Programma di governo? Prolungare l’emergenza coronavirus!

A quanto pare, a settembre le scuole di ogni ordine e grado riapriranno i battenti, per accogliere sui loro banchi milioni di alunni, dalle primarie (che brutto, preferivo ‘elementari’) fino all’ultimo anno di liceo.

Il panorama non è incoraggiante: anzi, decisamente desolato e angosciante. Infatti i nostri figli e nipoti saranno messi in una teca di plexiglas, come gli insetti da collezione, e in più, oltre ad osservare una distanza sanitaria stabilita ‘ad oculum’, senza una reale consistenza scientifica (c’è chi giura su di un metro, chi su uno e mezzo, chi addirittura su quattro: ma quattro sono troppi, un’aula diventerebbe uno stadio di calcio), ognuno dei milioni di ragazzini e ragazzine dovrà indossare una mascherina, naturalmente di produzione statale, dati i costosi macchinari importati, pare dalla Cina, per produrre UN MILIARDO di mascherine chirurgiche al mese, stretto fabbisogno per tutti noi.

Intanto chi è stato a scuola (non possiamo giurare su ognuno dei nostri componenti l’attuale governo, e sul loro grado di istruzione, altamente variabile: abbiamo avuto un ministro dell’Istruzione con la terza media, abbiamo un segretario di partito con il diploma di odontotecnico e un ministro degli Esteri chissà come) ricorda benissimo quanto sia difficile tenere incollati ai banchi gli alunni, ricorda l’odore di chiuso che si sprigiona dall’aula alla fine dell’ora di lezione, ricorda soprattutto quanto sia difficile tenere a bada venti o più anime innocenti dopo un’ora di immobilismo.

Ancor più se in quel giorno le ore sono quattro, o cinque. Ai miei tempi eravamo anche quaranta, in classe, e si adottava il turno pomeridiano alternato: ma la nostra ‘leva’ era abbondante. Dopo la guerra le coppie volevano ricominciare a vivere, e crescere i figli non era così difficile: la madre a casa, senza volersi ‘realizzare’, ma sentendosi già realizzata come madre e moglie; il padre al lavoro, e la domenica la passeggiata e il gelato, in una città (parlo della mia città natale, Bari) che permetteva di camminare in piena sicurezza, e in cui potevi passeggiare al Lungomare con altre centinaia di persone – sorridenti.

Oggi l’espressione più comune è ‘ingrugnato’, e nessuno è più sicuro di poter passeggiare in luoghi affollati. In più, oggi c’è la guerra alla famiglia, e sappiamo da che parte arrivi. Comunque, i tempi sono cambiati, come è giusto che sia, – tranne la volontà di distruggere la famiglia naturale – e non si può continuare a vivere in un modo che non rispecchia la realtà che troviamo fuor della porta. Solo che oggi è molto più difficile e costoso crescere figli. Soprattutto in uno Stato come è diventata l’Italia. Leggiamo che altri governi, anche europei, adottano politiche di incentivo alla procreazione e all’assistenza non solo dell’infanzia, ma anche della coppia genitoriale. Sono Stati nordici, lontani da noi milioni di anni – e magari con altri problemi. Noi abbiamo iniziative effimere e inefficaci: si sente ogni tanto parlare di ‘bonus bebè’ e altre menate simili, ma sono come gli ottanta euro di Renzi: solo politica. Infatti nulla ha risolto la nostra situazione di decremento demografico, tranne l’importazione di coppie meglio disposte alla procreazione, dagli stati africani e arabi. Ma non è questo il tema di oggi.

Quello che colpisce di un ministro – o ‘ministra’, termine che non fa pensare al Parlamento, ma piuttosto al pranzo di mezzogiorno – come la Azzolina, per quanto qualificata a termini di curriculum, ma assolutamente senza esperienza di governo,  è la sua prontezza nello stabilire che occorrono quattro miliardi di euro per riparare le scuole in degrado, e non solo, ma per impiantarne di nuove perché, ‘per non creare problemi alle famiglie’ (Azzolina dixit), non si pensa di adottare il doppio turno quotidiano, come era anche una volta, quando, appunto, le classi erano troppo numerose, ma piuttosto di creare nuovi impianti per contenere gli alunni costretti alla distanza ‘sociale’.

Questo ha comportato anche un nuovo computo (chissà perché) dell’ora di lezione, che passa da 50 a 40 minuti; cosa inspiegabile, visto che il doppio turno non si concretizzerà. Altra innovazione, oltre alle mascherine e alla distanza, è il fatto che ogni ragazzino sarà chiuso in una teca di plexiglas, così da non poter avere un sia pur fortuito contatto con il compagno – non più di banco. Non basta: saranno fornite visiere trasparenti come quelle indossate da medici e infermieri a contatto con infezioni conclamate. Andare a scuola con la celata sarà come affrontare una lizza medioevale – o giù di lì. E fin qui, per chi in Italia ha seguito le ultime acrobazie di governi come quello che abbiamo attualmente, tutto normale: nel senso che ormai le cose che potrebbero meravigliare gli Italiani sono veramente da scoprire. Normale è la mafia, normali le mazzette, normali le stravaganze di alcuni giudici, normali le uscite dalle carceri senza aver scontato neanche metà della pena, normali gli uxoricidi (non femminicidi, termine coniato con animo certo non sereno), normale il fatto che i nostri ministri siano ‘scelti’ con criteri politici e non di merito o di competenza.

Tutto normale – per noi, che in Italia ci viviamo da sempre. Ma quello che colpisce i meno sprovveduti è il fatto che le misure di protezione – mascherine, plexiglas, distanze – siano già previste nella loro essenza fino a settembre. Mentre da tutte le parti si grida alla fine di una pandemia che, secondo alcuni che fanno i conti dei morti secondo la statistica dei preventivi, non esiste. E per alcuni non è mai esistita. Salta agli occhi il fatto che per tre mesi tutti i morti in ospedale sono stati attribuiti al virus: nessuno è più morto di appendicite, di cancro, di morbillo micidiale (Lorenzin), di infarto, di trauma cranico, di indigestione, di coma etilico, di overdose, di unghia incarnita, o di altre affezioni. Qualcuno aveva interesse ad ingrossare le file delle ‘morti Corona’?

