Crema, suona la campanella di scuola: un bambino ha la febbre. Tutta la classe a casa

La febbre di un bambino ha fatto scattare il protocollo anti-Covid in una scuola a Crema (Cremona), con tutta la classe del piccolo lasciata a casa, a pochi giorni dalla prima campanella, come prevedono le norme sanitarie. Lo riporta oggi La Provincia di Cremona.
A segnalare la temperatura sono stati, correttamente, i genitori prima dell’uscita da casa verso la scuola dell’infanzia comunale Iside Franceschini.

Per il bambino niente di grave, solo qualche linea di febbre, ma ora i genitori dovranno avvisare il pediatra e il medico di famiglia, e in attesa dell’esito del tampone sul minore tutta la sezione dovrà rimanere a casa a scopo precauzionale. Se il tampone sarà negativo torneranno tutti subito in classe, se sarà positivo saranno necessari tempi ben più lunghi.




Terrore a Crema, autista brucia pullman con 50 alunni a bordo: “Le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini”

Studenti salvi grazie ai carabinieri

Si sta cercando di tornare alla normalità alla scuola Vailati di Crema dopo che ieri un autista ha bruciato un pullman rischiando di uccidere 50 alunni. Buona parte di loro ancora non è arrivata all’istituto, mentre la madre di una ragazzina che non era a bordo del mezzo ha deciso comunque di portarla, nonostante la figlia abbia paura. “Ho deciso di portarla anche perche’ a casa avrebbe guardato la tv e si sarebbe ancor più preoccupata. Questa notte non ha dormito”.

Davanti alla scuola i genitori si interrogano. Filippo, che ha una figlia in prima media, sostiene che nell’azienda di autobus per cui lavorava il conducente che ieri ha dato fuoco al mezzo “non si fanno controlli”. “Conosco una persona che è andata in pensione e che lavorava per un’azienda di Milano: faceva controlli sulle sue condizioni quasi ogni mese”, ha raccontato: “E’ inaccettabile che sia accaduto questo”. I ragazzi di seconda media che erano a bordo dell’autobus andato in fiamme a scuola ancora non si sono visti. E’ probabile che oggi rimangano a casa, in considerazione della fatica della giornata di ieri e della paura.

Ousseynou Sy, l’uomo arrestato, è sorvegliato a vista in una cella insieme ad altri detenuti nel carcere di San Vittore dove è stato portato intorno all’una della scorsa notte. L’uomo, che subito dopo l’arresto era stato medicato in ospedale per ustioni leggere, ieri sera ha avuto solo il colloquio con il medico di guardia. Questa mattina, invece, incontrerà lo psichiatra, lo psicologo e l’educatore del reparto.

‘Il caso della nave Mare Jonio è stato “l’episodio scatenante, la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso”. E’ quanto avrebbe detto in sostanza, Ousseynou Sy, l’autista che ha dirottato un bus con 51 studenti e gli ha dato fuoco, nell’interrogatorio davanti al capo del pool dell’ antiterrorismo milanese Alberto Nobili e al pm Luca Poniz.

Voglio farla finita, vanno fermate le morti nel Mediterraneo‘. E’ quanto avrebbe detto Ousseynou Sy47enne senegalese di origine ma italiano dal 2004, che ha sequestrato un autobus di cui era alla guida a San Donato Milanese, con a bordo una cinquantina di studenti, e poi, dopo aver forzato un blocco, gli ha dato fuoco, minacciando di uccidersi. E’ stato fermato dai carabinieri dopo che aveva già versato benzina all’interno del mezzo. Non risultano feriti. Sy dopo aver sequestrato il mezzo si era diretto verso l’aeroporto di Linate. Dopo esser stato bloccato, l’uomo è sceso dal pullman con in mano un accendino e ha dato fuoco al mezzo, mentre i carabinieri salvavano dalla parte posteriore i ragazzi dopo aver rotto i finestrini. Ad un certo punto Sy avrebbe cambiato percorso e, rivolgendosi agli studenti con in mano un coltello, avrebbe detto: “Andiamo a Linate, qui non scende più nessuno”. 

Dopo la telefonata di un alunno al 112, l’autobus sequestrato è stato intercettato da tre pattuglie dei carabinieri ma non si è fermato e ha speronato una macchina colpendone poi altre due “senza provocare feriti”, ha spiegato il comandante dei carabinieri parlando di “momenti durati pochi minuti ma molto concitati”. 

È durato poco meno di 40 minuti il viaggio del terrore dei 51 studenti.

I ragazzi sono tutti in codice verde, uno degli adulti è stato trasportato in codice giallo alla clinica De Marchi. “Nessuno”, spiegano dal 118, è ferito. In tutto sono stati 23 i bambini visitati sul posto in cui è stato dato alle fiamme l’autobus che avrebbe dovuto riportarli a scuola dopo l’attività sportiva. I ragazzini, che frequentano le medie, sono stati poi portati in una palestra di San Donato Milanese, in attesa dell’arrivo dei genitori e con supporto psicologico.

L’uomo aveva dei precedenti penali. Perquisita la sua casa a Crema. 

“La cosa importante è la felice risoluzione di un evento, che poteva portare a un epilogo tragico, grazie al coraggio dei ragazzi che sono stati veramente bravi”: è quanto ha detto Luca De Marchis, comandante provinciale dei Carabinieri di Milano.  

