RIFORMA DELLA RAI: ECCO COSA CAMBIA

Redazione

La riforma, nonostante le contestazioni, si sta avviando verso la fase conclusiva. "Pagare il canone Rai? Ma non ci penso neanche. Io non ho il televisore. Arriva il bollettino da una vita e faccio la raccolta differenziata, da buon cittadino". Matteo Salvini, segretario della Lega Nord ai microfoni di '24 Mattino' su Radio 24, dice chiaro come la pensa della scelta del governo di mettere nella manovra il pagamento il bolletta del canopne Rai. Salvini ha aggiunto: "Dovrei pagarlo se ho un iPad? Ma neanche a Cuba succede! Se io fruisco di un servizio lo pago. Se io non fruisco di un servizio perché dovrei pagarlo?". Se la Rai è un servizio pubblico io sono Babbo Natale", ha aggiunto. Intanto in Aula alla Camera approda la riforma del sistema della tv pubblica.

L'introduzione della figura dell'amministratore delegato, un cda più snello non più eletto dalla Vigilanza, il presidente di garanzia. Sono i punti salienti della riforma della governance Rai, che, dopo il passaggio al Senato e le modifiche (per lo più tecniche) nelle commissioni Cultura e Trasporti alla Camera, approda domani in Aula a Montecitorio per la discussione generale. L'obiettivo del governo è arrivare al via libera definitivo di Palazzo Madama, dove il provvedimento dovrà tornare, a fine novembre. I relatori, i dem Lorenza Bonaccorsi e Vinicio Peluffo, si preparano a riformulare alcuni emendamenti accantonati in commissione, in particolare sui tempi certi di approvazione del contratto di servizio, sulla consultazione in vista del rinnovo della concessione e sulla normativa degli appalti, punto su cui promette battaglia il M5S così come su nomina e poteri del capo azienda. Dall'entrata in vigore della legge, l'attuale dg Antonio Campo Dall'Orto acquisirà le competenze previste dalla riforma per l'ad, mantenendo comunque quelle attuali.

L'ad, secondo quanto previsto dall'art.2, è nominato dal cda su proposta dell'assemblea dei soci (dunque del Tesoro), resta in carica per tre anni e può essere revocato dallo stesso consiglio. Può nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del cda (che, nel caso dei direttori di testata, se fornito a maggioranza dei due terzi è vincolante). Secondo un emendamento approvato in commissione alla Camera, assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica. Prevista l'incompatibilità con cariche di Governo, anche se ricoperte nei dodici mesi precedenti alla data della nomina; l'ad deve, inoltre, essere nominato tra coloro che non abbiano conflitti di interesse e non cumulino cariche in società concorrenti; all'ad spetta anche l'approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, oggetto di alcune modifiche in Commissione alla Camera.

Al Senato, con un emendamento di Forza Italia, è stata introdotta la figura del presidente 'di garanzia', che viene nominato dal cda tra i suoi membri, ma deve ottenere il parere favorevole della Commissione di Vigilanza con i due terzi dei voti. I componenti del cda sono sette al posto degli attuali nove: quattro eletti da Camera e Senato, due nominati dal governo e uno designato dall'assemblea dei dipendenti. Previsti precisi requisiti di onorabilità per i consiglieri.

In fase di prima applicazione della legge, al direttore generale sono conferiti i poteri dell'amministratore delegato. Un emendamento dei relatori approvato in Commissione alla Camera specifica che il dg mantiene anche le attuali competenze.

Mentre il nodo canone viene affrontato nella legge di stabilità, la riforma prevede una delega per il riordino e la semplificazione dell'assetto normativo. Al Senato è stata ridotta la sua ampiezza con la soppressione del riferimento all'evoluzione tecnologica e di mercato. IL CONTRATTO DI SERVIZIO – L'articolo 1 prolunga a cinque anni la disciplina dei contratti per lo svolgimento del servizio pubblico e potenzia il ruolo del Consiglio dei ministri, che delibera indirizzi prima di ciascun rinnovo del contratto nazionale.
 L'articolo 3 detta norme sulla responsabilità dei componenti del cda e prevede la deroga, rispetto all'applicazione del codice dei contratti pubblici, per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione o la commercializzazione di programmi radiotelevisivi e i contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie di rilevanza comunitaria.