Call of Duty Black Ops Cold War, il ritorno della guerra fredda

Call of Duty Black Ops Cold War è il nuovo capitolo della saga sparatutto più famosa del mondo. Disponibile su Pc, console di vecchia e nuova generazione, il titolo di Activision si propone come un sequel del primo Black Ops e catapulta i giocatori durante il periodo della guerra fredda.

Cold War rappresenta una doppia sfida per Activision: da una parte il titolo deve necessariamente confermare la qualità della strada inaugurata lo scorso anno, e dall’altra ha l’obbligo di onorare la memoria di una delle migliori parentesi di Call of Duty, quella segnata dai primi due Black Ops.

Per soddisfare appieno le legittime aspettative dei fan, il team di Treyarch ha deciso quindi di riportare i giocatori dove tutto è iniziato, ossia a cavallo di quella cortina di ferro che negli anni ‘80 rappresentava il fronte conteso tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due superpotenze impegnate in una guerra fredda apparentemente senza fine.

La nostra analisi parte in primo luogo dalla campagna, vero punto di inizio per ogni giocatore affezionato. La storia, infatti, funge da tutorial per chi non ha mai avuto a che fare con la serie, ma rappresenta anche una sfida da affrontare alla massima difficoltà per i veterani dello shooter di Activision.

La tensione tra le due principali superpotenze mondiali dell’epoca è alle stelle e lo spettro del conflitto nucleare inizia a proiettare la propria ombra sul mondo. A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci pensa la ricomparsa di Perseus, una famigerata quanto inafferrabile spia del KGB che aveva avuto un ruolo chiave durante il periodo buio della guerra in Vietnam e che ora, dopo tredici anni di inattività, minaccia di detonare diversi ordigni nucleari in occidente per destabilizzare l’ordine costituito e annientare gran parte del territorio europeo.

Il presidente Reagan in persona mette sulle sue tracce un team di operativi Black Ops della CIA capitanati dall’enigmatico Russell Adler, un veterano della guerra in Vietnam che sembra avere più di un conto in sospeso con lo stesso Perseus.

Quest’ultimo, visibilmente ispirato ai tratti somatici del celebre attore hollywoodiano Robert Redford, è un uomo carismatico e dai modi duri, disposto a valicare i limiti della legge pur di proteggere lo status quo senza disdegnare operazioni dall’altissimo coefficiente di rischio. Al fianco di Adler sono presenti alcuni volti noti della saga di Black Ops come l’agente speciale Jason Hudson, la delegata dell’MI6 Helen Park e il leggendario duo composto dal sergente Frank Woods e da Alex Mason, il visionario protagonista del capostipite della serie oltre ad altri collaboratori che si avvicenderanno nel corso delle missioni. L’approccio scelto da Treyarch e Raven Software per la realizzazione della campagna giocatore singolo si discosta parecchio da quello adottato da Infinity Ward per l’ultimo Modern Warfare (qui la nostra recensione). Il reboot dello scorso anno, infatti, tentava di dare al pubblico una visione plausibile degli orrori della guerra moderna grazie ad un’impostazione quasi documentaristica mentre il nuovo Black Ops assomiglia più ad thriller fantapolitico degli anni ’80, una miscela esplosiva di scontri a fuoco, intrighi e tradimenti che conducono per mano in una corsa a perdifiato verso uno sei tre sconvolgenti finali disponibili.

Se è vero che la campagna di Call of Duty Black Ops Cold War, per la maggior parte della sua durata, ripropone la struttura assolutamente lineare vista in tutti gli episodi precedenti, va detto anche che gli sviluppatori hanno cercato di variegare e diversificare il più possibile le situazioni in cui si verrà coinvolti. Si passa senza soluzione di continuità da violenti scontri a fuoco a sezioni stealth, da azioni di sabotaggio a momenti in cui sarà necessario fare sfoggio delle proprie abilità diplomatiche per tirarsi fuori da circostanze scomode. Insomma, nelle circa 10 ore che serviranno per arrivare ai titoli di coda, ci saranno molteplici colpi di scena, momenti di alta tensione e frangenti in cui i livelli di epicità toccheranno vette altissime.

