Abbazia pericolante nel Casertano, sequestro Procura

Dopo l’Arco di Diana adiacente alla chiesa benedettina di Sant’Angelo in Formis, un altro bene architettonico di immenso valore storico-artistico nel Casertano finisce sotto sequestro da parte della magistratura perché pericolante.

Si tratta dell’Abbazia della Ferrara, costruita dai monaci circestensi a partire dal 1200, ristrutturata più volte e funzionante fino all’anno 1807, ubicata a Vairano Patenora, nell’Alto-Casertano.

La sua importanza è legata soprattutto alla presenza al suo interno della Cappella funeraria di Malgerio Sorel, struttura del dodicesimo secolo che ospita un affresco rarissimo che ritrae l’immagine di Pietro del Morrone, il monaco passato alla storia come il Papa del gran rifiuto, Celestino V. Le indagini della Procura guidata da Maria Antonietta Troncone hanno accertato che il complesso monastico, costituito dai resti di un corpo principale dotato di un chiostro e da una chiesa adiacente, versa in completo stato di abbandono con vistose lesioni.




"Assopigliatutto" nel Casertano. Quella rete fra imprenditori e funzionari pubblici

di Paolino Canzoneri

CASERTA – Carabinieri e Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazone denominata "Assopogliatutto" hanno eseguito in alcuni Comuni del casertano misure di custodia cautelare emesse dall'ufficio G.I.P del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per 20 persone fra amministratori locali, politici, pubblici funzionari e imprenditori locali con la pesante accusa di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d'asta e nello specifico sull'assegnazione illecita di appalti milionari.

 

Nomi di spicco Tra gli arrestati alcuni nomi di rilievo: il presidente della provincia di Caserta nonchè Sindaco di Avignano Angelo Di Costanzo di Forza Italia, il sindaco di Piedimonte Matese Vincenzo Cappello del PD, il presidente del Consorzio di bonifica Sannio Alfano Pietro Andrea Cappella,  il comandante della Polizia municipale di Alvignano con l’assessore all’Ambiente e tra gli imprenditori locali spiccano Francesco Lavazzi fratello del titolare della squadra di Pallacanestro Juve Caserta e titolare della Impresud che si occupa di servizi ambientali, Luciano Sorbo, Luigi Imperadore imprenditore di Gioia Sannitica, Francesco Raucci, Pietro Terreni, Gaetano Russo, Antonio Manca, Pietro Andrea Cappella e Simone Luigi Giannetti. Domiciliari disposti per Giuseppe Simonetti, Antonella Tedesco, l'ex-sindaco di Casagiove Elpidio Russo, Giuseppe Imperatore, Gennaro D'Onofrio, Fabio Menditto e Domenico Marra. Risultano indagate altri quindici funzionari pubblici attualmente in stato di libertà.

 

Le indagini L'inchiesta della dalla Guardia di Finanza di Caserta coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere è frutto di capillari indagini che riguardano il biennio dal 2013 al 2015 dove dichiarazioni dell'ex presidente Cub Antonio Scialdone e l'impreditore Alberto Di Nardi, hanno potuto fare luce su accordi criminali tra pubblici amministratori e imprenditori indagati facendo emergere un sistema di assegnazione illecita di appalti del settore rifiuti a imprese consenzienti e amiche in cambio di appoggi, facilitazione e ovviamente denaro a fiumi. La dottoressa Antonietta Troncone ha condotto una esaustiva conferenza stampa presso l'ufficio del Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere

 