Perché, come in Germania, non sono state fatte almeno alcune autopsie, per stabilire se le morti fossero avvenute ‘per’ Coronavirus o ‘in conseguenza’ di Coronavirus? Ora, non vogliamo negare le file di camion militari e i crematori con lista d’attesa. Ma non abbiamo mai potuto capire – e questo sarebbe stata la prima cosa da spiegare a noi cittadini – che cosa sia, o cosa fosse questo virus. Che fosse Corona lo sappiamo bene. Ma abbiamo anche, fra le righe, imparato che di Corona ogni anno ne abbiamo ospitato uno: il membro di una famiglia numerosa e mutevole. Questo, pare, era, o è, il diciannovesimo – non importa il nome che gli vogliamo dare. E sembra che, come gli altri, si metterà a cuccia, continuando, forse, a sopravvivere. Ma Corona è anche il virus del raffreddore. E allora? Come prevedere che a settembre sarà ancora micidiale? Come impostare un anno scolastico – fra tre mesi – con lo stanziamento di quattro miliardi per rinnovare gli istituti scolastici, quando fino ad oggi, nonostante le ripetute denunzie di inadeguatezza abbiamo sopportato che il soffitto delle aule cadesse sulle teste dei ragazzi durante le ore di lezione? Perché proprio ora? Perché imporre e prevedere l’uso di mascherine ancora a settembre? Perché prevedere l’uso di visiere e diaframmi di plexiglas come se le lezioni si svolgessero in una corsia di terapia intensiva? Forse il nostro governo ha degli interessi nella vendita delle mascherine e degli aggeggi di plexiglas, già installati in tutti i supermercati e farmacie?

E i quattro miliardi che la Azzolina chiede per lavori di adeguamento: sappiamo che gli appalti sono il boccone preferito di certa gente, c’è forse qualcuno che già si sta leccando i baffi? È proprio necessario spendere questo denaro, oltretutto preso a prestito dalla BCE? Ma soprattutto: a chi conviene che il virus Corona sopravviva fino a settembre, il che giustificherebbe tutto il denaro speso e preventivato? Posto che le mascherine chirurgiche sono monouso – quelle prodotte in Italia – di quante mascherine avremmo bisogno, solo per la scuola? E come e dove e da chi saranno smaltite? E chi potrà lucrare sullo smaltimento e sul riciclo? Proprio perché siamo Italiani e sappiamo come vanno queste cose, possiamo dire che, a dir poco, c’è poca trasparenza in questa operazione. Come in quella della ‘ministra’ Bellanova e dei 500 (o 600) mila regolarizzazioni di ‘braccianti’, o supposti tali, irregolari, già ritenuti non idonei dai nostri coltivatori diretti. Sappiamo purtroppo sulla nostra pelle che in politica è come in prestidigitazione: guarda la mano sinistra e intanto la destra agisce (o viceversa) e il trucco è confezionato.

Come disse l’onorevole Amato quando si trattò di fare entrare l’Italia nell’area euro: si va avanti e si vede cosa succede. Se nessuno protesta, si continua fino al punto di non ritorno. Oggi il 30%, pare, dei pubblici esercizi non riaprirà l’attività, e questo impoverisce tutti noi. Il governo, dopo tanti proclami, non ha ancora fatto l’unica cosa che avrebbe dovuto, cioè mettere soldi liquidi in tasca a negozianti, ristoratori, artigiani, eccetera. Qualcosa è arrivato filtrando fra le strette maglie della burocrazia, ma in cifre insufficienti. L’Italia è un paese terremotato, dove c’è tutto da rifare. Ma c’è qualcuno che rifarà prima degli altri. Ci chiediamo soltanto: come fa questo qualcuno a prevedere una sussistenza virale ancora a settembre, ciò che renderebbe necessarie- e non superflue – le misure programmate? Si chiama per caso Otelma? Oppure il virus sopravviverà per volontà politica? E soprattutto: di che portata sarà il business vaccinale su cui pare già si stiano accapigliando Bill Gates e suoi omologhi? Di che portata sarà la presunta e annunciata obbligatorietà di vaccinazione, comunque anticostituzionale, e che discriminazione – anch’essa contro la Costituzione – comporterà in chi non voglia sottoporvisi? E la App ‘Immuni’, fino a che punto sarà uno strumento di controllo nei nostri confronti? E il registrare i nostri contatti, mantenendone notizia fino a un mese, non somiglia tanto ad una disposizione sovietica vecchia maniera, quando invece siamo ormai tutti tracciabili con dispositivi palesi ed occulti? Il tracciato sui pavimenti dei luoghi pubblici, fino a che punto condizionerà la nostra idea di libertà, quando lo Stato ci dice perfino dove mettere i piedi al supermercato, alla Posta, o altrove? E soprattutto: a chi conviene mantenere una condizione di emergenza, sia pur creata ad arte?




Veneto, casi coronavirus in picchiata e zero contagi

Zero positivi e zero morti: oggi per la prima volta in Veneto non vede crescere i numeri legati al Coronavirus. I positivi restano fermi a 19.183 (1.085 quelli attualmente positivi al Covid) e i decessi a 1.954 tra morti ospedalieri e non. Una tendenza già anticipata dai dati di ieri sera che vedevano una crescita di 1 positivo e solo 3 decessi.

Non si registrano nuove positività al Covid-19 in Sardegna, invariato anche il numero delle vittime (131). È quanto rilevato dall’Unità di crisi regionale nell’ultimo aggiornamento. Sono 1.362 i casi complessivamente accertati dall’inizio dell’emergenza. In totale nell’Isola sono stati eseguiti 63.172 test. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 11, di cui 1 in terapia intensiva, mentre 48 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 1.130 pazienti guariti (+2 rispetto al dato precedente), più altri 42 guariti clinicamente. Sul territorio, dei 1.362 casi positivi complessivamente accertati, 252 sono stati accertati nella Città Metropolitana di Cagliari, 99 nel Sud Sardegna, 60 a Oristano, 79 a Nuoro, 872 a Sassari




Covid-19, si conferma trend in calo: oggi il dato più basso dal 29 febbraio

Sono 230.158 i contagiati totali per il coronavirus in Italia, 300 più di ieri.

