Latina, Civitavecchia e Regina Coeli: il sovraffollamento nelle carceri raggiunge il picco

Guardando più direttamente i dati di ogni singolo istituto in base ai posti effettivamente disponibili, il tasso di affollamento complessivo del Lazio continua a mantenersi costante al 118%.

Sono 10 su 14 gli istituti di pena che presentano tassi di affollamento superiori al 100% dei posti disponibili. Si confermano le situazioni di consolidata e forte criticità a Latina (dove i presenti sono costantemente sopra il 170% rispetto ai posti disponibili) Civitavecchia, Regina Coeli con tassi di affollamento effettivo che risultano superiori al 140% oltre tale soglia si colloca anche questo mese l’istituto femminile di Rebibbia a causa dell’aumento di 33 unità (che corrisponde a un incremento dell’11%) del numero di donne detenute che si è verificato nel corso dell’ultimo mese.

Il 31 gennaio del 2022, secondo quanto diffuso dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) nel suo monitoraggio mensile, le persone presenti negli istituti penitenziari del Lazio sono risultate 5.555. Si è registrato un aumento di otto presenze rispetto al 31 dicembre 2021: la variazione percentuale è stata modesta: del – 0,1%. Tale andamento non modifica la situazione del sovraffollamento che risulta del 108% sulla capienza regolamentare (di poco superiore rispetto al 107% del dato nazionale) ma sale al 118% se calcolata sul numero di posti effettivamente disponibili.

A livello nazionale i detenuti presenti sono 238 in più rispetto al mese scorso dopo la significativa riduzione che si era verificata tra novembre e dicembre di quasi 500 unità. Si tratta di una variazione percentuale dello 0,4%.

In un quadro sostanzialmente stabile dei livelli di sovraffollamento risulta particolarmente critica e preoccupante la situazione dei contagi da Covid-19 il cui numero, in Italia si è quintuplicato in un mese e nella nostra regione è passato da una condizione praticamente Covid free di inizio anno (con soli quattro casi registrati) a 329 contagi il 31 gennaio.

Un’ultima annotazione riguarda la presenza di detenuti in attesa di giudizio che è cresciuta di 27 unità nella nostra regione attestandosi al 15%, e quindi in aumento rispetto a quella del mese precedente mantenendosi comunque ancora inferiore al dato nazionale del 15,7%.




Rischio contagio nelle carceri. De Pasquale (SIPPE) lancia l’allarme: “Bloccare accessi a volontari, insegnanti e operatori”

Carceri, De Pasquale (SIPPE): “Bloccare gli accessi in carcere di volontari, insegnanti e operatori vari per prevenire contaggi per il Coronavirus”

Il SIPPE chiede provvedimenti concreti per evitare l’ingresso nelle carceri di assistenti volontari, insegnanti e operatori vari, al fine di evitare il potenziale contagio del Coronavirus.

“Il consiglio dei Ministri, oltre alle scuole, metta nella sua agenda anche gli istituti e servizi penitenziari italiani, dove giornalmente entrano molte figure professionali e volontari. Secondo il SIPPE, gli strumenti messi a disposizione non sono sufficienti a prevenire l’eventuale contagio del virus. Molte Direzioni, addirittura, non sono dotate delle previste mascherine, esponendo a gravi rischi il personale di polizia Penitenziaria” .

A dichiararlo è il Presidente del SIPPE Alessandro De Pasquale che chiede un decreto d’urgenza del Governo sulle carceri in relazione al Coronavirus




Musica nei carceri del Lazio, Cangemi: entusiasmo per “la mia libertà”, grazie agli artisti per aver portato gioia con noi

