Paura a Cosenza: tenta di decapitare il vicino di casa con una falce

Ang. Barr.
 
Cosenza – Tenta di decapitare il vicino di casa con una falce a seguito di un alterco, arrestato un 77enne. Il tragico episodio di sangue e violenza si è consumato a Rovito, comune del cosentino, dove al culmine di una lite il 77enne Salvatore Corbo ha tentato di decapitare un uomo di 39 anni che è rimasto gravemente ferito poiché colpito almeno due volte alla testa, ed è stato trasportato in ospedale con una profonda ferita alla nuca ed emorragia. La madre del 39enne si è accorta di quanto stava accadendo e le sue urla che provenivano dall’androne del palazzo hanno evitato che accadesse il peggio. La donna ha cercato di fermare l’aggressore, rimanendo ferita ad una mano. Successivamente il 77enne si è allontanato e la donna ha chiamato aiuto. Le condizioni di salute dell’uomo ferito destano preoccupazione. Successivamente la Squadra Mobile ha raggiunto il pronto soccorso, ricostruendo quanto accaduto. Gli inquirenti si sono recati inoltre a casa dell’aggressore 77enne che ha consegnato l’arma utilizzata, dotata di una lama di 30 centimetri. E’ stato accertato che tra la vittima e l’aggressore vi sia stata una lite precedentemente. L’aggressore, data l’età e su disposizione della Repubblica di Cosenza, è stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di tentato omicidio. 



COSENZA: UCCISA E BRUCIATA IN AUTO, ARRESTATO PRESUNTO ASSASSINO

Redazione
 
Cosenza – E’ stato arrestato Sergio Carrozzino, 44 anni, accusato dell’omicidio di Silvana Rodrigues De Matos, una donna brasiliana di 33 anni il cui corpo carbonizzato fu rinvenuto in data 12 dicembre 2015 all’interno della sua auto in zona Belvedere Marittimo. L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, nei suoi riguardi è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Procura della Repubblica di Paola. Gli inquirenti sostengono che l’omicidio potrebbe essere maturato a seguito di un rifiuto per un approccio protratto nel tempo. Nel tardo pomeriggio del 12 dicembre scorso la donna esce di casa per andare a fare la spesa e in quel parcheggio sarebbe stata sorpresa dall’assassino. Carrozzino era un sorvegliato speciale con obbligo di dimora a seguito di una condanna a 15 anni di reclusione per l’omicidio del fratello del cognato di Silvana Rodrigues De Manton. Nel mese di aprile del 2015 era stato scarcerato poiché aveva scontato la pena afflittagli. Per l’omicidio De Manton è stato arrestato dalle unità speciali del Carabinieri del Gruppo Operativo Calabria. 



COSENZA, VOTO DI SCAMBIO E CORRUZIONE: ARRESTATI 5 POLITICI PER ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Redazione
 
Cosenza – I Carabinieri di Cosenza hanno arrestati cinque politici con l’accusa, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio, corruzione. Sono stati arrestati anche 4 esponenti della cosca “Lanzino-Ruà” della ‘Ndrangheta, in provincia di Cosenza. I politici tratti in arresto sono stati condotti agli arresti domiciliari. I politici arrestati sono: Sandro Principe del Pd, ex Sindaco di Rende, sottosegretario al Lavoro, già assessore e consigliere regionale; Umberto Bernaudo, ex Sindaco di Rende; Rosario Mirabelli, ex consigliere comunale; Pietro Ruffolo, ex consigliere provinciale ed ex consigliere comunale. Le indagini hanno portato alla luce un “collaudato 'sistema' ultradecennale” con un intreccio politico/mafioso che ha permesso alle elezioni comunali di Rende, che si sono tenute dal 99 al 2011, di ottenere l’appoggio della cosca “Lanzino-Ruà”, il tutto in cambio di assunzioni e della gestione di locali pubblici. A condurre l’inchiesta che ha portato agli arresti sono stati i Pm della Dda di Catanzaro Luberto e Pierpaolo Bruni. Ci sono anche altri esponenti politici coinvolti nell’intricata vicenda politico/mafiosa, come l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, l’ex consigliere provinciale Pietro Ruffolo e un ex consigliere comunale di cui al momento non si conosce l’identità. La cosca “Lanzino-Ruà” veniva continuamente coinvolta nelle attività amministrative, veniva chiesto sostegno al boss detenuto per le amministrative a Rende. Gli affiliati procacciavano voti con lo scopo di favorire gli interessi della cosca. Dalle indagini sarebbe emerso che nel corso della campagna elettorale del 2014 per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, sia stato coinvolto un affiliato della cosca che oggi si trova al 41 bis. Il suo coinvolgimento serviva per appoggi elettorali. 



