L’Europa si sfalda sotto i colpi della migrazione clandestina

La verità è soltanto una: nessuno vuole i migranti a casa propria. I paesi dell’Unione che si erano adagiati sulla acquiescenza del governo Renzi, o sulla sua complicità per portare tutti in Italia, oggi si risentono del fatto che l’Italia chiude i propri porti alle navi ONG in odore di traffici illeciti, come ha ribadito il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Al punto da interessare anche il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho, secondo il quale ciò che rende difficile il contrasto alle organizzazioni che gestiscono il traffico dei migranti è il disordine degli interventi. Secondo il magistrato, questo rende impossibile avere a bordo delle navi agenti di Polizia Giudiziaria, il che non permette di avere immediate acquisizioni investigative, come era sempre avvenuto in passato, con grave pregiudizio per le indagini. Indegno di un organismo come l’Unione Europea è lasciare che un’organizzazione malavitosa, che si intravvede nello sfondo – tanto da interessare il Procuratore Nazionale Antimafia De Raho – possa continuare a lucrare, loro sì, sulla pelle di gente che per la maggior parte fugge da fame e miseria, e non da guerre. Per cui non ha, secondo la convenzione di Ginevra, il diritto allo status di rifugiato, e quindi va rimpatriato.

Sui rimpatri si gioca il destino dell’Unione Europea

Un rimpatrio costa soldi, e si fa prima a chiudere porti e frontiere, tacciando, al contrario, l’Italia, di poca o nulla umanità, e accendendo fuochi sui quali l’opposizione soffia, strumentalizzando la reazione di nazioni come la Francia, e di Macron, il quale tuona dal pulpito contro l’Italia, contro Salvini e questo governo, coprendoci di insulti. Mentre a Ventimiglia, dove i migranti africani hanno ristabilito i loro accampamenti a ridosso della frontiera, – e ogni giorno qualcuno viene ripreso e rimandato indietro, compreso un giovane rimasto per ore su di un costone di roccia, nel suo tentativo di arrivare dall’altra parte, per cui è stato necessario l’intervento di un elicottero per il suo recupero – chi passa il confine viene controllato meticolosamente, compresi i frontalieri italiani – non scuri di pelle – che da anni fanno avanti e indietro. Il che sa tanto di rappresaglia. Mentre a Bardonecchia i gendarmi francesi hanno sconfinato illegalmente e armati, per controllare la migrazione. Non contenti di questo, i poliziotti francesi hanno trascinato fuori dal treno una donna incinta, per evitare che lo stato di gravidanza diventasse un lasciapassare. Ancora il sindaco di Airole, Fausto Molinari, ha segnalato la presenza di un’auto della polizia francese in piazza, dalle 11 alle 16. Uno sconfinamento senza alcuna spiegazione. Macron, quindi, mentre da una parte ipocritamente insulta l’Italia, rea di avere eletto un governo che non ha le sue stesse idee, dall’altra spinge il controllo oltre confine, al di fuori della legalità. Ma nessuno, ancora, lo denuncia. Vorremmo vedere cosa sarebbe accaduto a parti invertite.

La stessa Spagna ha dichiarato, accogliendo i 629 dell’Aquarius, che i migranti economici verranno espulsi

Tanto da provocare la fuga immediata di almeno cento di loro, i quali sono spariti verso altri lidi, probabilmente più a nord. Dicevamo che nessuno vuole i migranti a casa propria, il classico ‘Not in my backyard’. A cominciare dalla Baviera, dove si svolgerà una consultazione elettorale fra circa sette mesi, e dove il neogovernatore bavarese Markus Soder ha istituito una nuova polizia di frontiera, per controllare gli ingressi dalle frontiere con Austria e Repubblica Ceca, per contrastare gli arrivi da Siria, Iraq e Afghanistan, dato che la Baviera è diventata la porta d’ingresso di quella marea umana. Lo scopo dichiarato è quello di recuperare alla CSU i voti ‘rubati’ dagli xenofobi di AfD, Alternative fur Deutschland. Lo stesso Horst Seehofer, ex governatore bavarese, per le sue proteste contro l’apertura delle frontiere stabilita dalla Merkel, è stato ‘degradato’ al rango di ministro federale degli Interni. Migranti? No grazie, perdiamo le elezioni. Erdogan, dal canto suo, – anche lui in imminenza di urne – ha chiuso al rimpatrio dalla Grecia le sue frontiere, nonostante abbia ricevuto 6 miliardi di euro dall’Unione Europea per gestirli. Come evidente ritorsione per la scarcerazione, scaduti i termini di custodia preventiva, di quattro ufficiali turchi scappati sotto il Partenone dopo il fallito colpo di Stato del 2016. Risulta quindi congelato il diritto di espulsione dalla Grecia verso La Turchia di migranti economici che non ottengono il diritto d’asilo ad Atene. D’accordo Polonia e Ungheria nel respingere le quote e i ricollocamenti di migranti stabiliti dall’UE. Piena sintonia, dunque, fra il premier polacco Mateusz Morawiecki e il nuovo premier ungherese Victor Orban. Il quale ha ribadito la sua intenzione di difendere le sue frontiere dalle ondate migratorie, mentre Morawiecki ha sottolineato l’impegno del suo governo per aiutare quelle popolazioni, colpite da fame e carestie, nei loro paesi. “In questa materia per noi è fondamentale la nostra sovranità nazionale” ha aggiunto Orban, spiegando la determinazione con la quale il suo paese difenda il diritto di decidere chi può essere autorizzato a restare sul suo territorio. Una parola a parte merita Malta, impenetrabile agli sbarchi, senza alcuna giustificazione.

