Papa: “Comunione ai divorziati anche senza astenersi dal sesso”

La possibilità che una coppia di coniugi divorziati e risposati acceda alla comunione pur senza astenersi dai rapporti sessuali è “magistero autentico”. Lo dice papa Francesco, a sette anni e mezzo dalla pubblicazione della ‘Amoris Laetitia’, in risposta alle domande avanzate dall’arcivescovo emerito di Praga, card. Dominik Duka, il 13 luglio scorso a nome della Conferenza episcopale ceca.

L’esortazione apostolica apre la possibilità di accedere ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia quando, in un caso particolare, “esistono limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza”, dice una delle risposte.

Bisogna considerare, si legge sito del Dicastero per la Dottrina della fede, che si tratta di un processo di accompagnamento che “non si esaurisce necessariamente con i sacramenti, ma può essere orientato verso altre forme di integrazione nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o di riflessione o il coinvolgimento in vari servizi ecclesiali”. Siamo in presenza, quindi, di un accompagnamento pastorale come esercizio della “via caritatis”, che non è altro che un invito a seguire la strada “di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”.

Come ricorda Papa Francesco nella lettera al Delegato della Regione Pastorale di Buenos Aires – dopo il documento esplicativo dei vescovi locali -, Amoris laetitia si basa sul “magistero dei precedenti Pontefici, che già riconoscevano la possibilità per i divorziati in nuove unioni di accedere all’Eucaristia”, purché assumano “l’impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi”, come è stato proposto da Giovanni Paolo II. Oppure a “impegnarsi a vivere la loro relazione… come amici” come proposto da Benedetto XVI.

Papa Francesco mantiene “la proposta della piena continenza per i divorziati e i risposati in una nuova unione, ma ammette che vi possano essere difficoltà nel praticarla e quindi permette in certi casi, dopo un adeguato discernimento, l’amministrazione del sacramento della Riconciliazione anche quando non si riesca a essere fedeli alla continenza proposta dalla Chiesa”. D’altra parte, il Dicastero sottolinea che l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, è un “documento del magistero pontificio ordinario, verso cui tutti sono chiamati ad offrire l’ossequio dell’intelligenza e della volontà”. In essa si afferma che i presbiteri hanno il compito di “accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo”.

In tal senso, è possibile, anzi “è auspicabile che l’Ordinario di una diocesi stabilisca alcuni criteri che, in linea con l’insegnamento della Chiesa, possano aiutare i sacerdoti nell’accompagnamento e nel discernimento delle persone divorziate che vivono in una nuova unione”. Il card. Duka nella serie di domande faceva riferimento al testo dei vescovi della Regione Pastorale di Buenos Aires e chiedeva se la risposta di papa Francesco al quesito della sezione pastorale della stessa diocesi di Buenos Aires, possa essere considerata un’affermazione del Magistero ordinario della Chiesa. Il Dicastero afferma senza dubbio che, come indicato nel rescritto che accompagna i due documenti sugli Acta Apostolicae Sedis, questi vengono pubblicati “velut Magisterium authenticum”, cioè come Magistero autentico.




Vaticano, 30mila fedeli per la messa della Palme

“Anche io ho bisogno che Gesù mi carezzi, si avvicini a me, e per questo vado a trovarlo negli abbandonati, nei soli”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa delle Palme.

“Oggi ci sono tanti ‘cristi abbandonati'”, ha detto il Papa sottolineando che “Gesù abbandonato ci chiede di avere occhi e cuore per gli abbandonati”. “Ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; migranti che non sono più volti ma numeri; detenuti rifiutati, persone catalogate come problemi. Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli, che può essere tuo papà tua mamma il nonno e la nonna abbandonati nei geriatrici; ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore e non trovano un’altra strada che il suicidio”.

Erano circa trentamila i fedeli presenti a Piazza San Pietro per la messa della Domenica delle Palme, stima la gendarmeria vaticana.

Il Papa ha aperto la celebrazione della Domenica delle Palme con la voce debole e lievemente affannata. Indossava i paramenti liturgici e ha raggiunto la sua sedia a piedi con l’aiuto del bastone, con passo lento, senza sedia a rotelle. Francesco è arrivato in Piazza San Pietro in papamobile. 




Papa Francesco rientrato dal suo viaggio apostolico in Canada

Papa Francesco è rientrato in Italia dal suo viaggio apostolico in Canada. L’aereo del Pontefice, proveniente da Iqaluit, è atterrato all’aeroporto di Roma-Fiumicino.

