Ustica, Cassazione condanna Ministeri a risarcire Itavia

Le Sezioni Unite della Cassazione hanno confermato la responsabilità dei ministeri di Difesa e delle Infrastrutture per l’abbattimento del DC9 dell’Itavia su Ustica del 27 giugno 1980 a causa del quale persero la vita 81 persone. Ora la Suprema Corte dovrà decidere se la somma di 265 milioni di euro basta o è eccessiva per risarcire la società Atavia che fallì dopo il caso soccombendo ai già molti debiti. La motivazione espressa è chiara: ”I ministeri hanno omesso attività di controllo e sorveglianza della complessa e pericolosa situazione venutasi a creare nei cieli di Ustica”.

38 anni fa il volo I-Tigi partiva da Bologna in direzione Palermo

quando fu colpito da un missile in cieli italiani evidentemente non protetti dai radar del Ministero della Difesa e da quello delle Infrastrutture. L’iter processuale ha visto la Terza sezione civile della Cassazione domandare alle Sezioni Unite di decidere sull’odissea giudiziaria riguardante Atavia che aveva già ottenuto, dall’assicurazione Assitalia, 3 miliardi e ottocento milioni di lire. Mentre la cifra di 265 milioni, decisa dalla Corte di Appello di Roma nel 2013, deve essere pagata dai ministeri con interessi che continuano a decorrere. Tale somma, si evince dall’ordinanza interlocutoria 15534, si compone di 105 milioni per la rivalutazione, 132 per interessi anche legali e 27 milioni per il risarcimento danno.

In seguito la Cassazione a sezioni Unite dichiara “ inammissibile” il ricorso con il quale Difesa e Infrastrutture hanno contestato di essere responsabili della caduta del volo I-Tigi per fatto illecito costituito dall’omessa supervisione dei cieli, così come aveva chiarito la Corte d’Appello di Roma con i verdetti del 2012 e 2013 con i quali si accettava la richiesta risarcitoria propugnata dall’amministrazione della compagnia. Quest’ultima fu costretta alla chiusura anche come conseguenza di una dilaniante campagna denigratoria. La battaglia giuridica fu procrastinata dalle figlie Luisa e Tiziana dell’imprenditore e fondatore di Itava Aldo Davanzali, morto nel 2005.

Subito dopo la sentenza arrivano le parole di Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione Famigliari delle Vittimi della Strage di Ustica “Ho lottato tutta la vita per la verità. Solo i figli possono vedere che il loro padre aveva ragione. Questa sentenza possa in qualche modo rendergli onore”. Ad oggi ancora rimangono ignoti i responsabili materiali della morte di 81 persone, anche se è ormai acclarato e inoppugnabile il fatto che sia stato il missile lanciato da un aereo straniero l’artefice.

Gianpaolo Plini




USTICA, CORTE PALERMO: IL DC9 FU ABBATTUTO DA UN MISSILE, LO STATO PAGHI

 

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Redazione

Palermo – Proprio così. La Corte d'appello di Palermo ha confernato la sentenza del Tribunale civile e ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti al risarcimento dei danni in favore di 13 delle 81 vittime del DC9 Itavia caduto a Ustica il 27 giugno del 1980. Secondo i giudici, che hanno ribadito le tesi del primo grado e non hanno invece accolto quelle dell'Avvocatura dello Stato, l'aereo fu abbattuto in uno scenario di guerra, con ogni probabilita' da un missile.

Il fatto. La strage di Ustica fu un disastro aereo avvenuto nella sera di venerdì 27 giugno 1980, quando un aereo di linea Douglas DC-9 della compagnia aerea italiana Itavia, decollato dall'Aeroporto di Bologna e diretto all'Aeroporto di Palermo, si squarciò in volo all'improvviso e cadde nel braccio di mare compreso tra le isole tirreniche di Ustica e Ponza. Nell'evento persero la vita tutti gli 81 occupanti dell'aereo.

Molti aspetti di questo disastro, a partire dalle cause stesse, non sono ancora stati chiariti. Nel corso degli anni sulla strage di Ustica si sono dibattute principalmente le ipotesi di un coinvolgimento internazionale (in particolare francese, libico e statunitense), di un cedimento strutturale o di un attentato terroristico (un ordigno esplosivo nella toilette del velivolo).

Nel 2007 l'ex-presidente della Repubblica Cossiga, all'epoca della strage presidente del Consiglio, ha attribuito la responsabilità del disastro a un missile francese «a risonanza e non ad impatto» destinato ad abbattere l'aereo su cui si sarebbe trovato il dittatore libico Gheddafi[7][8]. Tesi analoga è alla base della conferma, da parte della Corte di Cassazione, della condanna al pagamento di un risarcimento ai familiari delle vittime inflitta in sede civile ai ministeri dei trasporti e della difesa dal Tribunale di Palermo.

I procedimenti penali per alto tradimento a carico di alcuni esponenti dei vertici militari italiani, cui si ascrisse che avrebbero ostacolato le indagini, si sono conclusi con l'assoluzione degli imputati.

La compagnia Itavia, già pesantemente indebitata, cessò le operazioni il 10 dicembre, il 12 dicembre le fu revocata la licenza di operatore aereo (su rinuncia della stessa compagnia), e nel giro di un anno si aprì la procedura di fallimento