Troppi nodi ci sono ancora da sciogliere

compreso quello della bandiera delle navi e delle loro autorizzazioni a navigare. Come dicevamo in apertura, nessuno vuole sul proprio territorio ondate migratorie selvagge, dettate solo da un falso senso di umanità. Gente disperata ma non troppo, che ha pagato migliaia di dollari per il passaggio, e che il più delle volte arriva a piedi scalzi, ma con il telefono satellitare in tasca. Le donne per lo più in stato di gravidanza: il che ci fa pensare che i negrieri libici o subsahariani facciano loro credere di avere automaticamente il diritto di rimanere in Italia, colpevoli le notizie sullo Ius Soli. Bene ha fatto Salvini a chiudere i porti, e bene farà a mantenerli chiusi. Probabilmente con gran disdoro del miliardario americano George Soros, che voleva, secondo alcuni, trasformare l’Italia in un ghetto a basso costo, dove gli Italiani dovessero far concorrenza al popolo dei barconi per strappare un lavoro qualunque. La fame, insomma. Quello che possiamo concludere è che l’Europa di Spinelli e Adenauer è miseramente fallita, sotto i colpi di una emigrazione clandestina voluta e procurata da chi voleva, e vorrebbe, fagocitare il nostro popolo, dopo averlo messo in miseria. Dietro questa migrazione si intravvede un disegno preciso, senza voler essere complottisti. Ma soprattutto balza agli occhi il fatto che l’Europa è fallita. Ognuno difende i suoi confini, per scopi elettorali, per lo più, e questo non è ciò che si possa definire una Unione, piuttosto una difesa dei confini, dove il tanto deprecato sovranismo – e populismo – emergono chiaramente, alla prova dei fatti. Vorremmo, in chiusura, dire al PD ai suoi residui – leggi Martina, Orfini e compagnia cantante – che l’Italia non è isolata: chiudere i porti e le frontiere l’ha messa in buona compagnia.

Roberto Ragone




Potenza, paura migranti: ecco cosa chiedono i cittadini

POTENZA – I migranti, sotto attacco dall’opinione cittadina che li reputa responsabili dei vari misfatti accaduti di recente, non cessano di approdare in Basilicata, regione che oggi si ritrova a fronteggiare un’emergenza assai più grande delle sue risorse. E’ recente, precisamente del 5 settembre, la notizia di un tentato stupro nella zona centrale del capoluogo, ai danni di una donna cinquantenne che si è vista trascinata all’interno del proprio portone mentre, intenta a tornare casa, non aveva badato alla presenza di un uomo dalle parvenze africane, si scoprirà poi essere un richiedente asilo, il quale, senza timore tentava di abusare di lei. Le grida d’aiuto della donna allertarono dei passanti che bloccarono il giovane allertando i militari.

Questa vicenda (la prima in Basilicata) ha suscitato un grande clamore: molti cittadini di Potenza, non abituatati alla presenza così massiccia di extracomunitari, si dicono spaventati da ulteriori eventuali aggressioni, quest’ultime ripetutesi, qualche giorno dopo il tentativo di stupro, anche nei confronti delle forze dell’ordine mentre effettuavano controlli di routine chiedendo documenti ai passanti. Gli agenti si sono visti aggrediti da un extracomunitario, il quale non voleva dimostrare la sua identità, la vicenda si è conclusa con la presa in custodia del ragazzo. Sono inoltre sempre più presenti prostitute di colore sulle strade, precisamente nel tratto dedicato alle industrie, che ospita il viadotto dell’Industria (ponte Musmeci) candidato all’unanimità a Patrimonio dell’Umanità Unesco . Le giovani, prostituendosi ledono all’immagine di un monumento che è sempre stato oggetto d’interesse da parte dell’ Unione Europea.
Le varie vicende hanno quindi scatenato un presidio dei potentini nella piazza principale: Piazza Prefettura, in cui hanno manifestato il proprio disappunto dichiarando di essere in “Emergenza sicurezza” .
Tanti, d’altronde, sono gli edifici abbandonati, anche nel pieno centro della città, che diventano luoghi perfetti per accampamenti abusivi e discariche a cielo aperto in cui i migranti si rifugiano durante le loro giornate trascorse davanti ai vari supermercati ad elemosinare.

 

Si può quindi affermare che c’è davvero un’emergenza sicurezza nella città di Potenza? Il Prefetto Giovanna Cagliostro indica Potenza come un “virtuoso modello” da costruire con la generosità tipica del popolo lucano, che rendendo il flusso dei migranti più fluido, amplierà anche i centri di accoglienza già numerosissimi e presenti sul territorio.

 

Ebbene se si vuol dare voce al malcontento cittadino, le richieste delle cose da fare immediatamente sarebbero: Controlli serrati sugli ingressi in regione, prevenzione con ronde notturne che si facciano carico di perlustrare i numerosi vicoli presenti e adeguamento dei migranti in base alle strutture già presenti.
La gente, stanca ed affannata per lo scarseggiare di lavori stabili, si vede privata dei figli, che cercano fortuna altrove, ma pieni di ragazzi provenienti da paesi meno sviluppati, che faticano ad inserirsi in quanto si fa sempre più forte un sentimento di razzismo che non era mai stato presente in questo territorio. I pericoli che si corrono, anche se vengono fortunatamente scampati, innalzano dei muri nelle coscienze e questi muri tanto facili da ergere sono quasi impossibili da abbattere se non con una messa in atto di potenzialità provenienti sia dalla Regione che dagli stessi migranti, alcuni di loro infatti si rendono utili svolgendo lavori marginali come la pulizia delle strade e dei marciapiedi, questo però aiuterà la popolazione a vedere entrambi i lati della medaglia e comunque in qualsiasi situazione non bisognerebbe fare di tutta l’erba un fascio.
L’accoglienza e la gentilezza lucana sono state il biglietto da visita di questa regione per molti e molti anni ma ad oggi questi valori rischiano di essere messi in discussione. Trovare un giusto equilibrio che possa accontentare tutti, che permetta di vivere con spensieratezza le bellezze di questa terra probabilmente è la ricetta giusta per mantenere i giusti equilibri sociali.

