Casellati tuona a Cernobbio: “Su migranti l’Italia lasciata colpevolmente sola”

“Sul fronte dei flussi migratori, l’Italia è stata lasciata colpevolmente sola”. Lo ha detto il presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati intervenendo a Cernobbio facendo un appello alle forze politiche perché accantonino “le divisioni esistenti per dar vita ad un ‘tavolo di coesione’, una sorta di ‘Partito Italia’, così da condividere una posizione unitaria ispirata unicamente all’interesse nazionale”. Secondo Casellati, “non si può fronteggiare un fenomeno globale senza un coinvolgimento attivo della comunità internazionale”.

“L’Europa, così attenta al rispetto dei parametri di bilancio – ha aggiunto – sull’applicazione dell’accordo per i ricollocamenti piuttosto che sulla necessità di una solidarietà concreta tra gli Stati partner, è stata quanto meno assente ingiustificata”.

Per ripartire l’Italia ha bisogno di riformarsi: ha bisogno di una riforma fiscale, di ammodernamento delle infrastrutture, di un sistema giudiziario efficiente , di sburocratizzazione e anche del riassetto delle autonomie locali secondo il presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, che nel suo intervento ha parlato del “lavoro come emergenza nazionale”. Per Casellati, servono “riforme necessarie a liberare le tante energie e risorse strette nella morsa della burocrazia per portare ad una significativa ripresa economica”. “Abbiamo il compito – ha aggiunto – di pensare e realizzare politiche di medio e lungo periodo, nella prospettiva di attutire le ciclicità sempre più stringenti dei mercati e favorire le espansioni”.

Il tema del lavoro, in Italia, è una “emergenza nazionale” e “tutti gli indicatori dicono che c’è una tassazione eccessiva, inaccettabile, sul lavoro”. Così la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, nel suo intervento al Forum Ambrosetti ha evidenziato uno dei nodi da affrontare in Italia, tra i quali ha inserito anche il problema della lentezza della giustizia “in particolare quella civile” che impattano sulla competitività del Paese. “Il Paese – ha detto – ha bisogno di recuperare risorse. Restituire competitività alla produzione si può e si deve fare, con una riforma della fiscalità da accompagnare con uno snellimento dell’apparato statale, recuperando credibilità”.




Governo, dopo Casellati il mandato a Fico: obiettivo accordo M5s-Pd

Alle 17,00 di ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito all’onorevole Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati, il mandato esplorativo per la creazione di un governo con il Partito Democratico. Nell’accettare, il presidente Fico ha dichiarato che prioritari nei suoi sondaggi saranno i programmi.

Quindi un mandato non ampio, come ci si aspettava, ma mirato.

Un mandato a breve scadenza, come è stato anche per la Casellati. Impossibile, nonostante la buona volontà di Salvini, si è rivelato l’accordo che sarebbe logicamente emerso dai risultati elettorali, cioè un governo CDX- M5S. o, al limite, Lega-M5S, impossibile per lo sbarramento di Berlusconi, che ha rifiutato un appoggio esterno di Forza Italia al governo, ma anche per l’impossibilità di Salvini di abbandonare i compagni della Lega in seno alla coalizione.

Già da ieri il presidente Fico ha iniziato le consultazioni

Dieci punti sono fondamentalmente quelli proposti da Di Maio per un accordo ‘alla tedesca’. Bisogna vedere ora la reazione dei Dem di fronte a questa occasione che probabilmente era nelle loro previsioni. Il percorso di Fico non sarà però così agevole. Non tutti, infatti, nel PD, sono d’accordo ad una alleanza con un partito che fino a ieri li ha messi alla berlina, arrivando a dire che avevano ‘le mani sporche di sangue’. Certamente contrari saranno i renziani, che hanno in Senato la loro roccaforte: infatti in Senato i numeri di una maggioranza parlamentare sarebbero risicati. A questa alleanza parteciperebbe, con tutta probabilità, anche Grasso con LEU, il che darebbe qualche numero in più per l’accordo. In caso di fallimento anche di Fico, l’alternativa sarebbe un governo tecnico, il ‘governo del presidente’, certamente auspicato da chi invoca ordini dall’alto dell’UE. Oppure un governo di tregua, con la partecipazione di tutte le forze politiche: una soluzione a scadenza breve, adottata per cambiare, se non altro, la legge elettorale.

