TORRIMPIETRA, AUTOPSIA SUI DUE CADAVERI DEGLI UOMINI TROVATI MORTI IN CASA

A.P.

Torrimpietra (RM)Il Pm  di Civitavecchia ha disposto l'autopsia sui due corpi degli uomini trovati morti all'interno della propria casa a Fiumicino in presenza di un figlio dei due, ventitreenne ricoverato all'ospedale Gemelli di Roma. È probabile che la causa della morte dei due uomini, Francesco e Domenico Paladino, sia intossicazione alimentare. Domenico di professione faceva il medico e Francesco  il barista allo Stadio Olimpico.

Forse la causa è da ricercare nei prodotti scaduti assunti dai due uomini. Le tre persone avevano mangiato carne, insalata e delle conserve fatte in casa.
Nonostante l’allarme al 113 ai primi segni di malore, l’ambulanza non è riuscita ad arrivare sembrerebbe a causa di una comunicazione sbagliata dei nominativi. I corpi sono stati scoperti la mattina successiva dai vicini. Lorenzo Paladino era svenuto.
I sanitari del 118 ed i Carabinieri del Nucleo investigativo di Ostia e di Civitavecchia indagano sulle cause. Per il ragazzo è ancora prognosi riservata.

 




PORTO CIVITAVECCHIA: BONELLI, ESPOSTO IN PROCURA PER RIPRISTINO STATO DEI LUOGHI

Redazione

Civitavecchia (RM) – "In un esposto abbiamo chiesto che si proceda al ripristino dello stato dei luoghi per l'area dove si stanno facendo i lavori per il porto di Fiumicino su cui ci sono diverse inchieste della Procura di Civitavecchia". Lo dichiara il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge "L'area dove si doveva realizzare il porto, infatti, si trova in uno stato di vero e proprio disastro ambientale. I lavori hanno portato alla sottrazione di quasi un chilometro di spiaggia ai cittadini e alla realizzazione di scogliere frangiflutti abbandonate che hanno ceduto con il maltempo".

"Materiali scadenti, opere sovrastimate rispetto ai costi reali e resistenza nulla alle mareggiate, il tutto condito da una concessione demaniale marittima di 90 anni. Ecco gli ingredienti che rendevano il Porto turistico di Fiumicino un'opera strategica solo ed esclusivamente per l'ennesima cricca. Come abbiamo più volte denunciato il porto turistico di Fiumicino era un'opera inutile e dannosa a poche centinaia di metri da un'altro porto turistico che avrebbe aggravato la situazione idrogeologica di una zona come quella dell'estuario del Tevere, già compromessa che avrebbe avuto bisogno di una bonifica e non di altro cemento".

"Ora che si è scoperchiata la pentola di Fiumicino ci chiediamo quante sono in Italia le opere 'urgenti e indifferibili' realizzate con la stessa logica – conclude Bonelli -. In un momento di crisi economica come quella di oggi è doveroso,  che si avviino un controllo capillare di tutte le opere pubbliche e che si proceda immediatamente all'annullamento dell'opera e al ripristino della costa di Fiumicino".
 




CIVITAVECCHIA, RILASCIATA L'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE. SCOPPIA LA BAGARRE

Alberto De Marchis

Civitavecchia (RM) – Un vero e proprio successo, hanno commentanto Pietro Tidei, Roberto Galletta e Mauro Guerrini, rispettivamente sindaco di Civitavecchia, assessore all’Ambiente e delegato ai rapporti con Enel, quanto stabilito nella conferenza dei servizi, dello scorso martedì 12 marzo, svoltasi presso il Ministero dell’Ambiente per il rinnovo dell'Autorizzazione Integrata AmbientaleAIA – alla centrale Enel di Tvn.

Il sindaco di Civitavecchia Pietro Tidei ha dichiarato: “Siamo partiti da un dato di fatto. Che il nostro territorio è vittima della servitù energetica, impossibile da sostenere se non nei limiti previsti: e cioè che a fine del suo ciclo produttivo la centrale deve essere smantellata in quanto la presenza dell'impianto impedisce lo sviluppo turistico alternativo a quello industriale". E in attesa che arrivi il "grande giorno" Ispra o l'Arpa si occuperanno di monitorare costantemente le emissioni al camino fornendo in tempo reale i dati al Comune che li metterà a disposizione di quanti ne chiederanno la consultazione.”

Dura la nota del Presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati: “Dopo quattro anni di attesa, la Conferenza dei servizi per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale della Centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord ha chiuso i lavori con una sola seduta e senza che nessuna delle osservazioni e richieste presentate da Legambiente e dai comitati sia stata valutata positivamente.”

Da quanto emerso da una prima lettura del verbale, in sintesi, risulterebbe che sono stati ampliati i limiti di emissione per il monossido di carbonio (CO), anche in relazione alle ore di funzionamento dell'impianto, non è stato inserito il limite dello 0,3% del tenore di zolfo nel carbone (fissato dal piano regionale qualità aria) né è stata prodotta una descrizione analitica del combustibile rendendo impossibile valutare gli inquinanti emessi (metalli pesanti soprattutto), non è stata disposta la verifica di ottemperanza per le prescrizioni contenute nella valutazione di impatto ambientale per valutarne lo stato di attuazione.

“È scandaloso, – ha inoltre dichiarato Parlati – dopo quattro anni di lavori, in quattro e quattro otto, con una sola seduta si è chiusa la conferenza dei servizi per uno degli impianti di produzione elettrica tra i più grandi e impattanti nel Paese, e senza tener in nessun conto le osservazioni e richieste dei comitati e delle associazioni E' inaccettabile utilizzare il rinnovo dell'autorizzazione AIA per aumentare i limiti di emissione e le ore di lavoro della centrale a carbone di Civitavecchia, significa farsi beffa delle prescrizioni per l'esercizio dettate molti anni fa con la valutazione di impatto ambientale. Altrettanto sconcertante è il parere positivo della Regione Lazio, rilasciato proprio mentre la nuova Amministrazione si sta insediando e non può quindi aver valutato nulla nel merito. Nelle prossime ore, capiremo quali spazi ci siano dal punto di vista amministrativo e legale per fermare questo scempio.”

