Immigrazione, Conte: “L’Italia non è più sola”

I 28 leader hanno trovato un accordo sulle conclusioni del consiglio Ue, inclusa l’immigrazione: lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo Tusk, al termine di vertice durato 13 ore e mezzo. “Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale”. Lo ha detto il premier Conte lasciando i lavori del vertice Ue. Nel documento finale approvato dall’Ue è “passato un nuovo approccio per quanto riguarda i salvataggi in mare: d’ora in poi si prevedono azioni basate sulla condivisione e quindi coordinate tra gli stati membri”. Passa la proposta dei centri di “accoglienza per consentire lo sbarco e se il caso il transito dei migranti anche in paesi terzi. E in Europa si possono creare anche centri di accoglienza nell’ambito degli stati membri ma solo su base volontaria”. Nel documento approvato dall’Ue “è affermato il principio che chi arriva in Italia arriva in Europa e che tutte le navi che arrivano nel mediterraneo devono rispettare le legge quindi anche le ong e non devono interferire con la guardia costiera libica”.




IL DEBITO INDEBITO

di Maurizio Costa

L'Europa chiede e l'Italia risponde, ma questa volta con riserva. Il Consiglio europeo ha adottato la nuova agenda quinquennale che indirizzerà le politiche economiche e le sanzioni dei vari Paesi europei. Matteo Renzi, stufo di ricevere solamente raccomandazioni, si è imposto e ha inserito in questo documento una clausola: il rigore che impone l'Europa, per quel che riguarda il debito pubblico e il Pil, sarà più modesto se si promettono riforme che aumentino il Prodotto interno lordo o che diminuiscano il debito. Ricatto? No, solamente un allentamento per favorire la crescita. In Italia il debito è il 135% del Pil (il tetto medio europeo è al 60%) e il governo vuole rinviare il pareggio di bilancio al 2016; un comportamento che non sta bene all'Europa dei "precisi". La Germania, per esempio, ha un rapporto deficit/Pil allo 0,0% e non lesina sulle lezioni da impartire all'Italia. Il nostro debito pubblico ha raggiunto quota 2.100 miliardi solamente perché l'Italia non riesce a pareggiare le entrate con le uscite ed è costretta ad emettere obbligazioni che non vengono coperte. In questi casi il rigore non serve, bisogna dare più aria all'economia e non imbrigliarla in una cella. Il documento quinquennale sarà la svolta decisiva per allentare il rigore europeo?