Tra standing ovation, cori, balli e forti emozioni ha preso il via, martedì 23 luglio, la rassegna ‘La mia Libertà-Note in Carcere’, progetto promosso dal vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Giuseppe Cangemi, realizzato insieme all’agenzia Joe&Joe per portare la musica nelle carceri.
Ad aprire la rassegna negli istituti penitenziari, il cantautore fiorentino Paolo Vallesi che ha letteralmente entusiasmato le detenute di Rebibbia femminile: un’ora di musica tra cover e pezzi con pezzi celebri come ‘La Forza della Vita’ a ‘Le persone inutili’ e il nuovo singolo ‘Ritrovarsi
ancora’ in cui Vallesi non si è risparmiato improvvisando anche emozionanti duetti con le detenute, sulle note di evergreen di Battisti e Mina, che ha trasformato il concerto in un momento di forte coinvolgimento.
Non è stata da meno l’esibizione di Marcello Cirillo e Mario Zamma che hanno trascinato i detenuti del carcere di Velletri e poi quello di Regina Coeli in un vortice di risate e di musica. Prima le esilaranti imitazioni dell’eclettico Zamma, volto storico del Bagaglino, che ha portato in scena i
suoi cavalli di battaglia. Poi è stata la volta del ritmo irrefrenabile di Cirillo che, accompagnato dalla sua band e dalla guest star direttamente da cuba, Irina Arozarena, ha fatto inondato di note e energia i detenuti. In occasione dei due eventi, è stata distribuita una copia del testo del brano di
Califano ‘La mia libertà’, che dà anche il titolo al progetto, che i detenuti hanno cantato a squarciagola insieme a Cirillo in apertura e in chiusura dell’evento.
“L’entusiasmo dei detenuti sono la migliore risposta a questo progetto che abbiamo voluto realizzare in omaggio a Franco Califano – ha detto Cangemi partecipando alle iniziative – una delle ultime esibizioni in pubblico di Califano, ormai parecchi anni fa, fu al carcere di Velletri; ero assessore regionale e mi disse che avrebbe voluto portare la musica in tutti gli istituti penitenziari.
Abbiamo voluto coronare il suo sogno e per questo ringrazio le direzioni delle carceri che hanno dato disponibilità a portare questi venti negli istituti, l’agenzia Joe&Joe per la preziosa collaborazione e gli artisti che hanno accettato di fare con noi questa esperienza mettendo a
disposizione tempo e talento”.
La rassegna ‘La mia libertà-Note in carcere’ prosegue a settembre con gli ultimi due concerti in programma: Dolcenera a Rebibbia Nuovo Complesso e Enrico Ruggeri alla casa circondariale di Civitavecchia.




Parte “Viaggio” Consulta nelle carceri

“Con questa iniziativa vogliamo far capire anche a chi con la legge ha avuto un rapporto difficile, che ogni legge è una garanzia, soprattutto per chi si trova in una posizione subordinata, di assoluta mancanza di potere. La Costituzione è uno scudo per chi non ha potere”. Con queste parole il presidente della corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi, ha presentato “Viaggio in Italia”, progetto che porterà i giudici della Corte nelle carceri e ha il pieno sostegno del Ministero della Giustizia.

Si parte da Rebibbia il 4 ottobre: circa 250 detenuti, tra cui 20 donne, si riuniranno nel teatro dell’istituto per ascoltare la lezione di Lattanzi e porgergli domande. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming in altre 145 carceri. Fino al 16 novembre ci saranno altre 5 tappe: San Vittore il 15 ottobre, Nisida il 19 ottobre, Terni il 29 ottobre, Genova il 9 novembre e Lecce il 16 novembre. Il progetto darà vita a un docufilm a cura di Rai Cinema, con la regia di Fabio Cavalli




