Ucraina, Cina: “Nato e Stati Uniti responsabili del conflitto”

In salita il tentativo da parte degli Stati Uniti di coinvolgere i leader di fatto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi per costruire una coalizione internazionale per sostenere Kiev e frenare i prezzi del petrolio

La questione Ucraina è molto chiara: “Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto Russia-Ucraina”.

Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, sulle recenti ricostruzioni del New York Times relative alla conoscenza di Pechino dei piani russi contro l’Ucraina, in base a quanto appreso da funzionari Usa. Ignorando le proprie responsabilità, gli Usa accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia, per mantenere la propria egemonia”, ha detto.

La Russia sta lavorando ad una risposta “rapida” e “ponderata” alle sanzioni imposte dall’Occidente, che sarà avvertita nelle aree più “sensibili per coloro a cui si rivolge”: lo ha reso noto il direttore del dipartimento per la Cooperazione economica del ministero degli Esteri di Mosca, Dmitry Birichevsky. Lo riporta l’agenzia RIA Novosti.

Circa 5.000 civili sono stati evacuati ieri grazie al corridoio umanitario aperto dalla città ucraina di Sumy, nel nordest del Paese, alla città di Poltava (a circa 175 km a sud di Sumy): lo ha reso noto oggi il vice direttore dell’ufficio della presidenza ucraina, Kirill Timoshenko. Lo riporta la Cnn.

Almeno 10 persone sono morte in seguito a bombardamenti sulla città ucraina di Severodonestk, nella parte orientale del Paese, nella provincia di Lugansk Oblast (nel Donbass): lo riferisce un responsabile locale.

Proprio nel giorno in cui riprenderanno i corridoi umanitari, stanotte nuove sirene antiaereo hanno gettato di nuovo nel panico i residenti di Kiev. La tensione resta altissima in Ucraina, con il presidente Volodymyr Zelensky che ieri ha anche annunciato di essere disponibile a trattare sui territori contesi, ma non alla resa.

A tenere banco, tuttavia, è anche il caso dei Mig-29 che la Polonia vorrebbe offrire agli Stati Uniti per poi girarli all’Ucraina. Un’iniziativa che, ha fatto sapere in nottata il Pentagono, non è “attuabile”. La prospettiva di jet che partono da una base statunitense in Germania “per volare nello spazio aereo conteso tra Russia e Ucraina solleva serie preoccupazioni per l’intera alleanza Nato”, ha spiegato il portavoce John Kirby. “Continueremo a consultarci con la Polonia e gli altri nostri alleati su questa questione e le difficoltà logistiche che pone, ma – ha concluso – non crediamo che la proposta polacca sia sostenibile”.

Procede, intanto, l’avanzata dell’esercito russo in terra ucrainaLa Guardia nazionale ha annunciato di aver preso il totale controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, già conquistata alcuni giorni fa. Secondo quanto riferito da fonti russe, le 240 persone responsabili della sicurezza dell’impianto avrebbero deposto le armi. Notizie che troverebbero conferma anche nelle parole del ministro dell’Energia ucraino, Herman Halushchenko, che ha denunciato episodi di tortura nei confronti del personale da parte delle forze armate russe. “Secondo le informazioni in nostro possesso – ha scritto su Facebook -, gli occupanti hanno costretto la dirigenza a registrare un messaggio per utilizzarlo a fini propagandistici. Il personale è fisicamente e psicologicamente esausto”.

Sul piano diplomatico sembra invece in salita il tentativo da parte degli Stati Uniti di coinvolgere i leader di fatto di Arabia Saudita ed Emirati Arabi per costruire una coalizione internazionale per sostenere Kiev e frenare i prezzi del petrolio. Secondo il Wall Street Journal, infatti, il principe saudita Mohammed bin Salman e lo sceicco degli Emirati Mohammed bin Zayed al Nahyan hanno rifiutato di parlare con Biden nelle ultime settimane, delusi dal debole supporto Usa nella guerra in Yemen e preoccupati dall’accordo sul nucleare iraniano. E intanto anche Condè Nast, editrice di numerose riviste di spicco come Vogue, GQ, Architectural Digest e Glamour, ha deciso di sospendere le sue pubblicazioni in Russia dicendosi “scioccata e orripilata dalla tragedia della crisi umanitaria”. Il comunicato cita le nuove leggi sulla censura del governo russo, che “rendono impossibile continuare in questo modo”.




