IMMIGRATI, NAVE SPIGA: MARINA MILITARE "A CACCIA" DOPO LA DENUNCIA DI COMELLINI

di Cinzia Marchegiani

Roma – Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) lo scorso 5 giugno con un comunicato, faceva emergere una situazione alquanto pericolosa avvenuta sulla nave militare Spiga della Marina Militare mentre navigava verso porto Pozzallo  e dove poi sono sbarcati 1.019 migranti. Sulla Spiga, spiegava Comellini,  a fatica i militari sono riusciti a domare la rivolta messa in atto da un considerevole numero di stranieri che si trovavano sistemati sul ponte di volo.

Ora Marco Comellini denuncia l’operazione da lui definita “Caccia alle streghe” che la Marina militare avrebbe avviato per conoscere gli informatori “segreti” del segretario del PDM: "Mi domando se la Marina militare abbia qualche cosa da nascondere circa le modalità con cui svolge le operazioni di soccorso e sopratutto di trasporto dei migranti che a migliaia va recuperando nel canale di Sicilia o in prossimità delle coste libiche."

Marco Luca Comellini incalza: “Tra l’altro come la Marina militare non è nuova a queste operazioni di alto profilo investigativo con cui tenta di scovare chi si rivolge al Pdm per denunciare delle situazioni che mettono in pericolo la sicurezza e la salute degli equipaggi. Già lo scorso anno ci provarono obbligando l'intero equipaggio della nave Aliseo, – spiega nel dettaglio Comellini – coinvolta nella vicenda degli spari contro una imbarcazione utilizzata dagli scafisti per trainare i barconi carichi di migranti, a rispondere ad un questionario contenente domande specifiche su di me e il movimento politico di cui sono il Segretario al solo scopo di individuare chi ci avesse informato di quanto accaduto”.

Per questo il Segretario del Pdm rimanda al mittente dell’inchiesta sugli informatori segreti: “Come ho già detto in passato, invece di investigare sui simpatizzanti del Pdm, i vertici della Marina militare si dovrebbero preoccupare di impedire con ogni mezzo che la sicurezza e la salute dei membri degli equipaggi – e la sicurezza delle navi – siano messi in pericolo, come sarebbe avvenuto nel caso della nave Spica, a causa della presenza a bordo di un elevato numero di migranti ammassati uno sull'altro sul ponte di volo in condizioni simili, se non peggiori, a quelle da cui li si è voluti salvare."

Per la cronaca va comunque ricordato che proprio Frontex informò lo scorso aprile 2015 degli spari dei contrabbandieri avvenuti durante il salvataggio di un’imbarcazione, notizia che lo stesso Osservatore d’Italia aveva riportato in seguito al comunicato “ufficiale” di Frontex: "il Frontex conferma oggi tramite un comunicato ufficiale che dei contrabbandieri lunedì 13 aprile 2015 hanno sparato diversi colpi d’arma da fuoco per recuperare una barca di legno dopo che i migranti che trasportava sono stati salvati circa 60 NM dalla Libia. L'operazione di ricerca e soccorso è stata effettuata da un rimorchiatore italiano e Guardia costiera islandese con la nave Týr messo in atto da Frontex".

 




IMMIGRATI: FORTI DUBBI SUI NUMERI DELLA TRAGEDIA.

Redazione

"Ma siamo proprio sicuri che il numero delle vittime dell'ultimo naufragio nel canale di Sicilia, sbandierato in ogni angolo dell'informazione, sia proprio quello di 900? Possibile che oltre ai 24 corpi già recuperati non sembrano essercene altri? Possibile che gli altri morti siano tutti incastrati nella stiva di una barca di soli 20 metri?
Con tutto il rispetto per le vittime e per i sopravvissuti non posso nascondere il dubbio che si stia pompando la cosa per altri scopi e fomentare odiose speculazioni politiche, in un verso o nell'altro perché, gli interessi economici che ruotano attorno a questo dramma dell'umanità, sono talmente diffusi e importanti che ogni buon sentimento scompare al loro cospetto. Questa storia per certi versi comincia a somigliare sempre di più alla super cazzola del finto sequestro del peschereccio Airone avvenuto venerdì scorso." Lo dichiara Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm) in merito alla vicenda del naufragio di un barcone di migranti avvenuto domenica scorsa nel canale di Sicilia




DIFESA, COMELLINI (PDM): 100 MARĂ’ IN LIBIA? PINOTTI CHIARISCA.

di Luca Marco Comellini*

Durante la notte circa 100 “marò” dotati di armamento e attrezzature d'assalto sono stati trasportati a bordo di una unità navale LPD della Marina militare e siccome è prassi consolidata che gli eventuali cambi di equipaggi, compresi i marò, avvengono durante le soste nei porti a termine dei previsti periodi di temporaneo imbarco e che quindi è escluso possa trattarsi di sostituzione dei nuclei di protezione che operano a bordo delle unità navali impiegate nell'operazione Mare Nostrum, occorre che il Ministro della difesa chiarisca immediatamente se il contingente di militari italiani è destinato a svolgere operazioni di sicurezza e soccorso in Libia dove operano già altri militari impegnati come istruttori per le forze locali libiche, che domani, in parte, verranno fatti rientrare in Italia, oppure se le truppe trasportate con gli elicotteri sull'unità navale da trasporto anfibio siano destinate ad altre operazioni e se queste siano state autorizzate dal Parlamento.

Segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e Forze di polizia (Pdm)