Strada in salita, quindi, anche per Fico

Il punto cruciale sarà la discussione sui 10 punti da mettere in atto secondo il calendario di Di Maio, punti che nel tempo hanno subito una modifica rispetto a quelli presentati in programma elettorale. Nessuna influenza, come qualcuno si aspettava, hanno avuto le elezioni in Molise, dove la coalizione di Centrodestra ha rafforzato le sue posizioni, risultando la più votata. M5S al 38% hanno in sostanza confermato le proprie posizioni, mentre non c’è stato l’atteso sfondamento della Lega in seno al CDX.

Roberto Ragone




Governo, tensione alle Stelle: Casellati al Quirinale

Finisce con un nuovo punto interrogativo il nuovo round di consultazioni, ieri, con il centrodestra e i 5 Stelle, in una giornata sull’ottovolante tra spiragli di accordo e docce fredde. Il M5s si presenta a palazzo Giustiniani portando al tavolo della trattativa una proposta in grado di far procedere le trattative: la disponibilità ad avviare un governo che abbia un appoggio esterno di Forza Italia e Fratelli d’Italia su un programma concordato tra Lega e 5 Stelle. Ma per il resto Luigi Di Maio alza le mani: “Se poi mi si chiede di sedermi a un tavolo con tre forze politiche per concordare un programma di governo e personalità che vengono dalle singole forze politiche voi capirete che è molto complicato per noi digerire questo scenario”.

Tantomeno se questo scenario dovesse prevedere un suo passo indietro, la condizione posta dagli azzurri per sostenere questa nuova ipotesi di accordo. “E’ evidente che un governo a guida M5S non credo che potrebbe avere l’appoggio né esterno, né interno, di Forza Italia o di Fratelli d’Italia” lo gela infatti il braccio destro del Cav, Giovanni Toti che apre invece ad “un governo a guida di un nostro alleato come la Lega”. Non bastasse, la replica ufficiale degli azzurri è ancora più gelida: “il supplemento di veto pronunciato dal Movimento 5 Stelle dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, il rifiuto di formare un governo. Si tratta dell’ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani”.

Una doccia fredda che arriva sul capo dello stesso Matteo Salvini che sperava in un passo avanti del Movimento. “Ci sono dei segnali di novità dal M5S, confidiamo oggi in quel che dirà Di Maio” aveva annunciato lasciando ieri palazzo Giustiniani il capo dei lumbard dove era andato prima della delegazione M5s per il nuovo round di consultazioni con tutti i leader del centrodestra uniti. Un segnale di vicinanza al Cavaliere, ricambiato da un atteggiamento composto del leader azzurro che questa volta ha stretto i denti e si è imposto di non fare alcun commento. Ma l’ottimismo di Salvini ha dovuto fare i conti con il rinnovarsi di veti incrociati. “Noi faremo di tutto per avere un governo ma gli italiani hanno scelto di premiare l’interno centrodestra, non solo la Lega. Non è che il governo lo fai solo con la Lega” avverte Salvini dopo aver ascoltato le parole di Di Maio.

Ma soprattutto lancia il suo altolà: “non vorrei che qualcuno non avesse la stessa voglia di far partire un governo subito, da tutte le parti. Secondo me c’è qualcuno che tifa a far saltare un accordo politico per inventarsi l’ennesimo governo tecnico che poi spenna gli italiani, a questo la Lega non sarà mai disponibile”. Sembra una indiretta ‘tirata di orecchie’ agli azzurri, condita da un altro avvertimento: “pur di non perdere altro tempo mi metto in campo direttamente io. Non mi interessano giochini o logiche politiche. E poi o la va o la spacca”. Lui, assicura, sta cercando di “mettere d’accordo tutti, ma se non si muove nulla il governo lo metto in piedi io. E se non ce la facciamo – mette in chiaro – si va alle urne”.

Enrico Pellegrini




Governo, Mattarella affida alla Casellati una mission (quasi) impossible: governo a guida centrodestra e M5s

Sergio Mattarella ha affidato questa mattina al Quirinale il compito alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare tra i partiti della coalizione di centrodestra e il Movimento 5 Stelle. Quindi di dare una indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico di presidente del consiglio per costituire il governo.

Mattarella ha quindi chiesto alla Casellati di riferire entro la giornata di venerdì prossimo.

“Ho ringraziato per la fiducia accordatami il presidente Mattarella che terrò costantemente aggiornato. – Ha detto Casellati al termine del colloquio con il presidente della Repubblica – Intendo svolgere questo incarico con lo stesso spirito di servizio che ha animato in queste settimane il ruolo di presidente del Senato”. Dopo aver lasciato il Quirinale, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha incontrato il presidente della Camera Roberto Fico.