Il coronavirus fa crollare le borse cinesi

Le Borse cinesi crollano alla prova dei mercati dopo la lunga pausa del Capodanno lunare, quando la corsa dell’epidemia è ancora sostenuta e i decessi hanno superato quelli della Sars del 2003.

I listini, tra Shanghai e Shenzhen, hanno mandato in fumo 420 miliardi di dollari in termini di capitalizzazione: Shanghai ha perso il 7,72%, Shenzhen il’8,41%.

Ma i mercati europei tengono

Chiusura in rialzo per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,96% a 23.460 punti.

Bene anche le altre borse europee. Parigi ha guadagnato lo 0,45% a 5.832 punti, Francoforte lo 0,49% a 13.045 punti e Londra lo 0,55% a 7.326 punti.

Petrolio in forte calo con il coronavirus

Il petrolio crolla a New York, dove il Wti perde il 3,12% e scende sotto i 50 dollari al barile per la prima volta da oltre un anno.
Anche il Brent affonda e segna i minimi degli ultimi 13 mesi, con le quotazioni che perdono il 3,4% a 54,70 dollari al barile.




Corea del Sud, Cina e Giappone chiedono l’isolamento totale di Pyongyang. Allerta ai massimi livelli

IL CONFLITTO – Irritata la reazione di Seul e Tokyo, alla quale è seguita la dura risposta della Cina che, attraverso il ministero degli Esteri, ha “condannato con forza” l’intemperanza di Pyongyang proprio quando il presidente Xi Jinping era impegnato ad aprire i lavori del vertice dei Paesi Brics, a Xiamen, altro momento a lungo preparato di grande visibilità internazionale dopo il G20 del 2016.

La Corea del Sud, che ha alzato l’allerta, ha intenzione di chiedere più aspre sanzioni assicurando che farà tutta la pressione possibile sul Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché si arrivi all’isolamento “totale” di Pyongyang, in base all’esito della riunione del Consiglio di sicurezza nazionale che ha annunciato l’ipotesi di accettazione di più armi tattiche dagli Usa.

In Giappone, primo Paese a confermare il test, il premier Shinzo Abe ha definito la mossa “assolutamente inaccettabile”. I primi dati sulla detonazione sono preoccupanti: il sisma artificiale è il più potente dei sei test fatti finora. L’onda è stata pari a 5-6 volte quella generata dal quinto esperimento e 11 volte quella del quarto, entrambi nel 2016, ha riferito la Korea Meteorological Administration, l’agenzia sudcoreana che oltre al meteo ha in carico le rilevazioni sismiche.

Il sesto test ha avuto una potenza fino a 100 chilotoni, circa 5 volte più forte della bomba sganciata dagli Usa sulla città nipponica di Nagasaki nell’agosto del 1945, ha reso noto Kim Young-woo capo della commissione Difesa del parlamento di Seul, citando le stime dei militari sudcoreani. L’ordigno è stato il più potente finora provato da Pyongyang, pari a 10 volte il quinto test del 9 settembre 2016 di 10 chilotoni. Un chilotone è pari a 1.000 tonnellate di tritolo.




Cina, primo taglio rating da oltre 25 anni

 

Redazione

 

Moody's taglia per la prima volta dal 1989, ad 'A1' da 'Aa3', il rating della Cina, a causa dei timori sul rallentamento della crescita economica e sull'aumento del debito governativo proiettato verso il 40% del Pil per il 2018. L'agenzia di valutazione, in una nota, ha comunicato di aver anche modificato l'outlook da 'negativo' a 'stabile'. La decisione chiude un lungo periodo segnato da una crescita impetuosa e dall'uscita dalla soglia di povertà per oltre 600 milioni di persone. Il downgrade di oggi corrisponde al primo cambio di giudizio (verso l'alto o verso il basso) sul Dragone espresso negli ultimi sette anni da una delle 'Big three' agenzie di rating internazionale: S&P's, Moody's e Fitch. La questione è se S&P's deciderà di seguire Moody's, avendo emesso l'outlook negativo su Pechino a febbraio 2016, ponendo le basi per il possibile downgrade. Attualmente, il giudizio di S&P's è un gradino superiore a quelli di Moody's e Fitch. Il taglio del rating sulla Cina, da Aa3 ad A1 annunciato oggi da Moody's, è basato su un approccio "pro-ciclico" dei giudizi "non appropriato": è la risposta del ministero delle Finanze, affidata a un comunicato, sulla prima "bocciatura" in oltre 25 anni. I punti esaminati "sovrastimano le difficoltà dell'economia cinese e sottostimano le capacità della Cina di rafforzare le riforme strutturali sul lato dell'offerta e di espandere la domanda nel suo complesso".