Ma sul volo di ritorno ha rivolto un appello alle forze politiche in vista del voto: serve “responsabilità, responsabilità civica”. “Prima di tutto non voglio immischiarmi nella politica interna italiana”, premette Francesco interpellato sulla caduta di Draghi. “Secondo, nessuno può dire che il presidente Draghi non fosse un uomo di alta qualità internazionale. E’ stato presidente della Banca, una buona carriera, diciamo così. Ma poi, io ho fatto una domanda soltanto a uno dei miei collaboratori. Dimmi: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Mi ha detto: venti. Questa è la mia risposta”. E sul suo futuro osserva: “Non credo che io possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Credo che alla mia età e con questa limitazione devo risparmiare un po’ per poter servire la Chiesa. O al contrario pensare alla possibilità di farmi da parte. Non è una catastrofe, no. Si può cambiare Papa. Si può cambiare, non c’è problema”, osserva. “Se ho mai pensato a ritirarmi? La porta è aperta. E’ una delle opzioni normali. Ma fino ad oggi non ho bussato a quella porta. Non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma forse questo non vuol dire che dopodomani comincio a pensarci. Ma in questo momento sinceramente no”. “Anche questo viaggio è stato un po’ il test – sottolinea Francesco – è vero che non si può fare viaggi in questo stato. Devo forse cambiare un po’ lo stile, diminuire, pagare i debiti dei viaggi che ancora devo fare. Risistemare. Ma sarà il Signore a dirlo, la porta è aperta, questo è vero”. “Credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi – ha ribadito il Pontefice – l’intervento chirurgico al ginocchio non va. Nel mio caso i tecnici dicono di sì, ma c’è il problema dell’anestesia che ho subito 10 mesi fa, sei ore di anestesia e ancora ci sono le tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia, e per questo si pensa che non è del tutto conveniente”. “Ma io cercherò di continuare a fare dei viaggi ed essere vicino alla gente, perché credo che è un modo di servire. La vicinanza. Ma più di questo non mi viene di dire. Speriamo”. “Sì potrei ritirarmi – dice ancora il Pontefice rispondendo a un’altra domanda – è una vocazione: che il Signore dica. Il gesuita cerca di fare la volontà del Signore. Anche il Papa gesuita deve fare lo stesso. Quando il Signore parla, se il Signore ti dice vai avanti, tu vai avanti, se il Signore ti dice vai all’angolo, te ne vai all’angolo. Ma è il Signore che comanda. Quindi quello che il Signore dica. Il Signore può dire dimettiti. E’ il Signore che comanda”. Ma sui possibili viaggi che potrebbe ancora fare spiega: “Io ho detto che in Ucraina vorrei andarci, vediamo adesso cosa trovo quando arrivo a casa. In Kazakhstan per il momento mi piacerebbe andare. E’ un viaggio tranquillo, senza tanto movimento. Per il momento tutto rimane. Anche devo andare in Sud Sudan, prima che nel Congo, perché è un viaggio con l’arcivescovo di Canterbury e il vescovo della Chiesa di Scozia, tutti e tre insieme, tutti e tre abbiamo fatto il ritiro due anni fa. Poi il Congo, sarà l’anno prossimo, perché la stagione delle piogge, speriamo. Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice”.




Roma, commemorazione dei defunti: Papa Francesco presiede la Messa al cimitero Laurentino

ROMA – Il 2 novembre Papa Francesco presiede la Messa al cimitero Laurentino. Le Messe con i vescovi ausiliari negli altri cimiteri

Il Santo Padre presiederà la celebrazione eucaristica alle ore 16

Ad accogliere il Pontefice, il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare Paolo Lojudice, il cappellano monsignor Claudio Palma. Le Messe negli altri cimiteri con i vescovi ausiliari. La catechesi del cardinale Luis Francisco Ladaria nell’Aula della Conciliazione per prepararsi alla commemorazione dei defunti

Nella commemorazione dei fedeli defunti, giovedì 2 novembre, alle ore 16, Papa Francesco presiederà la celebrazione eucaristica nel cimitero Laurentino (via Laurentina km 13.500). Ad accoglierlo, il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Lojudice, il cappellano della chiesa di Gesù Risorto, situata all’interno del Laurentino, monsignor Claudio Palma. È il quarto cimitero visitato dal Santo Padre in occasione della commemorazione dei defunti: per tre anni consecutivi (2013, 2014 e 2015) celebrò la Messa al cimitero monumentale del Verano; nel 2016 fu a Prima Porta; mentre lo scorso anno si è recato al cimitero americano di Nettuno.

