Criminalità organizzata, ecco lo scenario drammatico del Lazio

Le ultime notizie di cronaca hanno riacceso i riflettori sul problema della criminalità organizzata nel territorio laziale. Ma è una storia vecchia, che torna alla ribalta quando si vuole spostare l’attenzione su altro. Adesso sembra che tutto provenga dal litorale romano, ma non è del tutto vero. L’Osservatorio Tecnico-Scientifico sulla Sicurezza e la Legalità rileva nel Lazio 92 organizzazioni criminali.

 

Uno scenario a dir poco drammatico

La novità degli ultimi anni è che le mafie tradizionali non si limitano più a investire ingenti risorse attraverso prestanome o teste di ponte, rimanendo a distanza, perché oggi alcune inchieste (soprattutto sul gioco d’azzardo e il narcotraffico) dicono che c’è stato un cambio di scenario. Le strutture criminali si sono trasferite a Roma e gestiscono le attività in modo diretto e capillare sullo stesso territorio. Sono bande nate nel cuore delle nostre città e dei nostri quartieri, per lo più grandi famiglie che non si fanno la guerra, perché le mafie sono interessate agli introiti economici e vogliono una sorta di pax tra i vari criminali.

 

Sulla capitale e sul tutto il territorio regionale ormai è presente di tutto

Dalla camorra, passando per le famiglie legate alla ‘ndragheta per finire con la mafia siciliana. La scelta delle cosche di investire a Roma e nel Lazio viene privilegiata innanzitutto per la facilità di mimetizzazione degli investimenti, in un territorio particolarmente vasto e caratterizzato dalla presenza di numerosissimi esercizi commerciali nonché di attività imprenditoriali, società finanziarie e di intermediazione, immobili di pregio. Sulla Capitale e nel territorio della provincia di Roma, incidono circa 76 clan, 23 invece sono le organizzazioni dedite al narcotraffico, nei diversi quartieri che compongono il territorio capitolino. Come già ampiamente illustrato, a Roma sono significativamente presenti e con un ampio potenziale criminale, le mafie cosiddette “tradizionali” (‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra). Sul territorio non opera soltanto la criminalità di casa, nel corso degli ultimissimi anni si sono fatte strada organizzazioni criminali di matrice straniera in particolare di etnia nigeriana, albanese, cinese e georgiana. Le organizzazioni mafiose nigeriane hanno da decenni una dimensione transnazionale pur mantenendo i centri di comando in Nigeria, nella Capitale e nelle province di Roma e Viterbo.

 

Lo scorso anno, secondo i dati della Regione Lazio, nel territorio delle cinque province sono stati confiscati alle mafie 1270 beni immobili

Dopo Sicilia, Campania, Calabria, Puglia e Lombardia, il Lazio è la sesta regione in Italia per numero di beni confiscati. Di questi il 65,7% è sotto la gestione dell’Agenzia nazionale dei Beni sequestrati e confiscati (Anbsc), mentre la parte restante è già stata destinata prevalentemente ai comuni. Sono 86 i comuni del Lazio interessati dalla confisca di almeno un immobile, ossia il 28% dei comuni laziali che, per il 90%, si trovano nelle province di Roma, Frosinone e Latina. Infine, un capitolo a parte è dedicato alla situazione della criminalità nelle proprietà immobiliari delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale (Ater) che appaiono in balia di alcune consorterie criminali nella gestione degli immobili, occupati abusivamente, o per la vendita di sostanze stupefacenti.

 

L’Ater di Roma gestisce 48.000 alloggi, con un numero di inquilini pari a 148.000 abitanti

La struttura regionale ha trasmesso dal primo settembre 2015 all’8 febbraio 2016, 72 notizie di reato all’autorità giudiziaria, tutte inerenti il reato di occupazione abusiva di edifici. Nel complesso residenziale Ater di Frosinone denominato il Casermone sono state effettuate due significative operazioni antidroga che hanno colpito due agguerrite associazioni criminali, operative 24 ore su 24 con sentinelle e addetti alla vendita di stupefacenti. Una delle strutture criminali guadagnava giornalmente cifre oscillanti dai 10.000 ai 40.000 euro, con una “clientela” proveniente da tutta la provincia (gli inquirenti registravano accessi giornalieri anche di 500 persone). Il Lazio si presenta come la regione che ha maggiori criticità in relazione alla diffusione delle droghe, con oltre 4.000 soggetti coinvolti, seguita da Lombardia e Campania. Dalla relazione emerge che le province di Viterbo e Rieti sembrano essere quelle meno interessate dal fenomeno della criminalità organizzata, anche se la relazione pone una particolare attenzione ai pericoli delle consorterie criminali nei lavori per la ricostruzione in seguito al terremoto.

