INSEGNAMENTO: LA BEFFA DEI TFA E LA RABBIA DEI NEO LAUREATI

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Angelo Parca

Gli esperti di miss Gelmini sbagliano a formulare una domanda su 5 dei test per l'ammissione ai Tfa: i Tirocini formativi attivi che servono per abilitare all'insegnamento circa ventimila laureati. Così l'accesso a numero chiuso alla carriera di insegnante si trasforma in una roulette russa. Ai ragazzi laureati, le domande sono parse da subito strane, mal formulate, e con più    o nessuna    risposte corrette. Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo ha subito annunciato la nomina di una commissione di accademici per dare un'occhiata ai 38 test    uno per ogni classe o gruppo di classi di insegnamento    che devono selezionare i nuovi insegnanti.

La vita è diventata molto dura per gli aspiranti insegnanti perché da quest'anno, per insegnare alla media e al superiore occorre iscriversi ad un corso universitario a numero programmato di cinque anni per poi frequentare un anno di Tirocinio formativo attivo, prima di ottenere l'abilitazione. Il ministero ha ammesso alla frequenza del solo tirocinio coloro che sono in possesso della laurea vecchia maniera. Una selezione a numero chiuso che prevede un test di ammissione, due scritti e un colloquio. Ma la prima uscita dei Tfa è stata un fallimento. I neo laureati promettono battaglia, vogliono far sentire la loro voce, si sentono umiliati, scoraggiati e stanchi. Hanno voglia di prendere la valigia e andarsene. Ma perché lasciare il loro Paese? Chiè stato incompetente, loro o gli esperti? Chi ha sbagliato? Intanto un gruppo di 27 tra esperti ed esponenti del mondo della cultura umanistica italiana    da Guido Baldassarri, presidente dell'Associazione degli Italianisti (Adi) a Gabriele Burzacchini, presidente della Consulta Universitaria del Greco (Cug) fino a Rita Librandi, presidente dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana (Asli)    è intervenuto contro le prove di accesso al Tirocinio Formativo Attivo inviando una lettera al Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, pubblicata da Adnkronos, per sollecitare "modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante". Per Luciano Canfora si è trattato di "quiz degradanti, buoni per i cretini" e per Nuccio Ordine di semplice "nozionismo di bassa lega e quiz avvilenti".

 

Alla nostra redazione de L’osservatore laziale è arrivata una lettera da una giovane laureata, Saviana Colazza che scrive una lettera dalla quale si evince l’indubbio malessere che purtroppo colpisce le persone più preparate che vogliono costruire il loro futuro in Italia. Ma noi, cosa gli offriamo?

Ecco la lettera di Saviana Colazza

"Nella notte delle stelle cadenti, nella notte dei desideri, noi giovani insegnanti, aspettiamo di vedere una meteorite perché solo quella, potrà realizzare il nostro desiderio più grande: abilitarci all’insegnamento.

Reduce dai Tfa, umiliata, offesa  e rammaricata aspetto la mia stella, ho smesso di credere nei sogni, ho smesso di sperare in un futuro, non mi resta che il miracolo.

Laureata con 110 e lode in lettere, con fatica e lavorando costantemente (cameriera,  postina, commessa) cresciuta con pane e amore per la lettura e la giustizia sociale. Amore che cerco di trasmettere ai miei alunni costantemente e quando mi viene data la possibilità.

Invece mi trovo qui, davanti ad un foglio bianco per sfogare la mia rabbia, per chiedere aiuto, sostegno, diritto per questa classe sociale che un tempo era ritenuta ammirevole, fondamentale per la crescita dei ragazzi ed oggi è bistrattata.

Perché un laureato che ha svolto tutti gli esami abilitanti, iscritto nelle graduatorie,  che fa supplenze, deve fare un test per entrare in una scuola di abilitazione, per di più a pagamento? Perché devo fare un test per pagare 3000 euro?  Perché devo pagare due classi di concorso accorpate per poi fare un solo test?

Non sarebbe più semplice, come in altri mestieri, appena laureati fare uno o più anni di tirocinio e poi svolgere un esame finale?

Certo che no, le università, lo stato hanno bisogno di soldi e dove li prendono? Dalle casse dei precari della scuola, quelli che prendono mille euro al mese, quelli che d’estate vanno a cercarsi lavoretti come camerieri perché non percepiscono stipendio, quelli che non possono comprarsi una macchina, progettare il futuro perché non sanno se a settembre verranno di nuovo chiamati. Quelli che partecipano in massa, facendosi prestare i soldi dai genitori ai Tfa…”è l’unica strada da intraprendere -si dicono- proviamoci”.

 Mentre insegnano, lavorano, studiano, si preparano a questo test, ci credono, hanno speranze.

Giungono lì, preoccupati, con i sogni nel cuore ed ecco l’orrore: gente con cellulari accesi, vocii continui, domande assurde, errate. A cosa è servito studiare? A cosa è servito imparare Dante Boccaccio, Ariosto, quando si chiede Il Cardillo Addolorato? Quando si chiede Niccodemi che nemmeno sui manuali di letteratura  c’è…Dove lo avremmo dovuto imparare?

 Dove avremmo potuto leggere la poesia di montale che non c’è nemmeno sull’opera omnia? Come avremmo potuto sapere le date di un programma così vasto? Non siamo computer, siamo esseri umani che insegnano ad i loro alunni che le date non sono fondamentali, che bisogna sapere i perché, i come, le cause le conseguenze,  tirare fuori le emozioni. Invece siamo giudicati con numero, solo numeri…

Aspettiamo i risultati, a Roma, nella mia facoltà, Tor Vergata, ne sono passati  22  su più di 400 iscritti….siamo tutti incompetenti, ignoranti..??

Per finire il Ministero della Pubblica Istruzione chiede scusa per gli errori, promettendo di far valutare la prova da una commissione di esperti.

 Finalmente ieri esce il giudizio definitivo, nella mia classe di concorso sono state abbonate 11 domande e beffa delle beffe..6 sull’analisi del testo, la più semplice, quella a cui tutti avevamo risposto bene…

Ulteriore presa per i fondelli!  Mi chiedo come si possono  abbonare 11 domande, in altre classi di concorso addirittura 25? Che cosa significa? Chi sono gli incompetenti? Noi o chi ha preparato le prove? Come si può in un test ministeriale, in teoria serio, che decreta il nostro futuro, commettere tali e tanti errori? Noi che fine facciamo? Dobbiamo fermare questa mediocrità, disonestà.

Si deve fermare tutto…annullare tutto.

Non possiamo restare in silenzio, non possiamo permettere di essere trattati in questo modo. Dobbiamo gridare, far sentire la nostra voce!".