Il dato comprende attualmente positivi, vittime e guariti. In Lombardia sono quasi il 50%, 148 in più. Ieri l’incremento nazionale era stato di 531.

Il dato è stato reso noto dalla protezione civile

Quattro regioni – Umbria, Calabria, Molise e Basilicata – e la provincia autonoma di Bolzano registrano zero nuovi contagiati. Solo 300 nuovi positivi al coronavirus trovati in Italia nelle ultime 24 ore: è il dato più basso dal 29 febbraio, praticamente dall’inizio dell’emergenza, pur tenendo conto che si riferisce alla domenica e che come sempre nel weekend sono stati effettuati pochi tamponi, 35.241. La percentuale di positivi rispetto ai tamponi è dello 0,85%, la più bassa da sempre, come del resto quella dei positivi sui nuovi casi testati (escludendo i tamponi di controllo), all’1,4%. In sostanza ogni mille tamponi si trovano 14 positivi.

Sono 92 le vittime del coronavirus nelle ultime 24 ore in Italia

I morti salgono così a 32.877. Ieri l’aumento era stato di 50 vittime, con la Lombardia che non aveva segnalato deceduti. Oggi la regione ne comunica 34. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.
Si conferma comunque il trend in calo: sono 55.300 i malati di coronavirus in Italia, 1.294 meno di ieri, quando il calo era stato di 1.158. Sono invece 541 i pazienti ricoverati in terapia intensiva per Coronavirus, 12 meno di ieri. Di questi, 196 sono in Lombardia, uno meno di ieri. I malati ricoverati con sintomi sono invece 8.185, con un calo di 428 rispetto a ieri, mentre quelli in isolamento domiciliare sono 46.574, con un calo di 854 rispetto a ieri. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile.
La Lombardia conferma zero decessi segnalati ieri: la Regione conferma che i flussi della rete ospedaliere e delle anagrafi comunali non hanno segnalato alcun decesso domenica 24. Dunque i 34 morti comunicati oggi fanno riferimento all’aggiornamento odierno.




Roma nella Fase 2: vince la mobilità privata rispetto ai trasporti pubblici

ROMA – Lockdown terminato, almeno fino alla prossima verifica della curva dei contagi. Il trasporto pubblico capitolino, sotto la lente di ingrandimento, sembra essere riuscito a incassare la botta, soprattutto perché, in questa prima giornata, romani e non hanno preferito spostarsi con l’auto. Mancanza di fiducia? Paura del virus? Può darsi.

Dunque, anche Roma, come le altre città d’Italia, oggi si confronta con le prime riaperture delle attività produttive in occasione dell’avvio della fase 2 dell’emergenza sanitaria. E torna il traffico fin dalle prime ore dell’alba, una riprova della scarsa propensione a fruire dei mezzi pubblici. Il servizio Luceverde segnala code in via del Foro Italico, fra via Salaria e viale di Tor di Quinto in direzione della galleria Giovanni XXIII; in via Cassia all’altezza di via al Sesto Miglio a causa di un incidente. Traffico anche in via Flaminia Nuova con code all’altezza del Grande raccordo anulare in direzione centro e rallentamenti sono segnalati in piazza di Porta Capena all’altezza di via dei Cerchi a causa di un incidente.

Neanche il ritorno in vigore della sosta a pagamento (strisce blu) è riuscita a dissuadere i romani dal prendere l’auto, com’era nelle intenzioni dell’Amministrazione. Incentivati, quasi sicuramente, dalla prorogata sospensione della ZTL. Che ha scatenato le ire di Legambiente Lazio: «Tutto sbagliato, sono scelte allucinanti e dannose per l’ambiente», dichiara il Presidente Roberto Scacchi, «che mostrano l’incapacità di costruire una città migliore. Senza ZTL si apre al traffico di auto ovunque e poco importa se a chiacchiere si punta su bici e pedoni, la realtà è tutta un’altra a quanto pare. Per mantenere distanziamento su Bus e Metro, oltre a dire che ci sarà un limite all’accesso bisogna ripartire con la cura del ferro e potenziare enormemente le flotte, ma a Roma non è arrivato neanche un mezzo in più. Per favorire bici, pedoni e micromobilità si dovrebbero realizzare percorsi idonei e liberare le strade dalle auto, utilizzare al meglio le aree protette e i parchi romani ma succede l’esatto contrario».

E mentre le strade sono intasate, e l’aria si riempie di smog, bus, metro e ferrovie in mano all’Atac restano semivuoti. Fin dalle prime ore del mattino sono state registrate file, alle fermate delle metropolitane, dove sono stati disposti controlli per favorire l’ingresso a scaglioni degli utenti e per garantire il rispetto del distanziamento sociale, ma tutto è rientrato nella norma. Flusso scorrevole e gestito dagli operatori senza contraccolpi, seppur con qualche eccezione. Su twitter, Roberto N scrive: «Fermata metro San Giovanni direzione Ottaviano. Nessuno che controlla il distanziamento. Due persone sedute correttamente per non venire alle mani si sono dovute alzare, perchè un prepotente si è seduto tra di loro e non si è voluto alzare». Altri invece fanno notare che sulla banchina Battistini non era stata apposta stamattina la segnaletica orizzontale, strisce e pallini a terra per indicare il distanziamento. Tuttavia gli altoparlanti invitano ripetutamente i passeggeri a mantenere la distanza e i convogli viaggiano con una frequenza e una velocità più alte, rispetto alla prima fase. Nelle stazioni di transito della metropolitana è invece consentito l’accesso e l’uscita soltanto da alcuni ingressi, gli altri sono chiusi per moderare i flussi. In alcune stazioni centrali, come quella di Repubblica, sono presenti agenti di Polizia che presidiano la piazza anche perché sono stati intensificati i controlli laddove ci sono bar e altri punti ristoro per evitare assembramenti.

