EPATITE C ED IL FARMACO SOFOSBUVIR: ANCORA DECESSI "SOSPETTI"

 

LEGGI ANCHE: FARMACO SOFOSBUVIR PER EPATITE C, COSTA TROPPO? IL PM GUARINIELLO VUOLE VEDERCI CHIARO

 

di Cinzia Marchegiani
Torino – Il farmaco supercostoso Sofosbuvir dedicato ai pazienti affetti da epatite era già finito nell’occhio del ciclone ad aprile 2015 per i prezzi differenti sostenuti dalle ASL e il privato. Sofosbuvir  venne autorizzato lo scorso  5 dicembre 2014 dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e venne disposta la rimborsabilità a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Il farmaco la cui denominazione in commercio è SOVALDI®, il cui principio attivo appunto il Sofosbuvir, è stato definito capace di inibire l’enzima “RNA polimerasi RNA-dipendente(NS5B)”, essenziale per la replicazione del virus dell'epatite C (HCV), è disponibile sotto forma di compresse. Ora questo farmaco continua a far parlar di se, dopo la famosa querelle tra Regioni e AIFA sulla disponibilità del medicinale di raggiungere tutti i pazienti.

Nuovi decessi: Sono scattati gli accertamenti da parte degli inquirenti della Procura del capoluogo piemontese che già indagavano sulla diffusione del Sofosbuvir, riguardo una ventina di decessi, due dei quali registrati a Torino. Il fascicolo è stato aperto per omicidio colposo. Si tratta di malati in attesa del medicinale, i cui alti costi sono sostenibili con difficoltà dalle amministrazioni sanitarie regionali. Il pm Raffaele Guariniello vuole capire se ci sono responsabilità. I casi raccolti sono in tutto 117.

Relazione fra morti ed efficacia farmaco:
Il Pm Guariniello, lo scorso 16 maggio 2015, aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti con ipotesi di reato per omissione di cure e lesioni colpose in quanto il Governo non avrebbe assicurato alle Regioni le somme necessarie a garantire a tutti i pazienti la costosissima terapia in grado di “cancellare la malattia”. Una pista da battere sicuramente deve essere anche la provata efficacia di questo farmaco, denominato miracoloso dalle stesse case farmaceutiche. In questa direzione, al fine di sgomberare qualsiasi ombra sulle eventuali possibilità che questi decessi siano imputabili al reato di omicidio colposo, è doveroso anche acquisire la pubblicazione del Position Statement “Efficacia e costo-efficacia del Sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C” che ha effettuato la fondazione Gimbe, da cui invece emergono alcune criticità metodologiche relative alla robustezza delle prove di efficacia, oltre che all’entità e alla precisione dei benefici del farmaco.

Mancanza di studi indipendenti: La Fondazione Gimbe invitava, con questa pubblicazione, tutte le parti interessate a valutare con sano scetticismo e adeguato rigore metodologico tutte le innovazioni farmacologiche e tecnologiche evitando, sull’onda di un contagioso entusiasmo, di enfatizzare i benefici e minimizzare i rischi degli interventi sanitari, poiché un prodotto farmaceutico pubblicizzato miracoloso potrebbe nascondere in realtà poca trasparenza sulla sua efficacia. Per questo Gimbe conferma come tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia del Sofosbuvir sono stati finanziati, progettati e realizzati dall’azienda produttrice Gilead Science e, al momento, non esiste alcuno studio indipendente. Non solo, ma dichiarano di non conoscere il reale valore aggiunto del farmaco rispetto a un confronto appropriato, sia perché mancano trial di efficacia comparativa del Sofosbuvir con altri agenti antivirali ad azione diretta, sia perché tutti gli studi prevedono l’associazione del Sofosbuvir con ribavirina ± peginterferon-alfa, mentre alcuni studi presentano limiti metodologici rilevanti (controlli storici, assenza di blinding).

Insomma, alle morti accertate o presunte dall’avanzamento inesorabile dell’epatite C, dovrebbe essere anche valutato senza alcun ombra di dubbio, se la somministrazione del farmaco, che trascina più ombre che luci sulla propria efficacia e sicurezza, avrebbe potuto eventualmente evitare il destino annunciato dei malcapitati pazienti. Un bel rompicapo per il pm Guariniello che dovrà indagare non solo sulla distribuzione carente del farmaco, ma tangibilmente correlare la morte dei pazienti alla mancata somministrazione del farmaco Sofosbuvir qualora il trattamento fosse reputato efficace per rallentare o arrestare la patologia.
 




