Benevento in serie A: Clemente Mastella festeggia la promozione

 

di Simonetta D'Onofrio

 

BENEVENTO– La conquista della massima serie del campionato di serie A, per la prima volta dalla sua fondazione, nel 1929, è stato un risultato straordinario per la squadra sannita, appena giunta lo scorso anno in serie B, che all'inizio del campionato era certamente meno accreditata rispetto a formazioni più titolate.

I sogni di gloria hanno iniziato a prendere forma alla penultima giornata della serie regolare, quando al Ciro Vigorito è giunta la squadra del Frosinone, una delle protagoniste del campionato cadetto, che in caso di vittoria avrebbe potuto conquistare la promozione senza bisogno di passare per la roulette russa dei Play Off. Invece i campani nella sfida diretta hanno costretto la formazione ciociara a tornare sconfitta, così come avvenne alle legioni romane nelle vicine "Forche Caudine".

Lo stadio amico ha visto poi, nella finale dei Play Off, la squadra di casa che ha piegato l'altra formazione retrocessa lo scorso anno dalla serie A, quel Carpi che alla vigilia era nettamente favorita. Ma George Puscas, un attaccante ventunenne che ha il nome somigliante al grande campione dell'Ungheria del Dopoguerra, ha messo in rete una palla velenosa che ha regalato all'allenatore Marco Baroni una soddisfazione ineguagliabile.

 

Abbiamo intervistato  Clemente Mastella, sindaco di Benevento, che nel giugno dello scorso anno ha vinto brillantemente le elezioni amministrative, occupando il posto di primo cittadino, conseguentemente anche quello di primo tifoso.

Un sindaco è indubbiamente legato alla squadra della propria città, però Mastella, oltre al Benevento, ha una fede calcistica? È o è stato tifoso o perlomeno simpatizzante di qualche squadra più blasonata?

Come è noto, non sono un politico che scopre le virtù del calcio la domenica quando le cose vanno bene, sono sempre stato vicino al Napoli, di cui sono stato anche vicepresidente. In ogni caso, per me adesso viene prima il Benevento!

Cosa rappresenta per la città di Benevento questa promozione? Possiamo affermare che quando c'è l'impegno, i risultati si possono raggiungere ovunque, e questa filosofia può e deve essere utilizzata in qualsiasi campo, non solo quello sportivo?

Per me e per tutti i miei concittadini è un sogno che finalmente si avvera. Mai nella nostra vita avremmo immaginato di poter raggiungere un simile traguardo. Questa promozione ci insegna che davvero tutto è possibile e rappresenta un ulteriore e importante momento di crescita per la nostra città. È il riscatto della nostra terra, una rivincita per Benevento e per la società che, dopo 87 anni, sarà finalmente proiettata nella massima serie calcistica nazionale. Si accendono ora i riflettori sul Sannio che, conseguentemente, potrà beneficiare dunque anche di una maggiore visibilità mediatica.

Lo stadio di Benevento, a detta di molti esperti, è una struttura di buon livello anche per la serie A. Come pensa che lo stadio e la città risponderanno alle "invasioni" di tifoserie come quelle delle grandi squadre del Nord, o di Roma e Napoli?

Sì, è una struttura di buon livello ma occorrerà comunque fare dei lavori per il rispetto delle norme. Sicuramente ci sarà il tutto esaurito in ogni partita e il fatto che verranno le tifoserie delle grandi squadre sarà per la città un'importante occasione per far conoscere i nostri tesori nascosti, le nostre eccellenze e il nostro straordinario patrimonio storico, artistico e monumentale, incrementando il turismo e concorrendo alla crescita del Pil.

Quest'anno in Campania tornerà il Derby di serie A, che mancava da qualche anno. Noi conosciamo la tifoseria napoletana come tra le più calde della penisola. Scommetto che, seppure sulla carta tecnicamente la squadra non può competere con i vicini partenopei, per quanto riguarda i tifosi non saranno certamente da meno. Cosa ci può dire?

Tra Benevento e Napoli non c'è livore, non come tra Napoli e Salernitana o Benevento e Avellino. Nella nostra città ci sono tanti tifosi del Napoli e nel capoluogo campano hanno festeggiato per la salita in A del Benevento: sono sicuro che sarà un bellissimo Derby, senza tensioni. La nostra squadra non deve essere la succursale del Napoli ma la seconda realtà della Campania e il Benevento ha tutte le potenzialità per poter competere.

Spesso nelle interviste lei ha rivendicato le origini sannite. Il Benevento è la prima squadra sannita a raggiungere la massima serie. Ci provò il Campobasso qualche anno fa, ma non fu fortunato. I sanniti erano famosi per il loro valore da combattenti. Crede che i ragazzi sul campo possano dimostrare di essere in qualche modo gli eredi?

Tutti i giocatori, a partire dal capitano Fabio Lucioni, in questo campionato, hanno saputo magistralmente interpretare lo spirito dei guerrieri sanniti portandoci finalmente nella massima serie calcistica. Adesso occorrerà lottare come solo il popolo sannita sa fare per poter rimanere in A. Vorrei che questa non fosse solo una parentesi: il Benevento deve guardare a modello a squadre come l'Udinese e il Chievo e dare il massimo per restare in serie A per tanti anni.