Situazione sotto controllo anche nella ferrovia Roma-Viterbo, altra sorvegliata speciale. «È sicuramente una giornata di rodaggio», tiene a precisare il Presidente del Comitato Pendolari Fabrizio Bonanni, «non ci sono assembramenti segnalati nelle stazioni, ma il polso della situazione ce lo avremo questa sera, al rientro, abbiamo la sensazione che da Flaminio potrebbero esserci problemi. Atac ha soppresso un ulteriore treno extraurbano delle ore 14.20 da Piazzale Flaminio, quindi la prima corsa utile da Roma a Viterbo è delle ore 15. Come al solito la tratta Viterbo-Catalano resta isolata, dalle 18 in poi non ci sono più treni, un altro problema è derivato dal fatto che dalle 18 alle 19.40 non è stata inserita una corsa extraurbana. Viviamo alla giornata».

Tutt’altro che tranquilla invece, la giornata nella Roma-Lido. «È mancato un treno questa mattina», racconta un dipendente aziendale, «in giro c’erano 7 treni, uno in meno a quelli programmati. Intasamento e assembramenti alla stazione Magliana, come previsto. C’è un problema di base, il personale ex-verificatori, deputati dall’Azienza ai contingentamenti, monta alle ore 7. Quindi prima ha fermato gli utenti all’ ingresso senza mascherina, cosa che è stata causa di numerose discussione tra personale di macchina e utenti». E le immagini pubblicare dagli utenti nel gruppo Facebook Il trenino parlano da sole. Ritraggono convogli pieni, nei quali la distanza sociale e le altre misure di contenimento sembrano essere una chimera. Prevedibile.

A conti fatti, in questa prima parte della “Fase 2”, la mobilità privata stravince rispetto al trasporto pubblico, volente o nolente. Ma se i cittadini avessero scelto quest’ultimo, il sistema avrebbe retto? Si vedrà nei prossimi giorni, certo è che la risposta di questa mattina, una sconfitta a dirla tutta, denota scarsa fiducia nei confronti del comparto trasportistico capitolino. Segno evidente che occorre dare una seria svolta alla politica sui trasporti per liberare la Capitale dalla morsa delle lamiere e delle polveri sottili.




Sibylla Biotech e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn): scoperte 35 molecole per combattere il virus SarsCoV2

Scoperte 35 molecole per combattere il virus SarsCoV2, grazie a una potenza di calcolo analoga a quella che l’Italia ha utilizzato per scoprire il bosone di Higgs; una appartiene alla famiglia dell’idrossiclorochina. Descritte sul sito ArXiv, ora potranno affrontare i test per capire se potranno diventare farmaci anti-Covid-19.

Sono state selezionate fra le 9.000 analizzate dal progetto guidato dall’azienda Sibylla Biotech e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

Le molecole, che adesso potranno cominciare il percorso di test in laboratorio per capire se potranno diventare futuri farmaci anti Covid-19, agiscono impedendo al nuovo coronavirus di legarsi alla sua nelle cellule umane. Spin-off dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e delle università di Trento e Perugia, la Sibylla Biotech ha individuato due bersagli per le nuove molecole: sono due tasche che si trovano nella struttura principale porta d’ingresso utilizzata dal nuovo coronavirus per invadere le cellule umane, il recettore Ace2 che, oltre che sulle cellule dell’apparato respiratorio, si trova su quelle di molti altri organi, compresi cuore e intestino. Le tasche sono due stati intermedi che la struttura della proteina Ace2 assume ripiegandosi su stessa ed entrambe possono diventare due ‘talloni d’Achille’ per il coronavirus.

Una volta individuate grazie ai calcolatori messi a disposizione dall’Infn, le due tasche sono state confrontate con i circa 9.000 farmaci già commercialmente disponibili oppure in fase di sperimentazione clinica per verificare quali, fra questi sono state individuate le 35 molecole promettenti. Fra queste una appartiene alla famiglia chimica dell’idrossiclorochina e verrà valutata in laboratorio con altre sei molecole della stessa famiglia.

L’idrossiclorochina sembra limitare la replicazione del virus in vitro, ma le sue potenzialità contro la Covid-19 sono discusse e controverse. Nell’ipotesi, ancora da dimostrare, di una qualche efficacia clinica, l’analisi condotta da Sibylla Biotech potrebbe contribuire a spiegarne il meccanismo d’azione molecolare e alla messa a punto di protocolli clinici mirati. Su richiesta, Sibylla mette liberamente a disposizione la ricostruzione a livello atomico delle tasche di legame di ACE2, affinché chi possiede molecole proprietarie possa eseguire dei test al computer e quindi in laboratorio su questi bersagli.

Tutti i dati sulle liberamente accessibili

Sono liberamente accessibili alla comunità scientifica i dati relativi alle 35 molecole individuate dalla ricerca condotta dalla Sybilla Biotech e dall’ dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Lo rende noto Lidia Pieri, amministratore delegato di Sibylla Biotech, spin-off e delle università di Trento e Perugia. “Le informazioni che otteniamo sono liberamente al servizio della comunità. Chiunque può utilizzarle per cercare una cura. Noi intanto continuiamo a portare avanti la ricerca fin dove possiamo spingerci con i nostri mezzi”, ha rilevato.

“In questo momento storico – ha proseguito Pieri – chiunque abbia un’idea e i mezzi per poterla sviluppare, anche se solo in parte, deve scendere in campo”. Soddisfatto del risultato il presidente dell’Infn, Antonio Zoccoli, perché “testimonia le promettenti prospettive che la ricerca fondamentale in fisica può aprire in altri campi, con lo sviluppo di applicazioni spesso all’inizio inaspettate” ed “evidenzia il valore e l’efficacia dell’approccio multidisciplinare nella ricerca, ancor più quando si deve far fronte comune nelle grandi sfide scientifiche, come quella che oggi ci vede tutti coinvolti, contribuendo ognuno con le proprie competenze per contrastare la pandemia”.