Altrettanto dura la nota del Movimento No Coke Alto Lazio: “Oltre il danno, la beffa! Non vediamo come altro commentare quanto accaduto lo scorso 12 marzo nella Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’AIA di Torrevaldaliga Nord e quanto dichiarato dal Primo Cittadino a margine della stessa. Parlare infatti di vittoria storica, significa o avere una profonda ignoranza di quanto contenuto nei documenti e di quanto richiesto da Enel durante il procedimento, o mentire sapendo di farlo. Dall’analisi del Verbale della conferenza e dei relativi allegati, si evince infatti che l’AIA sarà rilasciata senza che le Migliori Tecniche Disponibili siano totalmente applicate; in deroga al Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria della Regione Lazio; senza alcuno dei provvedimenti previsti dal recepimento dalla Direttiva Seveso II relativa agli stabilimenti suscettibili di rischio incidenti rilevanti, ed infine stravolgendo quanto previsto dal decreto MAP 55/02/2003 del 24 dicembre 2003 autorizzativo alla costruzione e all’esercizio della centrale. Nulla su quanto richiesto dalle Associazioni e dai cittadini, che a tal fine avevano sottoscritto in migliaia un’apposita petizione, chiedendo che il Sindaco apponesse prescrizioni più stringenti quali, ad esempio, – limiti emissivi di 50 mg/Nm3 per il monossido di carbonio, risultato ottenibile applicando le Migliori Tecniche Disponibili individuate dall’Unione Europea; – l’utilizzo di carbone con contenuto di zolfo inferiore allo 0,3% come previsto dal Piano di Risanamento della Qualità dell’aria della Regione Lazio; – il mantenimento della capacità produttiva e del consumo di materie prime come dichiarati nel 2003 in sede di prima autorizzazione, in sintesi: un massimo di 6.000 ore all’anno di funzionamento a pieno regime e 3.600.000 tonnellate di carbone; Tutte richieste contenute nelle Osservazioni che il Movimento No Coke, il Forum Ambientalista e l’ISDE – Medici per l’Ambiente, hanno depositato agli atti della Conferenza dei Servizi, e che hanno ripetuto e motivato nell’apposita audizione. Al contrario, sono state accolte tutte le pretese di Enel a esclusivo beneficio del conto in banca degli azionisti e la centrale, solo per citare alcuni dati, potrà funzionare al massimo carico per 7.500 ore all’anno (312 giorni invece che i 250 dichiarati nel 2003), bruciare 4.500.000 tonnellate all’anno di carbone (quindi 900.000 tonnellate in più di quelle previste), utilizzare carbone con percentuale di zolfo fino ad oltre tre volte superiore a quella consentita dal Piano Regionale di Qualità dell’Aria, emettere una quantità massima di 120 mg/Nm3 di monossido di carbonio – quindi ben più del doppio della quantità attesa con l’utilizzo delle Migliori Tecniche Disponibili, mantenendo invariato il limite annuo consentito di emissioni di anidride solforosa (2.100 tonnellate) e ossidi di azoto (3.450 tonnellate). Il sindaco Tidei, svilendo il potere/dovere conferitogli dal R.D. 27 luglio 1934 n°1265, ha prescritto unicamente l’abbassamento della quota massima di emissioni delle polveri, portandola a 160 tonnellate/anno dalle 260 previste finora, proponendo una riduzione, peraltro l’unica sulla quale l’Enel si era dichiarata disponibile a trattare, di carattere più che altro scenografico, se solo si considera che l’intero impianto a pieno regime nel 2011 ha prodotto – sempre secondo i dati rilevati dall’Enel e approvati dalle autorità competenti – un totale di 55 tonnellate di polveri, ovvero circa un terzo del limite che il Sindaco ha “imposto”, con “severità” memorabile, nella conferenza dei servizi di ieri. Per quanto riguarda la fissazione del 2034 come data di chiusura dell’impianto (anche qui nel pieno rispetto delle indicazioni di Enel sul ciclo di vita della centrale), crediamo che qualsiasi persona mediamente dotata di buon senso non possa che considerarla, più che una prescrizione, una profezia da cartomante. Movimento No Coke Alto Lazio Forum Ambientalista 2 Riteniamo veramente grave, seppur non ci stupisce, che il Sindaco, ma anche gli altri enti rappresentati in Conferenza dei Servizi, abbiano perso un’importante occasione per ridurre il carico inquinante sul nostro territorio che già cosi pesantemente sta pagando gli effetti degli oltre 50 anni di servitù energetica ma ancor più grave che si spacci come vittoria storica l’accettazione passiva della maggior parte delle richieste ENEL. Accettazione che, ne siamo certi, faciliterà le trattative sulle compensazioni economiche che il Comune sta conducendo con l’ente elettrico e che passano, ancora una volta, sulla pelle e la salute della popolazione di Civitavecchia e dell’Alto Lazio. Diffidiamo il Sindaco e quant’altri dall’affermare di aver fatto proprie le richieste dei No Coke e delle associazioni ambientaliste, e ci riserviamo, non appena il provvedimento definitivo verrà pubblicato, di far valere le ragioni del popolo inquinato, ricorrendo avverso lo stesso in tutte le sedi competenti.”

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11/03/2013 CIVITAVECCHIA CENTRALE ENEL:. DOMANI LA CONFERENZA DEI SERVIZI PER IL RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA



CIVITAVECCHIA CENTRALE ENEL:. DOMANI LA CONFERENZA DEI SERVIZI PER IL RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE INTEGRATA

Alberto De Marchis

Civitavecchia (RM) – Domani, martedì 12 marzo alle 10,00,  si terrà a Roma presso il  Ministero dell’Ambiente la Conferenza dei Servizi per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia.

Alcuni esponenti del Movimento No Coke Altolazio e dei Medici per l’Ambiente  rappresenteranno nella prevista audizione la voce del popolo inquinato e ribadiranno le richieste contenute nella petizione al Sindaco di Civitavecchia sottoscritta da molti cittadini del territorio, per  il rispetto delle prescrizioni non attuate e la fissazione di limiti più restrittivi, in considerazione dell’alta concentrazione di fonti inquinanti che minacciano la salute della popolazione.
 
“Ci aspettiamo che Pietro Tidei, in qualità di sindaco del sito ospitante l’impianto, avvalendosi dei poteri conferitigli dal Regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, stabilisca precise prescrizioni a tutela della salute dei cittadini. – Dichiarano in una nota dal Movimento No Coke Alto Lazio – E’ la sede opportuna – proseguono – per dimostrare con i fatti  come intende provvedere alle numerose criticità e inadempienze ambientali denunciate a carico di Enel, che mettono a rischio la salute della popolazione.”

I dati Enel dimostrano che la centrale di TVN di Civitavecchia con i suoi tre gruppi a carbone emette in atmosfera, ogni anno 2100 t/a di SO2, 3450 t/a di NOx e 260 t/a di polveri, questo è l’inquinamento massiccio che la conferenza dei servizi andrà a discutere, che la delegazione dei Medici e Tecnici del Movimento No Coke Alto Lazio chiederà di abbassare, con l’adeguamento dell’impianto alla normativa europea.  I rappresentanti dei No Coke ricordano che nel ‘Rapporto 2011’, pubblicato dall’Osservatorio Ambientale per Torrevaldaliga Nord della Regione Lazio “La popolazione residente nel solo comune di Civitavecchia nel periodo 2006-2010 presenta un quadro di mortalità per cause naturali (tutte le cause eccetto i traumatismi) e per tumori maligni  in eccesso di circa il 10% rispetto alla popolazione residente nel Lazio nello stesso periodo. Tale eccesso si conferma tra gli uomini residenti nell’area allargata”.

Durante l’audizione sarà lasciata copia, ai membri della Commissione, dello studio commissionato da Greenpeace a SOMO, Istituto di ricerca indipendente no profit, i cui dati sono stati riconosciuti come conformi alla realtà dal Tribunale di Roma, dove si evidenzia che “la produzione termoelettrica a carbone di Enel è causa, in Italia, di una morte prematura al giorno e di danni al Paese stimabili in circa 2 miliardi di euro l´anno; mentre in Europa quella stessa produzione causa quasi 1.100 casi di morti premature l´anno e danni per 4,3 miliardi di euro.”

