“SPIE”… ZZATELI

di Cinzia Marchegiani

Logiche dominanti e storie di spie e servizi segreti. I films a volte diventano noiosi al cospetto della realtà che stiamo assistendo a titoli di giornali e accuse spedite al mittente. Così la trama del film prende forma nei circuiti virali della rete e satelliti spia che con una freddezza e precisione porta a casa tesori e segreti custoditi nei bunker militari o in qualche multinazionale industriale.

E’ di pochi giorni la notizia dalle news orientali che la Cina pubblica precise accuse. Viene citato un rapporto delle agenzie di “intellingence” di sorveglianza globale che conferma l’esistenza di attività segrete di spionaggio americano. Il rapporto PRISM, programma di sorveglianza segreta del US Nationale Agency (NSA) sembra confermare che gli Stati uniti hanno montato la più ampia e costosa operazione di sorveglianza a lungo termine nella storia di internet. Ed è proprio dal rapporto dell’ormai noto Edward Snowden che escono fuori i documenti che spiegano come gli Stati Uniti, in questo intreccio di spy story, sorvegliavano non solo il governo cinese e i suoi politici ma soprattutto le multinazionali, istituti di ricerca scientifica molti cellulari.

La Cina accusa gli USA di aver condotto indagini capillari in vari dipartimenti governativi cinesi, lo stesso segretario generale della Cina, controllo degli armamenti e il disarmo, Chen Kai rimanda al mittente le accuse di furto informatico che l’America rivolge agli altri paesi: “l’America è andata ben oltre l'ambito della sicurezza nazionale, il rapporto ha sottolineato che la cooperazione senza soluzione di continuità tra gli Stati Uniti le agenzie di intelligence, il governo e il settore privato, con le loro capacità di elaborazione di dati enormi, ha permesso la sorveglianza apparentemente senza limiti. Sulla base di questi fatti, è assurdo e ipocrita che gli Stati Uniti sollevi critiche ad altri paesi del furto informatico o di sorveglianza. Verranno attuate una serie di misure governative che proteggerà la Cina dalle attività di spionaggio degli altri paesi, in primis il divieto del sistema operativo Windows 8 dai nuovi computer governativi e un amplificazione dei controlli di sicurezza su importanti prodotti e servizi IT.” La storia di segreti decriptati, di progetti militari o industriali carpiti da trame invisibili quanto pericolose sono l’opera di ingegneria dei pirati informatici che con l’abilità di Arsenio Lupin catturano informazioni della sicurezza di una nazione o di un brevetto innovativo costato fatica, ingegno e molto tempo. Ed ecco che, come un film di fantastoria che si rispetti, anche nella realtà arriva il colpo di scena che ribalta l’intrigo internazionale.

L’America diventa la vittima di hacker iraniani, che grazie a falsi account nei social network e un sito web fake sono riusciti a spiare militari e politici oltre di Israele, anche della stessa USA. La notizia è stata pubblicata oggi da un noto giornale americano che conferma come in una campagna di spionaggio lunga tre anni gli hacker iraniani abbiano fatto il grande bottino di informazioni di dati sensibili che riguardano soprattutto un ammiraglio a quattro stelle della marina militare, legislatori, e gli ambasciatori degli Stati Uniti oltre il personale dall'Afghanistan, Gran Bretagna, Iraq, Israele, Arabia Saudita e Siria.


L’azienda Sight Parteners che ha scoperto il cyber crime non ha voluto identificare le vittime sotto controllo, comunque i predatori iraniani hanno cercato le password e credenziali per accedere alle reti aziendali di governo e, così anche sui sistemi
d'arma e le trattative diplomatiche. Inquietante capire come le vittime siano state circuite e manipolate. L’agenzia Sight descrive in dettaglio il meccanismo perverso della messa in scena. Sono stati creati alcuni personaggi che sembravano lavorare come giornalisti per un sito il NewsOnAir.org, che poi si è scoperto essere un fake, che pubblicavano tabella presi dalla Associated Press, BBC, Reuters e altri media. Questi falsi giornalisti nella fase successiva dell’operazione hanno allacciato rapporti con personaggi della difesa e altre organizzazioni, e per costruirsi credibilità, gli hacker avrebbero fatto amicizia e quindi stretto legami virtuali con gli amici delle vittime di importanze strategia nazionale.