Celebrazioni eucaristiche sono in programma anche negli altri cimiteri romani:

con il vescovo Guerino Di Tora, ausiliare per il settore Nord, il 2 novembre alle ore 16 nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura (piazzale del Verano, 3); con il vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la pastorale sanitaria, al cimitero Flaminio (Prima Porta, via Flaminia km. 14.400) il primo novembre alle ore 16; con il vescovo Paolo Lojudice, ausiliare per il settore Sud, al cimitero di Ostia Antica (via di Piana Bella), il primo novembre alle ore 15.30

Nei prossimi giorni, in particolare nelle giornate dell’1 e del 2 novembre, giovani volontari distribuiranno all’ingresso dei cimiteri romani un sussidio per la preghiera curato dall’Ufficio liturgico diocesano. Il piccolo depliant comprende la preghiera del Padre Nostro, l’Ave Maria e l’Eterno riposo. «Un’opportunità per favorire la preghiera delle tante persone che in questo periodo si recano nei cimiteri per un omaggio alla tomba dei propri cari», spiegano dall’Ufficio, che già da alcuni anni ha promosso l’iniziativa. «Portare un fiore su una tomba – si legge nel sussidio – è un segno di speranza e di fede: ponendolo sulla terra o sulla pietra diciamo che nel nostro cuore c’è la certezza, la fiducia o almeno il desiderio che quella pietra o quella nuda terra tornino a fiorire, restituendo la vita a chi ci è caro».

Per prepararsi alla commemorazione dei defunti, la diocesi di Roma propone una catechesi con il cardinale Luis Francisco Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, sul tema “Chiamati alla vita eterna e alla santità”. Organizzato dal Centro per la pastorale familiare del Vicariato, l’incontro è in programma questa sera (lunedì 29 ottobre) alle ore 19 nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense. «Sia la festa di Ognissanti che quella della commemorazione dei defunti sono particolarmente sentite nelle famiglie – sottolinea il direttore del Centro diocesano monsignor Andrea Manto –, che custodiscono la storia e la memoria dei nostri vissuti, spesso storie di santità della porta accanto di cui parla il Santo Padre nella “Gaudete et exsultate”». Il tema della morte, però, riflette il sacerdote, è «un tema che la società tende a non affrontare o affrontare in maniera distorta; e pure nella nostra predicazione, nella vita pastorale delle nostre comunità, rimane spesso sullo sfondo, non adeguatamente proposto, pensato e sperimentato».




Papa Francesco proclama 7 nuovi santi: alla messa solenne oltre 70mila fedeli

Paolo VI, Oscar Romero, Francesco Spinelli, Vincenzo Romano, Maria Caterina Kasper, Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù e Nunzio Sulprizio “li iscriviamo nell’Albo dei Santi, stabilendo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i Santi”. Lo ha detto Papa Francesco pronunciando la formula di canonizzazione. Tra i sette nuovi santi Paolo VI e l’arcivescovo Oscar Romero, ucciso in El Salvador nel 1980 dagli squadroni della morte. Attesi molti capi di Stato.

Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è a Piazza San Pietro per assistere alla messa. Sono 70mila i fedeli che hanno partecipato a san Pietro alla messa di Papa Francesco per le canonizzazioni. Lo riferisce la sala stampa vaticana.

“Senza un salto in avanti nell’amore – ha detto Papa Francesco – la nostra vita e la nostra Chiesa si ammalano di autocompiacimento egocentrico: si cerca la gioia in qualche piacere passeggero, ci si rinchiude nel chiacchiericcio sterile, ci si adagia nella monotonia di una vita cristiana senza slancio, dove un po’ di narcisismo copre la tristezza di rimanere incompiuti”.
“Gesù interroga – ha proseguito – ciascuno di noi e tutti noi come Chiesa in cammino: siamo una Chiesa che soltanto predica buoni precetti o una Chiesa-sposa, che per il suo Signore si lancia nell’amore?”. “Chiediamo la grazia di saper lasciare per amore del Signore: lasciare le ricchezze, lasciare nostalgie di ruoli e poteri, lasciare strutture non più adeguate all’annuncio del Vangelo, i pesi che frenano la missione, i lacci che ci legano al mondo”.




Papa Francesco: “Ho paura della guerra nucleare”

“Sì, ho davvero paura. Siamo al limite. Basta un incidente per innescare la guerra. Di questo passo la situazione rischia di precipitare. Quindi bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare”. Così Papa Francesco, sul volo da Roma verso Santiago del Cile, ha risposto ad una domanda di una giornalista sul fatto se abbia davvero paura di una guerra nucleare, avendo prima fatto distribuire ai cronisti al seguito una foto scattata a Nagasaki dopo l’esplosione atomica del ’45.