Marco Staffiero




NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: “RENDE SONO IO. NON SPARATE”. ECCO DOVE SI TROVAVA IL LATITANTE

di Christian Montagna

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Napoli – E’ terminata ieri sera la sua fuga durata poco più di 24 ore. Raffaele Rende, il responsabile della sparatoria di Via Leopardi dello scorso giovedì è stato assicurato alla giustizia, o almeno si spera. L’eccezionale lavoro delle forze dell’ordine che in questi giorni di latitanza di Rende hanno letteralmente setacciato ogni angolo della città, soprattutto quelli in cui si annida maggiormente la malavita, ha permesso di mettere fine a questo incubo. L’unica speranza che regna ora nei cuori di tutti noi è che il giovane Nicola Barbato, il poliziotto ferito, possa al più presto riprendersi e tornare alla normalità.


Napoli, in questi giorni, è stata sotto scacco di due criminali che hanno letteralmente terrorizzato il quartiere di Fuorigrotta, in orario di punta. Erano infatti solo le 20.00 quando in una serata qualunque, il quartiere diveniva un Far west. Spari ovunque, vetri rotti e tanto sangue. Scene da film dell’orrore che difficilmente potrà dimenticare chi le ha vissute.


I dettagli dell’arresto. E’ stato braccato dalle forze dell’ordine a San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli il super latitante Raffaele Rende. Era fuggito lì già lo scorso giovedì, ma, la sua fuga aveva davvero le ore contate. Aveva optato per un cambio di look, tagliandosi la barba per apparire diverso dalle foto pubblicate sul web dalla Polizia di Stato. Ma ciò, non è bastato. Tra gli uomini che hanno partecipato alla cattura del pregiudicato c'era anche il collega di Barbato miracolosamente scampato giovedì sera alla morte. Rende si nascondeva in un appartamento di corso San Giovanni, nel quartiere di S. Giovanni a Teduccio, a casa di parenti lontani. Non era armato al momento dell’arresto, si apprende dalla Questura. Gli uomini della mobile diretta da Fausto Lamparelli al momento dell’irruzione si sono sentiti dire: “Rende sono io. Non sparate”. Senza opporre alcuna resistenza, è stato portato in Questura, in attesa dell’arrivo del Pubblico Ministero, per l’interrogatorio. In manette, è finita anche la persona che gli dava ospitalità e che adesso deve rispondere di favoreggiamento personale.

 

Le accuse. E' accusato di duplice tentativo di omicidio, estorsione aggravata, detenzione e porto abusivo di arma, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose Raffaele Rende che già vantava di un curriculum criminale ricco di reati.


L’appello sui social. La sua foto con la scritta “Wanted” apparsa sul web con annesso numero di targa della vettura con cui si ipotizzava fosse fuggito è stata condivisa dalla maggior parte del popolo del web, in segno anche di solidarietà verso un uomo di stato che tuttora rischia la vita.


Alfano su Twitter. Il Ministro dell’interno ha così esultato alla notizia dell’arresto su Twitter: “Abbiamo catturato il presunto autore del tentato omicidio del nostro poliziotto di Napoli. Ora è in Questura. Stato ancora più forte una volta ancora”.


Solidarietà allo stadio San Paolo. In occasione del match Napoli- Juventus, prima del fischio di inizio, i calciatori azzurri hanno esposto in campo uno struscione con la scritta "Forza Nicola", esprimendo la loro vicinanza all'agente in borghese ferito gravemente.




NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: ARRESTATO IL SUPER RICERCATO RAFFAELE RENDE

di Christian Montagna

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Napoli – La polizia di Stato ha bloccato in serata a Napoli il pregiudicato Raffaele Rende, il responsabile del ferimento del poliziotto Nicola Barbato, avvenuto giovedì sera. Rende, si apprende dalla Questura, é stato trovato in un appartamento nella zona orientale di Napoli.


La visita del Presidente. Una visita lampo che si è conclusa poche ore fa, quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Decisione presa last minute quella di fare visita all’ospedale Loreto Mare di Napoli al poliziotto Nicola Barbato, ferito gravemente nella sparatoria di alcuni giorni fa a Fuorigrotta, durante un operazione anti racket. Oltre al Presidente, anche il capo della polizia Alessandro Pansa ieri era stato nella struttura sanitaria dall'agente che lotta tra la vita e la morte, mentre i suoi colleghi, continuano a dare la caccia all'uomo.

Il latitante Lello Rende. Sul web era stato diffuso l’identikit dell’uomo che ha sparato alla nuca del poliziotto. Sulla pagina Facebook di NSP,oggi pomeriggio si leggeva: “Sparatoria a Fuorigrotta (Na): ricercato ancora latitante per tentato omicidio del sovrintendente della polizia di stato Nicola Barbato. l'auto su cui fuggiva è stata rinvenuta a Benevento..!! Nella notte è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, è indagato per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Lello Rende quindi è ancora latitante.”

Il NSP (Nuovo sindacato Polizia) contro le false notizie. A differenza dunque di quanto era stato scritto da alcuni giornali, la ricerca dell’esecutore materiale si è conclusa questa sera. Gli tabella che in questi giorni sono stati diffusi, non veritieri, hanno causato lo sdegno anche della pagina NSP che ha così commentato: “CHE COSA NON SI FAREBBE PER UNO SCOOP..!!! Anche questa volta pagine molto seguite come quella di POLIZIA DI STATO FAN SITE e quella denominata NOI POLIZIOTTI PER SEMPRE hanno dimostrato tutta la loro serietà e tutta la loro responsabilità facendo circolare notizie NON VERITIERE senza prima averne verificato l'attendibilità pubblicando la notizia dell'arresto di LELLO RENDE autore del ferimento del sovrintendente della Polizia di Stato NICOLA BARBATO. Gli amministratori di queste pagine, oltre a perdere la credibilità, hanno anche indebolito le ricerche distogliendo l'attenzione di migliaia di cittadini nonché migliaia di agenti che oggi fanno servizio in strada. Per una corretta informazioni si comunica che è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, indagati per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È ancora latitante però ed è ancora ricercata un'altra persona, esecutore materiale del ferimento ovvero LELLO RENDE. Aiutateci quindi nelle ricerche, continuiamo a condividere la foto del balordo e non distogliamo l'attenzione. Chiunque avesse notizie contatti subito la centrale di Polizia riferendo ogni dettaglio.Grazie per la vostra collaborazione.LA SEGRETERIA NAZIONALE”.




NAPOLI, SPARATORIA FUORIGROTTA: ECCO IL VOLTO DEL RICERCATO. MATTARELLA IN VISITA AL LORETO MARE

di Christian Montagna

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Napoli – Una visita lampo che si è conclusa poche ore fa, quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Decisione presa last minute quella di fare visita all’ospedale Loreto Mare di Napoli al poliziotto Nicola Barbato, ferito gravemente nella sparatoria di alcuni giorni fa a Fuorigrotta, durante un operazione anti racket. Oltre al Presidente, anche il capo della polizia Alessandro Pansa ieri era stato nella struttura sanitaria dall'agente che lotta tra la vita e la morte, mentre i suoi colleghi, continuano a dare la caccia all'uomo. 


Il latitante Lello Rende. Sul web è stato diffuso l’identikit dell’uomo che ha sparato alla nuca del poliziotto. Sulla pagina Facebook di NSP,si legge: “Sparatoria a Fuorigrotta (Na): ricercato ancora latitante per tentato omicidio del sovrintendente della polizia di stato Nicola Barbato. l'auto su cui fuggiva è stata rinvenuta a Benevento..!! Nella notte è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, è indagato per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Lello Rende quindi è ancora latitante.”


