IL BIOGAS UN BUSINESS ONEROSO PER LE TASCHE DEI CITTADINI, SALUTE PUBBLICA E AMBIENTALE

Un viaggio attraverso l'inutilità di produrre un'energia che non serve, a discapito della salute, dell'aria che respiriamo, dei terreni che calpestiamo e che inoltre ci costa molto denaro, quasi un terzo di quelli che ogni bimestre versiamo nelle casse dei vari gestori energetici. Andiamo a scoprire dove vanno a finire i nostri soldi, A chi vengono per legge destinati. Non tutte le energie rinnovabili sono realmente “pulite”, alcune di queste celano delle brutte sorprese

 

di Claudio Auriemma

Negli ultimi anni stiamo assistendo al proliferare di progetti da parte di piccoli o grandi Comuni che puntano alla realizzazione di centrali di produzione elettrica da biogas o da biomassa, ovvero centrali che producono biometano per alimentare i generatori grazie alla digestione anaerobica di residui biologici industriali, civili o agricoli. Sul territorio italiano, siamo passati dai 313 impianti impianti biogas certificati IAFR, ovvero impianti alimentati da fonti rinnovabili in attività nel 2010 (fonte: GSE) ai 994 del 2012 (dati CRPA).

Ma molti altri sono ancora in fase di progetto. Si pensi solamente che Il “Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dell’Italia” prevede che entro il 2020 nasceranno impianti fino a raggiungere una potenza di 1.200 MW, mentre nel 2010 è di circa 500 MW, meno della metà di quella prevista dal Piano Secondo gli ultimi dati del CRPA. La tendenza alla crescita supera di gran lunga le aspettative e la velocità di proliferazione di questi impianti sembra smentire le previsioni iniziali suggerendo che esse siano addirittura in difetto.
Leggendo questi dati sembra che la crescita continua di richiesta energetica da parte di industria e cittadini, vada in qualche modo affrontata, così, molti Comuni Italiani, Comuni virtuosi gestiti da amministrazioni particolarmente attente all'ambiente, oltre che puntare al risparmio energetico, hanno il desiderio di investire denaro allo scopo di ridurre quella percentuale di energia che il nostro paese produce grazie a risorse fossili come Petrolio, Carbone e Gas a favore di fonti rinnovabili. Ma purtroppo il quadro è completamente diverso.

I nuovi impianti a biogas non prevedono affatto di sostituirsi ad altri più inquinanti, ma si vanno ad aggiungere alla quantità di centrali in produzione in Italia per produrre nuova energia allo scopo di soddisfare un fabbisogno dichiarato in crescita nel nostro territorio. Le centrali a combustibile fossile non si toccano, continuano a produrre energia e ad inquinare. A quelle però si aggiungono le centinaia di altre piccole centrali a biogas che per la maggioranza producono meno di 1MW di potenza ognuna. Diffuse su tutto il territorio nazionale e particolarmente al Nord. Convinti che il paese, anche se nel centro di una crisi economica drammatica, abbia un bisogno maggiore di energia di quella richiesta nei momenti più floridi della nostra economia, andiamo ad analizzare i motivi che ci spingono ad impiantare nuove centrali che possano affiancare quelle già attive.

Leggendo i primi dati pubblicati da TERNA, la società che gestisce la distribuzione elettrica sul territorio, scopriamo facilmente che in realtà il quadro è esattamente inverso.In un documento pubblicato da TERNA a settembre 2008 “Previsioni della domanda elettrica in Italia e del fabbisogno di potenza necessario 2008- 2018” si legge che la previsione di consumo in quel periodo doveva tendenzialmente crescere. Citando testualmente “la previsione per il prossimo decennio dell’evoluzione della domanda elettrica compresa tra +1,0% e il +1,9% medio per anno, in funzione delle ipotesi sull’intensitàelettrica”…”alla copertura del carico massimo nel 2018 si stima adeguato un fabbisogno di generazione di circa 91 GW.”

Previsione questa clamorosamente smentita da un rapporto gemello ma pubblicato nel 2013 sempre dalla stessa società che stima il fabbisogno di generazione nel 2019 molto più basso, parliamo di 77 GW. Infatti prendendo ad esempio il biennio 2011-2012, vediamo che la richiesta di energia in Italia è calata del 2,1% (fonte TERNA). La previsione per il 2023 è poco più ottimistica, si prevede una richiesta massima di 83GW, sempre più bassa di quella del 2018 ma che spera in una seppur leggera ripresa dell'economia.
Tutto questo per dire che, come dimostra il grafico qui a fianco, la tendenza negli anni che vanno dal 2008 al 2013 vede una contrazione nella richiesta energetica causata da ovvi fattori come l'inizio di una drammatica crisi economica che ha causato la chiusura di molte aziende, il decentramento di parte delle grandi aziende produttive italiane, la fine dell'industria dell'acciaio, tra i grandi consumatori di energia e non da ultimo anche dalle abitudini dei cittadini che per contenere i consumi energetici si sono progressivamente rivolti sempre maggiormente all'uso di illuminazione sostenibile e a basso consumo.