Alla partenza del suo volo da Roma per Santiago del Cile, Papa Francesco aveva infatti fatto distribuire ai 70 giornalisti al seguito una foto scattata a Nagasaki dopo l’esplosione atomica del ’45, con sul retro la sua scritta “Frutto della guerra”. “Questa l’ho trovata per caso – ha poi spiegato il Pontefice salutando i cronisti – é stata scattata nel ’45. E’ un bambino con il suo fratellino sulle spalle che aspetta il suo turno davanti al crematorio a Nagasaki dopo la bomba. Mi ha commosso quando l’ho vista”.




Libertà di culto, c’è chi può

Nel 2017 ricorre il cinquecentenario della Riforma Protestante, proprio quando al soglio pontificio troviamo un papa gesuita, Francesco, al secolo Jorge Bergoglio, il quale ha scelto il nome di Francesco con un fine molto evidente: quello di ridare alla chiesa cattolica una parvenza di francescanesimo, di ritorno alla semplicità evangelica, per cercare di riparare alla crisi di vocazioni in cui versa la Chiesa ufficiale. Nessuno infatti può negare di averne notato il crocifisso al collo, di ferro invece che d’oro, e l’uso di una piccola vettura Ford invece della papamobile. Oppure quando è andato di persona dall’ottico, pretendendo di pagarsi gli occhiali. Questo all’inizio. È stato poi costretto in seguito all’uso di quella papamobile che è in effetti una vetrina viaggiante, dalla quale si possono distribuire benedizioni, e che protegge l’illustre passeggero con i suoi vetri antiproiettile.

 

Perché è importante porre l’accento sul fatto che questo papa proviene dalla Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola? Ce lo spiega il presidente dell’AEI, Alleanza Evangelica Italiana, Leonardo De Chirico, in un suo discorso alla Conferenza Ligonier, che si è tenuta ad Orlando, in Florida, dal 9 all’11 marzo di quest’anno. Riportiamo da un comunicato della Alleanza Evangelica Italiana, dal titolo: “Papa Francesco vuole smontare la Riforma protestante”. “Si è parlato anche delle dinamiche del cattolicesimo contemporaneo alla conferenza annuale Ligonier tenutasi ad Orlando, Florida, dal 9 all’11 marzo 2017. Nel suo intervento di fronte a oltre quattromila persone, il vicepresidente dell’AEI, Leonardo De Chirico, ha dichiarato che papa Francesco, in ultima analisi, intende smantellare la Riforma. Nonostante le sue aperture, il Papa e la Chiesa Cattolica Romana intendono mantenere le loro posizioni contrarie allo spirito della Riforma Protestante centrato sull’autorità suprema della Scrittura e sulla giustificazione per sola fede e che sono in netto contrasto con lo spirito dell’evangelicalismo moderno. “È il primo Papa gesuita. Ricordate che l’ordine dei gesuiti fu fondato nel sedicesimo secolo per la lotta alla diffusione della Riforma” ha avvertito De Chirico. “Con il nuovo Papa, l’ordine dei gesuiti sembra avvicinarsi a noi con un volto sorridente, ma continua a portare con sé la tradizione ed anche il suo primario obiettivo e cioè quello di smantellare e decostruire la Riforma per offrire un’alternativa cattolica romana alle istanze poste dalla Riforma”.”

 

Notiamo quindi che da parte del Vaticano vengono applicati due pesi e due misure: da una parte l’avvicinamento all’Islam, religione che, nonostante le assicurazioni di chi la pratica, non mostra un volto di pace, specialmente nel paesi in cui essa è al contempo legge dello stato; paesi in cui chi si converte a Cristo viene perseguitato, imprigionato, picchiato, torturato, e decapitato, come comanda il Corano. Episodi di estremismo si sono, a questo proposito, verificati anche in Italia, non sufficientemente perseguiti come ciò che sono, cioè degli assassini a sangue freddo, commessi con crudeltà, per punire, prima della morte, il malcapitato, o la malcapitata – nel caso di ragazze che rifiutano il velo o che si fidanzano con coetanei italiani. Per contro, il matrimonio misto fra un musulmano e una ragazza cristiana, di solito porta alla conversione di lei e molte volte al rapimento dei figli, che il padre, convinto d’esserne l’unico ed esclusivo padrone, porta nel suo paese d’origine. Tutto questo senza che lo Stato italiano, il più delle volte, muova un dito per riportare in Italia bambini nati da noi, e che sono per legge italiani, avendo una madre italiana.

