Movimenti a palazzo e sole agostano: quando il caldo fa fare brutti pensieri

Siamo di fronte al fallimento storico della politica. A quella linea di non ritorno da cui si può soltanto cercare di ricostruire qualcosa di meno artefatto, sebbene, ormai lo sanno bene gli italiani, poco o nulla di autentico aleggia nelle palazzi del potere.

Salvini ancora non ha detto cosa vuole fare nei particolari anche se la meta è ben delineata, almeno. Ha soltanto ben chiaro che in questa partita la leadership ce l’ha lui, un ciclone mediatico che fagocita consensi e al suo quasi ex collega Di Maio fa vedere soltanto la scia delle sue iperboliche trovate.

L’opinione pubblica è accecata dal sole agostano e si è momentaneamente staccata dalla realtà in maniera talmente fantastica da credere che possa governare una nuova compagine giallo-rossa.

La sinistra è autolesionista ma non kamikaze suicida e poi è così chiaro e palese che la Lega ha presidenti di commissioni che possono bloccare i lavori parlamentari e sindaci e amministratori un po’ ovunque. Sarebbe una scelta che porterebbe soltanto in uno squallido vicolo cieco dove i grillini perderebbero la faccia definitivamente e il partito Democratico finirebbe nell’oblio.

La trovata di Salvini di fare questa sorta di retromarcia e dire a Di Maio sì al taglio dei parlamentari e poi tutti a casa è chiaramente una butade. Il leader della Lega si è deciso a sfidare i pentastellati ben sapendo che il Colle non avrebbe mai avallato una operazione del genere. Rispetto a questo scenario si insinua l’incognita di Conte che tutti hanno sottovalutato e che si presumeva facesse un passo in dietro già qualche giorno fa ma che invece non intende mollare. E non sembra essere soltanto una questione di scranno. Il 20 ci sarà da ridere o da piangere a seconda come si percepisce il bicchiere.