Si tratta di una campagna single-player dotata di un’atmosfera tesissima, con ritmi dosati alla perfezione e condita dalla solita, eccellente regia cinematografica che abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni. Il giocatore, ad ogni modo, vestirà i panni dell’agente Bell, un personaggio che potrà essere personalizzato nel background e nelle abilità in modo da adattarlo al meglio alle proprie esigenze. Per la prima volta in assoluto si possono selezionare le abilità passive del proprio alter-ego scegliendo tra un livello di salute maggiore, una spiccata resistenza agli esplosivi e tanto altro ancora. La cosa più interessante è che le scelte che verranno fatte all’inizio dell’avventura avranno ripercussioni sull’intero svolgimento della campagna grazie ad un sistema di scelte morali che rappresenta una novità assoluta per la serie bellica di Activision.

In alcuni momenti della storia, infatti, si verrà chiamati a cimentarsi con dialoghi a scelta multipla che possono tradursi in conseguenze anche piuttosto pesanti per la trama: un tocco che abbiamo decisamente apprezzato e che incrementa molto il fattore rigiocabilità di Cold War. Insomma, la campagna è davvero interessante. Come dicevano qualche riga più in alto, pero, la storia è solo un piccolo antipasto del pacchetto in dotazione a qualsiasi Call of Duty che si rispetti: la portata principale è sempre comparto multigiocatore competitivo che, anche questa volta, appare contenutisticamente ricchissimo e diverso da quanto visto lo scorso anno con MW.

Nella composizione dell’offerta multigiocatore di Cold War, gli sviluppatori di Treyarch hanno perseguito un obiettivo doppio, ossia: rispettare il nuovo standard d’eccellenza fissato con Modern Warfare e restituire agli amanti di Black Ops il feeling tipico della serie. In questo senso, la prima, grande differenza rispetto all’ultimo Call of Duty è rappresentata da un “time-to-kill” nettamente superiore rispetto a quello della precedente iterazione della saga, ma comunque al di sotto del generosissimo TTK di Black Ops 4.

La misura scelta da Treyarch garantisce ai giocatori un buon margine di manovra per le proprie ritorsioni balistiche, mentre il ritorno della barra della vita, opzionale ovviamente, offre la sensazione di avere un maggiore controllo sull’esito di ogni sparatoria. Nell’ottica di preservare il carattere originale del gameplay, preferibilmente nella sua declinazione “run and gun”, il team ha anche deciso di rimuovere la possibilità di sfruttare le superfici come punto d’appoggio per le armi, in modo da scoraggiare il “camping” selvaggio.

Sulle stesse note, torna anche lo sprint infinito: una scelta che non metterà tutti d’accordo, ma che a nostro avviso si sposa perfettamente con il dinamismo che caratterizza il comparto multiplayer di Cold War. Tutti questi elementi contribuiscono a definire un’esperienza tanto familiare quanto appagante, sostenuta da un gunplay solido, reattivo e credibile, e da un map design di ottima fattura. Il pacchetto di lancio include dieci mappe che ci porteranno a imbracciare le armi in un buon numero di scenari differenti, dal lungomare di Miami alle distese innevate di un resort sciistico in pieno territorio sovietico.

Le peculiarità di alcune location, come la splendida Armada (ambientata su due incrociatori che hanno bloccato una nave che trasporta un hovercraft), impongono tempi d’adattamento un po’ più lunghi rispetto ai canoni della serie, ma la gestione di corsie, traiettorie e spazi aperti appare intelligente e ben congegnata. Come nel caso di Modern Warfare, la struttura delle mappe tende a promuovere una notevole diversificazione delle strategie d’ingaggio.

La varietà dei campi di battaglia conduce poi a una moltiplicazione delle possibilità d’approccio in seno al gameplay, che nel caso delle modalità più tattiche può offrire fertile per la messa in atto di piani particolarmente elaborati, tra diversivi e attacchi a tenaglia. È questo il caso di Scorta VIP, una nuova modalità sei contro sei che richiede a uno dei team di portare in salvo, presso uno dei due punti di estrazione, una risorsa chiave, che la squadra avversaria dovrà abbattere a tutti i costi. Per aggiudicarsi ogni turno sarà quindi necessario completare l’obiettivo o, in alternativa, eliminare tutti i membri dello schieramento nemico.

