Covid, Italia: le regioni si preparano a un altro weekend blindato

La cabina di regia del premier Mario Draghi con i ministri sul prossimo decreto Covid è anticipata alle 12. Il Presidente del Consiglio alle ore 14.00 terrà una conferenza stampa presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio.

Nelle ultime 24 ore quasi 24 mila tamponi positivi e altri 460 morti. Numeri sempre drammatici – ormai anomalo quello delle vittime rispetto ad altri grandi Paesi europei – che condizionano le ipotesi di riaperture dopo Pasqua, alla scadenza del provvedimento ora in vigore, il 6 aprile. Il decreto legge con le nuove misure dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nei primi giorni della prossima settimana, forse martedì. In ballo ci sono il ritorno a scuola, che il premier e alcuni ministri vorrebbero anche in zona rossa, il ripristino del sistema originario dei colori – compreso il giallo sospeso in questo periodo -, con le decisioni sugli spostamenti tra regioni e sulle attività produttive. Una strategia per le prossime settimane che vede confrontarsi linee molto diverse all’interno dell’esecutivo di Draghi. Guarda più lontano il presidente Sergio Mattarella, secondo cui “ci attende un periodo di ricostruzione, impegnativo ma ricco di opportunità per ripensare i modelli di sviluppo su cui si fondano le nostre società e renderli più sostenibili e dinamici”.

Il premier intende anche questa volta, nelle decisioni sulle misure anti contagio, farsi guidare dalle indicazioni della scienza e dunque dai dati epidemiologici. La speranza per ora è che nei 12 giorni che mancano al 6 aprile la curva dei contagi inizi a raffreddarsi, ma dopo qualche timido segnale incoraggiante negli ultimi giorni, ieri e oggi c’è stata la doccia fredda con quasi mille morti e 45 mila positivi. Segnali che uniti alla lentezza della campagna vaccinale – di cui fanno le spese soprattutto i più anziani, la categoria maggiormente colpita dai decessi – potrebbero alimentare gli argomenti dei ministri “rigoristi”, tra cui vengono collocati il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro della Cultura Pd Dario Franceschini e Stefano Patuanelli (Agricoltura, M5S). L’ipotesi che prevale tra i ministri più prudenti è quella di prolungare le restrizioni attuali oltre Pasqua.

Nel centrodestra di governo che spinge per allentamenti si riconosce da alcune fonti ministeriali che la situazione dell’epidemia resta pesante, mentre altre parteggiano comunque per una ripartenza non solo dell’istruzione, ma anche del commercio e della ristorazione laddove possibile. In pressing sull’esecutivo Matteo Salvini. “Lavoriamo perché aprile sia il mese della rinascita, delle riaperture, del rilancio – dice il leader della Lega -. Il sostegno più efficace è il ritorno al lavoro: gli italiani hanno tenuto duro un anno, si meritano il ritorno alla vita”. Aperturista anche la linea di Forza Italia e Italia Viva. I “rigoristi” invece vorrebbero riaprire solo le scuole in presenza fino alla prima media, anche in zona rossa, già da dopo Pasqua e per il resto mantenere le restrizioni attuali, a quanto trapela, per tutto aprile e magari fino al 3 maggio, dopo il ponte della Festa dei lavoratori. Una mediazione potrebbe essere trovata su un approccio per ‘step’ con aperture progressive dopo il 15 aprile.

Intanto le regioni si preparano a un altro weekend blindato, tutte in zona rossa o arancione come da decreto (con la Sardegna ex bianca e ora arancione), mentre oggi il monitoraggio settimanale dovrebbe permettere il passaggio alla fascia arancione del Lazio. In bilico il Veneto, la Lombardia dovrebbe restare nella zona rossa mentre la Toscana spera di uscire dall’area di massima restrizione. In Valle d’Aosta, invece, si ipotizza di anticipare la zona rossa già da sabato, con un Rt balzato a 1,75 (quasi due contagiati per ogni infetto) e 291 positivi su 100 mila abitanti (la soglia massima prima del rosso automatico è di 250). Sono al vaglio misure per limitare gli spostamenti e gli assembramenti nel fine settimana. “Da lunedì saremo certamente in zona rossa”, dice il governatore Erik Lavevaz.