Una mission quasi impossibile per la Casellati che ora dovrà fare i conti con i pentastellati che hanno aperto alla Lega di Salvini e al partito Democratico ma che restano chiusi per quanto riguarda il partito di Berlusconi. E un Salvini che, almeno fino ad ora, non intende rompere il patto con Forza Italia.

“Il centrodestra per noi è un artifizio elettorale”, ha detto il leader M5s Luigi Di Maio, al termine dell’incontro con la presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati.

“Ancora una volta abbiamo ribadito in questa sede che M5s è pronto a sottoscrivere un contratto di governo solo con la lega non con tutto il centrodestra”. “Salvini ha l’occasione per prendere consapevolezza e coscienza del fatto che le uniche forze in grado di dialogare e firmare un contratto di governo sono M5s e la Lega e dico a Salvini che di tempo non c’è più più, decida entro questa settimana il paese non può aspettare”. “Il presidente della Repubblica ha dato a Elisabetta Casellati tempi molto stretti e un mandato ben preciso e questo ci fa piacere. L’ha incaricata di verificare una maggioranza di governo tra centrodestra e m5s”. “Qui non è ‘comandiamo noi o niente’, Salvini deve comprendere l’importanza di un contratto di governo che può dare alla Lega e a Salvini di fare le cose che hanno sempre promesso. Salvini deve fare una scelta il tempo è poco”.

Ora tocca alla Lega. Un’occasione per difendere la democrazia dai “nemici della libertà, esteri ed interni alla nostra società” per Forza Italia chiamata dalla Presidente a palazzo Giustiniani un’ora dopo mentre FdI sarà ricevuta alle 19,30 con Giorgia Meloni che dirà “Siamo per un governo con un guida di centrodestra”. Le consultazioni sono mirate su questi attori, altri partiti non sono previsti. E non si esclude un secondo giro domani.

Sono premesse che allo stato non sembrano cambiare l’approccio delle forze politiche coinvolte dall’esplorazione “mirata” e che si chiuderà quindi già stasera.

E che fanno commentare al presidente dei senatori leghisti, Gian Marco Centinaio: la possibilità che Casellati “riesca a ottenere un risultato sarebbe un miracolo per come stanno le cose”. Il gruppo di Palazzo Madama della Lega si è riunito a stretto giro dall’annuncio del Quirinale, poi Matteo Salvini – che non andrà ma invierà all’incontro i capigruppo – annuncia: alla Presidente “ripeteremo quello che stiamo dicendo da un mese: che i due che hanno vinto hanno il dovere di governare, ma se tutti rimangono sui loro no non andiamo da nessuna parte. Noi siamo pronti a fare tutto, tranne che col Pd.




Elisabetta Alberti Casellati: chi è e cosa ha detto la neo-presidente in Senato 

Appena eletta alla presidenza del Senato, Elisabetta Alberti Casellati ha rivolto ai colleghi un discorso che è partito da un appello all’unità e si è concluso con l’impegno per le sfide che attendono il Paese. Ecco i 6 elementi chiave del suo intervento.

 

L’appello all’unità

Servono unità di intenti, pur nella diversità di opinioni e indirizzi, consapevolezza delle difficoltà non disgiunta da ragionevole ottimismo, rispetto reciproco delle forze politiche nel solco delle regole comuni.

 

La prima volta di una donna

Mi perdonerete l’emozione, ma la scelta che avete compiuto, eleggendo per la prima volta una donna alla presidenza di questa Assemblea, rappresenta per me una responsabilità che non posso celare dietro nessun preambolo di circostanza…

Un onore, oltre che come detto una responsabilità, che sento doveroso condividere proprio con tutte quelle donne che con le loro storie, azioni, esempio, impegno e coraggio, hanno costruito l’Italia di oggi; un grande Paese democratico e liberale in cui nessun obiettivo, nessun traguardo è più precluso.
Penso alle mai abbastanza ricordate eroine del Risorgimento che hanno lottato per quel sogno chiamato Italia; penso alle tante ragazze, di ogni estrazione sociale e di ogni credo religioso

 

Il cambiamento

Auguro buon lavoro a tutti, ma specialmente ai moltissimi che siedono in questa Aula per la prima volta. Ho visto che solo un terzo dei senatori erano parlamentari nella precedente legislatura. E’ un dato macroscopico di innovazione che testimonia il grande cambiamento che il Paese ha inteso esprimere con questo voto e questo Senato saprà ben rappresentare.