ORRORE A COSENZA, SOFFOCATA UNA BIMBA DI 7 MESI: FERMATA LA MADRE

Redazione Cronache

É accusata di omicidio volontario Giovanna Leonetti, biologa di 37 anni che avrebbe ucciso la figlia Marianna di 7 mesi soffocandola con un cuscino per poi, dopo essersi resa conto di quanto accaduto, tentare di togliersi la vita ingerendo dei barbiturici. La donna è stata fermata in nottata dai Carabinieri, che le hanno notificato un decreto emesso dal pm della Procura di Cosenza.

É accaduto in uno stabile del centro storico della città. Erano circa le 13 quando, nell'edificio di tre piani in via Molinella, una traversa di corso Mazzini, il salotto buono di Cosenza, in cui la donna viveva con la piccola e il marito Francesco Luberto, avvocato di 41 anni, si è materializzato un dramma destinato a sconvolgere con la forza di uno tsunami la vita di questa coppia di professionisti. A trovare il corpo della piccola é stato il padre, al suo rientro a casa. Ed è stato lui a dare l'allarme al servizio di emergenza 118. L'uomo ha poi trovato la moglie seduta su una poltrona, dopo essere stata colta da malore, con accanto, sul pavimento, una confezione vuota di barbiturici. I sanitari, chiamati dal padre della neonata, dopo avere praticato i primi interventi, non sono però riusciti a scongiurare il peggio e la bimba è arrivata esanime al pronto soccorso dell'ospedale dell'Annunziata. Nello stesso nosocomio è stata portata, in stato confusionale, anche la madre, che adesso è piantonata in corsia dai carabinieri. Al momento della tragedia Giovanna Leonetti e la bambina si trovavano al primo piano dell'edificio. In casa, al terzo piano, c'erano anche la nonna della piccola insieme alla sua badante. Successivamente è sopraggiunto il padre della bambina. Tutte le persone presenti nell'abitazione sono state sentite dal pm della Procura della Repubblica di Cosenza, titolare dell'inchiesta. Nell'immediatezza, inoltre, gli esperti dei carabinieri hanno effettuato un sopralluogo nella casa rilevando gli elementi di interesse investigativo da riferire al magistrato. La domanda che tutti, tra gli amici e i conoscenti della coppia, si pongono adesso, dopo che la notizia si è diffusa, provocando incredulità e sgomento, è come sia potuto accadere tutto questo. Soltanto le indagini dei carabinieri potranno sciogliere tutti gli interrogativi che gravano su questa vicenda. Quel che è emerso, comunque, al momento, è che Giovanna Leonetti, da un po' di tempo, diceva di essere stanca per il fatto che la notte la bambina non la faceva dormire. Questo, almeno, è quanto ha riferito un'amica della donna che aveva raccolto direttamente le sue lamentele parlando con lei nel laboratorio di analisi cliniche in cui la mamma di Marianna lavora. "Sono proprio esasperata – avrebbe confidato all'amica – perché Marianna non mi fa dormire la notte. Non so come fare per questo". Poi, la tragedia.




COSENZA: EVASIONE TICKET PRONTO SOCCORSO, 4,7 MILIONI DI DANNO

Redazione

Cosenza – In tre anni, dal 2011 al 2014, all'ospedale di Cosenza 150 mila prestazioni di pronto soccorso non urgenti – i codici "bianco" e "verde" – sono state svolte senza il pagamento del ticket, comportando un danno erariale di 4,7 milioni di euro. Ad accertarlo sono stati i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Cosenza che hanno segnalato alla Corte dei conti quattro funzionari dell'Azienda. Secondo le indagini dei finanzieri, che hanno esaminato migliaia di prestazioni e centinaia di migliaia di documenti, solo il 4,3% dei ticket dovuti sono stati pagati.

Conclusione che potrebbe essere rivalutata alla luce di eventuali controdeduzioni dell'Azienda. Complessivamente sono state esaminate oltre 370.000 prestazioni. Dalle indagini è emerso che l'iter seguito dal paziente veniva registrato manualmente il che ha comportato che numerose prestazioni non sono state poi pagate visto che numerosi pazienti, prima delle dimissioni, non hanno riconsegnato la scheda di presentazione al pronto soccorso.




