Crisi, Eurispes: il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese

 

di Marco Staffiero

 
Giorno dopo giorno la crisi avvolge sempre di più il nostro paese e non solo. Le tanto decantate promesse e frasi costruite a tavolino dal politico di turno, lasciano più di una preoccupazione e più che mai una vera e prorpia delusione. Ma la domanda che sorge spontanea è in previsione del futuro. Quando finirà la crisi? è solo l'inizio di un prossimo cataclisma? Parliamoci chiaro la ripresa non c'è e la disoccupazione è alle stelle. Ancora sacche di disagio e difficoltà economiche per gli italiani, tanto che quasi la metà delle famiglie non riesce a far quadrare i conti e arrivare a fine mese. L'impasse emerge dal Rapporto Italia 2017 diffuso oggi dall'Eurispes.
 
Secondo l'Istituto di Studi Politici Economici e Sociali, ben il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese e il 44,9% per arrivarvi sono costrette a utilizzare i propri risparmi, così solo una famiglia su quattro risparmia. Le rate del mutuo per la casa sono un problema nel 28,5% dei casi, mentre per il 42,1% di chi è in affitto lo è pagare il canone. Il 25,6% delle famiglie ha inoltre difficoltà a far fronte alle spese mediche. Molti hanno dovuto mettere in atto strategie anti-crisi come tornare a casa dai genitori (13,8%), farsi aiutare da loro economicamente (32,6%) o nella cura dei figli per non dover pagare nidi privati o baby sitter (23%).Un italiano su 4 si sente povero – Dai dati raccolti dall'Istituto, circa una persona su quattro afferma di sentirsi 'abbastanza' (21,2%) e 'molto' (3%) povero.
 
L'identikit di chi denuncia la propria povertà disegnato dalla ricerca Eurispes mostra in primo piano il single (27,1%) o monogenitore (26,8%) che vive al Sud (33,6%) ed è cassaintegrato (60%) o in cerca di nuova occupazione (58,8%). La ricerca evidenzia inoltre che alla domanda 'Conosce direttamente persone che definirebbe povere?', il 34,6% degli italiani risponde 'alcune', il 20,1% risponde 'molte', il 33,2% risponde 'poche' e solo il 12,1% 'nessuna'. Nella povertà, segnala il rapporto, si sprofonda soprattutto a causa della perdita del lavoro (76,7%), ma anche a seguito di una separazione o un divorzio (50,6%), a causa di una malattia propria o di un familiare (39,4%), della dipendenza dal gioco d'azzardo (38,7%) o della perdita di un componente della famiglia (38%).
 
Sale potere acquisto ma tagli a cibo e medicine – Anche se la maggioranza delle persone (51,5%) sostiene di non aver perso il proprio potere d'acquisto, un dato in crescita rispetto al 46,8% dello scorso anno, allo stesso tempo per l'acquisto degli alimentari sale dell'1,7% la percentuale di consumatori che cambia marca di un prodotto se più conveniente e ben il 3,9% in più delle persone è costretto a tagliare le spese mediche. E nel corso dell'anno si è risparmiato sui pasti fuori casa (70,9%), l'estetista, il parrucchiere, gli tabella di profumeria (66,2%), i viaggi e le vacanze (68,6%). Sono rimasti pressoché stabili, evidenzia l'Istituto, i tagli sui regali (75,6%) e per il tempo libero (64,8%). Stabile anche il ricorso ai saldi (80,6%) mentre diminuisce la quota di risparmio che incide sulle nuove tecnologie (-5 punti: dal 69,4% del 2016 al 64,4% del 2017). Si riduce, rileva ancora il report, il numero dei consumatori che per l'abbigliamento prediligono punti vendita più economici come grandi magazzini, mercatini e outlet (73,2%; -2,8%). Insomma, cosa ci aspetta per il futuro?



EURISPES, ITALIA 2015: IN ITALIA FISCO E BUROCRAZIA SONO IL “GRANDE FARDELLO”

In piena “sindrome del Day by Day” descritta dall’Eurispes gli italiani resistono ai contraccolpi della crisi e alle difficoltà economiche vivendo alla giornata.