Crisi Corea del Nord, la Cina: “La guerra è possibile in ogni momento”

COREA DEL NORD – “La guerra potrebbe scoppiare in ogni momento”. E’ l’ammonimento lanciato dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi sulla crisi con la Corea del Nord. Lo scrive la Bbc online. “Si ha la sensazione che un conflitto potrebbe scoppiare da un momento all’altro – ha detto il ministro -. Penso che tutte le parti interessate dovrebbero mantenere alta la vigilanza per quanto riguarda questa situazione”.

Le forze armate nordcoreane hanno annunciato di essere pronte a prendere “le più dure” contromisure contro gli Stati Uniti se continueranno con le provocazioni. “Le nostre controazioni più dure contro gli Usa e i loro vassalli saranno prese senza alcuna pietà, tali da non permettere all’aggressore di sopravvivere”, ha affermato un portavoce del Comando generale di Pyongyang in una dichiarazione rilanciata dall’agenzia ufficiale Kcna.

In un’eventuale guerra tra Corea del Nord e Stati uniti “non ci possono essere vincitori”. Lo ha detto il ministro degli esteri cinese Wang Yi, promettendo il sostegno della Cina a qualsiasi tentativo di dialogo tra le parti. “Invitiamo tutte le parti a smettere di provocare e minacciarsi a vicenda e a non permettere che la situazione diventi irreparabile e fuori controllo”, ha aggiunto Wang in una conferenza stampa con il collega francese Jean-Marc Ayraul. Il Cremlino è “molto preoccupato” per le crescenti tensioni nella penisola coreana e invita tutti i paesi ad astenersi da qualsiasi atto provocatorio. Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. “E’ con grande preoccupazione che stiamo guardando l’escalation delle tensioni nella penisola coreana: invitiamo tutti i paesi a dar prova di moderazione e ammoniamo contro qualsiasi azione che potrebbe portare a misure provocatorie”.

Il Cremlino è “molto preoccupato” per le crescenti tensioni nella penisola coreana e invita tutti i paesi ad astenersi da qualsiasi atto provocatorio. Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. “E’ con grande preoccupazione che stiamo guardando l’escalation delle tensioni nella penisola coreana: invitiamo tutti i paesi a dar prova di moderazione e ammoniamo contro qualsiasi azione che potrebbe portare a misure provocatorie”. Lo riporta la Tass.

In una intervista all’Associated Press il viceministro degli Esteri nordcoreano Han Ryol ha accusato il presidente americano Donald Trump di aver creato un “circolo vizioso” di tensioni nella penisola coreana, ha detto che di fronte a un attacco preventivo americano Pyongyang “non terrà le braccia incrociate” e che il prossimo test nucleare sarà condotto quando il quartier generale supremo nordcoreano lo riterrà più opportuno. Han ha aggiunto che la Corea del Nord andrà in guerra se” gli Stati Uniti “lo sceglieranno”. Il viceministro ha puntato il dito contro le “manovre militari spericolate” degli Usa e possibili “attacchi preventivi”, avvertendo che Pyongyang “ha un potente deterrente nucleare”.

Per il viceministro degli Esteri nordcoreano la politica di Trump è “più aggressiva” di quella di Barack Obama. “Abbiamo fatto un confronto con le precedenti amministrazioni americane e la conclusione è che questa è più violenta e aggressiva” verso la Corea del Nord, ha aggiunto.

Pentagono non commenta su attacco preventivo – Il Pentagono non commenta le indiscrezioni della Nbc, secondo le quali gli Stati Uniti sarebbero pronti a un attacco preventivo alla Corea del Nord nel caso di imminente test nucleare da parte di Pyongyang.