LE INDAGINI – La procura di Milano effettuerà anche una serie di verifiche per capire come l’uomo, con precedenti per violenza sessuale e guida in stato di ebbrezza, potesse svolgere l’attività di autista di bus. L’inchiesta è coordinata dal pm Luca Poniz e dal capo del pool dell’antiterrorismo Alberto Nobili.

Al momento Sy, che ha pronunciato frasi sconnesse nei confronti della politica di Salvini e Di Maio, risponde di sequestro di persona, strage, incendio e resistenza. E non è più al vaglio ma è stata contestata nei suoi confronti l’aggravante della finalità del terrorismo. 

Ousseynou Sy “ha ammesso la premeditazione cioe’ di aver ponderato da giorni” il gesto compiuto: lo ha spiegato in conferenza stampa il responsabile dell’antiterrorismo milanese Alberto Nobili. Non e’ legato all’Isis e a nessun genere di organizzazione terroristica di matrice islamica il 47enne, ha detto Nobili che ha spiegato che al momento la vicenda non va inquadrata nel “terrorismo islamico”.

“E’ stata una mia scelta personale – sono state alcune delle parole che ha detto ai pm Ousseynou Sy durante l’interrogatorio -, non ne potevo più di vedere bambini sbranati da squali nel Mediterraneo, donne incinte e uomini che fuggivano dall’Africa”.

Il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco nel ringraziare i carabinieri in particolare quelli della stazione di San Donato Milanese ha detto che con il loro coraggio “hanno compiuto un’operazione che si vede nei film delle squadre speciali” anche perché “l’intento stragista era partito e l’ uomo stava per dare fuoco come poi ha fatto al pullman”. “Se non stiamo a piangere 52 bambini è grazie a loro”, ha detto.

LA TESTIMONIANZA – Ci ha ammanettati e ci minacciava. Diceva che se ci muovevamo, versava la benzina e accendeva il fuoco. Continuava a dire che le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini. Poi i carabinieri ci hanno salvati”. Questo è il racconto di una ragazzina che era sul bus.




CREMA: ARRESTATO PERICOLOSO LATITANTE

Redazione

Crema (CR) – I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Crema alle ore 16 circa di sabato scorso in Spino d’Adda lungo la “Paullese” hanno fermato l’AUDI A3 intestata ad una signora albanese di Palazzo Pignano, alla guida un 22enne autotrasportatore albanese dimorante a Pandino accompagnato dal passeggero che esibiva una carta d’identità ed una patente di guida della Lituania. I timbri e la stampa dei documenti insospettivano i carabinieri che conducevano i due uomini in caserma. Le impronte hanno rivelato che il passeggero con documenti falsi lituani era Aleksander EJELLI, 34enne, che in altre circostanze in Italia aveva riferito diverse generalità, ricercato da tre anni e mezzo, con due provvedimenti di cattura a suo carico:

· Ordine di carcerazione dell’ottobre 2010 del Tribunale di Alessandria, condannato per violenza sessuale, tratta, riduzione in schiavitù e commercio di ragazze minorenni finalizzato allo sfruttamento della prostituzione, reati commessi in Romania ed in Italia, nei primi mesi del 2005 a Saluzzo, Milano, Bra, Cuneo ed Alessandria, con sentenza divenuta definitiva il 6 maggio 2010 per rigetto del ricorso da parte della Corte Suprema di cassazione, della pena di nove anni e mezzo deve ancora scontare la pena residua di tre anni, un mese e dieci giorni di reclusione per questo procedimento.

· Ordinanza di ripristino della misura cautelare in carcere emessa dalla Corte di Appello di Torino che preso atto dell’irreperibilità dell’imputato al domicilio di Milano via Lomellina, delle inadempienze, segnalate dai carabinieri di Porta Monforte incaricati della vigilanza, alle prescrizioni imposte all’atto della scarcerazione, disponeva nel giugno 2010 la carcerazione del Aleksander EJELLI che non veniva più reperito; a suo carico gravi indizi di colpevolezza per reati connessi alla tratta delle donne destinate alla prostituzione.

Perquisita l’abitazione in Pandino sono state riscontrate tracce della sua presenza a casa del giovane alla guida dell’auto, per cui a carico dell’autista che lo stava accompagnando è stata avanzata alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cremona l’ipotesi del favoreggiamento. Al latitante è stato contestato il nuovo reato di uso dei documenti falsi e delle false generalità dichiarate al momento del controllo.

L’arrestato già nel dicembre 2004 in una discoteca a Milano è risultato autore, con alcuni complici, di una spedizione punitiva nei confronti di possibili rivali, questi ultimi vittime di un pestaggio ben organizzato erano finiti in ospedale con gravi lesioni, un episodio forse propedeutico a quanto recentemente accertato dai carabinieri di Milano sul controllo della criminalità al servizio di security nelle discoteche. Il latitante fin dal 2005 è titolare di una agenzia di security che fornisce steward a discoteche milanesi AM Service di via Lomellina, in precedenza era dipendente di un’impresa edile di Melegnano. Anche il carcere, dal 2006 al 2007, per prestazioni lavorative gli ha pagato contributi, come nel 2009 un ristorante di Milano che gli aveva consentito la misura alternativa.