“E’ importante in quella sede far sentire la pressione dei cittadini dell’Alto Lazio – hanno inoltre dichiarato i No Coke – su quanti, membri della conferenza dei servizi e Sindaco Tidei, sono chiamati a decidere del nostro futuro e della nostra salute. La nota prosegue con l’invito, rivolto a tutti i cittadini, a partecipare al presidio organizzato sotto il Ministero proprio durante lo svolgimento della Conferenza dei Servizi.  I rappresentanti No Coke concludo infine la nota dichiarando: “Chiediamo inoltre a tutti di portarsi dietro un paio di scarpe a rappresentare la presenza di quanti non ci sono più proprio a causa dell’aggravarsi delle patologie mortali conseguenti la presenza della centrale. Ci auguriamo la presenza di tutte le associazioni e comitati che in tanti anni hanno partecipato alle nostre iniziative. Possiamo raggiungere risultati significativi per ridurre l’inquinamento e porre un argine agli interessi aziendali dell’Enel perseguiti a scapito delle nostre vite. E’ un momento importante della lotta a difesa della salute, per il futuro dei nostri figli e del nostro territorio.  Non deleghiamo il nostro futuro, partecipiamo direttamente, per costruirlo insieme.”
 

 




LAZIO CARCERI, I DETENUTI SONO QUASI IL DOPPIO RISPETTO AI POSTI DISPONIBILI. CARENTE IL 25 PER CENTO DI POLIZIA PENITENZIARIA

 Redazione

Lazio – A fronte di un sovraffollamento che ha raggiunto quasi il 50% (4.834 i posti disponibili nelle carceri, 7.069 i detenuti effettivi) sono sempre più pesanti le carenze di organico fra coloro che le carceri le dovrebbero sorvegliare: gli agenti di polizia penitenziaria. Secondo le ultime stime, infatti, in servizio nelle 14 carceri del Lazio ci sono il 25% di agenti in meno rispetto a quanto previsto dalla dotazione organica (3.166 effettivi contro i 4.136 previsti).

E’, questo, il dato più allarmante che emerge dal Primo rapporto congiunto sulla situazione delle carceri del Lazio – intitolato Emergenza carceri Lazio: i diritti violati dei detenuti, le condizioni insostenibili dei lavoratori – realizzato dal Garante dei detenuti Angiolo Marroni e dalla CGIL Funzione Pubblica di Roma e Lazio.

Nelle carceri della Regione, il tasso di sovraffollamento è del 46%. La metà degli istituti ha un sovraffollamento superiore al 50%. Le percentuali più alte si registrano al Nuovo Complesso di Civitavecchia con l’88% (332 posti, 625 presenti), a Latina con l’85% (86 posti, 161 i presenti) e a Cassino con il 73% (172 posti disponibili, 298 i presenti). In assoluto, il carcere con più detenuti è Rebibbia N. C. , per altro privo di un direttore effettivo, con 1.768 presente a fronte di 1.218 posti disponibili (45%).  In quasi tutte le carceri non ci sono più i vice Direttori, e a Rebibbia Reclusione, il direttore è a part time perché si occupa anche della Scuola di Polizia Penitenziaria di Via Brava.

Il lavoro quotidiano compiuto dagli operatori del Garante (che nel 2012 hanno effettuato quasi 10.000 colloqui con i detenuti) e le testimonianze degli agenti hanno permesso di tracciare un quadro della situazione delle carceri del Lazio che il rapporto non esita a definire “allarmante”.

Il 93% dei 7.069 detenuti sono uomini; il 40% non è un cittadino italiano. Il 44% dei reclusi è in attesa di giudizio definitivo. In carcere, oltre ai 7.000 detenuti, ci sono anche 17 bambini di età inferiore ai 3 anni, figli di detenute madri. Fra la popolazione maschile sono ricompresi anche 23 transessuali, uomini per l’anagrafe ma donne nel fisico, rinchiusi in speciali sezioni delle carceri maschili per evitare il contatto con gli uomini, con tutte le problematiche che ciò comporta.

«Dal rapporto – ha detto il Garante dei detenuti Angiolo Marroni – emerge la crisi di tutti gli ambiti che riguardano il complesso pianeta carcere: dalla sanità all’istruzione, dalla formazione al lavoro fino al delicato tema del reinserimento sociale di chi ha scontato la pena, che comprende la scarsità di comunità alloggio e di case di accoglienza e l’estrema difficoltà a garantire un impiego esterno agli ex detenuti. Una situazione destinata a peggiorare visto che il Prap ha comunicato, per il 2013, tagli di budget per le attività culturali, ricreative e sportive ed alle mercedi dei detenuti lavoranti mentre, per le politiche della tossicodipendenza, non ci sono più stanziamenti. In ultima analisi, la drammatica situazione che stanno vivendo le carceri italiane rende inattuabile l’articolo 27 della Costituzione, che prevede che le pene non possano consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbano tendere alla rieducazione del condannato».

Secondo il Garante, l’ambito più delicato è il Diritto alla Salute. In assenza di statistiche ufficiali, l’esperienza sul campo ha accertato che il 35% dei detenuti è tossicodipendente; circa il 50% assume psicofarmaci e solo il 10% può contare su un sostegno psicologico. Fra i detenuti, anche 25 minorati psichici ed oltre 150 internati provenienti dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Le carenze riguardano, soprattutto, l’assenza di una politica regionale per la sanità penitenziaria a 5 anni dal trasferimento delle competenze dal Ministero di Giustizia alle Asl (DPCM 1/4/08), che causa una disomogeneità dei servizi erogati. La mappa dei disagi comprende l’assenza di assistenza sanitaria notturna nel carcere di Rieti, l’assistenza a singhiozzo negli istituti per la carenza di personale, lunghe liste d’attesa per le visite esterne. «Molte problematiche – ha aggiunto il Garante – sono legate al deficit della sanità regionale, che causa ritardi nella redazione dei piani per la salute mentale in carcere, la contrazione dei percorsi terapeutici per i tossicodipendenti e dei programmi in comunità terapeutiche. I mancati pagamenti da parte della Regione hanno causato anche l’interruzione del servizio di Telemedicina in carcere».

Per trovare una soluzione, il Rapporto Garante/CGIL suggerisce l’avvio di una programmazione regionale della sanità in carcere che consenta, fra l’altro, di rendere omogenee le procedure delle ASL, di potenziare le strutture di accoglienza, di garantire il pieno funzionamento delle strutture sanitarie nelle carceri e di finanziare progetti di inclusione sociale.

Un capitolo a parte merita la situazione della Polizia Penitenziaria. Nel Lazio sono in servizio 3.166 agenti contro i 4.136 previsti. Una dotazione inadeguata alle necessità; basti pensare che nel 2001, l’Amministrazione Penitenziaria aveva determinato un organico di 4.136 agenti a fronte di 5.397 detenuti mentre oggi, con 7.069 detenuti, gli agenti dovrebbe essere sempre gli stessi.