Nbc, Usa pronti a raid preventivo contro Corea – Gli Usa sono pronti ad un raid preventivo con armi convenzionali contro la Corea del Nord se e quando i responsabili politici saranno convinti che Pyongyang si stia preparando a un test nucleare. Lo afferma la Nbc citando più fonti dell’intelligence americana. Le fonti credono che un test nucleare possa verificarsi durante il fine settimana.

Gli Stati Uniti hanno posizionato due cacciatorpediniere con missili Tomahawk non lontano dalla Corea del Nord, riferiscono fonti dell’intelligence a Nbc. Pyongyang ha avvertito che un ”grande evento” è vicino, spingendo l’intelligence a temere un test nucleare. Un evento di rilievo si è già tenuto nella capitale nordcoreana alla presenza di Kim Jong-un, che ha inaugurato uno dei maggiori progetti abitativi di Pyongyang, mostrando come la Corea del Nord nonostante le sanzioni continui a crescere.

Da lunedì sospesi voli Air China Pechino-Pyongyang – I collegamenti aerei tra Pechino e Pyongyang della Air China saranno sospesi da lunedì. Lo rende noto la tv cinese Cctv.




CINA: FINITO L'OBBLIGO DEL FIGLIO UNICO. LE COPPIE POTRANNO AVERE DUE FIGLI

di Angelo Barraco
Pechino – Dal 1 gennaio 2016, dopo 35 anni, finisce l’era dell’obbligo del figlio unico in Cina. E’ stata adottata dall’Assemblea Nazionale del popolo la legge che autorizza le coppie ad avere due figli, ponendo fine ad una restrizione che impediva la procreazione e il controllo delle nascite a tutte le coppie. In data 29 ottobre, l’agenzia ufficiale Nuova Cina aveva annunciato la novità dicendo che la Cina: “applicherà pienamente una politica che consentirà alle coppie di avere due figli in risposta all'invecchiamento della popolazione”. La legge del figlio unico fu varata nel 1979  ed era stata sempre difesa poiché, in caso contrario, avrebbe portato la popolazione ad una crescita esponenziale della popolazione. La restrizione apparentemente aveva aspetti positivi che riguardavano il controllo della popolazione per evitare un’eccessiva crescita demografica, ma aveva aspetti terribili e negativi come aborti forzati, inoltre c’erano coppie che abortivano appositamente perché preferivano avere un figlio maschio e ciò ha portato ad uno squilibrio demografico e al dato oggettivo che molti cittadini non potranno sposarsi. Altre novità per la Cina, è stata adottata all’unanimità la prima legge anti-terrorismo del Paese dall’Assemblea Nazionale del popolo. Non c’era una legge di questo tipo e il terrorismo ricadeva nell’ambito del crimine. Ma le novità non sono finite poiché è stata approvata dall’Assemblea la prima legge contro le violenze domestiche che garantisce supporto alle vittime. La norma definisce violenza qualsiasi tipo di offesa verbale, danno fisico cagionato a terzi e limitazione della libertà e si mobilita per attuare ordini restrittivi. 



CINA FINE DELLA POLITICA COMUNISTA DEL FIGLIO UNICO. PECHINO ABOLISCE LA LEGGE

Redazione

La Cina ha messo fine alla politica del figlio unico: d'ora in poi ogni coppia potrà mettere al mondo due figli. La notizia arriva dall'agenzia ufficiale Xinhua, che cita un documento uscito dal quinto plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista, che si conclude oggi. La misura era stata adottata nel 1979 come metodo di controllo demografico ma la contestatissima legge aveva creato una serie di squilibri e da ultimo si e' dimostrata inadeguata alla nuova fase di sviluppo sociale ed economica del gigante asiatico