Manfredi, un ‘traguardo brillante’

Un “traguardo brillante” e indica il ruolo civico della ricerca: è il commento del ministro per l’ Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi, alla scoperta delle 35 molecole contro il nuovo coronavirus da parte di Sibylla Biotech e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). “I primi brillanti risultati ottenuti nella ricerca di terapie contro il Covid-19 – rileva Manfredi – sono, ancora una volta, la conferma che il lavoro di un ricercatore ha anche e soprattutto un ruolo civico”.

Quello che la scienza produce “non è avulso dalla realtà, anzi guarda alla società, alla salute delle persone, alle necessità intervenute”, prosegue il ministro riferendosi alla scoperta nata dalla collaborazione fra un ente pubblico di ricerca e da una spin-off di due università, quelle di Trento e Perugia, e dello stesso Infn. “L’emergenza Coronavirus ci ha imposto una sfida decisiva: dimostrare che la ricerca ha la capacità di ottenere risultati importanti anche in tempi rapidi, adattando i suoi studi alle esigenze sopravvenute. In questo processo – conclude – è fondamentale mettere in sinergia le competenze per rendere più rapida l’azione di contrasto al virus”.




Coronavirus, curva in discesa. Speranza: “Possiamo guardare con fiducia al futuro, ma con cautela”

“La curva si è piegata, possiamo guardare con fiducia al futuro, ma con cautela” ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza nel corso dell’inaugurazione dell’Edificio Alto Isolamento dell’Istituto Spallanzani di Roma . Ci sono le condizioni per programmare il domani ma con i piedi ben piantati nell’oggi. Il virus circola ancora nel nostro territorio, guai a pensare che la battaglia sia vinta. Abbiamo creato le condizioni ma adesso prudenza e gradualità massima, siamo davanti a un nemico difficile”.
“Dalle curve del contagio si vede oggi una situazione diversa rispetto alle settimane precedenti: questo grazie alle misure drastiche che abbiamo adottato ma anche grazie agli italiani che sono stati all’altezza della sfida drammatica”, ha detto ancora Speranzai Roma. “Ci siamo trovati tutti di fronte a un fatto epocale che sarà ricordato sui libri di storia – ha detto ancora – Uno tsunami che ha sconvolto le vite di ciascuno di noi. Lo Stato, le istituzioni, le regioni hanno risposto con forza e determinazione a questa onda anomala entrata nelle nostre vite. In poco tempo le Regioni, le comunità, i presidi sanitari hanno messo in campo una sfida nuova”.

“Le istituzioni ci sono: qui c’è stata una Regione all’altezza, che ha affrontato con coraggio una sfida tremenda, una Regione dove c’è la Capitale: ne va dato merito al presidente Zingaretti e all’assessore D’Amato”.

Conferenza stampa all’Istituto superiore di sanità sull’andamento epidemiologico del Covid-19

La situazione epidemiologica è nettamente migliorata – ha detto il presidente dell’Istituto Silvio Brusaferro -, ma c’è una circolazione del virus che continua e di cui tener conto, e ci vuole cautela nelle misure di riapertura.

Il numero dei casi di Covid-19 “si sta riducendo dappertutto, ma è ancora necessaria prudenza rispetto alle misure di riapertura perché la situazione è diversificata nel Paese”.

“La curva mostra che i sintomatici si riducono, ma ci sono ancora casi, anche questi però in riduzione. Aumenta l’utilizzo dei tamponi. Crescono gli asintomatici o coloro che hanno patologie lievi e si riducono i pazienti critici. Inoltre le età più avanzate, con più patologie, sono a maggior rischio mortalità”.

La maggiore concentrazione dei casi “si ha nelle Rsa, a livello familiare e al lavoro”, ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Brusaferro. Inoltre, ad aprile, ha detto, “sono aumentati i casi tra le donne”.




Covid-19, torna lo spettro contagi in Cina e la Svezia fa “Mea culpa”

La Cina ha annunciato 97 nuovi casi “importati” di coronavirus, il numero più alto dall’inizio di marzo. Solo due i casi locali, secondo quanto annunciato dal ministero della Salute cinese. Le autorità sono preoccupate da una nuova ondata di Covid-19 portata dall’esterno tanto che le frontiere restano chiusi a quasi tutti gli stranieri. Rimane tuttavia il problema dei cinesi che ritornano a casa dall’estero. Oggi a Pechino il livello di allerta sulla salute è passato da “verde” (“nessun problema”) ad “arancione”, che prevede l’obbligo di restare in isolamento a casa propria.

Sono stati 1.920 i morti per coronavirus negli Stati Uniti nelle ultime 24 ore. E’ quanto emerge dalle rilevazioni della Johns Hopkins University. Intanto le scuole nella città di New York resteranno chiuse per il resto dell’anno accademico: non riapriranno fino a settembre. Lo annuncia il sindaco di New York Bill de Blasio. New York ha il sistema di scuole pubbliche più grande degli Stati Uniti con 1,1 milioni di studenti. Le scuole nella città sono state chiuse il 16 marzo a causa dell’epidemia di coronavirus.

Il numero dei contagiati da coronavirus in America latina ha superato oggi quota 60.000, di cui oltre 2.503 morti. E’ quanto emerge da una statistica elaborata dall’ANSA sulla situazione esistente in 34 nazioni e territori latinoamericani. In appena 36 ore la regione è passata dai 50.037 casi confermati il 10 aprile ai 60.300 odierni. Le vittime fatali nello stesso periodo sono cresciute di 442 unità.

Volano i contagi in Svezia, il premier fa mea culpa – “Non abbiamo fatto abbastanza”. Per la prima volta dall’inizio della guerra contro il coronavirus la Svezia ammette che la sua decisione di rimanere neutrale ha fallito. Il premier socialdemocratico Stefan Lofven si assume le sue responsabilità ma senza prendere per il momento nessuna decisione sull’inasprimento delle misure. Ma la preoccupazione per i contagi e le vittime che aumentano, rispettivamente a 9.685 e 870 casi, c’è. Soprattutto alla luce del fatto che la Svezia è il Paese con il numero più basso di posti in terapia intensiva. Se la situazione dovesse aggravarsi il Karolinska Institute dell’università di Stoccolma avrebbe chiesto ai medici di fare delle scelte, secondo un documento interno pubblicato in questi giorni dal quotidiano Aftonbladet. In pratica gli anziani che hanno più di 80 anni non saranno considerati una priorità così come quelle di 70 anni “che hanno un problema a un organo” e i 60-70enni “sui quali si riscontra una patologia su più di due organi”.