«Il lavoro dell’agente di Polizia Penitenziaria è l’emblema dell’impossibilità di essere normali – ha detto Paolo Camardella, segretario regionale CGIL FP Roma e Lazio – Per citare alcuni casi, a Regina Coeli un agente deve controllare tre piani, a Frosinone, il pomeriggio e la notte, le sezioni vengono accorpate, a Rebibbia N.C. e a Regina Coeli il lavoro è aggravato dai piantonamenti in ospedale e dalle traduzioni in altri Istituti e in Tribunali. A Viterbo e Civitavecchia si è aggiunta anche l’acqua all’arsenico, che costringe le carceri a rifornirsi all’esterno».

«Nel rapporto poniamo, alle autorità, alcune domande – ha detto Stefano Branchi coordinatore regionale FP Polizia Penitenziaria – Dove sono gli agenti che mancano rispetto alla pianta organica? Oltre ad essere impegnati in compiti istituzionali, sono utilizzati anche in compiti che non riguardano il loro profilo? Quali risposte intende dare l’Amministrazione? Si continuerà a far conto solo sul senso di responsabilità dei lavoratori e a programmare turni di 12/16 ore fronteggiare le carenza di organico?».

«E’ giunto il momento che le istituzioni facciano sentire la propria voce – ha concluso Silvia Ioli, Segretario Regionale CGIL Roma e Lazio – Non si può più continuare a pensare che, all’interno delle carceri, lo Stato sia rappresentato solo dagli Agenti di Polizia Penitenziaria».

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CIVITAVECCHIA, SENTENZA SULL’ARSENICO: LIM E PDC CHIEDONO SCONTI E RIMBORSI SULLE BOLLETTE DELL’ACQUA PER IL DISSERVIZIO

Redazione

Civitavecchia (RM) – «Apprendiamo con estrema soddisfazione la decisione del Giudice di Pace di Civita Castellana, che recentemente ha accolto il ricorso di un utente nei confronti del gestore del servizio idrico, stabilendo la restituzione di parte delle bollette per aver fornito acqua non potabile». E’ quanto dichiarano in una nota congiunta Lazio in Movimento e Il Popolo della Città.
 
«È stato confermato finalmente il diritto all’acqua potabile a coronamento di quanto chiesto come cittadini e con i cittadini. Ancora una volta  – dichiarano Simona Galizia e Antonio Cacace, referenti dei due movimenti cittadini – le nostre associazioni, che in tempi non sospetti avevano già sollecitato il rimborso per un servizio idrico scadente e indegno di una città e di una nazione sviluppata, dimostrano di saper tutelare gli interessi dei propri concittadini».
 
«Il Giudice di Pace – continuano – ha confermato la nostra tesi, che è quella che in assenza di potabilità si crea un disservizio e le quote che il cittadino deve pagare vanno ridefinite, così come le tariffe maggiorate per i consumi».
 
«Chiediamo quindi con forza, anche a fronte di questa sentenza, – concludono Cacace  e Galizia – che, nel frattempo, vengano riviste a ribasso le bollette di HCS, prevedendo sconti o rimborsi, almeno fino a quando l’emergenza non sarà rientrata per tutti i residenti e per le attività produttive di Civitavecchia fornite dagli acquedotti non in linea con i parametri di legge stabiliti per l'arsenico. Scene da terzo mondo, con i cittadini costretti a scendere in strada per carreggiare acqua da bere, non le vogliamo più vedere a Civitavecchia. Il Comune ristabilisca una situazione di normalità e ci dimostri di essere in grado con le proprie forze di ripristinare i collegamenti all’acqua potabile nelle zone colpite».


 




LAZIO, EMRGENZA ACQUA ALL'ARSENICO NELLE CARCERI: ALLARME A VITERBO, LATINA E CIVITAVECCHIA

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Lazio – Quattro carceri interessate in tre diverse città, con oltre 1.600 detenuti – oltre agli agenti di polizia penitenziaria e a tutte le altre figure che vivono e lavorano in carcere – alle prese con il drammatico problema dell’acqua all’arsenico.

E’ una vera e propria emergenza quella che sta denunciando, in queste ore, il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

La scadenza della deroga accordata, alla Regione Lazio, dall’Unione Europea per l'uso di acqua destinata a consumo umano con elevati livelli di arsenico, sta causando gravi disagi anche in diverse carceri della Regione. Interessate dall’emergenza sono, infatti, il carcere “Mammagialla” di Viterbo (719 detenuti), quello di Latina (158 reclusi, fra cui 32 donne), le due strutture di Civitavecchia, il “G. Passerini” (118 detenuti) e il “Nuovo Complesso” (627 presenti, fra cui 42 donne).

«L’impossibilità di utilizzare l’acqua ad uso umano – ha detto il Garante – per gli elevati valori di arsenico sta causando non pochi problemi in diverse carceri. Mentre, all’esterno, le autorità si stanno organizzando con distributori di acqua depurata, in carcere questo ancora non avviene. Ed i liberi cittadini, rispetto ai detenuti, hanno anche l’opportunità di spostarsi per prelevare acqua non contaminata. I reclusi sono attualmente costretti o a bere l’acqua dei rubinetti o a pagare, di tasca propria, bottiglie di acqua minerale per bere, cucinare e per la cura personale. La salute dei cittadini è un diritto inviolabile, e la sua tutela ci impone di assumere ogni tipo di cautela. Un principio che vale a maggior ragione quando si parla di chi lavora nel carcere e delle persone private della libertà che spesso non possono, anche per motivazioni di carattere economico, scegliere l’alternativa più sicura».   

A Viterbo – dove già due anni fa il Garante fu protagonista di una polemica con il locale gestore idrico sui livello di arsenico riscontrati nell’acqua utilizzata nel carcere – la direzione del carcere ha chiesto urgentemente l’installazione di un potabilizzatore per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori e l’ordine e la sicurezza all’interno dei reparti detentivi. La struttura, che attualmente ospita 719 detenuti a fronte dei 444 posti disponibili, ha un fabbisogno di almeno 400 mc di acqua al giorno. L’urgenza inderogabile del potabilizzatore è legata al fatto che l’invio di acqua potabile garantita dal gestore idrico, è vanificata dal fatto che  il serbatoio del carcere, dove questa confluisce, è unico, e dunque l’acqua potabile si mischia con quella contaminata, vanificando la fornitura stessa. Inoltre l’impianto del carcere non è frazionabile e fornisce acqua a tutte le strutture, comprese le cucine dei detenuti e quella degli agenti, il bar, le sezioni detentive per l'utilizzo diretto (bere, cottura, reidratazione e ricostituzione alimenti, uso personale, docce etc.)

A Civitavecchia, a seguito della scadenza della deroga, il Sindaco Pietro Tidei, con ordinanza del 31 dicembre scorso, ha vietato l’acqua contaminata per uso potabile, per la cura dell’igiene personale e per la preparazione degli alimenti ordinando, contestualmente, al gestore idrico di garantire – fino al termine dell’emergenza – un adeguato rifornimento di acqua potabile (5/6 litri al giorno) ad ogni cittadino, compresi quelli detenuti nelle due carceri cittadine, dove ancora non è stato risolto il problema dell’installazione di potabilizzatori.

Analoghe problematiche si riscontrano nel carcere di Latina dove, nonostante l’emergenza, i detenuti continuano ad utilizzare l’acqua che esce dai rubinetti.