COSENZA: MINACCIAVA COMMERCIANTE CON SORTILEGI, DENUNCIATO 52ENNE

A.B.
 
Cosenza – E’ stato denunciato a Rossano (Cosenza) un uomo di 52 anni, P.M. sono le sue iniziali. L’uomo è accusato di  estorsione, minacce e falsità materiale poiché estorceva denaro ad un commerciante e alla sua famiglia attraverso la minaccia di sortilegi e malefici. Il commerciante era stanco di ricevere pressioni coercitive e richieste di denaro e allora ha deciso di rivolgersi allo forze dell’ordine e denunciare tutto. Ha riferito di essere da tempo vittima di estorsione. Inoltre la vittima e il 52enne hanno avuto una colluttazione nel momento in cui la vittima si è rifiutata di consegnare il denaro all’uomo, la colluttazione è avvenuta all’interno del locale e c’erano altri clienti che sono intervenuti in difesa del commerciante. Ma le indagini hanno portato ad un quadro più ampio ed esteso della vicenda, poiché il soggetto esercitava pressioni coercitive anche nei confronti di altre persone, minacciandole e lanciando loro malefici e sortilegi, inoltre, nella sua autovettura gli inquirenti hanno rinvenuto materiale per riti esoterici che è stato posto sotto sequestro. 



COSENZA: BRACCIANTI PAGATI 1 EURO L'ORA PER 10 ORE AL GIORNO

A.B.

Cosenza – i Finanzieri di Sibari, nel corso di controlli per il contrasto al fenomeno del caporalato, hanno scoperto che sei persone, di cui  quattro italiani, un bulgaro ed un pakistano  sfruttavano circa 16 braccianti agricoli per un 1 euro l’ora nella raccolta di agrumi. Dai controlli è emerso che i braccianti agricoli dovevano lavorare per più di dieci ore al giorno per ricevere un euro all’ora, il lavoro che svolgevano era intenso e non facevano nemmeno una pausa n tanto meno ricevevano alimenti. I sei uomini che sfruttavano in braccianti agricoli sono stati denunciati per sfruttamento del lavoro ed intermediazione illecita, attuati mediante minaccia, violenza ed intimidazione. Ma non è tutto, dalle indagini è emerso che i braccianti erano costretti a pagare 100 euro al mese per un posto letto, ma non gli veniva dato loro un letto comodo, il loro posto letto era in un container in condizioni pessime, inoltre i container non erano areati e le condizioni igieniche erano al limite del vivibile. L’attività di indagine ha portato a controlli sugli automezzi, sopralluoghi, pedinamenti, video, foto, appostamenti che hanno documentato le circostanze sopracitate. Le indagini sono state dirette dalla Procura della Repubblica di Castrovillari. 



COSENZA, EMERGENZA NEVE: AUTOVEICOLI FERMI IN A3

di Domenico Leccese

Cosenza – Da qualche ora sta nevicando a Cosenza e provincia. Una nevicata ordinaria, tra l’altro, in una città della Calabria nella quale le nevicate non sono certamente una novità. Eppure, è bastata la prima spruzzata di neve della stagione e la città Bruzia è diventata un inferno. Traffico bloccato, auto di traverso, soccorsi in tilt. La collega Iannuzzi in città per un servizio per il Tg ha documentato i disagi. Nulla però, rispetto a quello che ha trovato imboccando la A3. Da oltre un’ora centinaia di autoveicoli sono fermi tra Rogliano e Cosenza a causa della nevicata. Tutto sembra bloccato, la gente è fuori dalla autovetture senza nessuna assistenza. Ci chiediamo come è possibile che ciò avvenga in un tratto dove tutto dovrebbe essere organizzato affinché il traffico non abbia rallentamenti e gli automobilisti messi in condizione di non avere disagi? Siamo tra gli svincoli di Rogliano e quello di Cosenza dove le nevicate sono una consuetudine durante la stagione invernale. Tra l’altro le nevicate di queste ore erano state ampiamente previste e già da giorni lungo i guardrail erano stati accumulati quintali di sale per gli spazzaneve. E allora che cosa non ha funzionato? E’ possibile che solo in questa regione l’Anas continua ad accumulare macroscopiche figure da pirla? Centinaia di automobilisti da oltre un ora sono bloccati lungo i viadotti della A3 tra Rogliano e Cosenza e, allo stato, non è passato un cane per informarsi delle loro condizioni. Cosa non ha funzionato nell’organizzazione? Siamo sicuri che come al solito alle nostre domande nessuno darà una risposta, oppure si daranno le solite risposte di circostanza. Una cosa è certa, sta nevicando lungo tutta l’autostrada SA-RC ma solo in Calabria il sistema è andato in tilt. Può darsi che la neve in Calabria sia più pesante di quella che cade in Basilicata.