di Cinzia Marchegiani

Il rapporto appena pubblicato dell’Eurispes fotografa un Italia in balia della Burocrazia e Fisco, ganci che trattengono l’Italia alla fuoriuscita dalla crisi che lo attanaglia e alla ripresa di un’economia che potrebbe contare sull’enorme potenzialità della quale dispone ancora il Paese. L’Italia viene definita come una potenza inespressa, imbrigliata e condizionata da un sistema di regole e vincoli soffocanti:” E l’avvio del percorso di riforme che il governo sta tentando di imboccare è l’unica via di uscita possibile, sempre che si riescano a superare le resistenze interne al nostro sistema che lottano per il mantenimento dello statu quo, fatto di privilegi, corporativismi, spartizioni e interessi consolidati.”
Mentre l’economia va a rotoli e la società vive un pericoloso processo di disarticolazione – dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – assistiamo al trionfo di un apparato burocratico onnipotente e pervasivo in grado di controllare ogni momento e ogni passaggio della nostra vita».
Infatti la burocrazia arriva dappertutto, influisce su tutto, tocca e regola ogni livello di attività sociale, soprattutto nel mondo contemporaneo. E su di essa, naturalmente, si scaricano le tensioni e l’astio di coloro, che di volta in volta se ne sentono vittime.
Secondo il Presidente dell’Eurispes: «Con l’incredibile incremento della produzione legislativa necessaria a regolare la nuova complessità sociale ed economica, la burocrazia da esecutore si è trasformata prima in attore, poi in protagonista, poi ancora in casta e, infine, in vero e proprio potere al pari, se non al di sopra, di quello politico, economico, giudiziario, legislativo, esecutivo, dell’informazione».
L’indagine appena resa pubblica ha toccato le tematiche e i fenomeni correlati a ciascuna delle sezioni che compongono il Rapporto i quali hanno stimolato il più recente dibattito e l’interesse dell’opinione pubblica. In particolare, hanno partecipato e contribuito a delineare il quadro degli orientamenti presenti nella compagine della nostra società 1.042 cittadini. La rilevazione è stata effettuata nel periodo tra il 15 dicembre 2013 e il 5 gennaio 2015.
Questi il bollettino di una guerra senza sangue ma ormai non più silente:

SINDROME DEL DAY BY DAY: PEGGIORA LA SITUAZIONE DELLE FAMIGLIE, DIFFICOLTÀ A PAGARE MUTUI, AFFITTO, TRASPORTI E CURE MEDICHE
In piena “sindrome del day by day” descritta dall’Eurispes gli italiani resistono ai contraccolpi della crisi e alle difficoltà economiche vivendo alla giornata. La condizione economica delle famiglie è peggiorata nel 76,7% dei casi.
Con un aumento di 16,4 punti percentuali rispetto al 2014, quest’anno il numero di quanti non riescono ad arrivare alla fine del mese con le proprie entrate si attesta al 47,2%. Moltissimi sono costretti ad usare i propri risparmi per far quadrare i conti: il 62,8% (in forte aumento rispetto al 51,8% di un anno fa).
I costi per l’abitazione costituiscono un serio problema economico: Il 73,1% di chi ha contratto un mutuo per l’acquisto della casa ha difficoltà a pagare le rate, così come il 69,6% di chi è in affitto non riesce a pagare regolarmente il canone.
Oltre un terzo del campione (34,4%) ha difficoltà a pagare le spese per i trasporti, mentre un preoccupante 40,9% non ce la fa ad affrontare il costo delle spese mediche. Riuscire a risparmiare qualcosa in futuro è un miraggio per 8 italiani su 10.

COMPRARE CASA, COPRIRE DEBITI, PAGARE CERIMONIE E CURE MEDICHE: 1 ITALIANO SU 3 HA CHIESTO PRESTITI NEGLI ULTIMI 3 ANNI
Un italiano su tre (33,3%) ha chiesto un prestito bancario nel corso degli ultimi tre anni, che nel 7% dei casi è stato negato. I prestiti vengono contratti soprattutto per l’acquisto dell’abitazione (42%), ma anche per far fronte alla necessità di pagare debiti accumulati (29,3%), saldare prestiti contratti con altre banche/finanziarie (23,9%), affrontare le spese per cerimonie (23,3%) e per le cure mediche (23,3%).

PEGGIORA LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE NELL’ULTIMO ANNO SECONDO 9 ITALIANI SU 10. IL 55,7% NON CREDE NELLA RIPRESA
Se il presente è incerto, il futuro non è roseo. Quasi 9 italiani su 10 (88,1%) ritengono che la situazione economica del nostro Paese sia peggiorata nel corso dell’ultimo anno e i pessimisti su una ripresa nel corso di quest’anno continuano ad aumentare (+10,1%:55,7%, erano il 45,6% nel 2014). Circa un terzo del campione (33,9%) pensa invece che la situazione resterà stabile (36,4% le risposte raccolte lo scorso anno). Sono ben pochi, infine, gli ottimisti: solo per il4,6%la situazione migliorerà contro l’8,2% di chi lo scorso anno manifestava sicurezza in questo senso.