Giulia Ventura




Immigrazione: dalla padella africana alla brace italiana

Sogni di paradisi lontani: quanti falsi miti, quanti venditori di sogni e quanti ingenui che rincorrono miraggi nella terra del bengodi, lasciandosi dietro “Cieli infiniti e volti come pietra, mani incallite ormai senza speranza.” Salutando frettolosamente la terra amata, abbandonano i loro paesi inconsapevoli di finire in una situazione peggiore di quella che lasciano.

 

Mancanza di fiducia nel loro domani: Mentre attraversano il mediterraneo con i loro zaini pieni di sogni, lasciano alle loro spalle un vasto continente ricco di risorse idriche, forestali, minerarie ed energetiche come petrolio e gas naturale. Solamente che tutta questa “ricchezza” è mal distribuita sull’intero territorio e il più delle volte non coinvolge la popolazione locale nel ricavo economico. Interi territori presentano le migliori condizioni per l’energia pulita come  quella solare, quella  idroelettrica e la eolica, energia che ben sfruttata potrebbe concorrere all’irrigazione delle coltivazioni, che in Africa abbondano.

 

Dategli la canna per pescare non il pescato: Uno dei tanti aiuti che si possono dare “a casa loro” potrebbero  essere dei finanziamenti e progetti per sfruttare questa energia  e renderla accessibile alle piccole iniziative, concedendo  maggiore partecipazione alla giovane imprenditoria  locale  per disincentivarli ad abbandonare la loro terra.

 

Terre da mille opportunità:  Scorrendo alcuni dati dell’Economia dell’Africa e Povertà in Africa,  si scopre che il Kenya è la  terza economia dell’Africa  subsahariana dopo Sudafrica e Nigeria. Nel quinquennio 2002-2007 il Kenya ha avuto uno balzo nella crescita dal 3,5%  al 6,5%  annuo. Un risultato di tutto rispetto. Chi ha beneficiato di queste risorse? E’ facile indovinare. Il 60% di queste risorse sono andate  in mano al 2% della  popolazione. Non considerando una piccola percentuale di classe media,  l’83% della popolazione non ha migliorato la sua posizione sociale perché è stata  esclusa dalla divisione della nuova ricchezza. Questo dato ci dice che i giovani non fuggono dalla povertà bensì dalla mala distribuzione delle risorse. I vantaggi economici che offre il Continente lo hanno ben capito la Russia, la Cina, l’India ed il Brasile, paesi che stanno investendo  miliardi di dollari in Africa per assicurare le risorse naturali necessarie alla loro economia e nel contempo affermare la loro influenza politica. Si calcola che entro il 2020, grazie anche al dinamismo del Sudafrica, il Pil del Continente raddoppierà. Quanto appena detto, rende difficile capire perché si preferisce di emigrare in Europa e non sfruttare le prospettive che offre loro il Continente.

 

Africa terra di conquista: I paesi della fascia subsahariana rappresentano una realtà straordinariamente dinamica e promettente. L’agricoltura costituisce il settore trainante  dello sviluppo economico africano. L’arrivo sul territorio di nuove tecnologie ed infrastrutture  è dovuto alla  crescita degli investimenti stranieri, maggiormente provenienti dai paesi emergenti dell’area asiatica e dell’America Latina.

 

L’immobilismo dell’Europa in ritardo con i tempi: E’ imbarazzante l’immobilismo dell’Europa in tutto questo scenario mentre  il proprio  interesse sarebbe  partecipare più attivamente allo sviluppo dei paesi della fascia subsahariana da dove partono principalmente i migranti che arrivano sulle coste italiane. Tante vite sono state salvate nel mediterraneo dalle Ong. Meglio farebbero ad aiutare i giovani africani a non lasciare i paesi d’origine, evitando loro“ l’inferno” nei centri di accoglienza in Libia. Le suddette organizzazioni umanitarie potrebbero offrire loro consulenze  ed attività sindacali , dandogli altresì istruzioni sul come utilizzare le nuove tecnologie senza dover spostarsi dal proprio paese. La Costa d’Avorio con la sua prospera economia e grandi potenzialità merita ogni cooperazione dell’Europa , delle istituzioni internazionali e non solo.

 

“Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni” (Karl Marx): Le Ambasciate, i Consolati e anche i Nunzi Apostolici,cioè i rappresentanti diplomatici permanenti della Santa Sede presso gli Stati,  potrebbero, secondo  chi scrive, incoraggiare  quei giovani a non abbandonare il loro paese , al contrario convincerli di rimanere  per accompagnare  il processo produttivo, lottare  reclamando migliori condizioni sociale, contribuire  a fare  progredire la vita della loro comunità. Guardare al futuro con più fiducia anziché accontentarsi di raccogliere i pomodori in terra altrui a condizioni degradanti. Quello che si è detto della Costa d’Avorio si può tranquillamente dire della Repubblica Democratica del Congo. Il Congo è anche esso ricchissimo di risorse naturali, forestali e minerarie. Dopo il Sudafrica ha l’economia più industrializzata del Continente. Rimane sempre il terzo produttore mondiale di diamanti. L’agricoltura anche qui gioca una parte molto importante dell’economia ed eccelle in silvicoltura,l’allevamento del bestiame e la pesca. Nell’agricoltura trovano lavoro il 75% della popolazione e il settore contribuisce per il 40% al Pil.

 

Le previsioni per il suo sviluppo sono molto incoraggianti: Non si spiega, anche qui, la voglia di espatriare di questi giovani che arrivano sulle coste italiane. L’Africa ha altri paesi come questi e ciò dimostra che“ il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”.  In fin dei conti la “padella africana” non si discosta molto da altre “padelle italiane”.

 

È ora che le parole lascino spazio ai fatti: L’Europa come istituzione dovrebbe fare TUTTO nel suo potere affinché il migrante non arrivi in Libia. Lo dovrebbe fare  l’Europa, e non capisco perché si pretende lo debba fare  l’Italia da sola.

