BARI: 50 MILIONI DI BENI CONFISCATI DAI CARABINIERI SU RICHIESTA DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA

Si tratta di 5 aziende tra cui un Resort di lusso di Altamura (BA), una sala ricevimenti di Venosa (PZ) ed un ristorante di Gravina in Puglia (BA), 92 fabbricati e terreni, quote societarie, 29 rapporti bancari, 6 autovetture di grossa cilindrata e anche un “Harley Davidson”, tutti riconducibili ad un pregiudicato 59enne contiguo al clan “Mangione-Gigante-Matera” operante in Gravina in Puglia e zone limitrofe, già sorvegliato speciale di PS. arrestato  nell’ambito della nota operazione antimafia denominata “Canto del Cigno”.
 

Redazione

Bari – I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito, ai sensi della legislazione antimafia, un decreto di confisca beni per un valore di 50 milioni di euro emesso dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Si tratta di 5 aziende tra cui un Resort di lusso di Altamura (BA), una sala ricevimenti di Venosa (PZ) ed un ristorante di Gravina in Puglia (BA), 92 fabbricati e terreni, quote societarie, 29 rapporti bancari, 6 autovetture di grossa cilindrata e anche un “Harley Davidson”, tutti riconducibili ad un pregiudicato 59enne contiguo al clan “Mangione-Gigante-Matera” operante in Gravina in Puglia e zone limitrofe, già sorvegliato speciale di PS. arrestato  nell’ambito della nota operazione antimafia denominata “Canto del Cigno”.

Il provvedimento odierno completa un’articolata attività investigativa iniziata nel 2011 che oltre ad aver consentito all’A.G. di emettere nel novembre di quell’anno un decreto di sequestro anticipato beni, ha permesso di mettere in luce:

–         la notevole sproporzione esistente tra l’esiguità dei redditi dichiarati ed il rilevante impegno economico necessario per la realizzazione dell’enorme patrimonio;

–         una fitta rete di compagini societarie formate con il metodo delle c.d. “scatole cinesi” tutte riconducibili al 59enne il quale, al fine di eludere le investigazioni, si è avvalso di molti prestanome che lo hanno agevolato nella propria attività delinquenziale.

consentì all’A.G.

L’indagine patrimoniale si inquadra in una ampia attività di contrasto alla criminalità che, nel solco degli indirizzi che provengono in tal senso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione- e dalla Procura della Repubblica di Bari, è rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni illecitamente acquisiti.

Il contrasto ai patrimoni illeciti diventa così uno dei mezzi, forse il più importante, per un serio contrasto all’attività delinquenziale. Privando i pregiudicati delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacità criminale più di quanto possa fare la detenzione in carcere.