Al fine di sollecitare un intervento urgente nelle carceri interessate, il Garante ha inviato una lettera ai sindaci di Viterbo, Civitavecchia e Latina ed ai Prefetti di Viterbo, Roma e Latina. «Le mie prerogative istituzionali – ha scritto Marroni – mi impongono per legge, d’intervenire di fronte a seri rischi che possono ledere i diritti dei detenuti. Uno dei più importanti è il diritto alla salute, alle cure ed alla prevenzione sanitaria. Quello che sta accadendo rispetto al problema arsenico, è una lesione grave a questo diritto per tutti i cittadini liberi; a maggior ragione per i cittadini detenuti, costretti ad utilizzare solo l’acqua inquinata del carcere, non potendo approvvigionarsi altrove. Le chiedo di intervenire presso gli Enti gestori del Servizio idrico, per assicurare, con qualsiasi mezzo  approvvigionamenti idrici sani al carcere. Questo, oltre che per garantire il diritto alla salute, anche per assicurare ordine e sicurezza negli istituti».

 

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CIVITAVECCHIA: 3 ANNI DI BOLLETTE IDRICHE VERRANNO RISCOSSE, PARE, SENZA ALCUNA RATEIZZAZIONE.

Redazione

Civitavecchia (RM) – "Apprendiamo dalla Stampa che il Sindaco di Civitavecchia scopre solo ora che le bollette dell’idrico non vengono inviate, e, dando la colpa alla precedente amministrazione, decide che le bollette devono essere riscosse “senza rateizzazioni” perché si allungherebbero i tempi di recupero delle somme ed il Comune, con i conti disastrati, non può permetterselo. Al limite, si legge sempre nell’articolo, si potrà cercare qualche soluzione di dilazione tramite le Banche. – Dichiara in una nota il portavoce dello Sportello Consumatori MDC Civitavecchia – Restiamo sbigottiti – prosegue la nota –  da queste dichiarazioni, per due motivi:
•    perché già nel 2010 intervenimmo sulla vicenda, in risposta ad una analoga soluzione proposta dal Consigliere Petrelli che, comunque, aveva presentato un’interrogazione in merito, sollevando il problema. E chi occupa ora i banchi del consiglio lo scopre dopo 7 mesi dall’insediamento?
•    perché ci sembra assurdo che non si preveda, prima di iniziare la riscossione, una forma di rateizzazione che renda possibile ai cittadini di pagare quanto dovuto e non riscosso senza aggravare la crisi economica già in atto nel Comprensorio, decisamente peggiore della già disastrata situazione nazionale.

Se il Comune non può permettersi di non riscuotere in tempi brevi, ancor meno le famiglie possono permettersi di pagare ulteriori bollette stratosferiche. Decisioni di questa portata non possono essere prese senza consultare le Associazioni che per legge hanno diritto di esprimere un parere sull’operato del Comune, e proprio per questo, se non verremo convocati a breve, porteremo nuovamente la “questione Civitavecchia” su tutti i tavoli istituzionali di rilievo provinciale, regionale e nazionale di cui facciamo parte.

Non comprendiamo la scelta di questa Amministrazione che, in piena continuità con la precedente, sistematicamente evita il dialogo con chi, per ruolo e competenza, ha gli strumenti sia per consigliare che per censurare le scelte. Ricordiamo infatti che il Presidente di MDC Civitavecchia ricopre le cariche di Consigliere presso il Garante del Servizio Idrico Regionale e di membro di Presidenza dell’Organismo provinciale di Tutela del servizio idrico. Nel caso questa amministrazione permanesse nella decisione di non concordare procedure comuni di raffreddamento dei conflitti fra Gestore ed Utenza, ci dichiariamo fin d’ora a disposizione dei cittadini che potranno rivolgersi a noi tramite il sito www.sportelloconsumatori.org oppure, tramite appuntamento da concordare chiamando il numero 0766/036164 , per valutare ogni azione utile ad evitare il collasso del proprio bilancio familiare. – La nota conclude – Signor Sindaco, sono sette mesi che cerchiamo di avere con Lei un dialogo, e siamo sempre disponibili ad averlo, ma non possiamo e non vogliamo dimenticare il nostro ruolo di unico Ente esponenziale posto a tutela dei consumatori attivo nel territorio."

 




EMERGENZA ARSENICO NELL'HINTERLAND CAPITOLINO. ARRIVA L'EUROPA: AL VIA LA CORSA ALLE ORDINANZE DI NON POTABILITA'

Alberto De Marchis

Roma – Tra poco più di un giorno scadono le deroghe concesse dall'Europea e l'elenco dei Comuni dell’hinterland della Capitale che rimarranno con l'arsenico nell'acqua oltre i limiti consentiti dalla legge è abbastanza corposo: Anguillara, Anzio, Ardea, Civitavecchia, Lanuvio, Lariano, Nettuno, Velletri, Trevignano, Tolfa, Sacrofano, Formello, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Magliano Romano e Mazzano Romano.

Solo adesso a poche ore dall’entrata del 2013 si avverte una corsa frenetica alle ordinanze di divieto di bere l’acqua e a start up di lavori annunciati, seppur con ritardo, dagli Enti locali timorosi di ricevere multe salate dall’Europa per svariati migliaia di euro al giorno.

Il Comune di Canale Monterano si è messo ai ripari e il 27 dicembre il sindaco Angelo Stefani ha emesso una ordinanza che vieta l’uso potabile dell’acqua erogata dall’acquedotto dell’Oriolo che rifornisce l’intero abitato del paese e dei Prati Lunghi. Al contempo, Stefani informa che i cittadini potranno rifornirsi d’acqua potabile al fontanile di Montevirginio oppure la fontana leggera adiacente. Il valore medio di arsenico nell’acqua di Canale è di 13 microgrammi litro e sarebbe causato da un malfunzionamento di apparecchiature elettriche per la miscelazione delle acque che l’amministrazione ha provveduto a riparare. Ora il sindaco ha richiesto nuovi prelievi alla Asl RmF per verificare se i parametri sono rientrati.

L’acqua non sarà più potabile neppure in diverse zone di Lanuvio. Il sindaco Luigi Galieti firmerà l’ordinanza tra qualche ora, vietando l’utilizzo dell’acqua in zona laviniense, via Piastrarelle, via Palmiro Togliatti, via Bob Marley, strada Monte Giove – Scassati, strada dei Foschetti, via le Selve, Passo della Corte, strada Due Colonne Pascolare, strada Passo della Nocchia, via Selva Piammarano, via Piammarano, via Cavoni, via Paolo Borsellino, via Jimmi Hendrix. La criticità verrà superata con il potabilizzatore Madonna della Grazie, previsto entro luglio del 2013.

Il Consiglio comunale di Anguillara ha appena approvato una mozione urgente per impegnare il sindaco ad intraprendere tutte le azioni possibili per risolvere l’emergenza arsenico e fluoruro nelle acque distribuite a più della metà della popolazione.