Il NSP contro le false notizie. A differenza dunque di quanto era stato scritto da alcuni giornali, la ricerca dell’esecutore materiale è ancora in corso. Gli tabella che in questi giorni sono stati diffusi, non veritieri, hanno causato lo sdegno anche della pagina NSP che ha così commentato: “CHE COSA NON SI FAREBBE PER UNO SCOOP..!!! Anche questa volta pagine molto seguite come quella di POLIZIA DI STATO FAN SITE e quella denominata NOI POLIZIOTTI PER SEMPRE hanno dimostrato tutta la loro serietà e tutta la loro responsabilità facendo circolare notizie NON VERITIERE senza prima averne verificato l'attendibilità pubblicando la notizia dell'arresto di LELLO RENDE autore del ferimento del sovrintendente della Polizia di Stato NICOLA BARBATO. Gli amministratori di queste pagine, oltre a perdere la credibilità, hanno anche indebolito le ricerche distogliendo l'attenzione di migliaia di cittadini nonché migliaia di agenti che oggi fanno servizio in strada. Per una corretta informazioni si comunica che è stato arrestato il complice un 28enne di Quarto, Roberto Gerard, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e stupefacenti, indagati per reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È ancora latitante però ed è ancora ricercata un'altra persona, esecutore materiale del ferimento ovvero LELLO RENDE. Aiutateci quindi nelle ricerche, continuiamo a condividere la foto del balordo e non distogliamo l'attenzione. Chiunque avesse notizie contatti subito la centrale di Polizia riferendo ogni dettaglio.Grazie per la vostra collaborazione.LA SEGRETERIA NAZIONALE”.

 




NAPOLI, SPARATORIA A FUORIGROTTA: IL POLIZIOTTO E’ IN GRAVI CONDIZIONI. ECCO LE REAZIONI DEI COLLEGHI SUI SOCIAL

di Christian Montagna

Napoli – Una città sempre più violenta. A Napoli un poliziotto rischia la vita, "colpevole" di aver fatto il proprio lavoro in una città sempre meno sicura e in balia dei criminali. Eppure, tutto tace…nessuna fiaccolata, nessuna manifestazione, nessuna indignazione espressa nei salotti televisivi, nessuna sceneggiata ai tg. Eppure, una famiglia è in pena per Nicola, padre, zio, figlio e marito. Una famiglia (a cui va tutta la mia stima) che sta vivendo un dolore enorme con la massima riservatezza. A Napoli, un uomo lotta tra la vita e la morte per aver cercato di "allontanare" i criminali dalla città.


E’ in un letto di ospedale Nicola Barbato,46 anni, poliziotto ferito due giorni fa in una sparatoria a Fuorigrotta. Non si è ancora svegliato ma anzi si aggrava sempre di più. Succede ancora in una città violenta come questa che un uomo, intento a svolgere il suo lavoro, si trovi a rischiare la vita per mano di spietati killer. I colleghi del poliziotto in fin di vita senza mezzi termini hanno espresso solidarietà alla famiglia di Nicola che in queste ore è in grande tensione. Sui social, da ogni luogo, dure sono state le condanne verso l’aggressore. Messaggi forti, diretti e senza mezzi termini: l’uomo che ha sparato deve pagarla.


La voglia di vendetta. All’indomani di una sentenza della Cassazione che a Napoli ha lasciato allibiti tutti in merito all’omicidio di BacioTerracino immortalato in diretta da una videocamera di sorveglianza, si chiede a gran voce giustizia. “Spero di trovarti io personalmente. Poi vediamo quanta voglia hai di sparare e se hai il tempo per farlo! Pezzo di m… Ti devo scassare dalla testa ai piedi”, si legge sui social. Questo, è solo uno dei tanti messaggi di solidarietà per fare onore al collega che rischia la vita tuttora. Sulla pagine della sezione anti estorsioni della Squadra Mobile di Napoli, resta alta la tensione. Ieri pomeriggio, il capo della Polizia, Alessandro Pansa, si è recato a Napoli per incontrare, in ospedale, la famiglia dell'agente, in particolare la moglie.