Tra le aggiunte multiplayer di questo Call of Duty Black Ops Cold War figurano anche Squadre d’Assalto: Bomba Sporca e Armi Combinate, entrambe ambientate su mappe di dimensioni piuttosto generose. La prima coinvolge 40 giocatori suddivisi in team da quattro, che per conquistare la vittoria dovranno uccidere nemici, raccogliere scorte d’uranio e infine detonare diversi “ordigni sporchi” distribuiti in giro per gli scenari, cercando di coordinarsi al meglio per arginare la concorrenza e bilanciare i malus innescati dal trasporto del materiale radioattivo, che blocca i potenziamenti da campo e la rigenerazione della vita, e riduce la velocità di movimento e la salute dei soldati. Armi Combinate è invece una modalità che sfida due squadre da dodici giocatori a contendersi una zona neutrale al centro della mappa, per poi procedere alla cattura della base nemica e aggiudicarsi il match. Come nel caso di Ground War, si tratta di un tentativo di adattare alle logiche di Call of Duty alcune delle dinamiche tipiche di Battlefield, purtroppo con risultati altalenanti.

Per quanto l’equilibrio degli scontri sia generalmente migliore rispetto a quello di Guerra Terrestre, l’impiego dei veicoli e la dispersività delle mappe non si sposa particolarmente bene con i ritmi e le caratteristiche di COD, che sembra così allontanarsi fin troppo dalla sua dimensione ideale. Armi Combinate acuisce peraltro quello che, almeno per il momento, sembra essere il principale difetto di Cold War sul fronte del bilanciamento: i colpi dei cecchini sono ancora una sentenza di morte senza appello, e ci auguriamo che il loro strapotere venga presto ridimensionato.

Al netto di queste incertezze, l’offerta multiplayer del nuovo Black Ops Cold War si conferma solida e appagante, sostenuta da una raccolta di modalità classiche che non mancheranno di soddisfare gli appassionati dello shooter di Activision. Ultima nota, le famose serie di uccisioni sono state sostituite dalle serie di punti, quindi per chiamare un mezzo di supporto, un radar o una cannoniera non sarà più necessario uccidere in serie senza morire. Ogni uccisione garantirà un punteggio, tale punteggio verrà moltiplicato uccidendo in serie, ma non sarà necessario ottenere la cifra richiesta in una sola vita, anche morendo più volte, infatti, si potrà chiamare l’aiuto selezionato nel menù prima di lanciare la partita.

https://www.youtube.com/watch?v=zbTfEO8plH8

Un vero Call of Duty di Treyarch, però, non sarebbe tale senza un’appropriata sezione dedicata agli Zombie e Black Ops Cold War non fa certo eccezione. La nuova esperienza di questa modalità si chiama “Die Maschine” e possiamo assicurare che i suoi truculenti non morti, che come da copione imperversano ondata dopo ondata, renderanno ardua la sopravvivenza anche ai giocatori più esperti. Nessuna rivoluzione ha stravolto l’esperienza alla base della modalità Zombi, semmai si registrano tanti miglioramenti che ora la rendono fruibile anche ai novelli.

Di aggiunte ce ne sono diverse comunque a prescindere dal ritorno a un’impostazione più classica, anche sul versante delle minacce che ora vedono tra le loro fila creature radioattive da cui tenersi a debita distanza, come la possibilità di chiamare un elicottero di estrazione e abbandonare l’area di gioco o nuovi equipaggiamenti che aiutano nella lotta contro i non morti. I distributori di bevande sparsi in Die Maschine vanno sfruttati per migliorare caratteristiche come stamina e punti salute. In Cold War la modalità Zombi si è inoltre arricchita di una pratica mini mappa che segnala i punti di interesse, oltre a quella dei compagni di squadra e dei non morti. Un po’ come avviene con la campagna e il comparto PvP, anche Zombi è un mix di omaggi a vecchi capitoli della serie e trovate inedite. Quest’ultime vedono, ad esempio, l’aggiunta di potenziamenti da campo come spray criogeni in grado di congelare i nemici o torrette automatiche da piazzare per allentare la pressione dei nazi-zombi che accorreranno numerosi a ogni ondata.