Ha parlato con il Presidente della squadra e con l'allenatore? Avete previsto qualche cerimonia in comune per festeggiare questo successo?

Proprio qualche giorno fa ho ricevuto a Palazzo Paolo V il presidente Oreste Vigorito, l'allenatore Marco Baroni, i calciatori e lo staff del Benevento Calcio per ringraziarli a nome della città, consegnando loro, insieme agli assessori e ai consiglieri comunali, delle targhe celebrative. D'altronde questo eccezionale risultato sportivo rappresenta un riconoscimento anche per la città di Benevento che, assieme a Napoli e Crotone, l'anno prossimo rappresenterà il Mezzogiorno d'Italia nel campionato di Serie A. Tutto ciò ci inorgoglisce. Ora, però, tocca a ognuno di noi fare la propria parte e dimostrare che siamo tutti all'altezza della nostra squadra di calcio.




PERCHE’ DICIAMO NO A PRODI PRESIDENTE

Emanuel Galea

Senza mezzi termini diciamo subito che molti italiani pensano, e nessuno li biasima, che Prodi e la carica di Presidente della Repubblica sono incompatibili. Non lo fanno certamente per antipatia verso il personaggio, bensì perché il professor Prodi già è stato protagonista della scena politica nazionale ed il suo passaggio è irto di brutti ricordi ed effetti disastrosi sull’economia di questo paese.

Con il governo Andreotti esordisce come ministro dell’Industria. Lo stesso Giulio Andreotti nel 1981 teorizzò che l’impegno che Prodi ricoprì nel 1978 non fosse stato certamente un toccasana per il paese. Il guaio è che nessuno gli diede ascolto. Un anno dopo, Spadolini nominò Prodi alla presidenza dell’Iri, dove rimase per dodici anni, gestendo tra l’altro, con risultati non esattamente spettacolari, il maxi-pacchetto di privatizzazioni dei primi anni ’90.

Nel 1994, dimessosi dall’Iri discese in campo. In seguito, quale inventore dell’Ulivo, riuscì ad attuare un facsimile del “compromesso storico”, fallito ad Aldo Moro, durante gli “anni di piombo”. Le due grandi chiese della vita pubblica, comunisti , ormai ex, e cattolici anche loro ormai adulti, tutti e due insieme nel governo del paese. Ad inizio ’95 l’Ulivo divenne realtà, ed un anno dopo Prodi vinse le elezioni.

Il tanto agognato compromesso storico, però, non durò a lungo. Rifondazione Comunista, dopo averlo tenuto a bagnomaria per un paio di anni, gli staccherà la spina il 9 ottobre del ’98. Prodi fu richiamato nel 2006 dai partiti che non avevano un leader abbastanza agguerrito da contrapporre a Berlusconi.

Il professore vinse le elezioni di un soffio e si insediò a Palazzo Chigi per la seconda volta. Anche in questo caso, la durata è breve e i danni sono tanti. Infatti in un annetto e mezzo l’Unione finì a gambe per l’aria, per opera dell’alleato Clemente Mastella.

I danni all’economia del paese e quindi il reddito già magro di ogni italiano fu aggravato ulteriormente, sempre grazie al governo Prodi. Il 24 gennaio 2008 il Senato gli revoca la fiducia, decretandone l’uscita di scena . Fu la sua ennesima debacle.

Due governi Prodi lasciarono una scia di 100 nuove tasse. Eccone qualcuna: “Aumento contributo delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Le prestazioni erogate dal pronto soccorso non seguite da ricovero codificate da codice bianco.  Aumento di un punto dell'aliquota Irap. Imposta di registro del 2% annuo sulle locazioni immobiliari. – E ancora – Pieni poteri alla Riscossione Spa, che caricherà ‘l'aggio’, cioè la commissione, dell'incasso dei tributi al contribuente”. Volendogli perdonare tutte queste tasse e pasticci politici, e sorvolando sopra la questione più nota dell’Eurostar, nessun italiano sarebbe disposto a perdonargli le sue gravi responsabilità nell’aver negoziato disastrosamente un cambio lira/euro con l’Europa:  l’Italia entra nello Sme col cambio fissato a 990 lire per ogni marco tedesco, cifra che farà da base per il cambio lira/euro a 1936,27.

L’introduzione di questa moneta unica si può dire che è la radice della contrazione del potere d’acquisto degli italiani. Il record della pressione fiscale decennale è da attribuire a lui. Nel 2007 ha raggiunto quota 43,1%. Si può aggiungere a favore dell’incompatibilità con il Colle, l’altro pasticcio con la ristrutturazione di Telecom che è costata il posto al proprio braccio destro, Angelo Rovati. E’ opinione molto diffusa che il PD continuerà ad alzare la posta per far saltare l'accordo sulla legge elettorale con l’intento di salvare il Porcellum. Questa legge elettorale, che non piace a nessuno, piace al PD,  il cui obiettivo è portare Prodi al Colle. Contro una tale nomina pesa l’ombra di Goldman Sachs per l’Europa,  che ha visto Prodi tra i suoi dipendenti e consulenti. Prodi è troppo di parte e non sarà mai visto e considerato il presidente di tutti. Mentre al governo ha sempre avuto una “politica contro” e mai una “politica per”. Per questo, saggezza e trasparenza suggeriscono che Prodi sia tenuto il più lontano possibile dal Colle.