COSENZA, TRUFFA ALL'INPS: SI PRENDEVANO LE INDENNITÀ DEI MORTI. 11 ARRESTI

Redazione

Cosenza – Si è conclusa con l'adozione di 11 misure coercitive personali e con il sequestro per equivalente di disponibilita' finanziarie, beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, una comolessa ooperazione, avviata , nel periodo maggio 2012 – aprile 2015, della Guardia di Finanza di Sibari (Cs), sotto la direzione della Procura della Repubblica di Castrovillari. L'attività delle Fiamme Gialle avrebbe consentito di accertare l'avvenuta indebita percezione di indennità previdenziali ed assistenziali, ( ratei di pensione maturati e non riscossi), erogate dall'ufficio territoriale Inps di Castrovillari (CS), a favore di 456 eredi o delegati fittizi alla riscossione, di persone decedute, alle quali, "ante mortem", era stata riconosciuta l'indennità di accompagnamento. L'importo complessivo della truffa ai danni dell'inps è stato quantificato in circa 4.700.000 euro, ed è stato determinato dalla illegittima lavorazione, da parte del dominus del sodalizio (già dipendente dell' ufficio Inps interessato ), di 615 pratiche di pensione, su un totale di 715 lavorazioni esaminate.

I finanzieri hanno consentito di rilevare l'avvenuta indebita percezione di ulteriori indennità previdenziali ed assistenziali erogate, questa volta, dall'Inail di Napoli – ex Ipsema (settore marittimo), per un importo complessivo di circa 200.000 euro. Tutto ciò, grazie alla predisposizione e l'utilizzo di documentazione amministrativa falsa, attestante fraudolentemente, l'esistenza dei requisiti soggettivi ed oggettivi richiesti dalla normativa vigente. Per giungere a tali conclusioni le Fiamme Gialle cosentine hanno: acquisito ed esaminato la documentazione amministrativa riferita a ben 715 pratiche di pensione, per un totale di indennità liquidate quantificato in oltre 5,5 milioni di euro; eseguito rilevamenti presso centinaia di Comuni interessati e in vari studi notarili; acquisito i verbali delle commissioni medico legali istituite nei Distretti Sanitari ASP di Cosenza (CS), Trebisacce (CS), Castrovillari (CS) e S. Marco Argentano (CS); acquisito la documentazione bancaria riferita ad oltre 500 conti correnti bancari/postali.

Nel corso dell'attività sono state eseguite specifiche indagini tecniche, perquisizioni e sequestri nei confronti dell'indagato principale e dei soggetti a lui vicini, con conseguente acquisizione di un'enorme mole di documentazione e dati anche informatici, utili alle indagini. L'analisi dei dati acquisiti ha consentito alle Fiamme Gialle di Sibari di rilevare che gli arrestati, con riferimento alla truffa perpetrata ai danni dell'Inps, avevano predisposto: falsi verbali di visita medico collegiale, attestanti lo stato di invalidita' per il riconoscimento dell'indennità in argomento; false identità anagrafiche e conseguenti falsi rapporti di parentela, tra i destinatari del trattamento deceduti ed i soggetti che materialmente hanno percepito le indennità; falsi atti testamentari, attraverso i quali i soggetti indebiti beneficiari interessati hanno potuto documentare falsamente lo stato giuridico di erede universale della persone deceduta. Guardia di Finanza E' stata rilevata inoltre l'avvenuta attivazione di 51 conti correnti bancari, a nome d 46 soggetti anagraficamente inesistenti, utilizzati dal sodalizio per incassare, veicolare e "polverizzare" gran parte dei proventi della truffa, con l'intento di rendere difficoltosa l'individuazione degli effettivi destinatari delle somme. Con riferimento all'indebita percezione delle indennità INAIL, l'analisi dei dati acquisiti ha consentito di rilevare: la creazione – ad hoc – di 24 false identità, riferite a presunti operatori marittimi; il successivo inserimento di tali dati nel sistema informatico Inail, in assenza di qualsiasi documentazione giustificativa; l'attivazione dei relativi conti correnti bancari su cui accreditare le somme indebitamente liquidate a favore degli stessi. A conclusione dell'intera attivita' espletata, sono state interessate complessivamente 21 Procure sull'intero territorio nazionale per i singoli reati di truffa