Che cosa è allora che suggerisce ai Comuni e agli imprenditori di investire in energia? Molto semplicemente sono i contributi statali elargiti molto generosamente a chi progetta e realizza impianti di produzione elettrica da biogas. Il Governo Italiano, garantisce un contributo a tali impianti così strutturato: Per gli impianti a biomasse e biogas di potenza nominale fino a 1 MW il GSE prevede, ove richiesto, al ritiro dell’energia elettrica immessa in rete una tariffa incentivante onnicomprensiva (To) determinata sommando la tariffa incentivante base a seconda della tipologia d’impianto e del tipo di alimentazione (prodotti, sottoprodotti, rifiuti) agli ulteriori premi garantiti al tipo di impianto. Facciamo l'esempio di un impianto da 1MW, l'incentivo può arrivare fino ai 0.18€ a Kwh ma di solito si ferma a 0.14€ a Kwh. A questo incentivo va sommato l'ammontare totale degli eventuali premi a cui ha diritto. Se alimentato da prodotti di origine biologica ha diritto ad un premio di 40 €/MWh (Articolo 8, comma 4, lettera a) (fonte: GSE – Gestore dei Servizi Energetici)
Per fare chiarezza sui numeri abbiamo scelto dei dati che abbiamo in possesso e che riguardano una realtà locale, ma quei numeri ci possono aiutare a comprendere più facilmente la realtà nazionale.

Da uno studio del Dott. Gabriele Insabato del Politecnico di Milano, Nel 2010 in provincia di Cremona sono stati autorizzati e/o entrati in esercizio circa 51 impianti a biogas, per una potenza di circa 45 MW complessivi. La maggior parte degli impianti in questione ha una potenza nominale inferiore al MW, come quello previsto nella tenuta di Passerano. L'investimento globale iniziale per realizzare quegli impianti è stato di circa 180 milioni di €, ovvero 4 Milioni a MW di potenza, gli stessi impianti ricevono però incentivi annui per circa 100 milioni di € complessivi (280€/Mwh secondo la formula che abbiamo visto in precedenza e per 8000h di funzionamento) a fronte di un costo di gestione annuo di circa 60 Milioni di €, Questo spiega come sia estremamente interessante il regime di incentivi per garantire la vita a centrali come queste che se dovessero basare la propria sopravvivenza solo sulla vendita di energia sarebbero un affare fallimentare. Con questo regime di incentivi bastano solo 4/5 anni per ripagarsi degli investimenti iniziali e accumulare ingenti somme di denaro per i successivi 15 anni, visto che la concessione dura in media 20 anni.

Ma gli incentivi statali, non piovono dal cielo come la manna delle narrazioni bibliche, è necessario che qualcuno se ne faccia carico economicamente. Casualmente, se ne fa carico l'utente finale, ovvero ognuno di noi al momento in cui paga la bolletta energetica bimestrale che gli garantisce di poter continuare ad usufruire del servizio elettrico nazionale.

Quando vediamo l'importo in alto a destra dell'ormai familiare rettangolo cartaceo che ha standardizzato la comunicazione con la quale le principali aziende fornitrici di servizi ci invitano a mettere mano al portafogli, non dobbiamo pensare che paghiamo solo ciò che in realtà abbiamo consumato, ma, l'importo richiesto è formato dalla somma di una serie di componenti, Tasse, ritardo nei pagamenti ed altro, ma la nostra attenzione si soffermerà in particolare sulla componente A3 della bolletta, che è quella che ci interessa in questa storia. In un comunicato del dicembre 2013 emanato della Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, veniamo informati che:” Per l’elettricità, ci sarà un incremento complessivo dello 0,7%. Di fatto, questo aumento (+1,6%) più il leggero ritocco (+0,3%) delle tariffe per i servizi di trasmissione, distribuzione, etc. sono stati controbilanciati da un forte calo dei costi del chilowattora (-1,2%) riferito invece ad un’attività in libera concorrenza. A questo punto, La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 518 euro così ripartiti: 51,25% del totale della bolletta i costi di approvvigionamento, 14,71% per i servizi a rete, 20,75% per gli oneri generali di sistema, fissati per legge, 13,30% per le imposte che comprendono l’IVA e le accise.

Gli oneri generali di sistema, (termine alquanto trasparente n.d.r.) sono composti per quasi il 90% dalla famosa componente A3 della bolletta energetica che sarebbero gli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate . Ciò significa che circa il 20 % dell'importo della bolletta elettrica che noi paghiamo è destinato a coprire i tanti milioni di € destinati ad incentivare la produzione di energia elettrica che in realtà a nessuno di noi serve realmente, o meglio serve solo a chi in realtà ne percepisce un vantaggio, non di certo al consumatore.

In poche e semplici parole, poco meno di un terzo della nostra bolletta va ad alimentare un business energetico che punta alla produzione di energia inutile, inquinante e che genera un sempre maggiore consumo del suolo. Generato dalla cementificazione necessaria alla realizzazione degli impianti, oltre che dalla necessità di destinare intere colture agricole ad alimentare le centrali, fuori dalla filiera alimentare e quindi con largo uso di tecniche di coltivazione OGM, che impoveriranno sempre di più i terreni e determineranno un graduale inquinamento degli stessi. Addirittura il 6/8% dei terreni agricoli disponibili sarebbe destinato alla produzione di “rifiuto” organico da utilizzare nelle centrali.

Si vuole produrre energia che non serve, inquinando ulteriormente e senza prevedere una riduzione delle centrali a combustibile fossile. Invece di puntare ad una riduzione della quantità di rifiuti e alla necessaria conclusione del ciclo degli stessi, si incentiva a produrre sempre più scarto. Si inquinano e si impoveriscono le zone agricole e si consumano ettari di suolo. Si creano impianti senza rispettare vincoli archeologici o paesaggistici, mentre, per foraggiare questa poco lungimirante operazione i cittadini intanto pagano di tasca propria buona parte della bolletta.