L’amministrazione sabatina ad oggi, rimasta a bocca asciutta a causa del mancato finanziamento regionale di circa 400 mila euro per i lavori di dearsenificazione, dispone di circa 200 mila euro per tamponare l’emergenza, a questo punto col nuovo anno.

tabella PRECEDENTI:

29/12/2012 ANGUILLARA EMERGENZA ARSENICO: CHI TEMPO HA E TEMPO ASPETTA, TEMPO PERDE
06/12/2012 LANUVIO, EMERGENZA ARSENICO: 2 MILA LANUVINI SENZ'ACQUA POTABILE IL 31 DICEMBRE
03/12/2012 GENZANO, EMERGENZA ARSENICO AI TITOLI DI CODA: TUTTI I POZZI SARANNO IN REGOLA ENTRO IL 31 DICEMBRE
24/11/2012 LAZIO, EMERGENZA ARSENICO: EFFETTI SULLO STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI SOTTOPOSTE NEGLI ULTIMI 10 ANNI A REGIME DI DEROGA PER I LIVELLI DI ARSENICO
24/11/2012 ANGUILLARA, DI SOLE INTENZIONI E’ LASTRICATA LA POLITICA DELL'AMMINISTRAZIONE PIZZORNO
31/10/2012 ANGUILLARA, EMERGENZA ARSENICO: ASPETTANDO GODOT CHE VIEN DALLA PISANA
26/10/2012 LAZIO ARSENICO, ALLARME SALUTE CITTADINI E RISCHIO DI MULTE DA 300 MILA EURO AL GIORNO
26/10/2012 LAZIO, ARSENICO. ZARATTI (SEL): “GOVERNO DESTITUISCA POLVERINI E NOMINI NUOVO COMMISSARIO PER AFFRONTARE EMERGENZA”
21/10/2012 LAZIO, EMERGENZA ARSENICO: ANGUILLARA SI DISTINGUE PER GRAVITA'.
17/08/2012 LANUVIO, CHIUSO UN SERBATOIO E DUE FONTANELLE. ENTRO FINE ANNO RISOLTA L'EMERGENZA ARSENICO
26/07/2012 ANGUILLARA EMERGENZA ARSENICO. SI E' TENUTA OGGI LA CONFERENZA DI SERVIZI TRA COMUNE E REGIONE
23/07/2012 BRACCIANO, LA CORTE COSTITUZIONALE CONFERMA LE SCELTE SULLA GESTIONE DELL'ACQUA DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
17/07/2012 ANGUILLARA, 2 SI PER L’ACQUA BENE COMUNE: UN ANNO DOPO
14/07/2012 LAZIO EMERGENZA ARSENICO, APPELLO AI COMUNI: SE ADERITE AL NUOVO RICORSO SONO POSSIBILI 1.500 EURO A FAMIGLIA
03/07/2012 ANGUILLARA EMERGENZA ARSENICO: L’ASSESSORE MATTEI MANTENGA LE PROMESSE FATTE IN CAMPAGNA ELETTORALE
28/06/2012 ANGUILLARA, ACQUA ALL’ARSENICO È SEMPRE EMERGENZA
27/06/2012 ANGUILLARA EMERGENZA ARSENICO: LA FONTE CLAUDIA E’ LA SOLUZIONE
11/06/2012 ANGUILLARA E' ALLARME FLUORO: LA SALUTE NON PUO’ ASPETTARE.
26/05/2012 ANGUILLARA, LA SALUTE NON E’ IN VENDITA
06/04/2012 BRACCIANO, ACQUEDOTTO LEGA: ENTRA IN FUNZIONE IL DEARSENIFICATORE
06/03/2012 LAZIO EMERGENZA ARSENICO, IN PROVINCIA DI ROMA ANGUILLARA HA SITUAZIONE CRITICA



CIVITAVECCHIA SERVIZIO IDRICO, CONSUMATORI MDC: "DICIAMO LA VERITA'"

Alberto De Marchis

Civitavecchia (RM) – I movimenti locali per l’acqua pubblica di Civitavecchia continuano a chiedere a viva voce al Comune di apporsi alla decisione del Tar del Lazio riguardo l’affidamento forzoso ad Acea della gestione del servizio, ed al trasferimento all’Ato delle reti, paventando incredibili aumenti di tariffa che, lasciando la gestione “al Comune” non ci sarebbero stati. "Cerchiamo di ristabilire, quanto meno, la verità su quanto accaduto, e su quanto accadrà, al fine di non ingenerare paure ingiustificate nei consumatori. – dichiara attraverso una nota il portavoce dell'ufficio stampa dell'associazione Sportello Consumatori MDC Civitavecchia – Partiamo dalla tariffa.- prosegue la nota –  Oggettivamente la tariffa idrica di Civitavecchia è inferiore di quella che propone ACEA (anche se non è esattamente così), ma cosa sarebbe successo a partire dal 2013?

La Tariffazione:

Con il decreto “Salva Italia” è stato deciso dal Governo Monti di estendere i poteri dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas anche al servizio idrico, al fine di creare una Tariffa Unica d’Ambito e ridefinire gli ambiti stessi. L’Autorità inoltre imporrà l’adeguamento alla qualità minima del servizio.
A partire dal 2013 quindi i cittadini di Civitavecchia si sarebbero trovati a pagare comunque la Tariffa Unica, ed il Comune (attuale “Gestore”) si sarebbe trovato obbligato a fare investimenti sulla rete con soldi che non ha, pena pagare pesanti sanzioni sempre con gli stessi capitali di cui non dispone.
Sarebbe stato il collasso del sistema “Comune” nel suo insieme. Ora gli investimenti da fare nell’Idrico di Civitavecchia sono un problema di Acea, ed i cittadini pagheranno comunque ad Acea la stessa tariffa che avrebbero pagato con Hcs a partire dal prossimo anno.

Acqua gestita dal Comune, siamo sicuri?

Ma a Civitavecchia l’acqua era “Comunale” e la nostra azione la privatizza? Assolutamente no!
La gestione del servizio idrico era già stato affidato ad una Società Privata, l’Hcs, che, praticamente, è nata con il chiaro intento di privatizzare i servizi pubblici locali nella sua interezza. In pratica il Comune si era creato la propria “mini Acea” locale, e ne aveva subito messo in vendita il 60%, ma non si è fermato a questo: ha infatti, cosa inaudita, conferito gli acquedotti e le altra infrastrutture ad un’altra società privata, pur se partecipata, la Civitavecchia Infrastrutture. Cosa impediva al Comune, che oggi si auto-dichiara sull’orlo del dissesto, ti porre in vendita parte della Civitavecchia Infrastrutture, privatizzando “de facto” gli acquedotti?

Il Comune vuole gestire l’idrico ed il nostro ricorso lo ha impedito?

Assolutamente no! Il nostro ricorso voleva porre fine al pericoloso binomio Hcs-Civitavecchia infrastrutture, lasciando alla politica il compito di scegliere come onorare l’esito referendario, e la politica locale ha scelto Acea.
Ben nascosto in un nostro precedente comunicato, proprio per dare modo alla Politica locale di spiegare la loro scelta, noi lo avevamo già scritto: con “nota n. 10897 del 24 febbraio 2012, con cui il Comune di Civitavecchia si dichiara pronto al passaggio del S.I.I. al gestore unico Acea Ato e contestualmente richiede all’Autorità Ato 2 di predisporre il verbale di presa in carico”.

La politica locale si è ben guardata dallo spiegare ai cittadini cosa significasse quella nota, e allora lo facciamo noi.