Così colleghi, parenti tramite collegamenti sui social network, tra cui Facebook Inc, Google Inc, LinkedIn Corp, e Twitter Inc erano stati presi di mira inconsapevoli del destino che li attendeva. L’operazione di fiducia è stata elaborata e ha assorbito molto tempo, si dice che sia stata attivata almeno dal 2011 ed è stata denominata la più alta ingegneria sociale di cyber crime. Una volta ottenuti 2000 collegamenti e la loro completa fiducia sono passati alla fase finale, dove hanno infettato i computer con link e software molto pericoloso, il malware dannoso ha permesso di depredare tutti i dati sensibili, oltre password dei personaggi chiave nella difesa militare. Un attività che con il tempo ha creato un buco di informazioni strategiche talmente laboriosa e raffinata che è stata paragonata ad una azione fuori radar, perché difficile da individuare. Analizzato dall’alto queste linee di azione si possono visualizzare sofisticate ragnatele, dove la Cina, l’America e la Russia rimangono sempre intrappolate l’una all’altra in strategie ermetiche lontane dalla nostra più generosa fantasia.

Il caso Snowden è al centro di questa ragnatela, e mercoledì scorso in un intervista alla NCB nega assolutamente di essere sostenuto economicamente dalla Russia oltre di non aver fornito alcun file segreto, ma gli Stati Uniti l’hanno accusato di furto di documenti di proprietà del governo, e di aver dato accesso a queste informazioni a persone non autorizzate che riguardano informazioni private di email, telefonate e tramite internet di centinai di milioni di americani. Ora è in asilo politico in Russia fino al primo agosto di questo anno, gli è stato detto che può ritornare in America affrontando la giustizia. Dalla controparte cinese, le accuse rivolte all’America sono pesanti, i documenti trapelati dall'ex imprenditore Central Intelligence Agency, Edward Snowden sono attività dettagliate di sorveglianza della National Security Agency (NSA) in tutto il mondo, acquisite da leader stranieri e cittadini.

Più di 120 leader mondiali sono stati sotto sorveglianza degli Stati Uniti dal 2009. Dai giornali cinesi si legge: ”La Cina è una delle vittime di Grande Fratello. Gli Stati Uniti attaccano regolarmente, si infiltrano e rubano nelle reti cinesi appartenenti a governi, istituzioni, aziende, università e grandi reti backbone di telecomunicazione. Gli ultimi dati della Rete Nazionale di Computer Emergency Response Technical Squadra Coordination Center della Cina hanno mostrato che 135 computer host negli Stati Uniti hanno creato 563 pagine di phishing mirate a siti web cinesi e che hanno portato a 14mila operazioni di phishing dal 19 marzo al 18 maggio. Il centro ha trovato 2016 indirizzi IP negli Stati Uniti che avevano impiantato backdoor in 1754 siti web cinesi, coinvolgendo 57mila attacchi backdoor nello stesso periodo.”

Di fatto le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali sono state gravemente violate e mettono in pericolo le relazioni tra due giganti della terra, Cina e America oltre la Russia. La Cina nel 2013 ha chiesto colloqui con gli Stati Uniti sulla polizia cyber spazio attraverso un gruppo di lavoro bilaterale, nonostante le rivelazioni di Snowden di sorveglianza elettronica degli Stati Uniti sulla Cina. L’accusa rimane un solco difficile da colmare, poiché gli Stati Uniti hanno intenzionalmente messo in pericolo la fiducia tra le due maggiori economie del mondo e in Cina, e i rapporti terminano con una battuta al vetriolo della Cina:”Gli Stati Uniti dovrebbero pulire la propria casa prima di puntare il dito contro gli altri.”

Quando la realtà supera ogni perversa immaginazione, ce n’è per tutti. Silenzio che il “Grande Fratello” ci ascolta.