ZAGAROLO BIOGAS: ALLARME SALUTE, SORGENTI E AGRICOLTURA A RISCHIO

di Cinzia Marchegiani

Il silenzio lascia sempre dubbi amletici. Anche a Zagarolo tutto tace nelle stanze dell’amministrazione e nei comunicati istituzionali “assenti” in merito alla centrale a biogas che sorgerà, non solo metaforicamente, a due passi da Valle Martella con i suoi 5000 abitanti. Un piano industriale di certo molto discusso, che ha sollevato molteplici problematiche e interrogativi sugli impatti ambientali e della salute pubblica tali da produrre una mozione e un’interrogazione importanti alla Regione Lazio.

Se Zagarolo, con la sua giunta sembra restare in silenzio, dai gruppi consiliari NCD e Forza Italia, è stata inoltrata, lo scorso 24 marzo, la mozione indirizzata al Sindaco Paniccia, al presidente del Consiglio Roberto Sesto e all’Assessore all’Ambiente, Giacomo Vernini. Così i consiglieri d’opposizione, Marco Bonini e Michelino Conti, richiamano all’attenzione i destinatari del documento in virtù delle notizie che sono state diramate esclusivamente dagli organi di stampa.

Con un sunto abbastanza severo, il documento presentato ricorda il processo chimico industriale della fermentazione anaerobica batterica con cui la centrale a biogas decomporrebbe i residui dei rifiuti umidi provenienti dai vegetali in decomposizione, dalle carcasse in putrescenza, dai liquami zootecnici o fanghi di depurazione (anche industriali?) e scarti dell’agro-industria per produrre gas combustibile. In tale direzione vengono poste riflessioni importanti riguardo la salute pubblica degli abitanti nella zona di Via Prenestina, Acqua Traversa e Valle Martella che, proprio per la loro vicinanza al sito industriale, sono i primi a rispondere dei possibili effetti nefasti derivanti non solo dalle esalazioni della centrale.

Non secondario il dato oggettivo e il motivo della mozione sono l’immobilismo di un Consiglio straordinario, convocato dal Comune di Gallicano nel Lazio come pubblica assemblea lo scorso 30 gennaio, annullato e posticipato ancora a data incerta, sono le numerose assemblee d’informazione di associazioni e comitati costituitesi per la difesa del territorio, petizioni on-line, meet-up di dibattito e persino la fiaccolata contro la stessa centrale a biogas che la notte dello scorso 14 marzo ha illuminato il corso principale di Gallicano nel Lazio. La partecipazione attiva dei cittadini di tutti i comuni limitrofi sembrano rimbalzare su un muro di gomma, la comunicazione e informazione ad oggi è totalmente abbandonata allo spirito d’iniziativa squisitamente personale.
I Consiglieri d’opposizione, fanno presente i numerosi studi che hanno messo in evidenza, oltre le problematiche dell’inquinamento atmosferico, un ulteriore e preoccupante svantaggio emerso negli ultimi anni, noto sin dalla fine degli anni ’90, cioè l’incapacità dei biodigestori di neutralizzare completamente i batteri presenti, in particolare quelli termoresistenti, come i clostridi, che presenti nello scarto dei digestori (digesto) è successivamente smaltito nei terreni come fertilizzante.
Il quadro esposto con la mozione non del tutto rassicurante, oltre i possibili risvolti per la salute dei cittadini e della salubrità del territorio, redige vincoli e condizioni non secondari, che sembrano non essere stati sufficientemente affrontati. Si legge:

1. l’area interessata risulta paesaggio agrario di rilevante valore;
2. l’area rientra nell’ambito vincolato come “ Area identitaria dell’Agro Tiburtino-Prenestini (PTPR Tavola B) e parco archeologico (PTOR Tavola C);
3. l’area è attraversata dal percorso panoramico storici della Via Prenestina Antica;
4. l’area si trova in zona di salvaguardia delle sorgenti Acqua Vergine, Torre Angela, Finocchio, Pantano Borghese;
5. l’agricoltura, i capi di bestiame e di riflesso anche i cittadini potrebbero subirne le conseguenze negative legate alle nano particelle sprigionate nell’aria;
6. secondo le linee guida l’approvazione di tali impianti non bisogna essere in prossimità di zone con certificazioni BIO, DOC, DOCG, terreni adibiti ad uso civico ecc (sulla zona è pendente presso il commissariato degli Usi Civici il suo riconoscimento da parte dell’Università Agraria di Gallicano nel Lazio);
7. in quanto l’area è i prossimità di rilevanti scoperte archeologiche di età romana e pre-romana (Ponte Sodo, Fosso di Passerano, Necropoli di Corcolle, l’Antica Gabi);
8. perchè temiamo che l’impianto, sorgendo nella Tenuta di Passerano, in futuro possa diventare luogo di stoccaggio di rifiuti alimentari e agricoli per alimentare la centrale con la possibilità di un ulteriore ampliamento;
9. l’area abitata più prossima all’impianto è a soli 400 metri di distanza (Valle Martella).

La mozione in merito alle conseguenze di un impianto industriale sicuramente è in ad adiuvandum alla mozioni e interrogazione inoltrate alla Regione Lazio e altri destinatari ministeriali. I gruppi consiliari proponenti, NCD e Forza Italia congiuntamente ai firmatari alla petizione on-line, chiedono un atto deliberativo dal quale si evinca l’impegno dell’amministrazione di Zagarolo a manifestare la propria contrarietà alla realizzazione della centrale a biogas di Gallicano nel Lazio, invocano il “principio di precauzione” e “l’acquisizione di ulteriori e neutrali pareri scientifici e sanitari”, in considerazione dei possibili danni che tale struttura potrebbe causare al patrimonio ambientale, archeologico, agricolo e idrogeologico nonché alla qualità della vita e soprattutto dei cittadini.

Un atto dovuto per i cittadini di Zagarolo. In questo caso si può affermare che “il silenzio non è d’oro!!”

