Giacinto detto “Gino”, Di Salvo Luigi detto “U Sorrentino”, Eucapiptus Nicolò detto “Nicola”, Flaminia Pietro Giuseppe detto “Il porco”, Gagliano Vincenzo, Girgenti Silvestro detto “Silvio”, Guagliardo Umberto, La Mantia Rosario, Lauricella Salvatore, Liga Pietro, Lombardo Francesco, Mineo Francesco, Mineo Gioacchino detto “Gino”, Morreale Onofrio, Scaduto Giuseppe, Trapani Giovanni, Tutino Giacinto. 



PALERMO: SEQUESTRATI BENI PER 8MILIONI DI EURO A PRESUNTO BOSS DI BAGHERIA

di Angelo Barraco

Palermo – E’ stato eseguito un sequestro nei confronti di Francesco Raspanti, di 47 anni, in esecuzione di un provvedimento emanato dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale, su richiesta della Procura. I beni sequestrati hanno un valore di circa 8 milioni e si presume che l’uomo sia il boss di Bagheria. L’attività di indagine è stata complessa e si è svolta attraverso accertamenti patrimoniali che hanno insospettito gli inquirenti e hanno portato all’individuazione di un patrimonio accumulato illecitamente in diversi anni. L’uomo, come detto poc’anzi, è considerato il boss di Bagheria ed è stato coinvolto nell’operazione denominata “Reset” eseguita nel giugno del 2014. Durante l’operazione “Reset” i militare hanno abbattuto il mandamento di Bagheria arrestando 31 esponenti mafiosi. Raspanti è considerato un esponente di punta che si occupa del pizzo. Nell’operazione del 2014 Raspanti era stato arrestato e su di lui pendeva l’accusa di estorsione aggravata poiché secondo indagini accusate, insieme al fratello imponeva alle aziende che si aggiudicavano appalti a Palermo e Bagheria di prendere il materiale da loro. 



PALERMO, BAGHERIA; MANETTE A DUE RAGAZZI PER ESTORSIONE AGGRAVATA DAL METODO MAFIOSO

di Angelo Barraco

Palermo – Alle prime ore del mattino di Sabato sono scattate le manette per Gianluca Califano (22 anni) e Salvatore Benigno (22 anni), con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un’azienda di Bagheria. Attualmente vi sono in corso indagini per risalire ai presunti mandanti. I sistema cautelare attuato ai due soggetti è frutto di un intenso lavoro investigativo grazie all’ausilio analisi e studio di sistemi di videosorveglianza e di tabulati telefonici e successivamente di perquisizioni. Tramite accurate ricostruzioni gli inquirenti hanno individuato diversi episodi dolosi ai danni di aziende. Il primo risale al 2014 ai danni di una ditta di macchine agricole, a tale ditta hanno bruciato la saracinesca. Alla stessa azienda si era verificato un altro episodio analogo ovvero, due ignoti avevano tentato di incendiare il negozio dell’azienda. L’uomo ha fatto denuncia per tale gesto e nella denuncia ha dichiarato non aver mai dato denaro alle organizzazioni criminali di Bagheria. Le indagini però hanno portato alla luce un quadro diverso, ovvero che l’uomo, giorni prima dell’incendio era stato avvicinato da un soggetto appartenente alla famiglia mafiosa di Bagheria. Tale episodio ha fatto si che il procedimento venisse trasferito alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.




PALERMO, OPERAZIONE RESET: ARRESTATI BOSS STORICI DI "COSA NOSTRA"

Redazione
Palermo
– Dalle prime luci dell’alba, 500 Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale D.D.A., sono impegnati nell’esecuzione di 31 fermi del P.M. nei confronti di capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina, detenzione illecita di armi da fuoco e danneggiamento a seguito di incendio.
Completamente disarticolato il mandamento di Bagheria, storica roccaforte di cosa nostra. Insieme ai reggenti dell’ultimo decennio del mandamento e delle famiglie mafiose di Bagheria, Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia, sono stati tratti in arresto pericolosi “uomini d’onore” della consorteria.
Le investigazioni, in particolare, hanno consentito sia di documentare l’esistenza di un “Direttorio”, un organo decisionale provinciale, sia di accertare l’esistenza all’interno della consorteria di un vertice strategico, in gergo “la testa dell’acqua”, al quale doveva obbedienza anche il reggente operativo del mandamento.
Sono stati inoltre identificati gli esecutori materiali dell’omicidio di CANU Antonino, consumato in Caccamo il 27 gennaio 2006, e del tentato omicidio di SALERNO Nicasio, occorso in Caccamo il 23 agosto 2005.
Le acquisizioni raccolte hanno, infine, consentito di documentare ben 44 estorsioni, quattro danneggiamenti a seguito di incendio, una rapina e una tentata rapina. Quattro i progetti di rapina sventati grazie all’intervento “preventivo” dei carabinieri.