La solidarietà sui social. E’ partita una vera e propria caccia all’uomo sui social network in cui, tutti si rendono partecipi e disponibili. Qualcuno, ha già postato le foto con il nome del ricercato numero uno. C’è invece chi fornisce utili particolari nella ricerca informando sulle modalità di fuga del malvivente. “ Sappiate che R. R. è fuggito unitamente alla consorte a bordo di una Daewoo Matiz targata BL582DL. In caso di rintraccio notiziate immediatamente le Forze di Polizia fornendo esattamente il luogo ove vi trovate!”, scrivono i testimoni.


Il primo fermato.
E’ Roberto Gerard il primo delinquente ad essere stato fermato con l’accusa di tentata estorsione anche se, dalla Questura, non è ancora arrivata la conferma. Ventisette anni, di Quarto, con un curriculum alle spalle che vanta numerosi reati. Il complice invece sarebbe colui che per ben otto avrebbe sparato contro il poliziotto.


La ricostruzione dei fatti. Ancora molti dubbi, molte incertezze e molte perplessità riguardo la dinamica dei fatti. Dalla Questura di Via Medina pare non trapelare alcuna informazione utile. Anche il nome del primo uomo fermato, sarebbe ancora tenuto segreto, nonostante, i giornali lo abbiano già diffuso. Sono le voci e le testimonianze di chi quella sera per una pura fatalità non si è trovato nel bel mezzo della sparatoria ma che, dalla cumana o dai negozi della zona, ha assistito ad una scena da far west. Era giovedì sera quando, i due poliziotti in borghese sostavano all’esterno del negozio “Il Capriccio” di via Leopardi aperto da poche settimane, in attesa di incastrare gli estorsori. Proprio il proprietario del negozio infatti si era rivolto all’anti racket perché vittima, subito dopo l’apertura, di richieste da parte dei clan, denunciando in Questura il tentativo di estorsione.


L’appello della famiglia. “ Papà, parlami, parlami… Papà, svegliati”,urla Giovanna, la figlia di Nicola Barbato mentre tenta di abbracciarlo scavalcando gli agenti che lo proteggono. In ospedale molte persone hanno recato un saluto a Nicola tentando di incoraggiare la famiglia affranta dallo strazio. Scene di dolore, di angoscia al pronto Soccorso di Loreto Mare. Ci sono tanti poliziotti, falchi e donne in divisa a simboleggiare la vicinanza a quel collega che oggi tutti sperano possa stare meglio. La pallottola che ha provocato danni al cervello potrebbe essergli fatale. Le operazioni finora effettuate sono andate a buon fine ma, ripete la moglie, “Solo lui mi può togliere l’angoscia, solo lui…Quando si sveglierà e potrò parlargli…solo allora sarò sollevata”.




NAPOLI, E' ALLARME CRIMINALITA': SI SPARA ANCHE A SOCCAVO

di A.B.
 
Napoli – Le armi sparano e la città trema, potrebbe essere il titolo di un film ma purtroppo non è così, è quanto sta accadendo a Napoli da ieri pomeriggio. Sono stati compiuti tre raid consecutivi nella zona di Soccavo ad opera di ignoti. Le armi hanno iniziato a sparare alle 16.30 di ieri pomeriggio, prima in via Montagna Spaccata e successivamente in via Epomeo dove sono stati esplosi due colpi –calibro 9×21- in un balcone. L’appartamento in questione è di un incensurato e secondo alcuni testimoni, a sparare sarebbero stati alcuni soggetti a bordo di diverse moto. Le armi hanno sparato nuovamente alle 20.30, questa volta in via Discobolo, questa volta hanno colpito la finestra di un incensurato e sono stati visti nuovamente dei soggetti a bordo di uno scooter. Stamane altri colpi ancora, questa volta alle 6.30 in via Catone. Questa volta le armi hanno alzato la voce e sono stati utilizzati i potentissimi Kalashnikov che hanno colpito una porta-finestra di un incensurato forandola per ben 7 volte, ma i colpi esplosi e i proiettili repertati sono stati in totale 21.
 