LEGGI ANCHE: 

 03/04/2014 GALLICANO NEL LAZIO BIOGAS: DOCUMENTO CHOC DEL COMITATO. IL M5S INTERROGA NICOLA ZINGARETTI E MICHELE CIVITA

 29/03/2014 ZAGAROLO ALLARME CENTRALE BIOGAS: IL COMITATO CITTADINO SENZA BAVAGLIO

 16/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO, NO AL BIOGAS: SI ACCENDE LA SPERANZA

 12/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO, CENTRALE A BIOGAS: UNA FIACCOLATA PER DIRE NO INSIEME A L'OSSERVATORE D'ITALIA

 01/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO CENTRALE A BIOGAS: E' GIALLO SUL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO RIPETUTAMENTE RINVIATO

 27/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO: CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE DIFFIDANO IL SINDACO

 12/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO, BIOGAS: A.A.A. CERCASI 30 MILIONI DI EURO PER REALIZZARE L'IMPIANTO

 30/01/2014 GALLICANO ALLARME CENTRALE A BIOGAS: OGGI CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO


 




GALLICANO NEL LAZIO BIOGAS: DOCUMENTO CHOC DEL COMITATO. IL M5S INTERROGA NICOLA ZINGARETTI E MICHELE CIVITA


”E’ ormai scientificamente provata l’associazione dell’inquinamento da polveri sottili con un aumento della mortalità generale e per cause cardio-vascolari e respiratorie, con l’insorgenza di patologie acute quali l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale, le infezioni delle vie respiratorie (polmoniti e bronchiti), con l’esacerbazione di patologie croniche quali la broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) e l’asma bronchiale".

 

di Cinzia Marchegiani

Gallicano nel Lazio (RM) – Le associazioni e i comitati non si arrendono anche di fronte al totale silenzio dell’amministrazione del comune di Gallicano nel Lazio, che a fronte di un consiglio straordinario rimandato dal 30 gennaio scorso ancora non  comunica la data della prossima assemblea pubblica.

La  Centrale  a Biogas sembra preoccupare, molto evidentemente, i responsabili che hanno proposto e difeso questo progetto industriale. Nella giornata dello scorso 31 marzo è stato inviato un rapporto inquietante su questo impianto a diversi indirizzi, tra i quali il Consiglio Regionale del Lazio, Commissione VI – Ambiente, Lavori Pubblici, Mobilità, Politiche per la Casa, Urbanistica, e per conoscenza alla Presidenza del Consiglio dei Ministri,  Ministero della Salute, dell’Ambiente,  dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, dell’Interno e della Giustizia, oltre alla Procura della Repubblica di Tivoli, di Roma, di Napoli, alla  Corte dei Conti Lazio/Campania e altri.

Il documento in oggetto è  uno studio realizzato dal professor Giancarlo Ceci e firmato dal Presidente del Comitato per Gallicano, Andrea Ciamei, dai consiglieri di opposizione del comune di Gallicano del Lazio, Mario Galli e Fabrizio Betti di Progetto Comune e Lucia D’Offizi Capogruppo PDL. Il  resoconto è stato prodotto a valle dell’audizione tenuta in Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Lazio lo scorso 11 febbraio 2014. Dalla sua lettura si estrapola il rapporto tecnico/ambientale/territoriale dell’impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che il Comune di Gallicano, come proponente, vorrebbe realizzare, e che si collocherebbe in un appezzamento di terreno della tenuta Passerano (passata di proprietà alla Regione Campania che la gestisce attraverso la SAUIE s.r.l. di Napoli) all’interno della quale si trova un castello medioevale.

L’Ente Regionale Campania ha l’obbligo di utilizzare i profitti ricavati da tali beni, con attività a favore dell’Istituto pro ciechi Colosimo di Napoli. Nel progetto si fa riferimento alla realtà urbana di Gallicano nel Lazio e alle sue zone rurali con bassa intensità abitativa, ma non viene messo nella giusta evidenza il nucleo abitativo di prossimità. L’impianto, nella posizione definita, dista meno di 400 mt. dalle prime abitazioni di “Valle Martella”, frazione del Comune di Zagarolo, urbanisticamente complessa e con circa 5.000 residenti.

Dal documento si apprende: "Ci sono anomalie per quanto riguarda il piano Regolatore vigente del Comune di Gallicano, poiché l’area interessata dal progetto ricade nella Zona Agricola E3, dove il 10 giugno 2011, con delibera n. 259, la Giunta Regionale del Lazio ha approvato la variante generale al P.R.G. di Gallicano del Lazio, riclassificando l’area interessata dall’intervento in E2 Agricola, ma non si evidenzia che il terreno sul quale si vorrebbe realizzare l’impianto di “Trattamento Rifiuti e produzione di Energia Elettrica”, risulta essere, a tutt’oggi, di proprietà della Regione Campana. In questa direzione l’Amministrazione Comunale di Gallicano non ha mai prodotto documentazione inerente la procedura di esproprio della parte del territorio, interessata dal progetto, della tenuta Agricola di Passerano, che risulta essere ancora della Regione Campania, che la gestisce attraverso la SAUIE s.r.l. di Napoli. Non solo, ma sull’intero comprensorio della tenuta di Passerano pende tuttora dinanzi al Commissario per la liquidazione degli usi civici per il Lazio, l’Umbria e la Toscana procedimento, contraddistinto con il numero di R.G. 9/1992, con il quale l’Università Agraria di Gallicano nel Lazio rivendica l’esistenza di usi civici gravanti sulla tenuta in questione; che la qualitas soli in via di accertamento nel suddetto procedimento è tutt’altro che indifferente ai fini dell’acquisizione e dell’acquisibilità delle terre in questione, anche tramite il procedimento espropriativo, potendo essa condizionare l’esperibilità e comunque la validità del procedimento stesso; a tal fine si evidenzia che a pag. 307 del piano regionale dei rifiuti, tabella 16-2.1, quarta riga, in "criteri di localizzazione degli impianti" è indicata come tutela integrale le aree assegnate alle università agrarie L.R. 24/98 art. 11 e s.m.i. e N.T.A. P.T.P.R. art.39. In particolare la L.R. 24/98 introduce il criterio di tutela integrale di tutte le aree dichiarate di notevole interesse, interessate da preesistenze archeologiche, o da vincoli idrologici, inoltre richiama esplicitamente l'adozione della L. 431/85 su: fasce costiere marine, fasce costiere lacunari, corsi di acque pubbliche, montagne sopra i 1200 mt, parchi e riserve naturali, aree buscate, aree delle università agrarie e di uso civico, zone umide, aree di interesse archeologico.