 

La sconfitta dell’astensionismo

Un pensiero va al 27,1% di italiani che non hanno votato. Questa è sempre una sconfitta per una democrazia parlamentare. E’ un dato preoccupante: riportare alla politica e alle urne una così cospicua quantità di cittadini deve essere un impegno condiviso, un impegno che si onora con la presenza, con il coinvolgimento, con la vicinanza al territorio, in una parola con la politica intesa come spirito di servizio.

Un passato turbolento

Gli ultimi 10 anni sono stati caratterizzati, a livello internazionale, dalla grave crisi finanziaria che ha cambiato il mondo. Imprese, famiglie e lavoratori hanno sopportato il peso delle ripercussioni economiche, hanno sostenuto sacrifici, hanno dovuto cambiare il proprio stile di vita. Un cambiamento che ha inevitabilmente coinvolto le stesse istituzioni. La politica, oggi più di ieri, è chiamata a dare risposte concrete: con le azioni, l’esempio, i risultati.
Starà a ognuno di noi saper affrontare le nuove sfide alle quali saremo chiamati. A partire da un ripensamento del ruolo e dei compiti dello Stato. Il progresso impone la capacità di innovare, riformare, mettere in discussione le certezze del passato per poter governare il cambiamento.

Un futuro incerto

Il tema delle riforme sarà quindi centrale, vedrà le forze politiche chiamate a dare segnali precisi, investendo il tema dell’assetto delle istituzioni, a tutti i livelli. Così come non potrà essere ignorato il completamento del riassetto delle autonomie locali.
L’epoca della globalizzazione offre opportunità e conoscenza, portando con sé, allo stesso tempo, il rischio di nuove marginalizzazioni, un rischio che non può essere ignorato né sottovalutato.
A partire dall’economia reale. A partire dal lavoro. Sono troppi gli italiani che non hanno un’occupazione, soprattutto tra i giovani, in particolare nel mezzogiorno.

L’industria 4.0 cambierà nei prossimi anni l’approccio al mondo del lavoro; alle istituzioni il compito di accompagnare tali processi restituendo fiducia nel domani, garantendo a tutti diritti e dignità, sostenendo chi è rimasto indietro.
Così come sarà sempre più necessaria una attenzione particolare alle categorie a rischio di emarginazione, agli anziani, ai disabili, ai troppi cittadini in condizione di disagio sociale, di povertà alimentare.
Come del resto sarà necessario sviluppare il tema del sostegno alle imprese, alla produzione, a chi ogni giorno contribuisce a fare del Marchio Italia il più prezioso biglietto da visita dell’ingegno, della creatività, delle capacità degli italiani.

Chi è

Discendente di una famiglia nobile di rango marchionale, si è laureata in Giurisprudenza all’Università di Ferrara e in Diritto Canonico nella Pontificia Università Lateranense, ed è stata poi ricercatrice universitaria per il settore scientifico-disciplinare IUS/11 “Diritto canonico ed ecclesiastico” presso l’Università di Padova. È iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova.

 

Carriera politica

Ha aderito a Forza Italia fin dalla sua fondazione, nel 1994. Negli anni è stata componente del Collegio nazionale dei probiviri, dirigente nazionale del Dipartimento sanità di Forza Italia e vice dirigente nazionale dei dipartimenti di Forza Italia.

Eletta per la prima volta senatrice nel 1994, nella XII legislatura è stata segretaria del gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato e presidente della Commissione Sanità.

Dopo la mancata elezione del 1996 è stata rieletta al Senato nel 2001. Durante la XIV legislatura è stata vice-capogruppo di Forza Italia e dal 2002 al 2005 è vice capogruppo vicario. È stata sottosegretario alla salute del Governo Berlusconi II dal 30 dicembre 2004 al 25 aprile 2005 e del Governo Berlusconi III dal 26 aprile 2005 al 16 maggio 2006.

Rieletta in Senato nella XV legislatura, ha ricoperto l’incarico di vice presidente del gruppo al Senato.

In occasione delle elezioni politiche del 2008 viene riconfermata come senatrice. Ha inoltre ricoperto l’incarico di sottosegretario alla giustizia dal 12 maggio 2008 al 16 novembre 2011 nel governo Berlusconi IV.

Nel corso della successiva legislatura è eletta nel consiglio di presidenza del Senato come segretario d’aula. Il 16 novembre 2013, con la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, ha aderito a Forza Italia[4]. Dal 14 gennaio 2014 è stata capogruppo di Forza Italia nella Giunta delle Elezioni e del Regolamento e della I Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Il 15 settembre 2014 è stata eletta dal Parlamento in seduta comune membro del Consiglio Superiore della Magistratura al settimo scrutinio con 489 voti, in quota Forza Italia.