 

L’inconsistenza della politica estera europea: Occorre investire nei paesi subsahariani  come lo stanno facendo i paesi emergenti,  evitando a coloro che sognano “paradisi oltre il  mediterraneo” di passare dalla padella africana allo sfruttamento della brace italiana.

Emanuel Galea




Emergenza immigrati: quando coerenza e credibilità vanno farsi benedire


di Emanuel Galea


Un’aforisma attribuito a Gesualdo Bufalino, scrittore e poeta  italiano, spiega meglio il voltafaccia  del ministro Minniti. Il poeta diceva: ”Riconosco per mio, solo ciò che ho scritto con inchiostro simpatico”. Agli italiani, Minniti era rimasto impresso per la sua fermezza ed in ogni cuore aveva fatto nascere  un lume di speranza, sentendolo tuonare: "Il limite è raggiunto, noi non ululiamo alla luna, l’Europa faccia sul serio".


Finalmente è nata una stella! Altro che un Macron due. Qui vi è  un uomo che batte i pugni sul tavolo e sa far rispettare  i diritti dell’Italia. Partito poi per una missione in Africa le speranze aumentavano e la gente iniziava a pensare: “Quest’uomo passerà sicuramente agli annali della storia per aver risolto definitivamente l’emergenza immigrazione riscattando quella dignità che il Belpaese stava perdendo”. Si fa presto a parlare di immigrati. Per il “populista” non sono che numeri ingombranti. Invece come spiegava Minniti e tutto il suo seguito, quando si dice immigranti si dice povera gente che scappa dalle guerre, famiglie con tanti bambini, in fuga dalla fame, popolazioni costrette a migrare, minacciate dalla siccità  incombente  su di loro, giovani in cerca di migliori opportunità di vita, affrontando  le onde assassine  del mediterraneo, donne incinte in viaggio per congiungersi con i loro familiari. Migranti, è stato spiegato tante volte, vuol dire tutto questo e non solo. Ogni barcone trasporta tragedie umane, sofferenze, povertà e fame. E’ stato ribadito dal governo e non solo, che l’unica soluzione è l’accoglienza, l’integrazione.

Ahinoi tutto questo non è stato che sognare ad occhi aperti. Mentre il premier Paolo Gentiloni, in una dichiarazione al termine del Cdm annunciava la via libera alla delibera sulla missione di supporto alla guardia costiera libica, il suo ministro dell’Interno, innestava la retro marcia e riflettendo sul come risolvere il problema dell’emergenza immigrazione , gli veniva incontro un pensiero di Winston Churchill e cioè,  diceva lo statista inglese: “Il rimangiare le mie parole non mi ha mai dato l'indigestione”. Forte di questo assist il Minniti dichiarava : "è molto importante che si sia deciso un passo che va nella direzione dei rimpatri volontari assistiti". Chiariva più tardi  il Ministro : anziché “aiutarli a casa loro”, operazione che richiederebbe investimenti ingenti, sarebbe meglio “aiutarli a tornare a casa loro”., cioè l’idea sarebbe di pagare i migranti perché tornino a casa. Prima di fare delle considerazioni, è d’obbligo in questo caso, indignarmi per l’ingenuità dell’idea. Quanti sarebbero gli immigranti in questione?  Quanto vale il ritorno a casa di un eritreo, quello di un nigeriano oppure quello di un congolese? Cosa vieta a questi soggetti a ritornarci successivamente,  e cosa succederebbe  se lo facessero? Infine, quanto verrebbe  a costare questa follia ai contribuenti italiani?


Lasciamo questi ragionamenti a parte, non perché siano di minore gravità. La questione è anche  morale, è grave  e va urlata.  La coerenza e la credibilità vanno tutte e due a farsi benedire.
Come si fa a proporre del denaro per il ritorno in patria, quando questa fino a ieri era descritta come luogo di guerra, di fame, di siccità, di carestia e di minaccia di morte? Davvero Minniti, e per lui il governo, credono di soddisfare le aspirazioni di chi migra per congiungersi con i famigliari, allettandolo con un piccolo gruzzoletto di euro? Se questo non è menefreghismo, non si può spiegare che in altri due modi. O Minniti e per lui tutto il governo sono una “allegra compagnia di ingenui” oppure tutto il bel discorso che è stato raccontato fino ad ora sulle guerre-siccità-fame-accoglienza-integrazione , non è stato altro che un ingiurioso  sberleffo agli  italiani. Giudichi il Popolo.




Nemi, emergenza immigrati: arriva Mediaset con Quinta Colonna


NEMI (RM)
Stefano Tersigni pronto a scendere in piazza Quinta colonna, trasmissione di rete 4 condotta da Paolo Del Debbio sarà a Nemi il prossimo lunedì 12 giugno per affrontare insieme a Simone Carabella il tema emergenza immigrati. Il timore è che nel piccolo paese che conta circa 2 mila anime e che si trova nel cuore dei Castelli Romani possano arrivare circa 100 immigrati come previsto da una circolare ministeriale per I Comuni fino a 3 mila abitanti.
Simone Carabella responsabile Affari sociali di Noi con Salvini sarà a fianco di Stefano Tersigni per dire no a questo arrivo di massa a Nemi che comunque non presenta servizi idonei ad ospitare tutte queste persone. “Sia ben chiaro – ha detto Tersigni – io non ne sto facendo assolutamente un discorso di mancata volontà d’accoglienza perché la solidarietà è una virtù, ma sono convinto che Nemi, cittadina con un tessuto sociale fragile, è impossibilitata ad accogliere immigrati. Nessun nemese potrà più sentirsi sicuro per strada e nella propria abitazione perché, lo voglio ripetere, il fragile tessuto sociale ed economico di Nemi sarà leso in modo irreversibile per non parlare del fattore sicurezza e del sovraccarico di lavoro a cui dovranno far fronte le forze dell’ordine. Bertucci ha provocato e voluto tutto ciò aderendo allo Sprar. Io sono pronto a revocare l'adesione allo Sprar e a contrastare con ogni mezzo l'arrivo di immigrati a Nemi!”