Oltre le osservazioni squisitamente legislative e territoriali dell’ubicazione della centrale emergono altri importanti aspetti regolatori, poiché la localizzazione, relativa ad un impianto industriale che dovrebbe trattare rifiuti solidi urbani per 40.000 t/anno, è in contrasto anche con il disposto dell’art. 12, comma 7, del D.Lgs 387/2003, in quanto si pone in direzione totalmente contraria al sostegno del settore agricolo auspicato dal legislatore. Non secondario il fatto che per il sito la procedura autorizzativa, alla quale è stato sottoposto il progetto, ha visto il MIBAC (Ministero dei Beni Ambientali e delle Attività Culturali) emettere parere negativo, con conseguente sospensione della Conferenza dei servizi e in attesa, inoltre, della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) regionale.
Il 5 aprile 2013 con la Determina N° 05/04/2013, la VIA otteneva, dagli uffici regionali preposti, “Parere favorevole con prescrizione”. Non definendo e superando di fatto, nella pronuncia di Compatibilità Ambientale, i dubbi emersi in prima istanza.

Il documento segue con le osservazioni tecnico-ambientali e idrogeologiche, inoltre vi è un’analisi  dettagliata della tecnologia che produce un compostaggio anaerobico che spesso viene confuso con quello naturale di tipo anaerobico. Dati che tutti dovrebbero leggere, perché nella completa informazione ci si rende consapevoli nelle scelte sostenute. Il fatto che sia rassicurato che un impianto di tale portata produca, al momento della sua dismissione, un impatto ambientale quanto una dismissione di un impianto di carburanti, evidenzia che lo studio in questa direzione sia stata alquanto lacunosa. In effetti, si legge che manca una Stima dei Costi e, mancando un’ipotesi societaria, manca anche un piano di dismissione e ripristino dei luoghi e di conseguenza l’ipotesi di una fidejussione a copertura del costo di dismissione. Sarebbe opportuno, nel caso in cui l’impianto venisse autorizzato e realizzato con prevalente capitale privato, che tale fidejussione fosse, nei tempi e nei modi, conforme a quanto si prescrive nell’ Art 12 D.L. 387/2003 comma 4 nel quale viene previsto che il rilascio dell’autorizzazione unica costituisca titolo a costruire ed esercire l’impianto in conformità al progetto approvato e precisa che la stessa deve contenere l’obbligo, a seguito della dismissione dell’impianto, alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto/i titolare/i dell’autorizzazione.

Dal documento si apprende anche: ”E’ ormai scientificamente provata l’associazione dell’inquinamento da polveri sottili con un aumento della mortalità generale e per cause cardio-vascolari e respiratorie, con l’insorgenza di patologie acute quali l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale, le infezioni delle vie respiratorie (polmoniti e bronchiti), con l’esacerbazione di patologie croniche quali la broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO) e l’asma bronchiale. Numerosi studi epidemiologici supportano tali conclusioni: gli aumenti della mortalità generale e specifica e l’aumento delle ospedalizzazioni per patologie respiratorie e cardiovascolari provocate dall’inquinamento sono stati riportati in diversi studi effettuati. L’insieme dei dati disponibili conferma che l’esposizione ad inquinanti di lunga durata è associata ad una riduzione della speranza di vita. Tra i vari inquinanti ambientali, il materiale particolato di dimensione inferiore ai 10 micron (PM10) e il particolato fine (dimensione inferiore 2,5 micron, PM2,5) sono ritenuti responsabili dei danni osservati nei diversi studi. L’attenzione è anche rivolta alla frazione di particolato con diametro inferiore a 0.1 micron, le polveri ultrafini. Altri importanti inquinanti sono quelli di natura gassosa, quali il biossido di azoto (NO2), l’anidride solforosa (SO2), l’ossido di carbonio (CO) e l’ozono (O3).L’intensità degli effetti sulla salute umana è direttamente proporzionale alla concentrazione degli inquinanti, e la relazione è di tipo lineare senza soglia. E’ semplicemente vergognoso come nel progetto sono stati, o per meglio dire come non sono stati trattati nella maniera corretta elementi importantissimi quali : l’Analisi della struttura antropica – e i dati sulle cause di Morte nel territorio in esame. I pochi dati ISTAT riportati sono del 2002 e non contemplano nessun riferimento storico sull’argomento o ipotesi di indagine epidemiologica delle realtà di Gallicano e soprattutto di Zagarolo, distante qualche centinaio di metri. In questi ultimi anni i cittadini di Gallicano hanno evidenziato, in più occasioni pubbliche, ai vari rappresentanti della Amministrazione Comunale, la necessità di effettuare nel Comune una seria indagine epidemiologica con studio Osservazionale di Corte, visti i numerosi decessi di bambini in età prescolare e scolare. Malattie spesso associate a danni provocati dall’ inquinamento ambientale.”