Gli appalti I reati contestati sono turbata libertà degli incanti, corruzione di pubblici ufficiali per atti contrari ai loro doveri d'ufficio, truffa ai danni di enti pubblici e abuso d'ufficio, tutti compiuti nell'interesse o, comunque, a vantaggio della Termotetti S.a.s. e di altre società riconducibili al gruppo Termotetti, colosso imprenditoriale operante in vari settori e in varie regioni d'Italia, riconducibili all'imprenditore originario di San Potito Sannitico, Luigi Imperadore. Le indagini hanno dimostrato che la Termotetti S.a.s., è riuscita ad aggiudicarsi illecitamente, tra il 2013 e il 2015, le gare d'appalto per l'affidamento del servizio d'igiene urbana e altre commesse pubbliche relative al delicato settore del ciclo integrato dei rifiuti, nei Comuni di Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove.Un'altra società del gruppo e, precisamente, il Consorzio stabile Sannio appalti S.c.a.r.L, sempre previa corresponsione di utilità illecite a pubblici funzionari, si è aggiudicata, anche, l'appalto di lavori relativo al Lotto Presenzano I, presso il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, diretto da Pietro Andrea Cappella. Con specifico riferimento agli appalti concernenti il ciclo integrato dei rifiuti, i minuziosi accertamenti – condotti anche attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, perquisizioni locali, indagini finanziarie, nonché, mediante la disamina della copiosa documentazione cartacea e informatica sequestrata presso la sede del predetto gruppo societario e dei predetti enti pubblici – hanno evidenziato, infatti, come le procedure di gara per l'assegnazione del servizio di igiene urbana (raccolta, conferimento, trattamento e smaltimento) e di altri servizi collaterali, nei Comuni di Alvignano, Piedimonte Matese e Casagiove, siano state condizionate dai rapporti di favoritismi tra gli amministratori locali e i dirigenti del gruppo




LADRO UCCISO NEL CASERTANO: IDENTIFICATO CADAVERE. SALVINI "MI SPIACE PER IL MORTO, MA FINO AD UN CERTO PUNTO"

di Angelo Barraco

 Caserta – E’ stato identificato il cadavere del rapinatore ucciso nel corso della rapina a Villa Literno il 21 marzo, nel Casertano, mentre tentava di rubare una macchina insieme a due complici. Si tratta di un albanese di 40 anni circa ed è stato identificato grazie alle impronte digitali. I suoi complici avevano lasciato il corpo senza vita davanti all’ospedale di Aversa. E’ terminato intanto il sopralluogo all’interno della villetta in cui si è consumato il tentativo di rapina. Non sono stati emessi provvedimenti nei confronti dell’uomo che ha sparato. La moglie dell’uomo ha descritto così quanto accaduto “E' stata una nottata terribile. Non è bello sparare a una persona  ma è l'ottava volta che vengono a rubare. Siamo davvero stanchi. Se questi banditi ci avessero detto che avevano bisogno di soldi li avremmo aiutati senza problemi come abbiamo fatto altre volte. Ma non puoi introdurti in casa mettendo in pericolo l'incolumità nostra e dei nostri figli”. Ha continuato dicendo “Quando mio marito ha fatto fuoco dal balcone, il ladro colpito, che era già dentro la nostra macchina, una Audi, è uscito dall'abitacolo e ha chiesto, rivolgendosi a mio marito, 'perché mi spari?'. Io avrei voluto chiedergli: e tu perché vieni a casa nostra mentre dormiamo a prendere la nostra roba?”. Anche la politica si è espressa in merito all’episodio sopracitato, in particolar modo il leader della Lega Matteo Salvini, che ha scritto il seguente post sulla sua pagina facebook “Sorprende i ladri in casa stanotte, spara e ne uccide uno. È successo a Villa Literno, nel casertano. Mi spiace per il morto, ma fino a un certo punto…Ora che non indaghino l'aggredito! La difesa è sempre legittima, anche se Renzi non è d'accordo. Mi date una mano a cambiare la legge?”. 
 
La rapina. Il 21 marzo, alle ore 3.30 del mattino, in Via Vecchia Aversa, precisamente negli appartamenti di Villa Literno a Caserta, tre ladri hanno tentato di compiere un furto d’auto. L’obiettivo che si erano prefissati i ladri non è però andato a buon fine, poiché il proprietario di un appartamento si è accorto che i ladri gli stavano rubando l’automobile, ha imbracciato un’arma regolarmente detenuta e ha sparato uccidendone uno. I tre ladri si sono dati alla fuga verso Casal Di Principe, a bordo della loro Bmw Bianca. Hanno lasciato il corpo senza vita del loro “compagno” davanti l’Ospedale Civile di Aversa che precedentemente era stato raggiunto dai colpi di arma da fuoco. Successivamente gli inquirenti hanno rinvenuto la Bmw bianca bruciata e gli accertamenti hanno appurato che l’automobile era stata rubata qualche giorno prima. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i ladri sono arrivati con l’autovettura nel cortine di Via Vecchia Aversa, sorpresi dal proprietario si sono dati alla fuga e successivamente hanno lasciato il loro complice davanti l’Ospedale.