Adottata 35 anni fa per il controllo demografico della nazione più popolosa della terra con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, l'impopolare politica del figlio unico viene mandata in soffitta a causa delle preoccupazioni della classe dirigente cinese, che deve fare i conti con una popolazione che invecchia, con costi sociali sempre più elevati, e una forza-lavoro che diminuisce rispetto alla popolazione non attiva. La decisione è stata annunciata lo stesso giorno in cui il regime comunista ha annunciato il suo XIII Piano quinquennale per il lustro 2016-2020; e rappresenta un passo ulteriore nell'allentamento delle rigide politiche demografiche, iniziato nel 2013 quando si era ampliato il numero delle eccezioni in cui una coppia poteva avere due figli. Fino a quel momento la politica del figlio unico aveva limitate eccezioni: la quasi totalita' delle 55 minoranze etniche del Paese non doveva adeguarsi e neanche le coppie delle campagne la cui prima figlia fosse una femmina. Nel 2013, il governo aveva deciso di consentire due figli alle coppie in cui uno dei genitori era lui stesso figlio unico. Ma finora la decisione del 2013 aveva avuto finora un effetto limitato, perché non si applicava in tutto il territorio e molte coppie preferiscono comunque avere un solo figlio per ragioni economiche. Il governo cinese ha sempre sostenuto che limitare a un solo figlio la discendenza, soprattutto nelle zone urbane, ha contributo allo sviluppo del Paese e l'uscita della poverta' di oltre 400 milioni negli ultimi tre decenni, peròPechino aveva anche ammesso che si avvicinava il momento di novità. L'obiettivo è correggere le distorsioni e il preoccupante squilibrio tra uomini e donne (116 uomini contro 100 donne) e frenare l'invecchiamento della popolazione. Secondo le stime più recenti, la politica del figlio unico ha portato, nel corso degli anni, ad almeno 400 milioni di bambini non nati, e a diverse forme di sanzioni nei confronti delle coppie che non si attenevano alla normativa, che andavano da semplici multe alla perdita del posto di lavoro fino ai casi di aborto forzato condannati in molte occasioni dalle organizzazioni internazionali




CINA, ESPLOSIONE FABBRICA TIANJIN: CRESCE IL NUMERO DEI MORTI

di Angelo Barraco
 
Pechino – Mercoledì sera alle  alle 23:30 si sono verificate una serie di esplosioni provocate da un carico di materiale chimico infiammabile e pericolose che si trova nella città portuale di Tianjin a nord del paese. Il bilancio iniziale dei morti era di 44, tra cui 12 pompieri, ma allo stato attuale il numero è salito vertiginosamente. Allo stato attuale il numero di morti è salito a 114, il numero dei feriti è di 700 e i dispersi sono 70. Inoltre le autorità hanno disposto l’evacuazione per un raggio di 3 chilometri a causa della dispersione di sostanze chimiche. Inoltre è stato reso noto che nell’area c’erano tonnellate di cianuro i sodio, composto chimico altamente inquinante, nocivo ed esplosivo e con una soglia molto più alta rispetto a quella consentita per legge. Intanto il premier cinese Li Keqiang rende omaggio ai vigili del fuoco morti nell’incendio: “Sono eroi e meritano il rispetto di tutta la società”. Intanto la popolazione cinese si ribella a quanto avvenuto e denuncia sul web l’incompetenza delle autorità cinesi, oltre a questo la popolazione si lamenta della mancanza di informazioni fornite alla popolazione in merito al disastro. Molti siti cinesi che fornivano informazioni sono stati oscurati.
 
 
Situazione iniziale del disastro. Le esplosioni sono avvenute a 30 secondi di distanza una dall’altra e sono state talmente intense e forti che hanno illuminato il cielo. I vigili del fuoco hanno lottato contro le fiamme, come riferiscono i testimoni, hanno spento il fuoco con le lacrime agli occhi in seguito alla morte dei loro colleghi. Le esplosioni sono state sentite anche a molti km di distanza e molti residenti hanno persino pensato che si trattava di terremoto, altri hanno pensato che fosse esplosa addirittura la bomba atomica. Tantissimi i feriti, dall’ospedale della città riferiscono che sono giunti circa 300/400 feriti di cui molti in condizioni gravi e molti di loro sono stati portati presso l’ospedale di Taida. Quattro Vigili del Fuoco sono rimasti feriti, altri due risultano dispersi nel terribile incidente. Riferiscono le fonti sul posto che al momento dell’esplosione la terra tremava talmente forte e in modo talmente intenso che i vetri si sono rotti in tanti edifici, sembrava un terremoto violento, le automobili si muovevano in modo violento, la luce è andata via nei palazzi, i binari della metropolitana sono stati gravemente danneggiati e le persone, prese dal panico e dalla paura sono scappate, la nube di fumo ha invaso la città.
 
