MARCO PANTANI: ARRESTATO SPACCIATORE DI COCAINA A CASA DELLA SORELLA

di Angelo Barraco

Genova – E’ stato arrestato dai Carabinieri di Genova il 35enne Lamine Sarr, un senegalese condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per traffico di cocaina, il pm Miniati aveva chiesto il suo arresto dopo che la sua condanna era diventata definitiva. L’uomo era il referente dello spaccio di cocaina a Genova e apparteneva ad una gang che è stata sgominata  a seguito di un’inchiesta. L’uomo è stato trovato a Cesenatico (Forlì), nella villa della famiglia Pantani ed era ospite proprio della sorella di Marco Pantani, Laura “Manola” Pantani. Al momento dell’irruzione in Via Fossa, il ricercato stava cucinando, immediati sono stati gli arresti e il trasferimento in carcere per lui. Si apprende che la donna non è indagata ma che la sua posizione è al vaglio degli inquirenti che hanno provveduto ad interrogarla per capire se conoscesse o meno i precedenti dell’uomo. La donna avrebbe raccontato: “Non sapevo del passato di Lamine e tantomeno nel suo coinvolgimento nel mondo della droga. Gli voglio bene, ho cercato di aiutarlo, era in difficoltà”. Gli inquirenti stanno analizzando la posizione della donna e qualora fosse coinvolta rischierebbe una condanna per favoreggiamento. E’ emerso inoltre che nel 2011 il senegalese era stato arrestato e dopo una detenzione carceraria era stato espulso, è rientrato successivamente in Italia dove ha vissuto illegalmente prima a Firenze e poi a Cesenatico. Ricordiamo che Marco Pantani, il “Pirata”, fu trovato morto  il 14 febbraio del 2004 nella stanza D5 del residence “Le Rose” di Rimini. Dall’autopsia è emerso che la morte del Pirata è stata cagionata da un edema polmonare e cerebrale conseguente a un overdose di cocaina. Le circostante della morte inducono da anni a pensare che il Pirata sia stato ucciso. Il 2 agosto del 2014 la Procura di Rimini riapre le indagini per “omicidio volontario”, chiede però l’archiviazione nel settembre del 2015 motivandola la causa della morte come suicidio e non come omicidio. 
 
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