GRECIA, EMERGENZA IMMIGRATI: CORPI IN MARE. AL CIMITERO DI LESBO NON C'È PIÙ POSTO

Redazione

Grecia – Un tempo nota soltanto come meta turistica o semmai, ai più raffinati, perché nel VI sec. A.C. vide fiorire il tiaso della poetessa Saffo, l'isola di Lesbo dall'inizio dell'estate ha acquisito una ben più triste notorietà: è il porto principale d'accesso all'Europa per migliaia di disperati che, dalle coste turche, tentano di arrivare in Europa. E adesso Lesbo si trova ad affrontare un'altra emergenza: le vittime di questo viaggio della speranza sono così numerose che sull'isola non c'è più posto per seppellirli. Sono quasi 500 le persone morte nel tentativo di attraversare l'Egeo dalla vicina Turchia, quest'anno; molti di loro sono morti proprio nello specchio di mare che separa Lesbo dalla Turchia. Almeno 80 le vittime solo nell'ultimo mese, e molti di loro sono bambini.
Gli ultimi due corpi, di una donna e due bambini, sono stati recuperati all'alba di mercoledì. E adesso le autorità locali ed ecclesiastiche hanno avvertito che il cimitero dell'isola è pieno, tanto che adesso non hanno altra scelta che custodire decine di corpi in un contenitore refrigerato. "Ci auguriamo che le autorità siano in grado di trovare una soluzione in fretta", dice Effi Latsoudi, membro di un gruppo di sostegno locale per migranti. Secondo il vescovo, Iakovos, potrebbero volerci anni per trovare un terreno costruire un nuovo cimitero negli spazi vicino all'ospedale dell'isola. Il sindaco di Lesbo, Spyros Galino, ha preannunciato che fara' presente il problema al premier Alexis Tsipras che oggi visita l'isola.  Un barca con 14 migranti a bordo è affondata nella notte vicino all'isola greca di Kos provocando la morte di due bambini: lo ha reso noto la Guardia Costiera greca. Il padre di uno dei bimbi morti è stato costretto a gettare in mare il corpo del figlio di sei anni – che risulta disperso – per salvare gli altri membri della sua famiglia




EMERGENZA IMMIGRATI SENZA FINE: MURO SUL CONFINE TRA UNGHERIA E CROAZIA

Redazione

Sono terminati i lavori di costruzione della barriera al confine tra Ungheria e Croazia. Lo ha annunciato il premier ungherese Viktor Orban. I lavori sono cominciati nella notte e Orban ha assicurato che in tempi rapidi la barriera coprirà tutti i 41 chilometri di confine tra i due Paesi non attraversati dal fiume. Al lavoro 600 soldati ne arriveranno altri 500, ai quali se ne aggiungeranno altri 700 nel fine settimana. Intanto Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha organizzato un summit straordinario sull'emergenza migranti per mercoledì prossimo. "Siamo pronti ad aiutar migliaia di rifugiati – ha affermato il premier Sobotka – ma i numeri non hanno senso. Speriamo che il summit venga incentrato sulla sostanza, cioè a dire su quello che sta succedendo nei quartieri dell'Europa

La Croazia chiude i valichi La Croazia ha chiuso tutti e otto i valichi di frontiera con la Serbia per impedire il passaggio dei rifugiati. Le autorità di Zagabria hanno ufficialmente annunciato la chiusura di 7 valichi di frontiera su otto "fino a ulteriori comunicazioni". Ma i migranti stanno entrando in Croazia dalla località serba di Sid, nonostante la chisura di tutti i valichi di frontiera, annunciata dal governo di Zagabria. Un reporter della Retuters ha accertato che i rifugiati attraversano i campi intorno al punto di confine, controllati dalla polizia croata.

La Slovenia ha deciso di fermare il traffico ferroviario dalla Croazia. La decisione è scattata dopo il fermo di 150 migranti a Dobova, provenienti dalla Croazia. "Al momento – afferma la polizia slovena – il traffico passeggeri non è operativo".

La Repubblica Ceca, invece, si dice pronta ad aiutare i rifugiati ma conferma la sua contrarietà al piano di distribuzione dei migranti nell'Ue secondo quote obbigatorie, come proposto dalla Commissione europea. Lo ha detto il primo ministro Bohuslav Sobotka al quotidiano economico Hospodarske Noviny in edicola oggi. "Ci sarà una pausa durante l'inverno – ha osservato Sobotka – ma poi partirà una nuova ondata" di rifugiati verso l'Ue. "Centinaia di migliaia di rifugiati sono in moto e una delle ragioni per cui abbiamo rifiutato le quote – ha spiegato – è che non si finisca con l'approvazione di una soluzione burocratica per poi dire che è stato tutto risolto".

Bimba siriana muore in un naufragio Appena due settimane dopo la tragedia del piccolo Aylan Kurdi, profugo siriano morto insieme alla madre e al fratellino in un naufragio al largo della Turchia, le autorità turche hanno ritrovato su una spiaggia nella provincia occidentale di Izmir il corpo di una bambina di circa quattro anni, anche lei vittima di un naufragio. Secondo l'agenzia locale Anadolu, la bimba deve essere ancora identificata. Gli attivisti della Rete siriana per i diritti umani riportano invece che si tratta della piccola Hanan Al Jarwan, di quattro anni, morta in un naufragio nella notte. Il suo corpo si è spiaggiato questa mattina ad Altinkoy, distretto di Cesme. Secondo le prime ricostruzioni, si trovava su un barcone diretto verso un'isola greca. Quattordici naufraghi, tra i quali otto bambini, sono stati messi in salvo dalla Guardia costiera turca. La
bimba potrebbe essere l'unica vittima

 

Migrante muore all'Eurotunnel Una tragedia nell'enorme emergenza degli immigrati che tentano disperatamente di raggiungere l'inghilterra da Calais: un migrante, probabilmente si nazionalità siriana, è morto fulminato nei pressi dell'imbocco del tunnel della Manica, mentre cercava di salire sul tetto di un treno merci diretto in Inghilterra. Lo riferisce la polizia francese. I fatti sono avvenuti poco prima della mezzanotte. Sale così a 10 il numero dei migranti morti da giugno nel tentativo di raggiungere la Gran Bretagna attraverso l'eurotunnel.