Ora si è in attesa che i preposti regionali e ministeriali si attivino nel conferire risposte in merito al suddetto documento dove in conclusione viene chiesto di riconsiderare l’autorizzazione concessa alla V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) presentata, che qualsiasi valutazione venga solo a valle di un’indagine epidemiologica con studio osservazionale sullo stato di salute della popolazione di Gallicano nel Lazio, Zagarolo e dei comuni limitrofi e infine che le indagini epidemiologiche e valutazioni del rischio, finalizzate al miglioramento dell’ambiente costruito e la promozione della salute, vengano accompagnate da una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) a norma dell’Art. 1 Direttiva 2011/92/UE.

A supporto di questo documento non si è fatta attendere l’interrogazione dei consiglieri regionali del M5S, nelle persone di Devid Porrello e Silvia Blasi, membri della commissione Ambiente, indirizzata al Presidente del Consiglio Regionale, Daniele Leodori (che ha anche un legame imprescindibile con queste terre, poiché è stato per dieci anni sindaco di Zagarolo, nonché attuale Consigliere Comunale) cui si chiede al Presidente della Giunta Regionale, Nicola Zingaretti e all’Assessore delle Politiche del Territorio, Mobilità e Rifiuti, On. Michele Civita se intendono riconsiderare l’Autorizzazione Integrata Ambientale concessa alla V.I.A. presentata in considerazione del fatto che il progetto è stato redatto dalla “Martino Associati Srl”, e ancora se  intendono procedere ad un’indagine epidemiologica, studio osservazionale sullo stato di salute delle persone di Gallicano nel Lazio, Zagarolo e limitrofi. Questa interrogazione contribuisce  de facto alla “lotta” che, sin dalla sua costituzione, il Comitato per Gallicano ha inteso portare avanti con le armi del dialogo, dello studio e dell’amore per la propria terra e le proprie origini… la Tenuta di Passerano forse rimane uno degli ultimi polmoni verdi alle porte di Roma e campagna di inestimabile valore dell’Agro Romano Antico.
 

LEGGI ANCHE:

29/03/2014 ZAGAROLO ALLARME CENTRALE BIOGAS: IL COMITATO CITTADINO SENZA BAVAGLIO

 16/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO, NO AL BIOGAS: SI ACCENDE LA SPERANZA

 12/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO, CENTRALE A BIOGAS: UNA FIACCOLATA PER DIRE NO INSIEME A L'OSSERVATORE D'ITALIA

 01/03/2014 GALLICANO NEL LAZIO CENTRALE A BIOGAS: E' GIALLO SUL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO RIPETUTAMENTE RINVIATO

 27/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO: CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE DIFFIDANO IL SINDACO

 12/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO, BIOGAS: A.A.A. CERCASI 30 MILIONI DI EURO PER REALIZZARE L'IMPIANTO

 30/01/2014 GALLICANO ALLARME CENTRALE A BIOGAS: OGGI CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO

 




GALLICANO NEL LAZIO, CENTRALE A BIOGAS: UNA FIACCOLATA PER DIRE NO INSIEME A L'OSSERVATORE D'ITALIA

di Cinzia Marchegiani

Gallicano nel Lazio (RM) – Il Comitato per Gallicano assieme ad altri Comitati in difesa dei territori ha organizzato una Fiaccolata venerdi 14 marzo alle ore 20, da Piazza Sant’Andrea a P.le Caduti di tutte le guerre, per dire No al Biogas, la centrale che si vorrebbe costruire nella Tenuta di Passerano. Purtroppo il Consiglio Comunale Straordinario, aperto a tutta la cittadinanza è un obiettivo che l’amministrazione di Gallicano nel Lazio ha disatteso nonostante avesse preso importanti impegni con l’intera collettività dallo scorso 30 gennaio. Di fatto, il Sindaco Accordino incredibilmente sembra sfidare un’intera comunità su decisioni che vanno a modificare concretamente l’ambiente, il territorio e la qualità di vita. La legge obbliga le amministrazioni ad attuare forme di consultazione dei cittadini sui progetti infrastrutturali più significativi qualora questi vanno a modificare sostanzialmente il territorio e il suo ambiente. L’intera comunità, non solo deve essere informata sui benefici e sui rischi, ma deve essere parte integrante delle decisioni stesse, ma il dibattito legato allo sviluppo delle energie alternative su questo territorio sembra essere incredibilmente posticipato a data incerta, nonostante sia arrivato anche dal Consiglio della Regione Lazio, a firma del Dr. Felice Maria Filocamo Difensore Civico l’invito al Sindaco e ai componenti della Giunta Comunale, al Presidente e ai membri del Consiglio di convocare il consiglio programmato e comunicare quanto prima la data stabilita, poiché, come recita la scrittura inviata: “nonostante ci siano state due Conferenze dei Capogruppi del 14 e 24 febbraio c.a., che dovevano valutare data e luogo, ancora non si è formalizzata alcuna decisione. La missiva obbliga riferire la data stabilita, facendo appello alla Convenzione di Arhus, la quale stabilisce che la partecipazione del pubblico alle decisioni che interessano la collettività in materia ambientale, con la possibilità di presentare osservazioni di cui alle autorità pubbliche devono tener conto, risulta una necessaria procedura da percorrere, per cercare soluzioni condivise tramite la concertazione con il territorio.”
Claudio Auriemma del Comitato per Gallicano invita la cittadinanza a partecipare alla Fiaccolata che si svolgerà per le vie del paese allo scopo di sensibilizzare la popolazione e le amministrazioni sul fatto che larga parte dei cittadini non condivide le scelte fatte dalla politica:” Scelte che non aiutano la cittadinanza ma continuano a degradare l’Agro Romano ormai assediato dalla Capitale che vuole trovare nuove zone da sfruttare e cementificare. Oltretutto è un territorio sotto l’occhio vigile di chi ha devastato ed inquinato altre regioni italiane e che oggi cerca nuove zone su cui continuare a fare i propri affari”