TRAGEDIA NEL CASERTANO: PER UNA LITE TRA VICINI DI CASA VIENE STERMINATA UNA INTERA FAMIGLIA

Redazione

 

Trentola Ducenta (CE) – Una vera e propria tragedia a causa di una lite tra vicini di casa. Motivi banali, quale un posto auto, quella che in via Carducci a Trentola Ducenta, nel Casertano, si e' conclusa con quattro morti. Un uomo e' in stato di fermo nella caserma dei Carabinieri. Sterminata una intera famiglia, padre, madre e un figlio; in un primo tempo sembrava ci fossero speranze per una quarta persona, un operaio che era a lavoro, ma l'uomo e' deceduto poco dopo. A sparare sarebbe stato un agente di Polizia penitenziaria, dirimpettaio della famiglia. Le ruggini fra i due nuclei familiari erano antiche, e stamane l'ennesima lite, culminata con la strage. Ora i militari dell'Arma cercano, dall'interrogatorio dell'uomo, di ricostruire quanto accaduto.




CASERTANO, DEPURATORI: DANNO ERARIALE DI 53 MILIONI DI EURO

Redazione

Napoli – Ammonta complessivamente a circa 53 milioni di euro il danno all'Erario accertato dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli nell'ambito di complesse indagini delegate dalla Procura Regionale della Corte dei Conti per la Campania, su disposizione dei Sostituti Procuratori Pierpaolo GRASSO e Ferruccio CAPALBO, in relazione alla mancata rifunzionalizzazione dei depuratori delle acque reflue gestiti da una "Spa" e alla conseguente inefficienza del complessivo sistema di depurazione. Ciò a fronte di un esborso di denaro pubblico pari ad oltre 235 milioni di euro.
Le minuziose indagini condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli , cui hanno contributo nella fase inziale anche i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Caserta, hanno ricostruito le complesse vicende che hanno portato nel 2006 all'avvio della concessione, in regime di project financing, alla società di scopo denominata "H. C. Spa".
Al fine di adeguare gli impianti ex PS3 (Piano Speciale n. 3) di Napoli Nord, Acerra, Napoli Ovest (Cuma), Area Casertana (Marcianise) e Foce Regi Lagni alla normativa ambientale, nel 2002 il Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania affidò il servizio utilizzando la procedura prevista dall'art. 37-bis della legge n. 109/1994 (project financing), per ottenere un duplice vantaggio: utilizzo di capitali privati per gli investimenti ; traslazione del rischio d'impresa sul concessionario.
Il CIPE, interpellato in merito, aveva sconsigliato il ricorso alla finanza di progetto, suggerendo, di converso, la formula dell'appalto/concorso, viste le modifiche normative in atto (Nuovo codice dell'ambiente, di cui al D.Lgs. n. 152/2006), la complessità del sistema depurativo nonché il fatto che il project financing "meglio si presta in caso di limitati vincoli territoriali ed amministrativi ".
Ciononostante, l'allora Commissariato alle Bonifiche e Tutela delle Acque nella Regione Campania decise di percorrere la "strada innovativa" della finanza di progetto e nel successivo luglio del 2003 l'A. composta da due società che poi avrebbero costituito la citata società di scopo "H. C. Spa" – si aggiudicò la concessione "per l'adeguamento e la realizzazione del sistema di collettore PS3 (…) l'adeguamento degli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise, Napoli Nord, nonché la realizzazione o l'adeguamento degli impianti di trattamento dei fanghi".
Il Piano economico finanziario (PEF) prevedeva investimenti privati pari a complessivi 120 milioni di euro da destinare a rendere il processo depurativo conforme alla normativa ambientale.
Parallelamente la "H. C. Spa" riusciva altresì ad assicurarsi la gestione e l'incasso dei canoni sulle acque reflue per 15 anni, per un volume di introiti stimato in oltre un miliardo di euro.
Sui canoni delle acque reflue sono emerse nel corso delle indagini esperite dal Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli, una serie di significative anomalie, di seguito illustrate.