 A fine febbraio di quest’anno quindi, la giunta Moscherini, ha rinnegato la scelta Hcs per l’idrico e, invece di valutare la possibilità di gestire localmente il servizio, ha consegnato la gestione ad Acea. A questo punto, però, è successo l’inverosimile: da febbraio ad oggi la gestione dell’idrico, pur essendo tutte le figure coinvolte (Comune, Acea, Ato e Regione Lazio) perfettamente d’accordo per la gestione Acea materialmente non procedevano al passaggio, ed Hcs continuava a gestire l’Acqua, riscuotendo la tariffa, per mera inerzia istituzionale. La nuova Giunta, inoltre, guidata dall’attuale Sindaco Tidei, non ha smentito in alcun modo la nota prodotta dalla precedente Amministrazione ma anzi, in perfetta continuità con l’atteggiamento del predecessore, ha continuato a non confrontarsi con la nostra associazione (Unica riconosciuta dal CNCU presente sul territorio), sancendo da un lato la natura apolitica ed apartitica della stessa (consumatori ignorati in maniera “bipartisan”), ma impedendoci di fatto ogni azione non giudiziaria di tutela. Il nostro ricorso quindi, ha solo “sbloccato” la situazione e saremo in prima linea affinché Acea, che già si è impegnata in tal senso, faccia tutti gli investimenti necessari affinché il diritto all’Acqua Potabile, un sogno per molti cittadini che se lo vedono negare per lunghi periodi, diventi realtà.

Perché non abbiamo “parlato prima”? Perché non abbiamo proposto una Class Action contro alle ordinanze di non potabilità ed alle frequenti interruzioni del servizio?

Noi abbiamo “parlato prima”! La politica locale ha fatto “orecchie da mercante” ai nostri appelli. Abbiamo infatti interessato tutte le Autorità che, a livello Comunale, Provinciale, Regionale e Nazionale, si occupano di acqua, e tutte, tranne quelle comunali, ci hanno dato ascolto.Abbiamo addirittura organizzato, durante l’Amministrazione Moscherini,  un incontro con i politici locali alla presenza di esponenti di rilievo nella tutela dei consumatori, e dove era presente sia Mdc che CO.DI.CI (firmatari del ricorso).
L’allora Sindaco Moscherini si negò per giorni a nostri incaricati che volevano invitarlo all’incontro. (Per chi vuole veramente conoscere le motivazioni alla base delle nostre azioni può visionare il filmato integrale dell’incontro sul nostro sito www.sportelloconsumatori.org ) Il Comune infatti, continua anche oggi, ad evitare accuratamente ogni confronto con la nostra associazione, costringendoci in questo modo a procedere sempre per le vie legali.

Ma allora perché non abbiamo proposto una Class Action per andare incontro ai disagi dei cittadini?

Ebbene, la Class Action è avviata da tempo, ma non la stiamo al momento “spingendo” per non aggiungere al danno che già subiscono i cittadini, anche la beffa. La Class Action è infatti un’azione risarcitoria ed è proponibile, ad oggi, solo nei confronti del Comune. Ma se il Comune fosse stato condannato a risarcire i danni ai Cittadini dove avrebbe potuto trovare i fondi se non nel Bilancio? E quali sono le “entrate” del comune se non le tasse pagate dai Cittadini? Nella situazione attuale quindi, in caso di Class Action, si arriverebbe al paradosso che i cittadini sarebbero condannati a risarcire loro stessi. Con l’ingresso di Acea nella vicenda, i cittadini verrebbero risarciti attingendo ai fondi di Acea, e quindi alla tariffa idrica. La nostra, comunque, è una delle pochissime associazioni che ha in essere con Acea ( e, per inciso, con praticamente tutti i fornitori di servizi nazionali) protocolli di intesa a tutela del consumatore, che permettono di risolvere le problematiche dei cittadini al di fuori dei tribunali. Le aziende firmatarie degli accordi, fra le quali Acea, ma che Enel, Telecom, Teletu, e moltissime altre, si sono impegnate, dopo una nostra contestazione, a non interrompere la fornitura del servizio fino a totale chiarimento della vicenda. Si potranno contestare le bollette senza avere la paura che l’acqua ci venga staccata. E non sarà più necessario cercare “l’amico che conosce” per risolvere i problemi: i cittadini saranno finalmente tutti uguali dinnanzi a diritto.
Quello che volevamo chiedere al Comune era, oltre all’impegno formale a gestire direttamente l’idrico, di avere pari garanzie di tutela del consumatore (non interruzione del servizio in caso di contestazione della bolletta) e garanzie risarcitorie in caso di disservizio. Ne il Sindaco Moscherini, ne il Sindaco Tidei hanno ritenuto opportuno riceverci. Perché?

Cosa rispondiamo ai Movimenti Locali per l’Acqua Pubblica. Ovviamente la nostra associazione, e la sede locale in particolare, sono per la gestione pubblica dell’Acqua. A livello nazionale siamo fra i fondatori dei movimenti referendari, e a livello locale, ben 3 cittadini del Comprensorio di Civitavecchia (Il Presidente locale di Mdc, e due nostri giovani soci) erano nell’Ufficio Stampa Nazionale dei Movimenti referendari.La situazione politica civitavecchiese, però, nella sua abitudine alla politica urlata e conflittuale, è riuscita a mettere in contrapposizione ben 3 diritti fondamentali dell’uomo: Il Diritto all’Acqua Potabile, Il Diritto all’ Acqua Pubblica ed il Diritto al Lavoro. Entrare in contrapposizione significa solo aumentare le tensioni sociali ed allontanare la soluzione del problema nel suo insieme, rinunciando, di fatto, a cercarla. Noi abbiamo desistito dal chiedere il risarcimento al Comune per la violazione del Diritto all’Acqua Potabile, per non causarne il dissesto, ed abbiamo soprasseduto al momento di evidenziare il totale illegittimo non coinvolgimento dei consumatori nella vicenda della liquidazione di Hcs, per non intralciare con le nostre azioni i sindacati impegnati nella difesa del Diritto al Lavoro.

Chiediamo quindi ai movimenti locali di desistere dal difendere l’indifendibile gestione locale del servizio idrico, difesa posta in essere ad un passo dal 2013 in cui tutto cambierà comunque, a partire dalla tariffa, e mai espressa quando pubblicamente annunciammo le nostre intenzioni. Non opponetevi ad un ricorso che ha riportato legalità e diritti nella gestione dell’acqua, materializzando una decisione dell’allora Sindaco Moscherini, che ne ha già risposto, e riteniamo ne risponderà ancora, agli elettori. Affiancateci invece nelle nostre battaglie provinciali, regionali e nazionali, affinché il percorso avviato di deprivatizzazione dell’Acqua non si interrompa. Affiancateci nel momento delicato della transizione fra la gestione Hcs e la gestione Acea, e non rendetevi complici del permanere della situazione attuale di non gestione e di dissesto. Sappiamo anche noi che l’acqua a Civitavecchia potrebbe essere gestita dal Comune, ma non nel breve periodo, e non vogliamo che i cittadini subiscano un aumento delle tariffe inevitabile senza poter nemmeno sperare in un miglioramento del servizio. Quando il Comune avrà ristabilito una situazione contabile decente, ed avrà capito che i diritti dei consumatori, da noi rappresentati, non possono essere ignorati, saremo al vostro fianco per riprenderci l’acqua. Ora, se permettete, dobbiamo tutelare i troppi cittadini che da troppo tempo aspettano di poter bere e lavarsi in casa.