AUMENTANO GLI ITALIANI CHE ANDREBBERO A VIVERE ALL’ESTERO (45,4%; +4,8%), SOPRATTUTTO PER LAVORARE (32,1%)
Quasi Il45,4%degli italiani si traferirebbe all’estero, un dato in aumento rispetto alle precedenti indagini (40,6% nel 2011 e 37,8% nel 2006). I più propensi ad andare a vivere in un altro paese sono gli studenti (quasi il65%). Anche la maggioranza di coloro che sono in cerca di una nuova occupazione (59,8%) e la gran parte di chi è alla ricerca del primo impiego (52,7%) si dicono pronti a mettersi in gioco andando all’estero. La ricerca di maggiori opportunità di lavoro (32,1%) è la motivazione più sentita per la quale si è disposti a cambiare vita e paese. La seconda ragione è quella che vede nell’espatrio più opportunità per i figli (12,2%), seguita dalla ricerca di maggiori garanzie sul futuro (9,6%).

UN ITALIANO SU QUATTRO PENSA CHE VIVERE IN ITALIA SIA UNA SFORTUNA
Il 39,5% degli italiani ritiene il vivere in Italia una sfortuna. Nel 2012, di fronte alla stessa domanda, la percentuale di chi considerava una sfortuna vivere nel nostro Paese era decisamente più bassa (26%); si delinea quindi un aumento del 13,5%.

IL LAVORO: DIFFICOLTÀ NELLA GESTIONE DEL TEMPO E NELLA CONCILIAZIONE, INCERTEZZA PER IL FUTURO E DIFFICOLTÀ ECONOMICHE
Chi ha un lavoro lamenta soprattutto poco tempo per se stesso (68,1%) e difficoltà di conciliare lavoro e famiglia (52,4%).
Oltre la metà dei lavoratori (57,7%) non si sente in grado di fare progetti per il futuro, dato comunque lievemente migliore al 63,4% registrato dalla precedente inchiesta dell’Eurispes. Una lieve tendenza al miglioramento si presenta anche in relazione alla possibilità di sostenere spese importanti: dal 66,1% del 2014 al 57% del 2015.
Aumenta invece il numero di quanti indicano la necessità di cercare una nuova occupazione: il 32,6% (22,4% nel 2014).
In parallelo cresce (+8) il numero di chi non si sente in grado di dare garanzie alla propria famiglia con il proprio lavoro fino a quota64,7%. Deve ricorrere all’aiuto della propria famiglia (genitori, parenti) il 28% di chi lavora. Pur avendo un’occupazione, il55,6%dei lavoratori ammette di avere difficoltà ad arrivare a fine mese.

POTERE D’ACQUISTO EROSO PER 7 FAMIGLIE SU 10. SI TAGLIA SU TUTTO, RIVOLGENDOSI PIÙ SPESSO A PUNTI VENDITA ECONOMICI PER CIBO E ABBIGLIAMENTO. AUTO, ANIMALI DOMESTICI, BABY SITTER O UN AIUTO IN CASA SONO DIVENTATI UN LUSSO. AUMENTANO LE RATEIZZAZIONI PER SOSTENERE LE CURE MEDICHE (46,7%,+24,3%)
L’erosione del proprio potere d’acquisto è ormai un dato di fatto per 7 italiani su 10 (71,5%) che hanno visto nell’ultimo anno diminuire nettamente o in parte la capacità di affrontare le spese con le proprie entrate.
A mutare non sono solo i modelli di consumo che si esprimono con la contrazione degli acquisti indirizzati al superfluo (tempo libero, pasti fuori casa, parrucchiere, estetista, ecc.), ma anche i modelli di acquisto (e-commerce e mercato dell’usato).
Ci si rivolge più spesso a punti vendita economici come grandi magazzini, mercatini, outlet (lo fa l’84,5%contro il 75,3% dello scorso anno) e si rimandando gli acquisti ai saldi (l’88,2% vs l’82,9%).
L’81,7% cambia marca di un prodotto alimentare se più conveniente (+5,8). È aumentata di ben 13 punti la percentuale di chi si è rivolto ai discount (70,9%) per la spesa alimentare. I tagli si riflettono anche sugli tabella tecnologici, l’80,1% (+8,5), quelle per la benzina, con un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici (41,6%), quelle dedicate agli animali domestici (49,5%), per la baby sitter (53,5%) e per i collaboratori domestici (60,8%).
Il 44,2% dei consumatori fa sempre più riferimento al mercato dell’usato (+18,3%), il 48,8% (+4,8) ha dichiarato di aver effettuato acquisti online per ottenere sconti e aderire ad offerte speciali.
Il dato sui tagli sulle spese mediche (32,3%) va di pari passo con l’aumento delle rateizzazioni per coprire i costi per curarsi (46,7%,+24,3%).