Il tatticismo e la coordinazione rimangono fondamentali per non soccombere, perché a questo giro si percepisce maggiormente un’atmosfera più lugubre. Ma poi vengono ristabilite le connessioni con il passato ed ecco spuntare i celebri distributori di bevande per migliorare le abilità del proprio personaggio, o le salvifiche casse misteriosi che ci premiano con armi come la tanto amata Ray Gun. Vecchio e nuovo coesistono così all’interno di una struttura ora più legata all’esplorazione di uno scenario ricco di segreti da svelare, dove al tempo stesso bisogna fare i conti con la necessità di evitare di diventare cibo per creature ambulanti o segugi infernali che non vedono l’ora di farci a pezzi. Tra un easter egg e l’altro non mancano modalità di svago alternative dove il minimo comune denominatore è sempre quello, ovvero massacrare zombi senza fare troppi complimenti. Carneficina permette a una coppia di giocatori di respingere l’armata di non morti negli scenari multiplayer, dove la particolarità consiste nel posizionarsi accanto a un nucleo di energia in continuo movimento. E se i vari cabinati (giocabili) sparsi nelle missioni della campagna omaggiano la storia videoludica passata di Activision, la presenza di Dead Ops Arcade 3: Rise of Mamaback punta dritto al cuore agli amanti della saga Black Ops. Questo twin stick shooter è infatti un palliativo per quattro giocatori anche abbastanza impegnativo, perfetto per essere giocato con un gruppo di amici. Le armi utilizzate in Zombie sono ovviamente le stesse del multiplayer, ma è bene sottolineare che le classi sono indipendenti a seconda della modalità e che il livellamento delle bocche di fuoco è comune a entrambe le tipologie di gioco. Le mimetiche invece sono indipendenti a seconda se si gioca a zombie o al multigiocatore.

Per quello che concerne il comparto tecnico, Call of Duty Black Ops Cold War eredita buona parte dei tratti vincenti dell’ultima versione dell’IW Engine, a partire da un’ottima gestione delle fonti di luce, che permette al sistema di illuminazione di esaltare la forza della messa in scena, specialmente durante la campagna. L’abbondanza di riflessi e dettagli amplifica l’impatto di ogni sequenza di gioco, contribuendo al coinvolgimento sensoriale dei giocatori, complice un level design che, al netto di qualche piccola caduta di stile, rende l’esperienza ancor più vivida e trascinante. Anche la modellazione poligonale si dimostra perfettamente in grado di valorizzare le performance attoriali dei protagonisti digitali, sebbene la resa complessiva del comparto grafico risulti meno convincente rispetto a quella di Modern Warfare. Non si tratta di un divario netto, sia chiaro, ma la pulizia generale dell’immagine sembra collocarsi al di sotto del livello fissato dal titolo di Infinity Ward. Un ambito in cui il titolo non mostra alcuna differenza rispetto a MW è quello dell’intelligenza artificiale, che come sempre rende i nemici dei semplici bersagli mobili pronti a ricevere una buona dose di piombo.

Ottimo invece il comparto sonoro, sia per quel che riguarda l’effettistica che per quanto concerne il doppiaggio italiano, capace di dare pieno supporto alla caratterizzazione narrativa dei personaggi. Eccellente anche l’accompagnamento musicale, che offre un ricco banchetto delle sonorità synth pop tipiche degli anni ‘80. In ultima battuta, non si può fare a meno di spendere qualche parola sulla rotta scelta da Activision per il supporto post lancio di Cold War: tutti i contenuti aggiuntivi, compresi quelli dedicati alla modalità Zombie, saranno infatti distribuiti gratuitamente, in linea con il percorso intrapreso con l’ultimo capitolo della serie.

Ogni modalità sarà inoltre giocabile in cross play con gli utenti delle altre piattaforme, comprese quelle next-gen. Entro la fine dell’anno, con l’esordio del Seasonal Prestige di Warzone, arriverà anche l’unificazione dei sistemi di progressione legati Battle Pass, che permetterà ai giocatori di accumulare livelli giocando a tutti i recenti titoli della famiglia Call of Duty. Tirando le somme, questo Call of Duty Black Ops Cold War si presenta al pubblico come un titolo ricco di cose da fare e assolutamente in grado di intrattenere. Ovviamente non ci si trova dinanzi un gioco perfetto e qualche fastidioso bug affligge ancora la produzione di Treyarch. Niente che una patch non possa risolvere, ma comunque e in generale il titolo è assolutamente uno fra i migliori degli ultimi anni. L’aggiunta di contenuti gratuiti e l’integrazione con Warzone poi rappresentano un ottimo stimolo per aumentare la longevità di gioco per tutto il corso dell’anno. In soldoni: se vi piace Call of Duty, questo non vi deluderà, ma anzi, vi regalerà ore ed ore di divertimento.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9

Sonoro: 9

Gameplay: 9

Longevità: 9,5

VOTO FINALE: 9,5

Francesco Pellegrino Lise