L’Osservatore d’Italia e la Redazione Lazio saranno Media Partner di questo evento, poiché nostro obiettivo è quello di testimoniare e comunicare questi percorsi di crescita collettiva che prendono forma anche nei piccoli comuni. La politica che dovrebbe amministrare il bene comune e quello delle future generazioni non può banalizzare e/o sminuire la portata dei progetti proposti, di fatto, non si possono confondere processi aerobici dei rifiuti organici che assolutamente “non producono biogas sotto l’effetto del sole” e paragonarli con i processi anaerobici realizzati nelle centrali a biogas che producono biometano, come a giustificare la bontà dei progetti proposti, nella capacità di immagazzinare gas che altrimenti nella decomposizione normale andrebbe perso nell’aria.
Il Prof. Aldo Garofalo, ex docente di analisi chimiche all’Università della Tuscia, con un documento chiarisce anche ai profani questi due sistemi che sono diametralmente opposti:
• L’aerobico demolisce la sostanza organica in modo “naturale” e non produce gas combustibili. Se utilizza la sostanza organica selezionata (da raccolta differenziata spinta e potature verdi) produce un fertilizzante ottimo per impieghi in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità.
• L’anaerobico agisce per lo più a caldo, con produzione di metano e altri gas (bruciati per ottenere energia elettrica) e in genere di percolato liquido inquinante. Il rifiuto esausto viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto di composizione chimica e qualità nettamente inferiore al compost aerobico, oppure a un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica.
Occorrerebbe capire come la valutazione dell’impatto ambientale sia attendibile quando è accertato che gli impianti di digestione anaerobica (in assenza d’aria) delle biomasse per produrre biogas (metano e altri gas), siano esse da FORSU (frazione organica dei rifiuti solidi urbani) o da qualsiasi altro organico, creano gravi conseguenze su ambiente e salute, in particolare producono: emissioni inquinanti gassose e scarti inquinanti liquidi e solidi. Nella documentazione di Garofolo si legge che le emissioni inquinanti gassose, pre-post combustione, minimizzate come “trascurabili” da tutti gli interessati al banchetto degli incentivi, sono invece presenti con tutto il loro carico venefico come decine e decine di molecole organiche (espresse come COT, limite150 mg/Nm3) inglobate nel particolato e in particolare nelle nanopolveri. Mentre i mercaptani, aldeidi, alchilsolfuri, idrocarburi alifatici, acidi grassi sono solo alcune delle sostanze volatili nocive e/o irritanti presenti. Quelle più pericolose comprendono gli idrocarburi clorurati e aromatici (benzene) cancerogeni.
Vale la pena continuare a leggere il breve riassunto delle conseguenze impattanti:
”I frutti avvelenati delle “innovative” e decantate tecniche di filtrazione dei fumi sono le nanoparticelle. La legge le ignora e, come trent’anni fa, fissa dei limiti per il solo particolato più grossolano (PM10: limite 10mg/Nm3), quello meglio bloccato dai filtri. E’ una presa per i fondelli se si pensa che i pericoli maggiori provengono dalle nanopolveri (più piccole di un micron) che nessun filtro riesce a fermare se non in parte, ma ci sono, sono tante e penetrano a fondo nei polmoni, nelle cellule.
Presenti anche l’ossido di carbonio potente veleno inibitore dell’emoglobina (CO limite 800mg/Nm3), che per quanto minimizzabile con catalizzatori ossidanti non scende mai sotto i 500-650 mg/Nm3, gli ossidi di azoto (NOx limite 500mg/Nm3) i cui valori sono sempre vicini se non superiori ai limiti massimi e per impianti ≤1mega watt sono ben 35kg/giorno (quantità di emissioni che corrisponde ai fumi prodotti da 10.000 automobili che in un giorno percorrono una distanza di 20 km), l’ammoniaca che per quanto in parte abbattuta si ritrova sempre nei gas emessi. Idem per l’idrogeno solforato (H2S).
(Secondo l’International Energy Agency – IEA Bioenergy – i biogas da biomasse contengono in media intorno a 10.000 ppm di H2S e circa 200 ppm di ammoniaca). I desolforatori usati negli impianti non fanno sparire il gas solfidrico, bene che vada ne intrappolano una parte (mai tutto) come residuo solido tossico e nocivo (costituito da solfuri metallici) da smaltire.
Per quanto riguarda l’impianto proposto a Gallicano si ipotizza che una torcia di emergenza sarà attivata per c.a. 1200 ore/anno. Questo particolare sfugge a molti, ma significa che per 1200 ore ogni anno viene bruciato gas grezzo super inquinato, così come si sprigiona dalla massa in digestione e quindi con tutta l’ammoniaca, l’idrogeno solforato, le particelle carboniose cancerogene e il micidiale particolato.
2) I liquidi e i solidi di scarto del ciclo sono a forte impatto inquinante, in primis i percolati, costituiti da alte % di azoto ammoniacale, metalli, salinità. Tutti gli impianti a biomasse-biogas riciclano sulla massa in digestione parte dei percolati a seconda che si tratti di impianti a secco o a umido. Il risultato non cambia: il cosidetto “compost di qualità” è una bomba ecologica a tempo sparsa nei terreni agricoli. Grazie anche alla crescita esponenziale di spore di batteri clostridium comprendenti botulino e tetano. L’aumento dei batteri termofili è documentato e connesso alla temperatura (55°C) a cui avviene di norma la digestione anaerobica, quale appunto quella dell’impianto di Gallicano.
Nelle specifiche progettuali si legge che ben 5000 t/a di materiale da avviare alla digestione anaerobica sono fanghi di provenienza esterna che comprendono il codice CER 190812, ovvero fanghi prodotti dal trattamento di acque reflue industriali dalla cui composizione ci si può aspettare di tutto.
Inoltre sempre a Gallicano i progettisti destineranno i fanghi super inquinati prodotti dalla filtrazione per osmosi del percolato al ricircolo sul materiale organico in compostaggio. Questi due fatti sono di particolare gravità perché introducono nella massa compostata una quantità incredibile di sostanze inquinanti, tra cui i metalli pesanti. Quindi la depurazione e/o la filtrazione dei percolati eccedenti, interventi con cui si vuole tranquillizzare la popolazione, non risolvono il problema perché generano comunque rifiuti tossici e nocivi, di cui nessuno parla. Idem per i filtri e biofiltri del digestore esausti, saturi delle sostanze tossiche sviluppate durante la digestione o combustione, inevitabilmente da smaltire in discariche speciali.
3) Gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio, al pari dell’anidride carbonica hanno un impatto serra rilevante. La storia ridicola del preteso “impatto zero” – L’anidride carbonica emessa sarebbe uguale a quella catturata dalle piante da cui proviene l’organico – nasconde il fatto che il compostaggio aerobico storico, alternativo alla digestione anaerobica, non produce gas serra e mantiene il carbonio e l’azoto in forma organica, oro per le piante.
Una domanda sorge spontanea, siamo sicuri che quando questa centrale avrà finito il suo ciclo (quando saranno finiti i finanziamenti statali o gli incentivi verdi?) come affermato nel verbale di deliberazione del Consiglio, il territorio ritornerà inalterato come una semplice dismissione di un distributore di carburante?
Eppure le regioni e i paesi che già hanno anticipato queste tecnologie stanno pagando a caro prezzo l’inaffidabilità di certe leggerezze. Di certo il confronto non può essere ancora rimandato e la Fiaccolata potrebbe essere un momento di confronto importante rivolto anche ai paesi limitrofi. L’importante che i dubbi non siano tacciati per propaganda politica, poiché gli interessi fortunatamente non devono essere solo economici.