Altri 917 morti in Gb, 9.875 totali. Tra loro anche 11enne – Altre 917 persone sono morte in Gran Bretagna a causa del coronavirus portando il numero totale delle vittime a 9.875, secondo i dati del ministero della Salute riportati dalla Bbc. Il numero è in lieve calo rispetto ai 980 morti registrati ieri I casi di contagio sono 78.991. Delle 917 nuove vittime di Covid-19 registrate nel Regno Unito, 823 sono morte in Inghilterra, precisa il servizio sanitario. La città più colpita è Londra, con 102 vittime. Almeno 33 persone decedute avevano altri problemi di salute ed un’età tra i 29 e i 94 anni. In Scozia, sono state registrate 47 nuove vittime (542 in totale), mentre in Irlanda del Nord 15 (107 in totale). Tra le nuove vittime del coronavirus in Gran Bretagna c’è anche un ragazzino o una ragazzina di 11 anni. Lo scrivono i media basandosi sui dati forniti dal Nhs, il servizio sanitario nazionale, secondo i quali le vittime registrate oggi in Inghilterra hanno tra gli 11 e i 102 anni. Si tratta di una delle vittime più giovani finora nel Regno Unito. Secondo il tabloid Daily Mail, l’undicenne “non aveva altri problemi di salute”.

In Francia 353 morti in ospedale, 290 in ospizi – Altri 643 morti nelle ultime 24 ore in Francia per il Covid-19, 353 negli ospedali e 290 nelle case di riposo. Il totale, secondo il direttore generale della Sanità, Jerome Salomon, è quindi di 13.832 morti. Continua per il 3/o giorno consecutivo il trend positivo del calo di pazienti in rianimazione. Oggi in tutta la Francia sono scesi a 6.883. La portaerei nucleare francese “Charles de Gaulle”, sulla quale si trovano 50 marinai positivi al Coronavirus, arriverà domani nel porto di Tolone, nel sud della Francia, dove i contagiati potranno cominciare la quarantena. 

In Spagna 510 morti in 24 ore, ancora in calo – In Spagna prosegue il rallentamento dell’epidemia di coronavirus. Il ministero della sanità, rende noto El Pais, riporta che nelle ultime 24 si registrano 510 nuove vittime, in calo rispetto alle 605 di venerdì: è l’aumento più contenuto dal 23 marzo. Il numero di contagi è di 161.852. Le persone guarite sono 59.109. Il governo spagnolo ha prorogato di due settimane, fino al 25 aprile il controllo alle frontiere terrestri con Francia e Portogallo. Lo ha annunciato il ministero dell’Interno, riporta l’agenzia Efe. L’ordinanza, firmata dal ministro Fernando Grande Marlaska, entrerà in vigore a mezzanotte, e “può essere soggetta a nuove proroghe in caso di necessità”. Il ristabilimento dei controlli alle frontiere interne è entrato il vigore il 17 marzo per contenere la diffusione del coronavirus.

In Africa superata la soglia dei 700 morti – Ha raggiunto quota 700 il numero di decessi per coronavirus in Africa dove sono stati registrati 13.145 contagi in 52 dei 54 Stati del continente nero. E’ quanto emerge da dati aggiornati a questo pomeriggio da “Africa Cdc”, un’istituzione tecnica dell’Unione africana. Le guarigioni sono 2.171, sottolinea Africa Cdc in un post su Facebook. L’area più colpita, con 5.784 casi e 528 morti, è l’Africa settentrionale dove in cima alla classifica c’è l’Egitto, il Paese più popoloso, che dichiara 1.794 contagi e 135 decessi seguito dall’Algeria (1.761) che però conta più vittime (256). Il Paese col maggior numero di contagi (2.003) è il Sudafrica che però conta 24 morti. La Nigeria, il Paese con più abitanti in Africa, ha 305 casi e 7 decessi. Un altro grande Paese del continente, il Kenya, dichiara 191 contagi e 7 morti. Dalla lista si nota l’assenza degli unici due Paesi africani che non hanno dichiarato casi di Covid-19: il piccolo regno (2,2 milioni di abitanti) del Lesotho e le Isole Comore.




Coronavirus, contagi in calo: la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni

“Speriamo che Italia e Spagna siano quasi arrivate alla stabilizzazione, ma il virus non se ne andrà da solo e serve uno sforzo ulteriore”. Lo ha detto il dottor Mike Ryan dell’Oms rispondendo ad una domanda sull’epidemia di coronavirus nei due paesi. “La questione è non solo come stabilizzare i contagi, ma è come ridurre i contagi. E per far questo non è solo una questione di lockdown: andare giù con i contagi significa rafforzare lo sforzo sanitario pubblico per spingere giù il virus. Su questo bisogna concentrarsi, su quale strategia adottare per spingere già il virus”.

Sono complessivamente 75.528 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 1.648. Domenica l’incremento era stato di 3.815, più del doppio. Il dato è stato fornito dalla Protezione Civile. Si registrano 11.591 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 812. Domenica l’aumento era stato di 756. 

Crescono anche i guariti. Sono 14.620 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 1.590 in più di ieri. E’ l’incremento più alto dall’inizio dell’emergenza. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l’aumento dei guariti era stato di 646. “Oggi registriamo 1590 guariti, il dato più alto dall’inizio dell’emergenza coronavirus” in un singolo giorno, che porta il totale dei pazienti che hanno sconfitto l’infezione a 14.620″. Lo ha detto il commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione civile.

