Lanuvio, fa spesa gratis all’outlet di Valmontone

VALMONTONE (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato un 31enne di Lanuvio, con precedenti per reati contro il patrimonio, con l’accusa di furto aggravato all’interno del centro commerciale di Valmontone.

Il taccheggiatore, approfittando del notevole afflusso di clienti, è entrato in azione facendo razzia in un negozio di abbigliamento e calzature sportive. Grazie ai servizi di controllo predisposti e alla proficua collaborazione con il personale di vigilanza dell’outlet, unito alla tempestiva segnalazione dei responsabili dell’esercizio commerciale, che lo avevano notato aggirarsi con fare sospetto tra gli espositori, i Carabinieri della Stazione di Valmontone lo hanno immediatamente bloccato.

Nel suo zaino e sotto i suoi indumenti, il ladro aveva occultato numerosi capi, già privi del dispositivo antitaccheggio, del valore di oltre 300 euro.

La refurtiva è stata recuperata e restituita ai responsabili del negozio.
L’arrestato, a seguito del rito direttissimo, è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione in caserma. I Carabinieri della Stazione di Valmontone gli hanno anche notificato il divieto di ritorno nel Comune per 3 anni.




Valmontone, arrestato caporale bengalese: reclutava e sfruttava connazionali

Reclutava connazionali per poi sfruttarli nei campi dediti alla coltivazione di prodotti agricoli in provincia di Roma.

I Carabinieri della Compagnia di Colleferro, con la collaborazione dei colleghi del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Roma, hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino bengalese di 46 anni, in regola con il permesso di soggiorno e con precedenti, perché accusato del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Il patrimonio informativo dei Carabinieri della Stazione di Valmontone, unito alle competenze specifiche dei Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Roma, in sintonia con l’ispettorato Territoriale del Lavoro di Roma, sotto la regia della Procura della Repubblica di Velletri, è stata posta in essere una certosina attività d’indagine che ha permesso di scoprire come il “caporale”, dopo aver reclutato quattro suoi connazionali, dai 24 ai 51 anni e tutti in regola con il permesso di soggiorno e incensurati, li impiegasse su un terreno agricolo affidato in concessione alla società di cui era amministratore di fatto, sottoponendoli a condizioni di sfruttamento approfittando dello stato di bisogno in cui versavano.

Le informazioni raccolte dai Carabinieri della Stazione di Valmontone hanno permesso di effettuare un’attività ispettiva nella cittadina romana dove in un terreno di 25000 mq destinato alla coltura di ortaggi misti e di canapa indiana, i militari hanno sequestrato due manufatti fatiscenti, senza pavimentazione, dove i quattro braccianti bengalesi erano costretti ad alloggiare privi di acqua e luce e delle più basilari condizioni d’igiene e sicurezza.

Grazie a lunghi appostamenti, di giorno e di notte, ai pedinamenti, all’escussione di testimoni, i Carabinieri hanno dimostrato come, per più di un anno, il “caporale” oltre ad impiegarli in “nero” pagandoli con un corrispettivo in denaro palesemente difforme alla retribuzione prevista dal CCNL di categoria, violasse le norme in materia di lavoro e sui riposi settimanali, nonché quelle in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro snaturando di fatto il mercato in generale e la concorrenza nel settore.

I Carabinieri di Valmontone e del Nucleo Ispettorato del Lavoro nello specifico hanno certificato come i braccianti venivano impiegati infatti per undici ore consecutive al giorno e per sette giorni la settimana senza fruire del previsto riposo settimanale con un corrispettivo di meno di venti euro giornaliere, nonché non venivano sottoposti alla prevista visita medica preventiva di idoneità al lavoro.

Le condizioni disumane in cui versavano gli agricoltori sono state ampiamente dimostrate dai Carabinieri i quali hanno certificato come gli stessi, nel corso della stagione fredda, si rifugiavano presso il bar limitrofo per potersi “nutrire” di caldo sino alla chiusura dell’esercizio e per rifornirsi di acqua per le prime necessità sia alimentari che igieniche dato che in alternativa erano costretti ad utilizzare quella del torrente adiacente alla “baracca” fatiscente ove vivevano.

A tali accertamenti sono seguiti quelli di natura specifica. Nei confronti della società agricola che ometteva di adottare modelli di organizzazione e di gestione idonei e che ha indebitamente percepito innegabili vantaggi economici, i Carabinieri hanno sequestrato conti correnti per il valore di euro 73.500.

