BARI: SCATTATA L'OPERAZIONE "COLPO MORTALE".

Redazione

Bari – Decine di arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri a carico di presunti componenti del clan mafioso barese 'Di Cosola'. Tra gli arrestati un imprenditore edile a cui è stata sequestrata l'azienda. L'operazione denominata dai carabinieri "colpo mortale" al clan ai cui beni vengono apposti i sigilli.

L'indagine avrebbe ricostruito anni di egemonia in settori vitali dell'economia, primo fra tutti quello dell'edilizia dove viene registrata l'imposizione tipicamente mafiosa dell'acquisto del cemento di bassa qualità. La ditta sequestrata è alle porte di Bari e il titolare risulta tra gli arrestati per associazione mafiosa. Il provvedimento cautelare è a firma del gip del Tribunale di Bari, che ha accolto le richieste della Dda.

Sotto il controllo del clan era finito – secondo l'accusa – anche il redditizio mercato delle slot machine e dei videopoker: 100 euro mensili imposti su ogni macchinetta che, moltiplicati per i numerosi locali taglieggiati, facevano migliaia di euro al mese per ogni comune della provincia barese nel quale il clan imperava. Nell'ambito dell'operazione sono state arrestate anche alcune delle donne del clan che si occupavano della contabilità.

Colpito anche il tesoro della holding mafiosa con il sequestro di beni per milioni di euro, tra cui 23 immobili, 19 terreni, 80 conti correnti, due cassette di sicurezza, 15 autoveicoli e quattro società. Sullo sfondo anche il consolidato controllo del mercato della droga da parte della parallela associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti: 250 gli episodi di spaccio documentati nel corso dell'indagine.
  




BARI: ARRESTATI ESPONENTI CLAN "DI COSOLA"

di Matteo La Stella

Bari – Sono diverse le misure di custodia cautelare eseguite dai Carabinieri del comando provinciale di Bari, dettate dal giudice per le indagini preliminari su ordine della Dda locale, a carico di esponenti mafiosi dei “Di Cosola”. L'indagine, partita già nel 2013, aveva portato dietro le sbarre 8 affiliati al clan barese in seguito al pestaggio di un imprenditore. I “Di Cosola” , però, si erano riorganizzati e avevano preso di mira altri due imprenditori edili a cui chiedevano denaro in cambio di “protezione”. Così per ogni singolo lavoro la tariffa sottratta agli imprenditori oscillava tra i 1.000 e i 5.000 Euro, a seconda del cantiere da “proteggere”. Per implementare i guadagni poi, il clan era in grado di imporre manodopera e forniture ai due costruttori tenendoli in pugno. L'indagine ha successivamente portato la lente di ingrandimento anche sulle aste giudiziarie pilotate dall'organizzazione mafiosa. È stato documentato, infatti, un blitz del clan ad uno studio legale per assicurasi il corretto indirizzo di alcuni lotti di terreno precedentemente pignorati ad un familiare di uno degli esponenti mafiosi. Le aste erano addirittura condizionate direttamente dal carcere, poiché i componenti reclusi comunicavano con l'esterno servendosi dei parenti per la trasmissione di messaggi in codice.