Cosa chiediamo al Sindaco Tidei.
Semplicemente, se è di troppo disturbo, vorremmo ricordargli che oltre ai lavoratori, ai liquidatori, al Tribunale, ai partiti e ai movimenti, agli equilibri di governo ed ai creditori, esistono anche i Cittadini Consumatori che aspettano qualche risposta. Se non sbagliamo sono loro che l’hanno eletta, e ci pare singolare che le Associazioni deputate dalla legge a rappresentarle non trovino udienza presso di Lei. Comprendiamo che Lei è abituato a forze che la contrastano per logiche partitiche, e spesso anche solo per interesse di “orticello”, ma le ricordiamo che noi siamo un’ “Ente Esponenziale posto a tutela del Consumatore”, come il Tar ha più volte chiarito al Comune, e che è in itinere un ricorso al Capo dello Stato che, annullando la delibera 71, potrebbe far ricadere l’intera gestione dei servizi pubblici in capo al comune. Anche in questo caso, come nel caso del famigerato ricorso al Tar, non ritiene opportuno confrontarsi con chi quel ricorso lo ha firmato, a difesa proprio del principio che la gestione dei servizi pubblici deve essere pubblica? Perché, quando ottenemmo, dopo varie pressioni, un appuntamento con Lei, invece di ascoltarci ci passò di fronte senza degnarci di uno sguardo e delegò il suo Capo di Gabinetto a riceverci? Che fine hanno fatto le nostre istanze presentate in quella sede? Guardi, le evitiamo anche di cercare i nostri recapiti nell’albo comunale delle associazioni, nel quale siamo iscritti da qualche anno. Può farci contattare, per concordare un incontro, lo 0766/036164, un numero che decine di cittadini conoscono perché ci chiamano per difenderli da bollette pazze, recupero crediti, disservizi, … , e ci chiamano perché, come dimostrato, abbiamo le prerogative di legge per tutelarli. Non ci costringa a dover tutelare di nuovo i cittadini dalla propria amministrazione. – La nota conclude –  Il Sindaco faccia un gesto di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione: parli con chi i servizi li usa!"

tabella PRECEDENTI:

19/11/2012 CIVITAVECCHIA, RICORSO AL TAR: IL MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO REPLICA A "CERTE" AFFERMAZIONI

 




CIVITAVECCHIA, RICORSO AL TAR: IL MOVIMENTO DIFESA DEL CITTADINO REPLICA A "CERTE" AFFERMAZIONI

Redazione

Civitavecchia (RM) – "Voglia di rinnovamento a Civitavecchia? Non ci sembra. Sentiamo che in molti si lamentano che “le facce sono sempre le stesse” ma poi, quando nuove “sigle” appaiono sul territorio, in pochi si interessano di capire chi è il nuovo arrivato, e tutti vogliono solo sapere a quale dei “vecchi nomi” questa nuova sigla fa riferimento. – Dichiara in una nota il portavoce del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) Sede di Civitavecchia – Quando arrivò l’MDC la dinamica fu la stessa. Le persone che venivano da noi, 4 anni fa, – prosegue la nota –  ci chiedevano chi era il nostro politico di riferimento, forse abituate al fatto che, a Civitavecchia, quasi ogni politico ha una o più associazioni che lo sostengono, in una “commistione” fra associazionismo e politica che nuoce solo e soltanto ai cittadini, confondendoli. Secondo noi il problema di comunicazione fra la nostra associazione e l’ex Sindaco era proprio che nelle nostre rivendicazioni lo “schieramento” non c’entra nulla: noi parliamo di rispetto dei Diritti del Cittadino. Qualche parola, infatti, la diremo anche sul Centro-Sinistra che guida la nuova Amministrazione e sull’attuale Sindaco, che prosegue il suo solitario viaggio alla ricerca di una soluzione, ignorando realtà di rilievo nazionale che potrebbero aiutarlo. Delle cariche, dei posti, delle prebende o degli incarichi non ci importa assolutamente nulla. Abbiamo il nostro lavoro per vivere. Se fin da prima del suo insediamento cerchiamo il contatto con il sindaco Tidei, è perché è suo dovere consultarci.  Se due Associazioni di Consumatori del C.N.C.U. , ai loro massimi livelli  nazionali, e che rappresentano complessivamente svariate decine di migliaia di cittadini italiani (oltre 60.000 solo MDC), e che già siedono in tutti i tavoli istituzionali, anche europei, si sono messe in moto, non è per dare contro a Moscherini o a Tidei, non è per “ricerca di visibilità personale” o per la solita “polemichetta” locale. Usciamo da questa logica, per cortesia. Il problema che solleviamo e che la situazione sopra descritta va oltre la mancanza del Diritto, qui si parla di Mancanza di Rispetto dei Cittadini! Si parla di rischio di dissesto!  E che si fa? Si tentano di diffamare associazioni nazionali di consumatori, facendo intendere che siano “mosse” da forze politiche locali, per confondere i cittadini. Alcune “forze” politiche locali sono giunte a dire che siamo i “colpevoli” dei futuri aumenti delle tariffe. Vi rendete conto dell’assurdità di queste affermazioni, dette solo “per dir qualcosa”? Magari il problema fossero le bollette pazze, che trattiamo da soli 25 anni con successo. Qui si rischia di non avere più i servizi pubblici perché la società privata a cui sono stati affidati è a rischio di fallimento e oggetto di svariate indagini della Procura!  Ma vogliamo parlare di chi realmente ha affidato i servizi ad ACEA e non lo dice per paura di perdere voti? Qualcuno sa che con “nota n. 10897 del 24 febbraio 2012, con cui il Comune di Civitavecchia si dichiara pronto al passaggio del S.I.I. al gestore unico ACEA ATO e contestualmente richiede all’Autorità ATO 2 di predisporre il verbale di presa in carico” (fonte Ordinanza del TAR del Lazio N. 00767/2012 REG.PROV.CAU.)? Colui che ha ideato la gestione HCS, ora fallimentare, l’ha rinnegata già da febbraio, chiedendo, zitto zitto, l’ingresso in ACEA? Ma il problema sono voti e visibilità, o è salvare Civitavecchia dal default? – La nota conclude –  Invitiamo quindi le forze politiche a cessare le polemiche e ad a collaborare davvero, mettendo in campo tutte le forze, anche quelle di tutela.  All’attuale Sindaco, Avvocato Tidei, chiediamo: alla luce anche di quanto succede, è o no intenzione dell’Amministrazione da Lei diretta dare reale attuazione al disposto di cui al comma 461, art.2 legge finanziaria 2008, ed al compendio di norme, prima fra tutte il “Codice del Consumo”, a tutela dei consumatori/utenti dei servizi pubblici e privati da noi, ex legge, rappresentati, aprendo un tavolo con tutte le associazioni iscritte al Consiglio Nazionale Consumatori ed Utenti che vorranno aiutarci?