ROMA -TIBURTINA, IMMIGRATI: E' EMERGENZA UMANITARIA

di Christian Montagna e Matteo La Stella

 

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Roma – “Vergogna vergogna…anziché mandare la protezione civile con acqua, vestiti, servizi igienici…stanno mandando la forza bruta”. Sono queste le parole con cui Nicola La Triglia, un giovane siciliano volontario mosso da un senso di fratellanza e solidarietà, ha commentato l’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtino di Roma. A pochi passi dal cimitero del Verano, tra Piazza Bologna e il ponte che porta su Via Tiburtina si sta consumando una vera e propria tragedia, taciuta e minimizzata da chi non vuole assumersi le responsabilità di politiche inconcludenti ed errate sulla gestione degli immigrati. Bambini, donne e giovani adolescenti abbandonati per le strade, come bestie, senza acqua né cibo, senza sapere nemmeno quali siano le sorti che li attendono: giacciono, in attesa di essere riconosciuti come umani.


L’Osservatore d’Italia ha intervistato il giovane volontario siciliano che da anni vive nella capitale e che dinanzi a tale scempio non è riuscito ad essere indifferente. Nicola dopo aver diverse volte visto cumuli di gente in quel tratto di strada, ha deciso di uscire ed è andato a portare il suo sostegno. Ci ha parlato di persone “ trattate come delinquenti per il solo fatto di esserci, di occupare il nostro suolo.”


D: L’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtina è tangibile. Oggi, la risposta della Stato italiano è stata quella di inviare sul posto i militari. Puoi raccontarci cosa è accaduto all’arrivo della polizia a Tiburtina?

R: “ Oggi, erano circa 400 persone per strada, ad abitare i marciapiedi. Ieri, oltre 800. Ho visto mamme stanche e scalze scappare con bambini in braccio. Mi sono vergognato e ho chiesto scusa a nome degli italiani. Non è questo il modo di agire! Sono riuscito a trovare tra gli immigrati qualcuno che riuscisse a parlare inglese e sono riuscito a comunicare con loro. ”


D: Visto che sei riuscito a comunicare con loro, cosa ti hanno raccontato?

R: “ Hanno parlato di viaggi della speranza, lunghi ed interminabili. Ore e ore nella speranza di raggiungere la destinazione sani e salvi. Mi hanno raccontato anche delle cifre astronomiche con cui sono stati pagati questi viaggi a bordo di carrette fatiscenti.”


D: C’è bisogno di aiuto in questo momento, di solidarietà e di lotta contro l’indifferenza: cosa vuoi chiedere ai tuoi connazionali? 

R: “ Vi chiedo semplicemente di non stare a guardare, svuotate gli armadi, portate cibo, acqua, giochi per bambini, vestiti e SORRISI e venite ad aiutarci”

 

D- Cosa hai pensato non appena l’emergenza umanitaria ti si è palesata?

R: “Mi sono chiesto se questo è un uomo. Due mesi fa mi trovavo a Calcutta dove ho visto esseri umani poveri dormire a terra, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza dei passanti. Adesso sono a Roma, sulla via Tiburtina e vedo più di 800 esseri umani immigrati provenienti dall’Eritrea e dal Sudan stanchi e stremati dal lungo viaggio e ancora in attesa di capire dove andare; dormono per strada, privi di tutto, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza di noi passanti. Tutta questa disumanità si consuma proprio dietro la porta di casa nostra…”

 

D: Cosa pensi del pericolo di diffusione delle malattie lanciato dai numerosi abitanti della zona?

R: “Io non ho nessun tipo di preoccupazione. Sono stato per cento giorni in giro per il mondo e posso garantire che le malattie non si diffondono con una stretta di mano. C’è sicuramente il rischio scabbia ma non ho paura di poterla contrarre.”


La cronaca degli avvenimenti. Dopo il blitz compiuto dalla Polizia nel pomeriggio di giovedì, mirato ad identificare le centinaia di migranti che ormai sono accampati da giorni nei pressi della stazione Tiburtina, questi si sono dileguati per le vie del quartiere, puntando tutto sul vicino centro di accoglienza “Baobab”. Quì sono stati presi in consegna solo i casi limite: donne con bambini, persone debilitate e donne incinta, anche se, dopo la “retata” delle forze dell'ordine, sempre più clandestini hanno bussato alla porta del centro d'accoglienza sito in Via Cupa, ormai al collasso.
Già dal primo intervento degli agenti, i profughi si sono spostati da Piazzale Mazzoni, ripiegando sotto il ponte della Via Tiburtina che gli ha offerto riparo per la notte tra le sue colonne . La parte del Piazzale più vicina al via-vai della stazione è rimasta però adibita ad un grande stendi panni.


Croce Rossa e Protezione Civile all’opera. Da giovedì sera, è intervenuta sul posto anche la Croce Rossa che ha dispensato medicinali e cure ai bisognosi con il desiderio di farsi curare di loro spontanea volontà. Venerdì mattina è stata invece la volta della Protezione Civile che, quasi in visita di cortesia ha distribuito bottigliette d'acqua ai migranti.


Questa mattina. Intorno alle 10 di questa mattina la Polizia è tornata alla carica per l'identificazione producendo solo un grande parapiglia che ha portato nuovamente i profughi alla fuga: un gruppo nutrito si è infatti diretto verso il Verano, prima di disperdersi per le vie che gravitano intorno all'hub ferroviario e a Piazza Bologna. Ma l'occhio della Polizia è sempre presente, e , dall'alto, un elicottero ha cercato di arginare la situazione ormai totalmente fuori controllo.