Di tutt’altro spessore il legame con i cristiani evangelici. Ho ricevuto qualche giorno fa sulla mia posta elettronica un invito a firmare una petizione per impedire che in una città del nord – non dirò quale, né dirò chi è il mittente – una strada venga dedicata a Martin Lutero, autore della Riforma Protestante, tacciato, nella lettera, di “empietà, crimini e vizi”, sic et simpliciter. Personalmente ritengo, a prescindere da qualsiasi considerazione, che ai nostri figli e nipoti bisogni presentare la realtà storica di qualsiasi personaggio, senza cadere in giudizi dettati da posizioni faziose. Nessun personaggio storico – tanto meno i papi – può essere dichiarato esente da lati oscuri del proprio comportamento:se ci fosse ancora Mastro Titta lo potrebbe testimoniare. Oppure la ‘Santa’ Inquisizione; o ancora la strage dei Catari, o le Crociate. Ciononostante, Lutero, accusato con la sua predicazione di aver causato quella che è passata alla storia come la ‘Rivolta dei contadini’, che provocò numerosissime vittime, è stato il fautore di un fatto storico estremamente importante. Affiggere le 95 tesi sul portone della Cattedrale di Wittenberg, il 31 ottobre del 1517, ha richiesto un coraggio ed una fede non comuni, in tempi, cioè, in cui il papa aveva potere di vita e di morte. Cioè da quando Urbano II, con il suo “Dictatus Papae”, del 1075, operò una sorta di golpe contro l’autonomia della sfera politica, instaurando di fatto il potere tamporale. Senza considerare la presa di potere politico e secolare da parte della Chiesa, non si può comprendere la rivoluzione luterana. Ma questo argomento non si può esaurire così semplicemente. Voglio solo ricordare che uno dei principali motivi della ‘ribellione’ del monaco agostiniano fu la vendita delle indulgenze, una impellenza economica per il vescovo Albrecht, pesantemente indebitato con vari Istituti di credito. Albrecht, infatti, aveva fatto stampare un catalogo con l’offerta di oltre 9mila reliquie, e a quei tempi, una città in cui veniva esposto lo scheletro di un santo era proclamata luogo di pellegrinaggio. Mi pare che da allora non sia cambiato granchè, guardando ciò che succede a S. Giovanni Rotondo, con la salma di S. Pio, ritoccata in silicone da una azienda specializzata inglese, ed esposta nella grande chiesa da quattromila posti progettata da Renzo Piano. Nulla a che vedere con la chiesetta della Madonna delle Grazie attigua alla clausura, in cui si trova la cella di S. Pio da Pietrelcina, chiesa poi sostituita e integrata da un edificio più grande attiguo al primo. Insomma, il tempo e i secoli passano, ma il business dei pellegrini fa sempre gola, insieme ai mille gadgets di papa Francesco venduti in Via della Conciliazione. Aveva dunque torto Lutero a denunziare la corruzione della Chiesa di quel tempo? Pare di no. Anche se molti evangelici non si riconoscono nella denominazione di ‘protestanti’, la realtà è che con Lutero abbiamo in comune ‘Sola Scriptura’ (con la sola Bibbia), ‘Sola Fide’ (con la sola fede), ‘Sola gratia’ (con la sola grazia), ‘Solus Christus’ (soltanto Cristo),’Soli Deo gloria’ (per la gloria di Dio solo). Secondo la Bibbia, infatti, la persona che accetta Cristo – vangelo di Giovanni cap. 1 – è salvato per grazia, e non per opere, a seguito della morte di Gesù sulla croce, che ha purgato tutti i nostri peccati e ci ha riconciliati con Dio Padre. Noi predichiamo il ‘sacerdozio universale dei credenti’, per cui ognuno è sacerdote di sé stesso e delegato a spargere il ‘buon seme della Parola di Dio’. Il nostro rapporto con il Padre, infatti, è diretto, attraverso soltanto lo Spirito Santo – il Consolatore, il Paracleto – e Gesù stesso, il quale dichiara, nel Vangelo di Giovanni, cap. 14, versetto 6, “Io