Carceri: 57.393 detenuti, in crescita

Sono 57.393 i detenuti presenti nelle carceri italiane al 31 agosto scorso. Un dato in costante crescita secondo l’associazione Antigone che riferisce come in media l’affollamento negli istituti di pena è del 113,6% con una media del 34,4% di detenuti stranieri. Secondo i dati riferiti da Antigone le cinque carceri più affollate sono: Chieti con un sovraffollamento del 189,9%, Larino 186,9%, Lodo 184,4%, Latina 183,1%, Como 176,6%. Contro la situazione delle carceri e i problemi di sotto organico i sindacati di polizia penitenziaria hanno deciso di scendere in piazza il 19 settembre in concomitanza con la cerimonia per il Bicentenario del Corpo che sarà celebrata alle Terme di Caracalla alla presenza di Mattarella. I sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns-Cisl, Uspp, Cnpp e Fp-Cgil si riuniranno alle 9 di fronte al ministero della Giustizia e proseguiranno in corteo verso Caracalla. “La misura è colma”, affermano segnalando l’aumento di aggressioni, episodi di violenza e quasi 40 suicidi di detenuti




LAZIO CARCERI, I DETENUTI SONO QUASI IL DOPPIO RISPETTO AI POSTI DISPONIBILI. CARENTE IL 25 PER CENTO DI POLIZIA PENITENZIARIA

 Redazione

Lazio – A fronte di un sovraffollamento che ha raggiunto quasi il 50% (4.834 i posti disponibili nelle carceri, 7.069 i detenuti effettivi) sono sempre più pesanti le carenze di organico fra coloro che le carceri le dovrebbero sorvegliare: gli agenti di polizia penitenziaria. Secondo le ultime stime, infatti, in servizio nelle 14 carceri del Lazio ci sono il 25% di agenti in meno rispetto a quanto previsto dalla dotazione organica (3.166 effettivi contro i 4.136 previsti).

E’, questo, il dato più allarmante che emerge dal Primo rapporto congiunto sulla situazione delle carceri del Lazio – intitolato Emergenza carceri Lazio: i diritti violati dei detenuti, le condizioni insostenibili dei lavoratori – realizzato dal Garante dei detenuti Angiolo Marroni e dalla CGIL Funzione Pubblica di Roma e Lazio.

Nelle carceri della Regione, il tasso di sovraffollamento è del 46%. La metà degli istituti ha un sovraffollamento superiore al 50%. Le percentuali più alte si registrano al Nuovo Complesso di Civitavecchia con l’88% (332 posti, 625 presenti), a Latina con l’85% (86 posti, 161 i presenti) e a Cassino con il 73% (172 posti disponibili, 298 i presenti). In assoluto, il carcere con più detenuti è Rebibbia N. C. , per altro privo di un direttore effettivo, con 1.768 presente a fronte di 1.218 posti disponibili (45%).  In quasi tutte le carceri non ci sono più i vice Direttori, e a Rebibbia Reclusione, il direttore è a part time perché si occupa anche della Scuola di Polizia Penitenziaria di Via Brava.

Il lavoro quotidiano compiuto dagli operatori del Garante (che nel 2012 hanno effettuato quasi 10.000 colloqui con i detenuti) e le testimonianze degli agenti hanno permesso di tracciare un quadro della situazione delle carceri del Lazio che il rapporto non esita a definire “allarmante”.

Il 93% dei 7.069 detenuti sono uomini; il 40% non è un cittadino italiano. Il 44% dei reclusi è in attesa di giudizio definitivo. In carcere, oltre ai 7.000 detenuti, ci sono anche 17 bambini di età inferiore ai 3 anni, figli di detenute madri. Fra la popolazione maschile sono ricompresi anche 23 transessuali, uomini per l’anagrafe ma donne nel fisico, rinchiusi in speciali sezioni delle carceri maschili per evitare il contatto con gli uomini, con tutte le problematiche che ciò comporta.

«Dal rapporto – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – emerge la crisi di tutti gli ambiti che riguardano il complesso pianeta carcere: dalla sanità all’istruzione, dalla formazione al lavoro fino al delicato tema del reinserimento sociale di chi ha scontato la pena, che comprende la scarsità di comunità alloggio e di case di accoglienza e l’estrema difficoltà a garantire un impiego esterno agli ex detenuti. Una situazione destinata a peggiorare visto che il Prap ha comunicato, per il 2013, tagli di budget per le attività culturali, ricreative e sportive ed alle mercedi dei detenuti lavoranti mentre, per le politiche della tossicodipendenza, non ci sono più stanziamenti. In ultima analisi, la drammatica situazione che stanno vivendo le carceri italiane rende inattuabile l’articolo 27 della Costituzione, che prevede che le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbano tendere alla rieducazione del condannato».