Per il caporale si sono aperte le porte del carcere di Velletri dove resta a disposizione dell’Autorità giudiziaria.




Valmontone, albanese strangolato: si indaga per omicidio [L’ESCLUSIVA VIDEO]

VALMONTONE (RM) – E’ giallo a Valmontone dove nella tarda serata di giovedì 21 giugno è stato trovato il corpo di un operaio albanese di 33 anni nella sua abitazione in via della Tota probabilmente dopo essere stato strangolato.

Il ritrovamento del cadavere

I carabinieri della stazione di Valmontone e della Compagnia di Colleferro, intervenuti sul posto insieme con i vigili del fuoco, sono entrati nell’appartamento dell’uomo attraverso una finestra e hanno trovato l’albanese riverso a terra, morto forse da alcune ore.

La scena del crimine

Sono in corso gli accertamenti da parte degli uomini dell’Arma per cercare di capire le cause della morte dell’operaio, che secondo alcune testimonianze si vedeva di rado forse anche per gli impegni di lavoro. Al momento, soprattutto per i segni trovati sul corpo, la pista che si segue è quella dell’omicidio e sulla scena del crimine i militari sono tornati nella mattinata di oggi per nuovi rilievi.




Valmontone, centro commerciale outlet: in manette due ucraini per furto aggravato

VALMONTONE (RM) – I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato due cittadini ucraini, di 32 e 21 anni, senza fissa dimora, per furto aggravato in concorso all’interno del centro commerciale “Valmontone Outlet”. Ieri pomeriggio, approfittando del notevole afflusso di avventori, i taccheggiatori sono entrati in azione diversi negozi di abbigliamento e calzature.

Grazie ai servizi di controllo predisposti e alla proficua collaborazione con il personale di vigilanza dell’outlet unito alla tempestiva segnalazione dei responsabili degli esercizi commerciali interessati, i Carabinieri della Stazione di Valmontone hanno bloccato i due malfattori. Ad un primo accertamento, i Carabinieri non hanno rinvenuto alcuna refurtiva in loro possesso, ma, hanno trovato poco distante le chiavi della loro autovettura, di cui si erano appena disfatti per eludere eventuali controlli.

Raggiunta l’auto nei parcheggi, i Carabinieri l’hanno perquisita rinvenendo, nel bagagliaio, due borse schermate con all’interno vari capi d’abbigliamento, muniti ancora del dispositivo antitaccheggio.

La merce è stata interamente restituita ai responsabili dei negozi “visitati” mentre gli arrestati sono stati trattenuti in camera di sicurezza. L’attività svolta dai Carabinieri è stata convalidata dalla compente Autorità Giudiziaria di Velletri che ha disposto per i malfattori la misura cautelare del divieto di dimora nel Comune di Valmontone.

 




Valmontone, pomodori e canapa indiana: arrestati padre e figlio

Red. Cronaca


VALMONTONE (RM)
– I Carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno arrestato un italiano, di 56 anni, e il figlio, di 24 anni, trovati in possesso di 5 piante di canapa indiana, alte quasi due metri, all’interno del loro giardino. Già da alcuni giorni, i Carabinieri di Valmontone e di Labico avevano localizzato una “piazza” di spaccio nel comune di Valmontone, e grazie ad alcuni controlli svolti, gli investigatori dell’Arma hanno individuato alcuni giovani sospetti. In particolare, è stato identificato un 24enne di Artena, che vive con il padre in un’abitazione isolata, tra Valmontone e Artena. E’ proprio nel retrostante giardino della loro abitazione, che i militari hanno scoperto una vera e propria piantagione di canapa indiana: precisamente vi erano cinque piante alte più di due metri in piena infiorescenza, ben occultate tra numerose piante di pomodoro.  


L'arresto e il tentativo di fuga
Al momento dell’irruzione dei Carabinieri all’interno della casa, il 56enne veniva subito fermato, mentre il giovane tentava la fuga arrampicandosi sul tetto dell’abitazione. Tuttavia, il ragazzo veniva bloccato e ammanettato. Dall’analisi delle piante sequestrate è emerso che si sarebbero potute ricavare circa 5.000 dosi di stupefacente, che immesse nell’illecito mercato locale avrebbero fruttato 30.000 euro.L’arresto dei due “coltivatori” è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria di Velletri, e durante l’udienza il padre è stato condannato a una pena di anni 1 e 10 mesi di reclusione e alla multa di 800 euro, mentre il figlio rinviato a giudizio. Entrambi sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
 