sono la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Di tutt’altro avviso pare papa Bergoglio in un suo recente discorso che è rimbalzato sul web, nel quale afferma testualmente che “Non esistono battitori liberi”, riferendosi al fatto che, secondo lui, sarebbe “pericoloso e nocivo andare direttamente a Gesù Cristo”, senza passare attraverso la Chiesa. Sarebbecioè un cristianesimo che lui definisce ‘fai da te’, in termini dispregiativi. Tanti infatti, e lo stesso papa lo rimarca, rifiutando la Chiesa, rifiutano anche il rapporto con Gesù e con la fede, e di conseguenza gettano via il bambino con l’acqua sporca, non sapendo che esistono altre realtà cristiane nelle chiese evangeliche, che hanno princìpi diversi, aderenti alla Scrittura, la Parola di Dio. “Essere cristiano significa appartenere alla Chiesa” dichiara Bergoglio. Secondo la Scrittura, invece, essere cristiano significa appartenere a Cristo, che è l’unico morto per noi e resuscitato per la nostra salvezza. “Avere un rapporto con Gesù senza la mediazione della Chiesa è una tentazione pericolosa” dice ancora il papa, senza spiegarne i motivi. “Il nome è Cristiano” conclude “il cognome è ‘appartenente alla Chiesa’”. No, caro Bergoglio, noi diciamo “Il nome è ‘Figlio di Dio’, il cognome è ‘Salvato per grazia’, secondo la Scrittura. È chiaro che, dopo aver recitato preghiere islamiche in Vaticano, e aver fatto propaganda a favore di un Nuovo Ordine Mondiale, papa Bergoglio è lontanissimo dall’essere in grado di predicare Cristo, come Gesù comandò ai suoi. Possiamo legittimamente dubitare di una sua autentica vocazione leggendo un articolo apparso sui giornali poco tempo fa, nel quale si narra della psicoterapia a cui Bergoglio sarebbe ricorso anni fa, e che dimostra la mancanza di una sua trasformazione interiore. Politico, sindacalista, capo di un piccolo Stato con un capitale enorme – pare che le riserve auree del Vaticano siano al terzo posto nel mondo – papa Bergoglio ha deciso di distruggere la Chiesa Evangelica, come ha dichiarato tempo fa in una intervista rilasciata durante uno dei suoi viaggi all’estero. L’impressione è che gli facciano più paura gli evangelici che i musulmani: questo potrebbe essere il motivo di questi attacchi frontali. Quanto a Lutero e le sue eresie, esse sono stabilite unilateralmente e univocamente, da una sola posizione; un po’ come le scomuniche, a cui non crede più nessuno, tranne Ratzinger. Lo stesso Milingo, nel riceverne una , disse che ‘non valeva la carta su cui era scritta’. E comunque, pare che di recente, con una lettera pubblicata sul sito ‘Correctiofilialis.org’, Bergoglio sia stato accusato di eresia per la sua enciclica ‘Amoris laetitia’. Così riporta il sito: “Una lettera di 25 pagine firmata da 40 sacerdoti cattolici e studiosi laici è stata consegnata a Papa Francesco l’11 agosto. Dal momento che non è stata ricevuta alcuna risposta dal Santo Padre, questo è oggi reso pubblico, oggi, il 24 settembre, la Festa della Madonna di Ransom e della Madonna di Walsingham. La lettera, aperta ai nuovi firmatari, ha ora i nomi di 62 cleri e studiosi laici di 20 paesi , che rappresentano anche altri che non dispongono della necessaria libertà di parola. Ha un titolo latino: ‘Correctio filialis de haeresibus propagatis’ (letteralmente, ‘Una correzione filiale relativa alla propagazione delle eresie’).Essa afferma che il Papa, con la sua esortazione apostolica Amoris laetitia e con altre parole, atti e omissioni, ha sostenuto efficacemente 7 posizioni eretiche sul matrimonio, sulla vita morale e sull’accoglienza dei sacramenti e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica. Queste 7 eresie sono espresse dai firmatari in latino, la lingua ufficiale della Chiesa.”