Poi, intorno alle 12 di venerdì ha preso piede il secondo “arrembaggio” degli agenti per le identificazioni, capace di mettere nuovamente in fuga tutti i profughi da Via Cupa, dove precedentemente si erano stabiliti. In entrambe le azioni gli agenti non sono riusciti ad effettuare alcun controllo. Ora si registra la presenza di 2 pattuglie della Polizia in Piazzale Mazzoni mentre tutti i profughi affollano Via Cupa.


Il centro di accoglienza Baobab. Il centro “Baobab”, intanto, vive un vero e proprio momento di emergenza. Il responsabile dell'unica struttura che sembra essere in grado di ospitare i migranti racconta: “In questo momento -al centro di accoglienza- invece di ospitare 200 persone ce ne sono quasi 800. Per lo più eritrei, etiopici, somali e sudanesi. Solo ieri ne sono arrivati 200”. L'intasamento del centro ha provocato anche problemi alla rete fognaria dello stesso, risolti solo nella notte tra giovedì e venerdì.


Giovedì sera, nell'occhio dell'emergenza ha fatto capolino anche il presidente del Municipio II, Giuseppe Gerace. “Ieri sera siamo rimasti fino a tarda notte insieme a loro all'esterno del centro di accoglienza di via Cupa per accertarci che fossero distribuiti pasti e acqua e che tutti fossero assistiti dai medici della Croce Rossa – ha spiegato Gerace – Siamo dinanzi a persone che fuggono da orribili situazioni e che hanno come unico scopo quello di proseguire il viaggio: abbiamo conosciuto molti giovani e giovanissimi eritrei, donne e bambini. Persone spesso spaventate che stanno collaborando in maniera spontanea all'organizzazione della loro sistemazione, ripulendo i luoghi, distribuendo cibo ai concittadini più deboli in una bellissima logica di solidarietà. Non siamo disponibili ad essere complici di violazioni di diritti umani”.


È da diverse settimane che la stazione Tiburtina ha preso le sembianze di un campo profughi. Tra Largo Mazzoni e Largo delle Crociate, profughi “transitanti” hanno trovato un punto dove stazionare. Loro, in fuga da situazioni velenose, vedono l'Italia come la porta d'Europa per raggiungere nazioni nel quadrante nord di un'Unione più separata che mai. Fino ad inizio maggio i “transitanti” occupavano la struttura abusiva di Via delle Messi d'Oro, finita KO dopo l'intervento del Campidoglio che ne ha disposto l'abbattimento a suon di ruspe. Ora, a risanare la sbandata delle ruspe comunali ci deve pensare il piccolo centro di accoglienza Baobab, che, anche volendo, non dispone dello spazio sufficiente ad ospitare la mole di bisognosi in fila davanti al suo portone da quando Berlino ha fermato il trattato di Schengen per il G7. Una sequela di eventi che ha portato la stazione Tiburtina ad essere un centro di accoglienza dove il soffitto sono le stelle e il caldo, le temperature estive di questi giorni.
Tra gli abitanti del quartiere, inoltre, impazza la convinzione che la situazione non sia gestita in modo ottimale ai piani alti.




TIBURTINA, EMERGENZA IMMIGRATI: IL RACCONTO DI UN VOLONTARIO ITALIANO TRA LA GENTE

di Christian Montagna e Matteo La Stella

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Roma – “Vergogna vergogna…anziché mandare la protezione civile con acqua, vestiti, servizi igienici…stanno mandando la forza bruta”. Sono queste le parole con cui Nicola La Triglia, un giovane siciliano volontario mosso da un senso di fratellanza e solidarietà, ha commentato l’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtino di Roma. A pochi passi dal cimitero del Verano, tra Piazza Bologna e il ponte che porta su Via Tiburtina si sta consumando una vera e propria tragedia, taciuta e minimizzata da chi non vuole assumersi le responsabilità di politiche inconcludenti ed errate sulla gestione degli immigrati. Bambini, donne e giovani adolescenti abbandonati per le strade, come bestie, senza acqua né cibo, senza sapere nemmeno quali siano le sorti che li attendono: giacciono, in attesa di essere riconosciuti come umani.

L’Osservatore d’Italia ha intervistato il giovane volontario siciliano che da anni vive nella capitale e che dinanzi a tale scempio non è riuscito ad essere indifferente. Nicola dopo aver diverse volte visto cumuli di gente in quel tratto di strada, ha deciso di uscire ed è andato a portare il suo sostegno. Ci ha parlato di persone “ trattate come delinquenti per il solo fatto di esserci, di occupare il nostro suolo.”

D: L’emergenza umanitaria che sta vivendo il quartiere Tiburtina è tangibile. Oggi, la risposta della Stato italiano è stata quella di inviare sul posto i militari. Puoi raccontarci cosa è accaduto all’arrivo della polizia a Tiburtina?
R: “ Oggi, erano circa 400 persone per strada, ad abitare i marciapiedi. Ieri, oltre 800. Ho visto mamme stanche e scalze scappare con bambini in braccio. Mi sono vergognato e ho chiesto scusa a nome degli italiani. Non è questo il modo di agire! Sono riuscito a trovare tra gli immigrati qualcuno che riuscisse a parlare inglese e sono riuscito a comunicare con loro. ”

D: Visto che sei riuscito a comunicare con loro, cosa ti hanno raccontato?
R: “ Hanno parlato di viaggi della speranza, lunghi ed interminabili. Ore e ore nella speranza di raggiungere la destinazione sani e salvi. Mi hanno raccontato anche delle cifre astronomiche con cui sono stati pagati questi viaggi a bordo di carrette fatiscenti.”