In sede di convenzione, innanzitutto, il Commissariato aveva inserito una clausola di salvaguardia in contraddizione con il ricorso alla finanza di progetto: l'erario si accollava, in caso di mancata riscossione dei canoni sulle acque reflue, tutto il rischio imprenditoriale, garantendo con risorse proprie il "volume dei ricavi attesi", pari a 62 milioni di euro annui. In tal modo, la società concessionaria non aveva alcuna convenienza nell'intraprendere azioni nei confronti dei Comuni morosi, in quanto la differenza, tra l'incassato e i ricavi attesi sarebbe stata garantita dalla Regione Campania.
Dalle indagini svolte dai Finanzieri è di contro emerso come il calcolo del volume di ricavi attesi (62 milioni di euro) fosse stato sovrastimato, a causa della storica morosità dei Comuni interessati, dell'aggio trattenuto dagli Enti gestori delle erogazioni idriche e dell'alto tasso di evasione.
In definitiva:
il piano economico-finanziario a base dell'intervento in project financing non era basato su dati verosimili;
i ricavi sono stati di gran lunga sovrastimati rispetto ai costi;
la Regione Campania non ha mai incassato interamente i previsti 62 milioni di euro, mentre i volumi del fatturato, a tutt'oggi, si aggirano in realtà intorno ai 42 milioni di euro, peraltro al lordo dei "pesanti" aggi riconosciuti agli Enti gestori delle forniture idriche. A titolo di esempio, infatti A. S.p.a. aveva sottoscritto con H. una convenzione che, al netto dell'aggio, garantiva introiti per circa 8 milioni di euro annui a fronte dei 23 milioni previsti nel PEF.
In effetti, quando nel 2006 furono consegnati gli impianti, emersero tutte le deficienze della concessione.
H. non riusciva a riscuotere i canoni dai Comuni e dagli Enti gestori delle reti idriche, i quali, invece, li incassavano dagli utenti finali.
Mancando i ricavi attesi ne in assenza dei finanziamenti bancari necessari per effettuare i previsti lavori sugli impianti, la concessionaria H. necessariamente si rivolse alla Regione Campania per ottenere i cc.dd. "volumi minimi di incassi".
Nel settembre del 2010 la Regione Campania ha risolto unilateralmente il rapporto concessorio.
Le indagini svolte hanno accertato che non solo gli impianti sono stati riconsegnati non rifunzionalizzati, ammodernati e adeguati alla normativa ambientale, come previsto dalla concessione, ma addirittura in uno stato peggiore rispetto al 2006.
Emblematici sono i dati delle analisi effettuate dall'ARPAC, che nel periodo di concessione hanno costantemente certificato la non conformità ai parametri fissati dal Codice dell'ambiente, e dai RUC (Responsabili della concessione per la Regione Campania).
La stessa H., del resto, in sede di richiesta di autorizzazione per lo scarico a mare indirizzata alle Provincie di Napoli e Caserta, sedi dei 5 depuratori gestiti, aveva dichiarato la non conformità loro e dei relativi reflui alla normativa ambientale.
Sino al 2012, tuttavia, la ormai ex concessionaria H. ha curato la mera gestione degli impianti, garantendosi altri 5 milioni di euro al mese.
Dall'agosto del 2012 gli impianti sono passati a una gestione commissariale, che riesce, allo stato, a garantire una gestione efficiente, certificata dalle analisi condotte a valle della depurazione, a fronte di una spesa mensile di circa 4 milioni di euro.
Sulla base degli elementi investigativi forniti dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, la Procura contabile ha contestato – a titolo di dolo e/o colpa grave – a "T. Spa", "G. C. Spa" e "H. C. Spa" nonché a 7 soggetti, di cui 2 pubblici amministratori, 2 dirigenti pubblici e 3 dirigenti d'azienda, la responsabilità di un danno erariale quantificato in circa 53 milioni di euro complessivi.
Per tali responsabilità, la Guardia di Finanza ha notificato ai medesimi soggetti un decreto emesso dalla Corte dei Conti per la Campania, che ha disposto – a scopo conservativo – il sequestro di beni mobili e immobili e valori sino a concorrenza dell'intero danno erariale contestato.