In conclusione: il rifiuto di dedicare una via a Martin Lutero lascia il tempo che trova. Testimonia però di un clima di persecuzione e pregiudizio nei confronti di chi non vuole seguire il dettato della Chiesa cattolica, ma soltanto la Parola di Dio. Clima evidentemente palese in ambienti ecclesiali, che si manifesta con queste preclusioni, pregiudizi e giudizi al limite della calunnia. Quando il papa dice che “E’ pericoloso e nocivo andare a Cristo senza la mediazione della Chiesa”, dice una falsità secondo la Bibbia: ma c’è tanta gente pronta a credergli sulla parola.

Roberto Ragone

 

 

 




Papa Francesco: "la chiesa deve mettersi nella politica alta"

di Angelo Barraco
 
“La Chiesa è chiamata a compromettersi. Si dice che la Chiesa non debba mettersi nella politica, la chiesa deve mettersi nella politica alta” è questa la frase che ha pronunciato Papa Francesco nel corso di un convegno sulla criminalità organizzata e la tratta di esseri umani avvenuto nel mese di giugno. Un concetto che esprime un’esigenza quasi viscerale di un’istituzione con potere autonomo e e forte, che sembra essere rinata con Papa Bergoglio, figura carismatica che ha portare pace, amore, umiltà in ogni angolo del mondo, una figura perfettamente disegnata ad hoc da architetti che muovono i fili di un sistema tanto grande quanto complesso. Una figura che ha saputo risollevare la chiesa cattolica da un periodo di “Crisi della fede” avuto con Papa Benedetto XVI. Bergoglio parla di una chiesa pronta a subentrare in politica, saltando la staccionata e abbattendo metaforicamente la barriera unidirezionale e di fede, una Chiesa che oggi vuole muoversi “nella politica alta”, quella politica che cambia il volto del nostro paese, della nostra Italia che ogni giorno assume dimensioni e sfaccettature sempre differenti a causa di una continua e repentina evoluzione sociale e culturale, quella politica che spesso è marcia, corrotta e collusa: Ma tale affermazione è oggettivamente concretizzabile? Partiamo da un principio fondamentale che è riportato sulla nostra Carta Costituzionale e che sta alla base della inapplicabilità di quanto dichiarato dal pontefice: Articolo 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. 
 
Ciò significa che entrambi i poteri posseggono una reciproca posizione istituzionale indipendente. Il secondo comma stabilisce che “I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”. I Patti Lateranensi rappresentano un trattato/concordato che hanno dato vita allo Stato della Città del Vaticano. Furono firmati in data 11 febbraio 1929 dal cardinale Gasparri, segretario di Stato Vaticano e da Mussolini. L’accordo è racchiuso in 14 tabella, che nel corso degli anni subirono delle lievi modifiche. In un primo momento la religione cattolica viene indicata come “religione cattolica, apostolica e romana”, quindi come sola religione di Stato. Tale concordato da inizialmente alcuni privilegi agli ecclesiastici come l’esonero dalla leva militare e speciali trattamenti penali, insegnamento della religione a scuola, assistenza spirituale alle forze armate. Il tutto cambia molti anni dopo, esattamente il 18 febbraio 1984, quando il cardinale Agostino Casaroli  e il presidente del Consiglio Craxi firmano un accordo di revisione in merito ad alcuni aspetti del Concordato. Da quel momento sarà l’8×1000 a finanziare il clero e i vescovi verranno più nominati mediante l’approvazione del governo italiano. Cambiano anche le clausole che riguardano il matrimonio, l’insegnamento della religione a scuola che diventa facoltativa, la Sacra Rota. Tale modifica è avvenuta sulla base del terzo comma dell’articolo 7 della Costituzione Italiana “I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”. Uno Stato fa fronte agli elementi oggettivi di pressione interna –quali crisi, guerre, immigrazione- attraverso l’applicazione delle leggi e l’azione repentina ai fini di poter garantire la sicurezza ai cittadini e l’efficienza dei servizi che ogni cittadino ha il diritto di ottenere grazie al contributo che versa costantemente. L’articolo 117 recita “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. L’articolo 70 invece puntualizza ulteriormente il concetto legislativo “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. Ciò significa che la costituzione italiana –costituzione rigida modificabile con apposito atto normativo con procedura aggravata- non apre le porte alla legiferazione se non agli appartenenti dello Stato stesso. Le affermazioni di Bergoglio, seppur piene di entusiasmo e sicuramente spinte da una un’innata voglia di avanzamento all’interno della “politica alta”, non possono però trovare riscontro oggettivo. Vi è una carta costituzionale che dimostra oggettivamente quanto sia difficile la salita per la “politica alta”. Nicolás Gómez Dávila -Tra poche parole, 1977/92-  scriveva “La Chiesa impotente di oggi dimentica che solo chi è potente può dire sciocchezze senza screditarsi”.



SCONTRO PAPA-TRUMP. BERGOGLIO "QUEST'UOMO NON È CRISTIANO". TRUMP: "PENSI ALLE MURA VATICANE"

Redazione Esteri

Possiamo dire che continua. Nuovo capitolo dello scontro tra il Papa e il candidato repubblicano alle presidenziali, Donald Trump. Trump cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche con Bergoglio, ma dal suo entourage arriva un nuovo affondo. "Sorprendenti i commenti del Papa, considerando che la Città del Vaticano è al 100% circondata da mura imponenti", ha ironizzato su Twitter Dan Scavino, responsabile della campagna sui social media. Il tweet è accompagnato da una foto della Città del Vaticano. Anchew Joe Scarborough, ex membro del Congresso e supporter di Trump, ha postato l'immagine di un enorme muro accompagnata da queste parole: "Papa Francesco, abbatti quel muro!".