 
Le indagini sull’esplosione sono in corso, le cause non sono ancora chiare ma la polizia ha fermato il responsabile dell’azienda Port Rui Hai International Logistics. Il presidente cinese e il primo ministro hanno chiesto all’amministrazione locale di Tianjin di aiutare i feriti quanto più possibile vista la criticità della situazione. Intanto cresce la preoccupazione per l’inquinamento nella zona del disastro poiché i materiali chimici esplosi potrebbero aver inquinato l’aria ma ancora non è stato alzato il livello d’allerta. I testimoni che hanno vissuto l’inferno di fuoco hanno raccontato: “La palla di fuoco era enorme, alta un centinaio di metri, ho sentito la prima esplosione e sono usciti tutti dalle case, poi ce ne sono state altre, i vetri delle finestre sono andati in frantumi e molte persone sono rimaste ferite e sono uscite dalle case coperte di sangue”.



CINA: 44 MORTI E CENTINAIA DI FERITI NELL'INFERNO DI TIANJIN

di Angelo Barraco

Pechino – Ieri sera alle 23:30 si sono verificate una serie di esplosioni provocate da un carico di materiale chimico infiammabile e pericolose che si trova nella città portuale di Tianjin a nord del paese. Sono morte 44 persone e tra nello spegnere l’incendio sono morti 12 pompieri. Le esplosioni sono avvenute a 30 secondi di distanza una dall’altra e sono state talmente intense e forti che hanno illuminato il cielo. I vigili del fuoco hanno lottato contro le fiamme, come riferiscono i testimoni, hanno spento il fuoco con le lacrime agli occhi in seguito alla morte dei loro colleghi. Le esplosioni sono state sentite anche a molti km di distanza e molti residenti hanno persino pensato che si trattava di terremoto, altri hanno pensato che fosse esplosa addirittura la bomba atomica. Tantissimi i feriti, dall’ospedale della città riferiscono che sono giunti circa 300/400 feriti di cui molti in condizioni gravi e molti di loro sono stati portati presso l’ospedale di Taida. Quattro Vigili del Fuoco sono rimasti feriti, altri due risultano dispersi nel terribile incidente. Riferiscono le fonti sul posto che al momento dell’esplosione la terra tremava talmente forte e in modo talmente intenso che i vetri si sono rotti in tanti edifici, sembrava un terremoto violento, le automobili si muovevano in modo violento, la luce è andata via nei palazzi, i binari della metropolitana sono stati gravemente danneggiati e le persone, prese dal panico e dalla paura sono scappate, la nube di fumo ha invaso la città. 
 
Intanto le indagini sull’esplosione sono in corso, le cause non sono ancora chiare ma la polizia ha fermato il responsabile dell’azienda Port Rui Hai International Logistics. Il presidente cinese e il primo ministro hanno chiesto all’amministrazione locale di Tianjin di aiutare i feriti quanto più possibile vista la criticità della situazione. Intanto cresce la preoccupazione per l’inquinamento nella zona del disastro poiché i materiali chimici esplosi potrebbero aver inquinato l’aria ma ancora non è stato alzato il livello d’allerta. Stamane nell’area del porto c’era un livello di 160 microgrammi di polveri sottili pm 2.5, invece nelle ultime 24 ore il livello di pm10 è salito da 129 microgrammi a metro cubo di aria a quota 206. I testimoni che hanno vissuto l’inferno di fuoco hanno raccontato: “La palla di fuoco era enorme, alta un centinaio di metri, ho sentito la prima esplosione e sono usciti tutti dalle case, poi ce ne sono state altre, i vetri delle finestre sono andati in frantumi e molte persone sono rimaste ferite e sono uscite dalle case coperte di sangue”. 



