SCONTRO SULLE UNIONI CIVILI, ORLANDO A CEI: "DIRITTI ASPETTANO DA TANTO"

Redazione

"Sono diritti che si attesi da tempo". Replica così il ministro della Giustizia Andrea Orlando alla presa di posizioni di ieri del segretario della Cei che ha criticato la scelta del governo di chiedere la fiducia sulle Unioni civili.

Intanto è rush finale della Camera sul testo. La fiducia dovrebbe essere votata oggi nel pomeriggio. Il via libera finale al testo dovrebbe arrivare giovedì. Proteste dai banchi dell'opposizione per la decisione dell'esecutivo di blindare il testo. Critica la Cei che ha parlato della fiducia come di una sconfitta per tutti. "Ho rispetto per la Cei – è stata la replica di Orlando – ma ritengo quella scelta necessaria e anche un po' tardiva rispetto a ciò che si è sviluppato nel tempo nella società e a diritti che da troppo tempo chiedono un riconoscimento, e da ministro della Giustizia aggiungo che da anni la Corte di Strasburgo ci segnala che categorie di cittadini non hanno un riconoscimento per legge dei propri diritti".

Intanto è scoppiato il caso dopo le parole del candidato sindaco a Roma del centrodestra Alfio Marchini al Forum Ansa che ha fatto sapere che pur rispettando la legge non celebrerà matrimoni gay qualora diventi il primo cittadino della capitale

Dopo l'annuncio del ministro Maria Elena Boschi ha preso la parola Massimiliano Fedriga della Lega, che ha attaccato i deputati del Pd che avevano applaudito l'annuncio. "Siete servi della gleba – ha gridato – applaudite pur di essere ricandidati". "Le istituzioni devono tutelare le opposizioni". "La presidenza deve tutelare le opposizioni – ha detto con voce alterata Maurizio Bianconi, dei Conservatori -. Questo provvedimento è di iniziativa parlamentare, riguarda i diritti civili e mettono lo stesso la fiducia". "Questo governo intende il Parlamento come uno zerbino", ha protestato Alfonso Bonafede di M5s. "Quello che è successo – ha detto Antonio Palmieri – è una cosa che va oltre tutto quello che abbiamo visto nella storia della Repubblica. Eravamo solo in quattro iscritti, per soli quaranta minuti. Ricordo che Renzi aveva lasciato ai suoi libertà di coscienza. Con la fiducia la libertà se le è presa, spero che al momento del voto ciascuno difenda la coscienza". Va all'attacco anche Fi con il capogruppo a Montecitorio, Renato Brunetta: "Scandaloso e aberrante – scrive sui twitter – che il governo ponga fiducia su tema sensibile e che tocca coscienze come #unionicivili @matteorenzi @meb".




UNIONI CIVILI, RENZI AI VESCOVI: "VOTO SEGRETO? NON DECIDE LA CEI"

di Angelo Barraco
 
Roma – Il ddl Cirinnà in merito alle Unioni Civili ha superato il primo voto in Senato, ma in Aula si è creata tensione per i tempi d’esame decisi della presidenza sul provvedimento. Duro anche lo scontro con la Cei che si augura che sul testo ci sia il voto segreto, la politica ribatte in merito a questa affermazione dicendo che la scelta è del Presidente del Senato e che “I vertici della Chiesa hanno tutto il diritto di intervenire del dibattito pubblico ed esprimere una posizioni sui contenuti” ma “intervenire sul calendario e sulle procedure di voto merita a pieno titolo la patente di un'ingerenza negli affari dello Stato che non dovrebbe competere alla Conferenza episcopale”. Ad affermare ciò è il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, uno dei principali sostenitori del ddl sulle Unioni Civili in risposta al cardinal Angelo Bagnasco. Ma cosa ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco? –arcivescono di Genova e presidente della Cei- “Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto”. A Lo Giudice si aggiunge anche il commento di un altro esponente del Pd, Luciano Pizzetti, che commenta le dichiarazioni di Bagnasco dicendo: “Le esortazioni sono giuste e condivisibili, ma come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei”. Anche il premier Matteo Renzi ha detto la sua a Radio Anch’io: “lo decide il Parlamento, e lo dico con stima per il cardinal Bagnasco, e non la Cei”, al premier inoltre “"piacerebbe molto l'idea che un parlamentare risponda del voto che dà e lo spiega. Dopodichè il regolamento del Parlamento prevede il voto segreto e se ci saranno le condizioni Grasso e non la Cei deciderà”.
 