D: C’è bisogno di aiuto in questo momento, di solidarietà e di lotta contro l’indifferenza: cosa vuoi chiedere ai tuoi connazionali?
R: “ Vi chiedo semplicemente di non stare a guardare, svuotate gli armadi, portate cibo, acqua, giochi per bambini, vestiti e SORRISI e venite ad aiutarci”

D- Cosa hai pensato non appena l’emergenza umanitaria ti si è palesata?
R: “Mi sono chiesto se questo è un uomo. Due mesi fa mi trovavo a Calcutta dove ho visto esseri umani poveri dormire a terra, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza dei passanti. Adesso sono a Roma, sulla via Tiburtina e vedo più di 800 esseri umani immigrati provenienti dall’Eritrea e dal Sudan stanchi e stremati dal lungo viaggio e ancora in attesa di capire dove andare; dormono per strada, privi di tutto, senza cibo, in condizioni sanitarie e igieniche inesistenti, nell'indifferenza di noi passanti. Tutta questa disumanità si consuma proprio dietro la porta di casa nostra…”

D: Cosa pensi del pericolo di diffusione delle malattie lanciato dai numerosi abitanti della zona?
R: “Io non ho nessun tipo di preoccupazione. Sono stato per cento giorni in giro per il mondo e posso garantire che le malattie non si diffondono con una stretta di mano. C’è sicuramente il rischio scabbia ma non ho paura di poterla contrarre.”

La cronaca degli avvenimenti. Dopo il blitz compiuto dalla Polizia nel pomeriggio di giovedì, mirato ad identificare le centinaia di migranti che ormai sono accampati da giorni nei pressi della stazione Tiburtina, questi si sono dileguati per le vie del quartiere, puntando tutto sul vicino centro di accoglienza “Baobab”. Quì sono stati presi in consegna solo i casi limite: donne con bambini, persone debilitate e donne incinta, anche se, dopo la “retata” delle forze dell'ordine, sempre più clandestini hanno bussato alla porta del centro d'accoglienza sito in Via Cupa, ormai al collasso.
Già dal primo intervento degli agenti, i profughi si sono spostati da Piazzale Mazzoni, ripiegando sotto il ponte della Via Tiburtina che gli ha offerto riparo per la notte tra le sue colonne . La parte del Piazzale più vicina al via-vai della stazione è rimasta però adibita ad un grande stendi panni.

Croce Rossa e Protezione Civile all’opera. Da giovedì sera, è intervenuta sul posto anche la Croce Rossa che ha dispensato medicinali e cure ai bisognosi con il desiderio di farsi curare di loro spontanea volontà. Venerdì mattina è stata invece la volta della Protezione Civile che, quasi in visita di cortesia ha distribuito bottigliette d'acqua ai migranti.

Questa mattina. Intorno alle 10 di questa mattina la Polizia è tornata alla carica per l'identificazione producendo solo un grande parapiglia che ha portato nuovamente i profughi alla fuga: un gruppo nutrito si è infatti diretto verso il Verano, prima di disperdersi per le vie che gravitano intorno all'hub ferroviario e a Piazza Bologna. Ma l'occhio della Polizia è sempre presente, e , dall'alto, un elicottero ha cercato di arginare la situazione ormai totalmente fuori controllo.

Poi, intorno alle 12 di venerdì ha preso piede il secondo “arrembaggio” degli agenti per le identificazioni, capace di mettere nuovamente in fuga tutti i profughi da Via Cupa, dove precedentemente si erano stabiliti. In entrambe le azioni gli agenti non sono riusciti ad effettuare alcun controllo. Ora si registra la presenza di 2 pattuglie della Polizia in Piazzale Mazzoni mentre tutti i profughi affollano Via Cupa.

Il centro di accoglienza Baobab. Il centro “Baobab”, intanto, vive un vero e proprio momento di emergenza. Il responsabile dell'unica struttura che sembra essere in grado di ospitare i migranti racconta: “In questo momento -al centro di accoglienza- invece di ospitare 200 persone ce ne sono quasi 800. Per lo più eritrei, etiopici, somali e sudanesi. Solo ieri ne sono arrivati 200”. L'intasamento del centro ha provocato anche problemi alla rete fognaria dello stesso, risolti solo nella notte tra giovedì e venerdì.

Giovedì sera, nell'occhio dell'emergenza ha fatto capolino anche il presidente del Municipio II, Giuseppe Gerace. “Ieri sera siamo rimasti fino a tarda notte insieme a loro all'esterno del centro di accoglienza di via Cupa per accertarci che fossero distribuiti pasti e acqua e che tutti fossero assistiti dai medici della Croce Rossa – ha spiegato Gerace – Siamo dinanzi a persone che fuggono da orribili situazioni e che hanno come unico scopo quello di proseguire il viaggio: abbiamo conosciuto molti giovani e giovanissimi eritrei, donne e bambini. Persone spesso spaventate che stanno collaborando in maniera spontanea all'organizzazione della loro sistemazione, ripulendo i luoghi, distribuendo cibo ai concittadini più deboli in una bellissima logica di solidarietà. Non siamo disponibili ad essere complici di violazioni di diritti umani”.

È da diverse settimane che la stazione Tiburtina ha preso le sembianze di un campo profughi. Tra Largo Mazzoni e Largo delle Crociate, profughi “transitanti” hanno trovato un punto dove stazionare. Loro, in fuga da situazioni velenose, vedono l'Italia come la porta d'Europa per raggiungere nazioni nel quadrante nord di un'Unione più separata che mai. Fino ad inizio maggio i “transitanti” occupavano la struttura abusiva di Via delle Messi d'Oro, finita KO dopo l'intervento del Campidoglio che ne ha disposto l'abbattimento a suon di ruspe. Ora, a risanare la sbandata delle ruspe comunali ci deve pensare il piccolo centro di accoglienza Baobab, che, anche volendo, non dispone dello spazio sufficiente ad ospitare la mole di bisognosi in fila davanti al suo portone da quando Berlino ha fermato il trattato di Schengen per il G7. Una sequela di eventi che ha portato la stazione Tiburtina ad essere un centro di accoglienza dove il soffitto sono le stelle e il caldo, le temperature estive di questi giorni.
Tra gli abitanti del quartiere, inoltre, impazza la convinzione che la situazione non sia gestita in modo ottimale ai piani alti.