LEGGI ANCHE: 

 27/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO: CONSIGLIERI DI OPPOSIZIONE DIFFIDANO IL SINDACO

 12/02/2014 GALLICANO NEL LAZIO, BIOGAS: A.A.A. CERCASI 30 MILIONI DI EURO PER REALIZZARE L'IMPIANTO
 30/01/2014 GALLICANO ALLARME CENTRALE A BIOGAS: OGGI CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO


 




FIUMICINO, IL COMITATO RIFIUTI ZERO PARTECIPERÀ ALLA MARCIA DI ASSISI CONTRO IL BIOGAS/LE BIOMASSE

Redazione

Fiumicino (RM) – Il 25 maggio  prossimo il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino parteciperà alla Marcia che si svolgerà nella città di Assisi contro il biogas/biomasse promossa dal Coordinamento Nazionale Terre nostre. Sarà la prima volta che i tantissimi comitati sorti in tutta Italia per contrastare la costruzione e la diffusione di questo tipo di impianti si concentreranno in un'unica piazza per dimostrare insieme che questo tipo di "soluzione" non piace. Alla marcia hanno aderito anche molte personalità autorevoli del mondo medico, scientifico e sociale, ne citiamo due: la Dottoressa Patrizia Angelini, Presidente ISDE oncologa ed ematologa, e Padre Alex Zanotelli sacerdote e missionario della comunità dei Comboniani da anni impegnato in diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di pace e di giustizia solidale. Al mattino,  presso il Centro Congressi Cenacolo Francescano, si svolgerà un convegno in cui prenderanno la parola le personalità e le associazioni che aderiscono alla manifestazione che è sul tema delle biomasse ma aperta ad altri temi che coinvolgono la tutela della salute, dell'ambiente dell'agricoltura (gestione rifiuti, pesticidi, acqua pubblica e pura, cementificazione). Alle 15 dal piazzale della Basilica di S. Maria degli Angeli partirà la marcia che raggiungerà Assisi e terminerà nella piazza del comune con brevi interventi. La manifestazione è indetta dal Coordinamento nazionale Terre Nostre no biomasse non biogas per la salute e l'ambiente ma aperto ad altre aggregazioni che si occupano di salute, ambiente, cibo. I rappresentanti di forze politiche e organizzazioni sono benvenuti ma a titolo personale e senza bandiere di movimenti/partiti/organizzazioni. In attesa del 25 maggio il Comitato Rifiuti Zero Fiumicino continuerà a chiedere al Presidente Zingaretti e all'Assessore Civita di esprimere  quale posizione intende assumere la Regione rispetto all'impianto a biogas che AMA vorrebbe realizzare a Maccarese.  “Quest'impianto, già previsto  nel Piano Rifiuti della Polverini, – commentano dal Comitato Rifiuti Zero –  quello resuscitato dal Consiglio di Stato la scorsa settimana, ed  inserito fra gli impianti da autorizzare indicati nel Decreto Clini del 9 gennaio scorso, è al momento all'esame della Conferenza dei Servizi della Provincia di Roma in attesa della VIA regionale. Sono oltre nove mesi che chiediamo parole chiare sulla questione: noi le abbiamo dette, la Regione che vuole fare?”