COSENZA: LA FINANZA SEQUESTRA 64 TONNELLATE DI TRAVERSINE TOSSICHE

Redazione

Cosenza – Sessantaquattro tonnellate di traversine tossiche e pericolose per la salute sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di Cosenza. Il rinnovo della rete ferroviaria calabrese, per il quale è stato erogato un finanziamento pubblico di 28 milioni di euro, in parte anche dell'Unione Europea, è stato oggetto di una specifica attività di controllo sul tratto di linea ferroviaria che corre lungo le coste dell'Alto Tirreno cosentino. Le attività di monitoraggio svolte dai finanzieri sul corretto svolgimento dei lavori hanno fatto emergere la presenza di 64 tonnellate di traversine in legno, a suo tempo utilizzate come supporto per i binari dei treni, accatastate in un piazzale di una stazione ferroviaria di un Comune in provincia di Cosenza. Le tradizionali traversine in legno sono oggi considerate «rifiuti speciali pericolosi» in quanto la sostanza utilizzata per isolarle da agenti atmosferici è stata riconosciuta altamente cancerogena. Si tratta, nello specifico, del creosoto

Rilevata la pericolosità per la salute pubblica e le condizioni di abbandono e trascuratezza in cui versavano le traversine, poggiate direttamente sul terreno sottostante, a rischio di infiltrazione, i 'rifiuti speciali pericolosì e l'area sovrastante sono stati sottoposti a sequestro penale. L'ispezione dell'area ha permesso di scoprire anche un vagone treno abbandonato e cumuli di materiale edile depositati in prossimità dei binari, tutti rifiuti oggetto di sequestro. Il responsabile rischia l'arresto da 6 mesi a 2 anni e l'ammenda fino a 26.000 euro.




COSENZA: STRANGOLA SUA MADRE E POI SI FA UN TATUAGGIO "TI AMO MAMMA"

di Angelo Barraco

Cosenza –  E’ stato arrestato dagli agenti della squadra mobile di Cosenza il figlio di Patrizia Schettini, di 53 anni, trovata morta il primo aprile scorso presso la sua abitazione. Inizialmente si pensava ad una morte accidentale ma i segni sul corpo hanno smentito tale ipotesi. Il giovane 17enne è stato arrestato con l’accusa di omicidio. La donna è stata trovata riversa ai piedi delle scale che conducono alla villetta, quella villetta che ha visto crescere una famiglia ma in pochi attimi l’ha vista distruggersi e frammentarsi. Inizialmente si ipotizzava una morte accidentale, ma accurate indagini e soprattutto i risultati dell’autopsia che hanno fatto emergere segni di strangolamento. Poi vi erano altri elementi che non quadravano agli inquirenti, come per esempio il fatto stesso che nella casa non vie era alcun segno di effrazione e l’unica persona che si trovava all’interno dell’abitazione al momento della morte della donna era proprio il 17enne. Subito i sospetti degli inquirenti si sono concentrati su di lui, il giovane è stato ascoltato nei giorni scorsi il giovane è stato ascoltato dai magistrati della Procura dei minori di Catanzaro e avrebbe riferito di aver spinto la madre perché la sgridava. I magistrati però non hanno creduto a questa versione raccontata dal giovane che gli contestano invece l’omicidio volontario. Il giovane intanto è stato condotto presso il carcere di Catanzaro. Esattamente una settimana dopo la morte della madre, il giovane compie un gesto che gli investigatori stanno cercando di analizzare e capire se si possa trattare effettivamente di un tentativo di depistaggio. Il giovane si tatua la scritta sul braccio: “Nemmeno la morte ci potrà separare, ti amo mamma”. Oltre al reato di omicidio, al giovane viene contestata l’aggravante dei futili motivi poiché il giovane avrebbe ucciso la madre per un semplice sgrido.