Sui controlli delle forze dell’ordine, che sulle strade non sono apparsi in questo periodo paragonabili a quelli del lockdown del marzo 2020, si inserisce una sentenza del Gup di Milano Alessandra Del Corvo, che ha assolto “perché il fatto non sussiste” un 24/enne a processo per aver mentito nell’autocertificazione. Il giovane era accusato di falso a seguito di un controllo proprio un anno fa, ma il giudice ha stabilito che “un simile obbligo di riferire la verità non è previsto da alcuna norma di legge” e, anche se ci fosse, sarebbe “in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo”, previsto dalla Costituzione. La stessa procura aveva chiesto l’assoluzione.




Covid e scuola: riflessioni sulla situazione attuale

A cura del Prof. Romano Pesavento*

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, in merito al monitoraggio settimanale del ISS, secondo il quale si registra a scuola il 3,5% di tutti i nuovi focolai, chiede che vengano monitorati negli studi futuri, per avere un dato più completo i casi di contagio verificatisi a scuola da parte di soggetti asintomatici rivelatisi successivamente infetti e veicolo di contagio per gli altri.

Gli studi scientifici, come abbiamo già ribadito in diverse occasioni, hanno ampliamente evidenziato che adolescenti e preadolescenti portatori di coronavirus sono spesso asintomatici. La London School of Hygiene & Tropical Medicine (GB) ha sviluppato un modello basato sull’età, con dati demografici provenienti da 32 località in sei Paesi – Cina, Italia, Giappone, Singapore, Canada e Corea del Sud – e dati da sei studi pubblicati sui tassi di infezione stimati e sulla gravità dei sintomi in diverse fasce d’età: tra i 10 e 19 anni solo il 21% degli infetti presenta sintomi clinici (https://www.lshtm.ac.uk/newsevents/news/2020/how-does-age-relate-covid-19-rates-and-symptom-severity).

In altri termini, su dieci alunni infetti solo due presenterebbero i sintomi

Il paragone tra la settimana del 5-11 ottobre e la settimana del 12-18 ottobre può essere attendibile se: il focolaio ha le stesse dimensioni numeriche; si tiene presente che il 15 ottobre la Regione Campania con un’ordinanza ha chiuso le scuole; l’incremento delle scuole chiuse in via precauzionale dai sindaci è lo stesso.

D’altronde nella stima dei valori, molte variabili sono ancora aleatorie, e per tal motivo, viste la situazione critica della sanità pubblica italiana e le carenze strutturali dei trasporti pubblici, forse si dovrebbe essere più cauti e meno trionfalistici.

In un articolo al Corriere della Sera il fisico Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana, sostiene dopo aver attentamente analizzato i dati che l’aumento incontrollabile del numero dei contagiati Covid in Italia è ascrivibile ad un’unica causa che avrebbe messo in moto 8 milioni di persone con una fitta rete di contatti sociali: l’apertura a pieno regime della scuola il 24 settembre; afferma inoltre: “dal primo ottobre l’epidemia ha ripreso a salire velocissima raddoppiando ogni circa 7 giorni, superando, il 23 ottobre, 170.000 infetti: tra una settimana potremmo superare i 300.000, tra due settimane potrebbero salire a più di 600.000, numeri assolutamente insostenibili.” (https://www.corriere.it/cronache/20_ottobre_24/scuola-covid-didattica-distanza-4c05d84c-155f-11eb-b371-ea3047c1855f.shtml)

Alla luce di tali considerazioni corredate da dati incontestabili e visti i dati pubblicati oggi dalla Protezione civili (19.644 nuovi casi (+501 rispetto al 23 ottobre), 151 morti (+61 morti rispetto al 23 ottobre)), sembra sempre più ragionevole essere in forte apprensione pensando ai rischi delle attività didattiche in presenza permanendo le condizioni attuali di scarsa tutela per tutto il comparto scuola.

*presidente CNDDU