L‘Italia supera i centomila contagiati dal coronavirus. A 40 giorni dalla scoperta del ‘paziente uno’ – il 38enne di Codogno – il numero di coloro che hanno contratto il virus, comprese le vittime e i guariti, è di 101.739. “Ognuno di noi deve rispettare le indicazioni delle autorità, dobbiamo seguire l’indicazione di rimanere a casa e uscire solo per lo stretto indispensabile, perché solo rispettando queste misure riusciremo a sconfiggere il virus prima possibile”. Lo ha detto il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli in conferenza stampa commentando il dato delle oltre 6mila denunce fatte ieri dalle forze di polizia agli italiani che hanno violato i divieti. “E’ un comportamento che non va tenuto – ha aggiunto – bisogna evitare il contagio di altri persone”.

“Anche in questa giornata i dati – con la sola eccezione dei deceduti, per i quali ripeto ancora per vedere un effetto serve un intervallo temporale maggiore – sono dati in linea con quelli degli ultimi giorni: calano i positivi, pur a fronte di tamponi non inferiori ad altri giorni, quello dei ricoverati in terapia intensiva non è più marcatamente alto come a inizio scorsa settimana“. Così il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli in conferenza stampa alla Protezione civile. “Stiamo andando nella direzione giusta e non dobbiamo minimamente cambiare strategia. Non sarà un processo di ritorno alla normalità dal niente al tutto, sarà graduale, ma l’obiettivo è riuscire a contenere la situazione adesso, prevenire ulteriori focolai epidemici, specie come quelli visti (al Nord, ndr) e ripristinare il più possibile un normale stile di vita”. Così il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli.

Altri due medici si aggiungono alla lista dei decessi tra i camici bianchi per Covid-19: sono, si apprende dalla Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Guida Riva, medico di Bergamo, e Valter Tarantini, ginecologo di Forlì. Il totale dei decessi sale quindi a 63. Intanto, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità relativi a ieri, sono 8.358 gli operatori sanitari contagiati, 595 in più rispetto al giorno precedente.

Sono partiti in Italia i test preclinici di cinque vaccini contro il coronavirus. Sono tutti condotti dall’azienda biotech Takis, i risultati sono attesi a metà maggio e la sperimentazione sull’uomo potrebbe partire in autunno. Lo ha detto all’ANSA l’amministratore delegato dell’azienda, Luigi Aurisicchio. I vaccini si basano su diverse regioni della proteina Spike, la principale arma con cui il virus aggredisce le cellule respiratorie umane.

LA CURVA DEI CONTAGI E IL PICCO – Si va consolidando il ritmo con il quale stanno rallentando in Italia i casi positivi al coronavirus SarsCoV2. Si va quindi verso una sorta di plateau e la fase di discesa potrebbe iniziare nei prossimi giorni. Lo indicano i fisici che curano la pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’, rilevando che “il punto è la velocità con cui la curva scenderà: questo dipenderà dall’efficacia delle misure di contenimento”.  Secondo il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri “In queste ore, in cui viviamo un’altalena di speranza ed estrema lucidità per restare fedeli ai dati epidemiologici la curva dei contagi cresce ma si mostra più lineare, regolare. Questo vuol dire che, con i numeri a disposizione e le elaborazioni di virologi ed epidemiologi, possiamo aspettarci il raggiungimento del picco nel giro di 7-10 giorni e, ragionevolmente, la diminuzione del contagio“. Così Sileri sul blog delle Stelle dove sottolinea la necessità di fare più tamponi. “L’aumento del numero dei tamponi, per usare una parola che tutti conosciamo e che rimarrà nella nostra memoria, rappresenta la direzione giusta da seguire. Lo ribadisco da diversi giorni e la scelta di incrementare il numero dei test è stata portata a regime: i tamponi, o comunque i test diagnostici, per individuare i positivi, vanno condotti su tutte le persone esposte e/o venute a diretto contatto con una persona colpita dal virus” afferma Sileri che mette al primo posto la necessità di fare tamponi al personale sanitario “ad essi devono essere rivolti screening anamnestici da altri medici competenti, per verificare e tracciare che all’inizio e alla fine del turno di lavoro, possano essere insorti dei sintomi aspecifici o specifici”. Poi ci sono le altre categorie di lavoratori da sottoporre a test regolari e ciclici: le forze dell’ordine, i farmacisti, gli addetti nei supermarket; i giornalisti, ovvero tutti coloro che hanno un’esposizione al pubblico frequente e regolare sempre sulla guida di un medico competente. 

BANDIERE A MEZZ’ASTA NEI COMUNI – “Domani alle 12 noi sindaci, in tutta Italia, esporremo sulla facciata del Comune la bandiera a mezz’asta e osserveremo un minuto di silenzio. Sarà il nostro modo per ricordare le vittime del coronavirus, per onorare il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, per abbracciarci idealmente tutti, per essere di sostegno l’uno all’altro, come sappiamo fare noi sindaci”. Lo dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci, che ha aderito all’iniziativa lanciata dal presidente della Provincia di Bergamo, Gafforelli per i sindaci del suo territorio, e l’ha allargata a tutto il Paese. “I sindaci, da destinatari e custodi delle preoccupazioni delle comunità che amministrano, sopportano una forte pressione e si fanno carico di una grande responsabilità davanti ai cittadini. Nonostante la situazione di grave emergenza che viviamo – osserva Decaro – non vogliamo far prevalere lo sconforto, ma stare uniti sia nel gravissimo lutto che colpisce più duramente alcune aree del Paese, sia nella solidarietà che deve tenerci tutti insieme”.

Mascherine, visiere, camici, e guanti: quali dispositivi usare a seconda del livelli di rischio per medici e per tutti gli operatori della sanità. Lo indica un documento di aggiornamento sull’uso delle protezioni dell’Iss, approvato dal Comitato tecnico scientifico e dal ministero della Salute. L’obiettivo, spiega il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, è garantire la protezione del personale sanitario “che sta già pagando un prezzo altissimo, e proteggere anche al meglio i pazienti alla luce delle ultime evidenze scientifiche”.