NON C’È PIÙ NULLA DA VENDERE? DOPO IL BOOM, DIMINUISCONO LE FAMIGLIE CHE SI RIVOLGONO AI COMPRO-ORO (-14,2% RISPETTO AL 2013)
Il progressivo esaurimento dei preziosi in possesso delle famiglie è confermato dall’andamento del dato riferito a quanti si sono rivolti ad un compro-oro: il fenomeno aveva conosciuto un’impennata (passando dall’8,5% del 2012 al 28,1% del 2013) di quanti avevano dichiarato di vendere i propri beni preziosi ai “compro-oro”; nell’indagine del 2014 la percentuale aveva subìto una contrazione di quasi 10 punti attestandosi al 18,7%, che prosegue nel 2015 fino al 13,9%.

CAUSA CRISI, AUMENTA IL RISCHIO USURA (+5,4%). CRESCE IL FENOMENO DELL’“USURAIO DELLA SCRIVANIA A FIANCO”
In aumento anche il rischio usura e il numero di quanti riferiscono di avere chiesto nell’ultimo anno soldi in prestito da privati (non parenti/amici) non potendo accedere a prestiti bancari: dal 10,1% al 15,5% di quest’anno. Va considerato che una domanda “sensibile” ha un tasso di risposta atteso più basso di quanto effettivamente non sia la realtà.
Impiegati, liberi professionisti, ma anche pensionati: la crisi morde e a rivolgersi agli strozzini negli ultimi cinque anni sono state per il 52% persone con un reddito fisso, le famiglie della porta accanto, secondo la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura. Cresce il fenomeno dell’“usuraio della scrivania a fianco”, quando sono gli stessi colletti bianchi a prestare soldi a strozzo a colleghi in difficoltà. Se nel 2004 la categoria più vessata dagli usurai era quella dei commercianti, tre anni più tardi a fianco a loro sono arrivati i dipendenti. Ma l’usura si annida con le stesse modalità all’interno delle piccole e medie imprese e addirittura in ambito parentale, come evidenziato da numerosi recenti fatti di cronaca.

IN AUMENTO GLI EURO-DELUSI (+14,4%). TRA QUESTI IL 55,5% VUOLE USCIRE DALL’EURO PERCHÉ HA INDEBOLITO LA NOSTRA ECONOMIA
L’indagine Eurispes segnala un deciso incremento di quanti non vedono più nell’introduzione dell’Euro una “benedizione”. L’aumento degli euro-delusi va letto come il segnale che qualcosa sta cambiando. Quattro italiani su dieci (40,1%) pensano infatti che l’Italia dovrebbe uscire dall’euro, una quota che si attestava ad inizio 2014 al 25,7%. Su questo risultato pesano certamente le vicende greche che hanno attivato anche da noi sentimenti di “Grecia-fobia”: siamo consapevoli di una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, perché siamo in Europa e nessuno degli Stati che ne fanno parte può dirsi al riparo rispetto ai meccanismi innescati dalle politiche di unione monetaria prima, e da quelle di austerità seguite alla crisi, poi. In molti ormai si chiedono: “accadrà anche a noi?”.
Il 55,5% degli euro-scettici ritiene che l’Italia dovrebbe uscire dall’euro poiché è stata proprio la moneta unica una delle principali cause dell’indebolimento della nostra economia. Molti sono convinti, inoltre, che l’euro abbia avvantaggiato esclusivamente i paesi europei più ricchi (22,7%) e che non si sia affiancata ad un’unione economica una reale unità dell’Europa (21,1%), intesa evidentemente a livello sociale e politico.

Impossibile accettare le parole del Premier Renzi a Strasburgo durante il suo intervento in merito al bilancio sul semestre UE a guida italiana: “Paradossalmente gli italiani si sono arricchiti, il debito pubblico italiano è il terzo più alto del mondo, ma ci si dimentichi di ricordare come il risparmio privato sia ancora più alto del debito pubblico. In tempi di crisi, le famiglie italiane hanno visto crescere i loro risparmi e i loro denari, l’economia Italia ive in una fase di terrore.” Chapeau Renzi, è un grande illusionista, visto il rapporto Eurispes, e la fila ai pasti della Caritas gli italiani vivono in una pellicola di una candid camera.