Massimo Gandolfini, presidente del Comitato difendiamo i nostri figli e promotore del Family Day ha invece affermato: “Prendiamo atto che il Pd sta facendo di tutto per evitare che avvenga una discussione nel merito dei singoli tabella contenuti nel ddl Cirinnà. Dopo aver cancellato l'esame del testo in commissione, fatto senza precedenti nella storia della Repubblica, il Pd si sta adoperando per far votare il supercanguro Marcucci, al fine di blindare un testo che, ogni giorno che passa, suscita sempre più contestazioni anche tra le stesse fila dei dem” aggiungendo “Se l'obiettivo del Pd è quello di far approvare un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo senza permettere alcuna discussione allora è arrivato il momento che le altre forze che sostengono l'esecutivo facciano tutto quello che è nelle loro possibilità per sventare questo colpo di mano che offende la democrazia, compreso provocare un'eventuale crisi di governo se ogni altra istanza venisse ignorata”. Ma in merito alla proceduta per l’illustrazione degli emendamenti e alle polemiche che si sono create c’è chi ha espresso un parere forte, duro, come il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda che li ha definiti “Atteggiamenti ostruzionistici”. Si dovrà procedere quindi con l’esposizione degli emendamenti. La tensione è tanta e Gasparri dice a Sergio Lo Giudice di aver comprato suo figlio. Si è creato quindi un acceso e concitato scontro verbale tra le parti. Gasparri ha inoltre detto che il ddl dovrebbe essere intitolato a Lo Giudice e non alla Cirinnà e ha aggiunto: “stiamo facendo tutto questo, in particolare con l'articolo 5, perché serve a Lo Giudice. Ho letto un articolo di Belpietro he trascrive una conversazione televisiva tra lui e Lo Giudice, che non ha risposto sul costo dell'acquisto del famoso bambino comprato”. Movimento Cinque Stelle fa sapere che voterà si al testo, la deputata Carla Ruocco ha riferito: “Voteremo il testo anche senza le adozioni, la stepchild adoption è un tema molto delicato. Abbiamo dato libertà di coscienza per rispettare tutte le sensibilità presenti nel Movimento”. 



SCUOLA: DOMANI LA VOTAZIONE FINALE. INTERVIENE ANCHE IL PRESIDENTE CEI BAGNASCO

Di Ch. Mo.


Ripresa questa mattina la discussione alla Camera del ddl scuola. L’assemblea di Montecitorio ha cominciato a discutere l’articolo 12. Sospese per oggi e rimandate a domani le votazioni degli tabella 10 e 11 che riguardano l’assunzione dei docenti. Il voto finale per il ddl è previsto domani ma ci sono ancora emendamenti da discutere.

Interviene sulla riforma della scuola anche il Presidente della Cei, Angelo Bagnasco e ricorda che "il buon senso e la storia suggeriscono di trovare delle sintesi in tempi ragionevoli, magari distinguendo temi e obiettivi". E ancora dice che “la scuola e' l'istituzione che ha il compito di affiancare i genitori nell'arduo e affascinante compito educativo”. Per Bagnasco dunque si tratta del futuro del paese, dell’educazione dei giovani e di optare per una struttura “ più giusta e adeguata per sedi e organici”. La scuola, sempre secondo le dichiarazioni del presidente Cei , deve garantire “ un'istruzione solida ed essenziale, una formazione professionale stimata e sostenuta; in una parola, un'educazione integrale per tutti, educazione di base che molti Paesi avanzati non hanno e ci invidiano, ma libera, lontana da schemi statalisti, anti liberali”. Invoca inoltre l’intervento dei genitori stessi sulla scuola, chiamati ad essere “primi e insostituibili educatori dei loro figli”. Ha concluso infine chiedendo di attuare quanto previsto dalla legge 62/2000 a proposito del sistema italiano della pubblica istruzione, nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengano riconosciute a pieno titolo pubblico servizio e giustificare così il “bonus” per i genitori da utilizzare nella scuola prescelta.