La riapertura delle attività “va programmata, altrimenti non se ne può parlare”. Lo afferma a Rainews24 il virologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, secondo cui bisogna ad esempio fornire di dispositivi di protezione gli operai delle aziende e la diagnosi deve essere accessibile a tutti sia come test sia in termini di tamponi”. Non si può cioè, avverte, “mandare le persone a lavorare senza fare prima il test per vedere se sono positive”. Secondo il presidente  della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli bisognerà utilizzare test rapidi per capire quali soggetti hanno sviluppato immunità contro il nuovo coronavirus e possono dunque per primi tornare a lavoro quando ci sarà la ‘riapertura’ del Paese e delle attività. E’ questa una “ipotesi di lavoro” ed una “possibile soluzione”, afferma all’ANSA Anelli “una volta che tali test verranno perfezionati, si auspica a breve termine, e che l’Iss li avrà validati”




Gli irresponsabili del Coronavirus: stretta su chi si sposta senza motivo

L’Italia supera anche la Cina per numero di morti in un solo giorno: 475 le vittime nelle ultime 24 ore di cui 319 in Lombardia.

Il governo sta dunque valutando di prorogare oltre il 3 aprile le misure in atto e si prepara a varare una nuova stretta per tentare di arginare i comportamenti scorretti di chi ancora continua a spostarsi senza motivo, vanificando il sacrifico imposto a milioni di italiani e lo sforzo immane del sistema sanitario per contenere il coronavirus.

Le misure restrittive – spiega il premier Giuseppe Conte in una intervista al Corriere della sera – funzionano, e quando si raggiungerà il picco, e il contagio comincerà a decrescere, non si potrà tornare subito alla vita di prima. Pertanto, i provvedimenti del governo – dalla chiusura di molte attività a quello sulla scuola – non potranno che essere prorogati. Conte invita tutti al buon senso, poi fa sapere che si lavora ad un decreto per lo sblocco di investimenti pubblici per decine di miliardi e a un intervento a tutela delle aziende strategiche italiane.

Anche dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, dalle colonne di Repubblica, arriva un appello perché ciascuno diventi controllore di se stesso in questi giorni, anche per evitare eventuali ulteriori restrizioni.

Sono giorni cruciali, spiega Lamorgese, e tutti si devono impegnare perché l’emergenza possa essere superata. Quindi, utilizzare consapevolmente quegli spazi di movimento che ora sono consentiti, ed evitare stili di vita superficiali e disinvolti: uscire di casa soltanto se strettamente necessario.




Coronavirus, i dati ufficiali in Italia al 12 marzo

Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del nuovo Coronavirus sul territorio nazionale i casi totali comunicati dal Ministero della Salute alle ore 18 del 12 marzo sono 15.113, al momento sono 12.839 le persone che risultano positive al virus. Le persone guarite sono 1.258.

I pazienti ricoverati con sintomi sono 6.650, in terapia intensiva 1.153, mentre 5.036 si trovano in isolamento domiciliare.

I deceduti sono 1.016, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.




Emergenza coronavirus, #iorestoacasa: tutta l’Italia zona protetta

“I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e purtroppo delle persone decedute. Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo a queste norme più stringenti”. Lo dice il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione “io resto a casa”. Ci sarà l’Italia come zona protetta”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Sulla nuova misura del governo c’è stato “il plauso delle Regioni”. Lo dice il premier Giuseppe Conte che annuncia di aver informato il presidente della Repubblica “Ho informato il presidente della Repubblica”, ha aggiunto.

Non c’è ragione per cui proseguano le manifestazioni sportive, abbiamo adottato un intervento anche su questo”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il decreto sarà firmato questa sera ed entrerà in vigore domani mattina.

Portiamo la sospensione dell’attività didattiche sino al 3 aprile su tutta la penisola isole comprese” annuncia il premier Giuseppe Conte.

Sono 7.985 i malati per coronavirus in Italia, con un incremento di 1.598 persone rispetto a ieri. Il nuovo dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli nella conferenza stampa alla Protezione Civile. Le persone guarite sono 724, 102 in più di ieri ha affermato il commissario per l’emergenza.

Sono 463, 97 in più di ieri, i morti legati al coronavirus in Italia. I  malati ricoverati in terapia intensiva sono 733 per coronavirus, 83 in più rispetto a ieri. Il dato è stato fornito dal commissario Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione Civile. Di questi 440 sono in Lombardia, che ha avuto un incremento in un giorno di 41 casi. Sono invece 4.316 i malati con sintomi ricoverati e 2.936 quelli in isolamento domiciliare.

Da domani distribuiremo 100 mila mascherine negli istituti penitenziari, dove sono state montate 80 tende di pre-triage” per lo screening del coronavirus nelle carceri.

In conferenza stampa sta lavorando ad una ‘progressiva omogenizzazione delle regole su tutto il territorio nazionale”. Lo ha detto il ministro Francesco Boccia, parlando in conferenza stampa alla Protezione civile. Boccia ha precisato che oltre alle regole si sta lavorando anche con le regioni per “prescrizioni e disciplina” omogenee su tutto il territorio nazionale, operazione che verrà fatta anche attraverso il confronto politico.

“Abbiamo deciso di chiudere tutti gli impianti sciistici del Paese da domani mattina con un’ordinanza di Protezione civile”. “Dobbiamo prendere atto che il buon senso che spesso abbiamo chiesto non solo non c’é stato ma c’è stata anche una operazione di marketing vergognosa. Ci riferiamo alla sollecitazione ad alcuni studenti liberi da impegni scolastici ad andare in montagna”. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia sottolineando che “operazioni pubblicitarie e di marketing come quella fatta sull’Abetone è un esempio di quello che non va fatto”.

La riunione che si è tenuta oggi in videoconferenza alla Protezione Civile con gli enti locali “sarà una riunione quotidiana per avere un coordinamento automatico con tutte le Regioni, il Presidente dell’Anci, il Presidente dell’Upi, riunito in seduta permanente ogni giorno alle ore 15 attraverso una videoconferenza presso la Protezione Civile con tutti i ministri competenti“. Lo ha detto il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia al briefing alla Protezione Civile riferendo che oggi, oltre a lui e al ministro della Salute Roberto Speranza, c’era anche la ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli.