Incontro Putin Erdogan, possibile hub del gas in Turchia

“Il potenziale hub del gas in Turchia può essere la piattaforma per determinare il prezzo del gas”. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin nel suo incontro con il leader turco Erdogan. Lo riporta Tass. Alla Turchia arriva “la piena la fornitura di gas” perché si è rivelato “il partner più affidabile”, ha aggiunto Putin secondo quanto riferisce Ria Novosti. 

Erdogan ha valutato positivamente l’idea di Putin di un hub del gas in Turchia. Lo fa sapere Peskov dopo l’incontro tra i due leader. Il colloquio, riferisce Ria Novosti, è durato un’ora e mezza. Il faccia a faccia è avvenuto nella capitale kazaka a margine del summit della Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia (Cica).

Peskov ha inoltre affermato che la questione di una possibile risoluzione al conflitto in Ucraina non è stata discussa dai presidenti di Russia e Turchia durante il loro incontro oggi a Astana. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti. 

“Mi auguro che grano e fertilizzanti russi saranno esportati attraverso Istanbul”, ha detto Erdogan durante l’incontro con l’omologo russo. Lo rende noto Trt. Il presidente turco si è augurato che i prodotti russi possano così raggiungere i Paesi in via di sviluppo. “Siamo determinati a mantenere e rafforzare l’accordo di Istanbul” che ha sbloccato l’esportazione di grano dall’Ucraina “e a trasportare il grano e i fertilizzanti russi ai Paesi in via di sviluppo attraverso la Turchia”, ha detto Erdogan. “I passi che Turchia e Russia prenderanno in questa direzione disturberanno alcuni circoli ma nello stesso tempo renderanno felici i Paesi meno sviluppati”, ha aggiunto.  

Intanto in un’intervista alla Tass, il vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo, Alexander Venediktov, ha detto: “L’adesione dell’Ucraina alla Nato può portare alla Terza guerra mondiale e la stessa Alleanza atlantica lo capisce”. “Con l’adesione dell’Ucraina alla Nato entrerà in vigore il quinto articolo (sulla difesa collettiva)”, ha aggiunto: “La stessa Nato comprende la natura suicida di questo passo”. “L’adesione dell’Ucraina alla Nato è per noi inaccettabile”, ha detto: “L’Occidente deve capire che le parole di Zelensky sulla necessità di attacchi preventivi contro la Russia sono un invito alla terza guerra mondiale”.

Se Kiev continuerà i suoi attacchi terroristici, la risposta della Russia sarà più dura: lo ha detto il presidente della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, come riporta la Tass.

“Una pace giusta può essere ottenuta attraverso la diplomazia, non ci possono essere vincitori in una guerra e perdenti nella pace”. Lo ha affermato il presidente turco, come riporta Anadolu, parlando del conflitto tra Mosca e Kiev durante il vertice della Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia in Kazakhstan. “Il nostro obiettivo è che il bagno di sangue finisca il prima possibile”, ha aggiunto Erdogan. 

La Russia è favorevole a una rapida soluzione diplomatica della questione ucraina, non cerca di “fare a pezzi nessuno” e vuole coesistere pacificamente con l’Ucraina e con tutta l’Europa, anche se non a spese della sua sicurezza: lo ha detto il vice segretario del Consiglio di sicurezza russo, Alexander Venediktov, in un’intervista alla Tass.

Ma il presidente ucraino Zelensky chiude: la Russia “va isolata diplomaticamente”, la diplomazia è uno strumento “possente”, ma non ci può essere finché “le armi parlano”. 

Putin: ‘Ora sistema di sicurezza alla pari con i Paesi dell’Asia’  – Il mondo sta diventando multipolare, con nuovi centri di potere che si rafforzano in Asia: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, come riporta la Tass. Mosca è favorevole alla creazione con altri Paesi asiatici di un sistema di sicurezza alla pari e indivisibile e si impegna al massimo per il suo sviluppo: lo ha detto il presidente russo in occasione della sesta Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia (Cica). “Compiamo tutti gli sforzi insieme agli altri Stati asiatici per sviluppare un sistema di sicurezza alla pari e indivisibile basato su principi universali e riconosciuti del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato il leader russo.




PUTIN ACCUSA LA TURCHIA: "ERDOGAN E ALTE AUTORITÀ COINVOLTE NEL TRAFFICO ILLECITO DI PETROLIO CON L'ISIS"

Redazione

Il presidente turco Erdogan "e la sua famiglia" nonché "le più alte autorità politiche" della Turchia "sono coinvolti" nel "business criminale" del traffico illecito di petrolio proveniente dai territori occupati dall'Isis in Siria e in Iraq: lo ha dichiarato il vice ministro della Difesa russo, Anatoli Antonov.

Antonov ha quindi definito la Turchia "il consumatore principale di questo petrolio rubato ai proprietari legittimi della Siria e dell'Iraq".

La Russia sostiene di aver individuato tre percorsi attraverso i quali il petrolio dell'Isis giunge in Turchia. "Sono state individuate – ha detto il vice capo di Stato maggiore russo, Serghiei Rudskoi, durante un vertice delle autorità militari – tre rotte principali per il trasporto del petrolio verso il territorio turco dalle zone controllate dalle formazioni dei banditi in Siria e in Iraq".

I proventi dell'Isis dal traffico illegale di petrolio ammontano a due miliardi di dollari l'anno, sostiene Antonov, precisando che i jihadisti si servono di questo denaro "per arruolare militanti in tutto il mondo, equipaggiandoli con armi, attrezzature militari e armamenti".

Sulla questione è intervenuto anche il leader laburista britannico Jeremy Corbyn ha detto: "Il petrolio dell'Isis viene venduto in altri Paesi, va a finire in Turchia". Lo ha detto nel suo intervento ai Comuni chiedendo di fare luce "su quali banche siano coinvolte nel finanziamento allo Stato islamico".




TURCHIA: GIORNALISTA CONDANNATO PER OFFESE AD ERDOGAN

di Matteo La Stella


Ankara – Un caporedattore turco è stato condannato per aver offeso, tramite le pagine web del social network Tweeter, il Presidente della Repubblica Recep Tayyp Erdogan. Di stanza al quotidiano Today's Zaman, pubblicato in inglese in terra ottomana, il giornalista Bulent Kenes è stato condannato a 21 mesi di reclusione da un tribunale di Ankara. Al centro della questione, un tweet di Kenes del luglio 2014 in cui, il caporedattore tuonava:” Sua madre si sarebbe vergognata del proprio figlio- Erdogan – per quello che sta facendo della Turchia.”


Il capo di Stato turco, alla luce dell'”offesa”, ha subito preso in mano la situazione tramutandola in una querela, motivata dalla scomparsa della madre avvenuta nel 2011. L'editorialista, ha cercato di difendersi asserendo che nel suo tweet erano assenti riferimenti a persone fisiche. A decidere però ci ha pensato il Tribunale che, rigettata l'obiezione difensiva di Kenes, lo ha condannato a 1 anno e 9 mesi di reclusione, sospesi nel caso in cui per 5 anni lo stesso non incorra in altre violazioni.
Questa è la seconda volta che il giornalista finisce sotto la lente di ingrandimento della magistratura che, già lo scorso mese lo aveva chiamato a rispondere di un altra “aggressione” a colpi di tweet, questa volta nei confronti del primo ministro Ahmet Davutoglu.


Il giornale dove esercita la professione Kenes, Today's Zaman, è la versione inglese del quotidiano Zaman, di proprietà del magnate Fetullah Gulen, in esilio volontario negli Stati Uniti da ben 16 anni. Gulen, che fino al 2012 ha camminato "a braccetto" con il presidente Erdogan, è stato poi insignito dallo stesso di tutte le responsabilità nell'ambito della corruzione, che ha investito la Turchia nel 2013, tagliando teste di molti ministri e altrettanti parenti di uomini politici, come quella del figlio del leader. 




ELEZIONI TURCHIA: SCONFITTA PER IL PRESIDENTE ERDOGAN

di Alessandro Rosa

Istanbul – Il 7 giugno 2015 la Turchia è andata al voto per rinnovare il Parlamento, con un’ affluenza dell'86%. 54 milioni di elettori hanno consegnato una risultato inaspettato per il Presidente Erdogan, il suo partito conservatore AkP per la prima volta dopo 13 anni perde la maggioranza assoluta, anche se rimane il primo partito. Entra di prepotenza nella scena politica del paese il partito curdo Hdp nato solo lo scorso anno, la sua performance inaspettata ha fatto superare l’alta soglia di sbarramento del 10% che lo porta diritto nel parlamento.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan mirava ad incassare la maggioranza assoluta con ben 367 seggi per poter realizzare il presidenzialismo d’acciaio e cambiare la costituzione dello stesso paese. Amaro però è il responso delle urne che attestano il partito di ispirazione Islamica di Erdogan solo al 40% con  un magro botino si soli 258 seggi, non centrando assolutamente l’obiettivo impostosi. All'opposizione conquista circa il 25% dei suffragi il kemalista Chp e 131 rappresentanti, il nazionalista Mhp con oltre il 16% e 82 parlamentari ed infine il partito filo-curdo Hdp che ha sfiorato il 13% ed entra per la prima volta in Parlamento con 78-80 deputati. Ciò significa che le opposizione potrebbero formare un governo di coalizione, avendo più di 290 seggi.

SCONFITTA INESORABILE PER ERDOGAN, NON CI SARA’ IL PRESIDENZIALISMO
Non solo non è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta, ma per Erdogan queste elezioni parlano di sconfitta inesorabile. Il suo partito ha incassato solo il 40% lontano assai da quel 60% dei suffragi che gli avrebbero permesso di indire il referendum per conquistare il potere esecutivo che avrebbe consegnato alla Turchia ad una Repubblica presidenziale, con lui al comando.
La Turchia, pur essendo ancora un paese conservatore, con queste elezioni ha frenato e ridimensionato il Presidente Erdogan. Ora gli occhi sono puntati sulle possibile alleanze, i nazionalisti dell'Mhp potrebbero allearsi con il partito'Akp, anche se prima del voto i tre partiti di opposizione hanno escluso ogni alleanza con l'Akp, dopo che per anni hanno denunciato  le spinte dittatoriali e islamiche del "sultano" e la corruzione emersa con le inchieste sulla Tangentopoli del Bosforo, affossate dal potere.

I tre partiti Chp, Mhp e Hdp invero potrebbero cercare un'intesa, l'Hdp e l'Mhp potrebbero superare i loro conflitti interni almeno per togliere all'Akp il potere fino al voto anticipato, che spetta al presidente decidere se e quando convocare. Il segretario generale del Chp, Gursel Tekin proprio in riferimento a scenari ancora tutti da ipotizzare ha dichiarato"La democrazia ha vinto. Non sembra possibile un governo di un singolo partito. È chiaro che ci sarà un governo di coalizione".