La vicenda – Di ritorno dal viaggio in Messico, Bergoglio aveva criticato Donald Trump per le sue posizioni sugli immigrati: "Una persona che pensa di fare i muri non è cristiano. Questo non è il Vangelo". Replica a muso duro del tycoon: "Il Papa fa politica. E' vergognoso". A stuzzicare Francesco sul volo di ritorno in Italia i giornalisti, che gli chiedono del muro di 2.500 chilometri che Trump promette di costruire se diventerà presidente, oltre alla deportazione di circa 10 milioni di immigrati clandestini. I cattolici Usa devono votarlo?, gli chiedono ancora: "Non mi immischio – risponde il Papa – solo dico questo uomo non è cristiano, se dice queste cose. Bisogna vedere se ha detto così oppure no. Su questo do il beneficio del dubbio". Agenzie di stampa e tv fanno appena in tempo a rilanciare queste parole che immediata arriva la risposta del miliardario candidato alla Casa Bianca, che da sempre si professa presbiteriano. Una risposta data sia attraverso una dichiarazione scritta sia in tv, dove viene ripreso durante un comizio in South Carolina, prossima tappa delle primarie repubblicane. "Per un leader religioso mettere in dubbio la fede di una persona è vergognoso", attacca: "Io sono orgoglioso di essere cristiano, e come presidente non permetterò alla cristianità di essere continuamente attaccata e indebolita, proprio come sta avvenendo adesso con l'attuale presidente". E' un fiume in piena Trump. Torna ad accusare il Papa di "fare politica" e di essere usato "come una pedina". Una stoccata già usata in passato dal tycoon, tanto che il Papa aveva già commentato: "Grazie a Dio che ha detto che sono un politico, perché Aristotele definisce la persona umana come 'animal politicus', quindi sono una persona umana".

In serata la precisazione di Trump: tutta colpa dei media, secondo il miliardario aspirante presidente che a caldo aveva definito "vergognoso" l'intervento del pontefice. "Io non voglio litigare con il papa", afferma quindi, e spiega che a suo avviso le parole di Francesco sono state male interpretate




ARICCIA PAPA FRANCESCO: "PREGA PER ME!" COSI' BERGOGLIO AL SINDACO CIANFANELLI

Redazione

Ariccia (RM) – È ancora vivo il ricordo nella comunità di Ariccia della gradita presenza di Papa Francesco per gli esercizi spirituali della Quaresima che si sono svolti a marzo presso la casa Divin Maestro.

Per l’occasione il Sindaco Emilio Cianfanelli, a nome di tutta la Città, donò una stampa raffigurante la sanguigna del Bernini, affresco conservato presso Palazzo Chigi, che ritrae un uomo col bambino emblema dell’amore paterno verso il figlio. Il Santo Padre, riferisce chi era presente, lo ha guardato stupito affermando “E’ un quadro pieno di tenerezza!” e poi ha osservato che non c’è quadro della Madonna con il Bambino in cui la Madonna sia così vicina al Bambino stesso.

Vivo è anche il ricordo del Pontefice che con una lettera manifesta al Sindaco e a tutta la Città “il grato ricordo della recente presenza in codesta accogliente località”. E ancora Papa Francesco si rivolge al Sindaco “manifestandoLe viva gratitudine per il premuroso gesto e per i sentimenti di venerazione e di affetto che lo hanno suggerito” e mentre chiede di pregare per la Sua persona e per il Suo Universale ministero di Successore di Pietro, invoca “su di Lei e su quanti Ella rappresenta doni abbondanti di grazia, di serenità e di pace” e volentieri invia il Suo benedicente saluto.

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PAPA FRANCESCO: "AI FIGLI DI COPPIE GAY NON SI DEVE SOMMINISTRARE UN VACCINO ANTIFEDE"

Redazione

Che Papa Francesco fosse straordinariamente comunicativo lo si è capito sin dall'inizio quando appena eletto salutò tutti con "buonasera", invitando i presenti a pregare per loro. Indossando le scarpe da strada, spostandosi con l'utilitaria e parlando a tutti con molta umiltà non solo nel verbo ma soprattutto nell'attegiamento. Adesso Papa Francesco si rivolge alle coppie Gay: «A livello educativo, le unioni gay oggi pongono sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere»  Ai figli di coppie gay, dice, non si deve «somministrare un vaccino contro la fede». Lo disse Bergoglio nel suo discorso ai superiori generali del 29 novembre scorso, pubblicato da Civiltà Cattolica.

Bergoglio si è soffermato sul fato che bisogna interrogarsi su "come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia".

Bisogna ricordarsi con gli attegiamenti di tutti i giorni di non somministrare un vaccino antifede al prossimo perché questa è una società che muta, è una continua evoluzione verso la trasparenza e la volontà di esprimersi. Ognuno è padrone della propria vita.