 
I proiettili hanno danneggiato anche le tubature di acqua e gas che, prontamente, sono state riparate dai tecnici. Ma Napoli spara e uccide anche; la notte del 5-9 intorno alle 4.30, un giovane di 17 anni è stato ucciso  in piazza Sanità durante una sparatoria tra bande armate. Il minore è stato trovato a terra in fin di vita e portato d'urgenza con un'auto all'ospedale Vecchio Pellegrini dove poco dopo è morto: aveva un foro allo sterno ed uno alla schiena. La Polizia, dopo i rilievi della scientifica, ha trovato nei pressi della chiesa di San Vincenzo, 18 bossoli di due diversi calibri. Tra le ipotesi degli inquirenti, quella del proiettile vagante esploso da giovani malviventi che si fronteggiano.



ROMA VIOLENTA: LA CRIMINALITA' NON DORME MAI

di Daniele Rizzo

Chi ha visto Roma Violenta sa che non parliamo di un film fantascientifico. Chi sperava che fosse un film adatto a descrivere solo la Roma di fine anni settanta dovrà ricredersi. A quarant’anni di distanza dall’uscita del titolo torniamo infatti a confrontarci con episodi di micro (o macro, deciderà la procura) criminalità che stanno investendo la Capitale, ed in particolare la sua periferia, sempre più repressa e abbandonata.
Sono due in particolare gli episodi di cronaca che hanno scosso in questi ultimi giorni di agosto il quadrante sud est romano: il primo, l’omicidio di Pietro Pace, freddato in Via Gasperina; il secondo è l’assassinio di Andrei Gabriel Kondratovici, pugnalato alla schiena a Torre Angela.

PIETRO PACE
Teatro del primo agguato è stata la ben nota Via Gasperina, probabilmente l’arteria più conosciuta che congiunge l’Anagnina con la Tuscolana. Poco dopo le ore 21 del 26 agosto Pietro Pace, a bordo di una Golf, è stato (sembrerebbe) avvicinato da due uomini armati a bordo di uno scooter, i quali hanno esploso più colpi all’altezza della testa e del torace del quarantenne. Proprio i colpi hanno allertato un residente che ha poi chiamato il 113. Sul luogo gli inquirenti hanno svolto i dovuti rilevamenti ed hanno potuto accertare che il cadavere rinvenuto, che al momento non aveva documenti, apparteneva all’incensurato Pietro Pace, venditore ambulante di biancheria da tempo separato con la moglie e padre di una bambina di otto anni. Ad interrogarsi sul perché di questa assurda morte non ci sono solo i titolari delle indagini, ma anche il padre di Pietro, Mario. Il padre della vittima ha descritto il figlio come un bravissimo ragazzo che non ha mai avuto problemi né di soldi né di droga, quelli che solitamente sono i principali moventi per questo tipo di esecuzioni. Mario ha anche promesso un premio di centomila euro a chiunque farà pervenire informazioni utili alla cattura dei killer del figlio. Certo è che lo stile “mafioso” dell’agguato, con l’affiancamento all’auto e gli spari ad altezza viso, lascia aperti numerosi punti di domanda.

ANDREI GABRIEL KONDRATOVICI
Il 28 agosto in Via dei Coribanti, in zona Torre Angela, è stato invece trovato il corpo senza vita di Andrei Gabriel Kondratovici, ventiseienne romeno residente della zona. Il giovane giaceva esanime nel retro di un furgoncino; la portiera era aperta, e questo ha permesso la segnalazione alle forze dell’ordine da parte di un residente della zona che ha visto il furgoncino dal suo palazzo. All’origine dell’omicidio ci sarebbe una lite finita male; da escludere invece l’ipotesi di una rapina, visto che il giovane al momento del ritrovamento aveva con sé sia lo smartphone che i soldi. Dal camioncino partono inoltre delle tracce di sangue che condurrebbero al luogo dove è stato assassinato Andrei: ferito con due coltellate alla schiena, il ragazzo sarebbe infatti scappato dal suo assassino (o dai suoi, l’ipotesi è ancora al vaglio degli inquirenti) fino a raggiungere il camioncino, dove è poi morto.
Un omicidio anche questo che lascia perplessi gli osservatori esterni alla vicenda, e che lancia un nuovo monito d’allarme alla giunta capitolina e al sindaco Marino: la situazione delle periferie romane è in continua evoluzione, e se presto non si interverrà in qualche modo il degrado e l’abbandono avranno la meglio sul quieto vivere.