Secondo il Garante, l’ambito più delicato è il Diritto alla Salute. In assenza di statistiche ufficiali, l’esperienza sul campo ha accertato che il 35% dei detenuti è tossicodipendente; circa il 50% assume psicofarmaci e solo il 10% può contare su un sostegno psicologico. Fra i detenuti, anche 25 minorati psichici ed oltre 150 internati provenienti dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Le carenze riguardano, soprattutto, l’assenza di una politica regionale per la sanità penitenziaria a 5 anni dal trasferimento delle competenze dal Ministero di Giustizia alle Asl (DPCM 1/4/08), che causa una disomogeneità dei servizi erogati. La mappa dei disagi comprende l’assenza di assistenza sanitaria notturna nel carcere di Rieti, l’assistenza a singhiozzo negli istituti per la carenza di personale, lunghe liste d’attesa per le visite esterne. «Molte problematiche – ha aggiunto il Garante – sono legate al deficit della sanità regionale, che causa ritardi nella redazione dei piani per la salute mentale in carcere, la contrazione dei percorsi terapeutici per i tossicodipendenti e dei programmi in comunità terapeutiche. I mancati pagamenti da parte della Regione hanno causato anche l’interruzione del servizio di Telemedicina in carcere».

Per trovare una soluzione, il Rapporto Garante/CGIL suggerisce l’avvio di una programmazione regionale della sanità in carcere che consenta, fra l’altro, di rendere omogenee le procedure delle ASL, di potenziare le strutture di accoglienza, di garantire il pieno funzionamento delle strutture sanitarie nelle carceri e di finanziare progetti di inclusione sociale.

Un capitolo a parte merita la situazione della Polizia Penitenziaria. Nel Lazio sono in servizio 3.166 agenti contro i 4.136 previsti. Una dotazione inadeguata alle necessità; basti pensare che nel 2001, l’Amministrazione Penitenziaria aveva determinato un organico di 4.136 agenti a fronte di 5.397 detenuti mentre oggi, con 7.069 detenuti, gli agenti dovrebbe essere sempre gli stessi.

«Il lavoro dell’agente di Polizia Penitenziaria è l’emblema dell’impossibilità di essere normali – ha detto Paolo Camardella, segretario regionale CGIL FP Roma e Lazio – Per citare alcuni casi, a Regina Coeli un agente deve controllare tre piani, a Frosinone, il pomeriggio e la notte, le sezioni vengono accorpate, a Rebibbia N.C. e a Regina Coeli il lavoro è aggravato dai piantonamenti in ospedale e dalle traduzioni in altri Istituti e in Tribunali. A Viterbo e Civitavecchia si è aggiunta anche l’acqua all’arsenico, che costringe le carceri a rifornirsi all’esterno».

«Nel rapporto poniamo, alle autorità, alcune domande – ha detto Stefano Branchi coordinatore regionale FP Polizia Penitenziaria – Dove sono gli agenti che mancano rispetto alla pianta organica? Oltre ad essere impegnati in compiti istituzionali, sono utilizzati anche in compiti che non riguardano il loro profilo? Quali risposte intende dare l’Amministrazione? Si continuerà a far conto solo sul senso di responsabilità dei lavoratori e a programmare turni di 12/16 ore fronteggiare le carenza di organico?».

«E’ giunto il momento che le istituzioni facciano sentire la propria voce – ha concluso Silvia Ioli, Segretario Regionale CGIL Roma e Lazio – Non si può più continuare a pensare che, all’interno delle carceri, lo Stato sia rappresentato solo dagli Agenti di Polizia Penitenziaria».

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