ROMA, ARRESTATO PER SPACCIO IL DIRETTORE DELLE POSTE DEL SENATO

L'operazione condotta dai Carabinieri della stazione di Valmontone e della compagnia di Colleferro

 

Redazione

Il direttore dell'ufficio delle Poste del Senato Orlando Ranaldi è stato arrestato dai carabinieri per spaccio di cocaina nel corso dell'operazione dei Carabinieri della stazione di Valmontone e della compagnia di Colleferro, che hanno scoperto un'alleanza italo-albanese per lo spaccio di droga. Ranaldi, originario di Olevano Romano è ritenuto il braccio destro di un boss albanese che gestiva i pusher nella parte sud dell'hinterland di Roma.

Stupore e incredulità. La notizia dell'arresto per spaccio di cocaina di Orlando Ranaldi, direttore dell'ufficio postale del Senato, piomba nei corridoi di Palazzo Madama subito dopo l'ora di pranzo e coglie di sorpresa i pochi senatori e dipendenti che si aggirano in Transatlantico. "E' drammatico, terribile ma chiarisco che non si tratta di un dipendente del Senato, ma delle Poste con cui abbiamo un appalto e mandano qui i loro dipendenti. Siamo esterrefatti". Questo il commento del senatore questore Paolo Franco (Lega Nord). Anche da ambienti vicino la presidenza del Senato si sottolinea come Ranaldi non sia un dipendente di Palazzo Madama, ma sono comunque "grandi lo sconcerto e l'amarezza" provati dal presidente Renato Schifani che offre "la massima disponibilità a collaborare con gli inquirenti, all'insegna della massima trasparenza". Appena informato dai cronisti dell'accaduto, il senatore Giuseppe Menardi (Cn) resta di stucco: "Ogni giorno peggio, datemi un'altra notizia così assurda e sicuro che domani si avvera". Esce dalla buvette Nicola Benedizione, vice segretario generale del Senato e si trincera dietro un "ho preso visione" allontanandosi con l'altro senatore questore Benedetto Adragna (Pd).

Il capogruppo Idv Felice Belisario dichiara: "Spero che non abbia spacciato anche all'interno del Senato, sarebbe un'aggravante. I controlli sulle azioni dei singoli hanno responsabilità penale, Altra cosa sono i controlli a cui devono sottoporsi i partiti che non devono candidare personaggi discutibili". Mauro Cutrufo, senatore Pdl, assicura sulla severità dei controlli a Palazzo Madama. "Tutto il personale, anche quello per ditte terze, viene controllato in modo pesante. In genere comandante di Polizia e Carabinieri danno una sorta di nulla osta. Vengono 'setacciati' tutti. I controlli ci sono anche per i facchini. Una volta un facchino e' 'durato' appena due giorni: in 48 ore si e' scoperto che aveva un precedente penale ed e' stato mandato via". Il leghista Roberto Calderoli definisce l'episodio "grave, incredibile e preoccupante" e aggiunge: "Se il presidente del Senato vuole escludere qualunque tipo di coinvolgimento dell’istituzione che presiede in un fatto di questa gravità, dovrebbe disporre un ordine, ai sensi dell’art 69 del regolamento, per consentire il pieno accesso agli operatori di polizia giudiziaria, se necessario, al fine di poter accertare l’assoluto non coinvolgimento in questa grave vicenda non solo dell’istituzione stessa ma anche dei locali di sua pertinenza che sono stati messi a disposizione delle Poste”.

Il senatore Pdl Raffaele Lauro lancia una proposta: "Indipendentemente da questo episodio sono dell'idea che tutti i parlamentari, chiunque faccia parte di organi elettivi o ricopra incarichi istituzionali, debba sottoporsi a controlli antidroga. Il controllo andrebbe fatto a inizio legislatura e poi ripetuto ogni anno per allontanare ogni tipo di sospetto sui politici". Anche all'ufficio postale del Senato il clima che si respira è di imbarazzo. "Cadiamo dalle nuvole" e "Non abbiamo nulla da dire" le frasi più gettonate tra gli impiegati appena messi al corrente della vicenda. Qualcuno tra i dipendenti dell'ufficio prova a dire qualcosa in più: "L'ultima volta che abbiamo visto il direttore Ranaldi è stato ieri, quando andato via al termine del proprio turno di lavoro".  (Fonte Il Velino/AGV)