EPATITE C: LA FONDAZIONE GIMBE SVELA TUTTI I FALSI MITI DEL FARMACO SOFOSBUVIR

Al fine di informare correttamente il mondo della sanità, professionisti e pazienti la Fondazione GIMBE ha pubblicato il Position Statement “Efficacia e costo-efficacia del Sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C” da cui emergono alcune criticità metodologiche relative alla robustezza delle prove di efficacia, oltre che all’entità e alla precisione dei benefici del farmaco

di Cinzia Marchegiani

Dopo il botta e risposta tra AIFA e la Regione Toscana sul farmaco per l’epatite C, interviene la Fondazione GIMBE indispensabile riallineare aspettative dei pazienti e e mondo della sanità alle reali prove di efficacia del “super-farmaco” e definire le priorità di trattamento secondo criteri di costo-efficacia.ritenendo

L’impossibilità di garantire il trattamento con il Sofosbuvir a tutti i pazienti affetti dal virus dell’epatite C ha generato la mobilitazione della magistratura e della politica. Il 16 maggio il pm Guariniello ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con ipotesi di reato per omissione di cure e lesioni colpose perché il Governo non avrebbe assicurato alle Regioni le somme necessarie a garantire a tutti i pazienti la costosissima terapia in grado di “cancellare la malattia”. Due giorni dopo il Governatore Enrico Rossi ha dichiarato che la Regione Toscana garantirà a tutti i cittadini toscani l'accesso gratuito alla terapia farmacologica per la cura dell'epatite C perché “bloccare la progressione del danno epatico in uno stadio precoce risolve definitivamente la malattia, riduce il rischio di diffusione ed evita tutte le spese derivanti dal trattamento della malattia”. Dal canto suo Luca Pani difende l’operato dell’AIFA che, grazie ai criteri prescrittivi identificati e ai fondi stanziati dallo Stato, garantisce oggi il trattamento a 7.000 pazienti, seppure con preoccupanti variabilità tra una regione e l'altra e rimprovera Enrico Rossi di diffondere a fini elettorali informazioni illusorie nei confronti di oltre un milione di cittadini italiani affetti da epatite C.

In un momento particolarmente critico per la sostenibilità della sanità pubblica, la Fondazione GIMBE invita tutti gli stakeholders (le parti interessate) a valutare con sano scetticismo e adeguato rigore metodologico tutte le innovazioni farmacologiche e tecnologiche evitando, sull’onda di un contagioso entusiasmo, di enfatizzare i benefici e minimizzare i rischi degli interventi sanitari.
Al fine di informare correttamente politiche sanitarie, professionisti e pazienti la Fondazione GIMBE ha pubblicato il Position Statement “Efficacia e costo-efficacia del Sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C” da cui emergono alcune criticità metodologiche relative alla robustezza delle prove di efficacia, oltre che all’entità e alla precisione dei benefici del farmaco.

NON ESISTONO STUDI INDIPENDENTI
Quello che emerge fa riflettere molto su come un prodotto farmaceutico pubblicizzato miracoloso nasconda in realtà poca trasparenza sulla sua efficacia. Per questo GIMBE conferma come tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia del Sofosbuvir sono stati finanziati, progettati e realizzati dall’azienda produttrice Gilead Science e, al momento, non esiste alcuno studio indipendente. Non solo ma dichiarano ci non conoscere il reale valore aggiunto del farmaco rispetto a un confronto appropriato, sia perché mancano trial di efficacia comparativa del Sofosbuvir con altri agenti antivirali ad azione diretta, sia perché tutti gli studi prevedono l’associazione del Sofosbuvir con ribavirina ± peginterferon-alfa, mentre alcuni studi presentano limiti metodologici rilevanti (controlli storici, assenza di blinding).

FRARMACO SOFOSBUVIR QUELLO CHE NON VIENE DETTO
Ed ecco che la Fondazione GIME elenca i vari punti critici su questo farmaco diventato miracoloso:
. Tutti gli studi hanno utilizzato come misura di esito un end-point surrogato, ovvero la risposta virologica sostenuta al di sotto della soglia minima identificabile a 24 o a 12 settimane dalla sospensione del farmaco.
. La risposta virologica sostenuta non garantisce l’eradicazione del virus dal sangue (che resta solo al di sotto della soglia minima identificabile), né permette di identificare la persistenza del virus nei tessuti.
. Per alcuni sottogruppi di pazienti la stima dell’effetto del trattamento è incerta a causa della loro limitata numerosità campionaria.
. Non esistono prove di efficacia dirette su outcome clinicamente rilevanti: evoluzione dell’epatite in cirrosi, scompenso della cirrosi, insorgenza di epatocarcinoma, mortalità.
. Non è nota la probabilità di re-infezione nei pazienti che hanno ottenuto una risposta virologica sostenuta.
. Non conosciamo gli effetti avversi, oltre che la compliance, nel mondo reale.

ASSENZA PROVE DI EFFICACIA NON GIUSTIFICANO IL TRATTAMENTO DI PREVENZIONE
A seguito di queste valutazioni la Fondazione GIMBE conclude che il Sofosbuvir costituisce una rilevante innovazione terapeutica, ma le evidenze disponibili documentano solo che il farmaco è efficace nel determinare una risposta virologica sostenuta in una percentuale che raggiunge il 90% in alcuni (ma non in tutti) sottogruppi di pazienti.
La storia naturale dell’epatite C e le prove di efficacia disponibili non giustificano in nessun contesto sanitario, indipendentemente dalla disponibilità di risorse, una policy che preveda il trattamento di tutti i pazienti con epatite C con l’obiettivo di prevenire l’evoluzione dell’epatite cronica in cirrosi, lo scompenso della cirrosi, lo sviluppo dell’epatocarcinoma, i trapianti di fegato e la mortalità.
Ma non solo, Gime sottolinea come in assenza di prove di efficacia dirette sulla capacità del Sofosbuvir di rallentare l’evoluzione dell’epatite C verso forme avanzate di malattia scommettere sui potenziali risparmi per l’assistenza sanitaria è puramente speculativo e non supportato da alcun dato scientifico.

SOFUSBIR NON PUO’ ESSERE ETICHETTATO FARMACO SALVAVITA
“Assimilare la risposta virologica sostenuta nel singolo paziente alla eradicazione del virus C dalla popolazione è una suggestiva, spiega GIME -ma inverosimile, strategia di sanità pubblica. Considerato che la mortalità nei pazienti con epatite C è molto bassa e che nessuno studio ha dimostrato che il Sofosbuvir riduce la mortalità , il termine ‘farmaco salvavita’ è improprio e non dovrebbe più essere utilizzato”.

Definire le priorità di trattamento in relazione alla costo-efficacia del Sofosbuvir nei vari sottogruppi di pazienti rappresenta, – la Fondazione GIME ricorda – oggi l’unica soluzione accettabile dal punto di vista clinico, etico ed economico, e i dati relativi a tutti i pazienti trattati dovrebbero essere raccolti in maniera sistematica al fine di documentare l’efficacia e la sicurezza del farmaco nel mondo reale.




EPATITE C: ARRIVA IL SUPERFARMACO

Redazione

Sara' disponibile anche in Italia "nei piu' brevi tempi possibili" il farmaco contro l'Epatite C prodotto da AbbVie, noto come il "superfarmaco", di grande efficacia terapeutica ma anche di notevoli costi. Lo comunica l'Aifa: "Stante la disponibilita' della ditta AbbVie a fornire l'associazione ABT-450/r-ombitasvir e dasabuvir in corso di approvazione tramite procedura accelerata presso EMA e preliminarmente all'autorizzazione all'immissione in commercio in Italia – si legge in una nota dell'Agenzia del Farmaco – la Commissione Tecnico-Scientifica di AIFA ha espresso, con procedura accelerata, parere favorevole in merito all'attivazione di un "programma di uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica", ai sensi del D.M. 08/05/2003, per la combinazione interferon-free composta da ABT-450/r-ombitasvir e dasabuvir nei pazienti affetti da epatite cronica C ad alto rischio di progressione della malattia".
  .