CINA, STRAGE: UOMO SPARA SULLA FOLLA, 4 I MORTI

di Angelo Barraco

Pechino – Un uomo di 55 anni ha sparato con un fucile da caccia a cinque suoi compaesani della contea di Suning, uccidendone due e provocando il ferimento di altri tre soggetti. Tale vicenda si è svolta nella provincia nord-orientale dello Hebei che confina con Pechino. Ma la tragica vicenda non ha avuto il suo fine con l’uccisione di due persone e il ferimento di tre, poiché dopo tale avvenimento la Polizia si è mobilitata per una caccia all’uomo, ma il soggetto è riuscito ad uccidere due agenti, successivamente è stato ucciso presso la sua casa. L’uomo si chiamava Liu Shuangrui e le ragioni che lo hanno spinto a compiere tale strage sono tutt’ora ignote. Il gesto ha sconvolto la cittadina poiché si tratta di un paese dove vi sono forti restrizioni sul porto d’armi.
 
Anche in Italia si è verificato un caso analogo. Un uomo di 48 anni ha ferito la moglie con un fucile a pompa, successivamente si è barricato in casa e per almeno un’ora e mezza si è messo a sparare sulla folla uccidendo quattro persone e ferendone cinque. Sono rimasti feriti anche un Carabiniere e un Vigile Urbano. Le cause che avrebbero indotto l’uomo a compiere tale gesto sarebbero da ricondurre a futili motivi. 



CINA, NAVE AFFONDATA NELLO YANGTZE: PER I DISPERSI SI TEME IL PEGGIO

di Christian Montagna

Pechino – 
Sono oltre 2.100 i militari e agenti, 1.000 i civili ed oltre 150 imbarcazioni ad essere intervenute in Cina nella tragedia del fiume Yangtze. La nave turistica 'Dongfangzhixing', lunga 76,5 metri e larga 11 ed era in grado di trasportare fino ad un massimo di 534 persone ed era in viaggio dalla citta' portuale di Nanjing, sulla costa orientale, a Chongqing quando e' affondata. Le operazioni di soccorso procedono a rilento perché ostacolate dalla poggia e dal forte vento.

Ancora tutti dispersi, pochissimi i corpi recuperati. Secondo i dati riferiti dalle autorità locali, i turisti a bordo erano e non si e' fatto in tempo a lanciare alcuna richiesta di aiuto. Ma dal traghetto giungono ancora le urla di chi è rimasto intrappolato. I giubbotti di salvataggio secondo i primi accertamenti c’erano per tutti i passeggeri.
Il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiesto ai soccorritori tutti gli sforzi possibili per salvare il maggiore numero di passeggeri.

Sul posto sono presenti oltre mille membri della polizia armata del popolo, un corpo paramilitare cinese, che hanno a disposizione oltre quaranta gommoni gonfiabili per le operazioni di salvataggio. La nave tra l’altro è una veterana dei fiumi di proprieta' della Chongqing Eastern Shipping Corporation, che dal 1967 realizza viaggi turistici.

LA TRAGEDIA – ALLE 21.28 DI IERI

 Una tragedia sul fiume Yangtze ha sconvolto in queste ore la Cina. Siamo nella contea di Jianli, parte della regione sud-occidentale cinese dello Hubei, una nave turistica 'Dongfangzhixing' (Stella dell'Est) con 458 persone a bordo è affondata a causa di una forte tempesta. Al momento 450 sono i dispersi, solo 5 sono stati i corpi recuperati senza vita.

Si teme una ecatombe del fiume: comandante e responsabile della sala macchina sono stati arrestati dalla polizia in via del tutto preventiva ed ora, sono sottoposti ad interrogatorio. Secondo il “People’s Daily” di Pechino, “ alcuni passeggeri sono ancora vivi”. Il Premier Li Keqiang è accorso sul luogo della sciagura per coordinare le operazioni di salvataggio.

Proprio in quel tratto, il fiume profondo 15 metri avrebbe favorito l’affondamento dell’imbarcazione. La tragedia è avvenuta alle 21,28 locali (15,58 in Italia), la nave sarebbe stata colpita da un ciclone e per questo sarebbe affondata. I turisti tra i 50 e gli 80 anni sono tutti originari di Shangai; non si è riusciti a lanciare l’allarme secondo le autorità per il tempo rapido in cui si è verificato il tutto.

Solo sette persone sono riuscite a nuotare fino alla riva per avvertire le autorità e chiedere aiuto.