Femminicidi, in calo l’indice dei casi

Sono 89 al giorno le donne vittime di reati di genere in Italia, e nel 62% dei casi si tratta di maltrattamenti in famiglia.

Nell’andamento degli omicidi di donne rispetto agli omicidi in genere è stata registrata una leggera diminuzione: se nel periodo gennaio-agosto 2020 le donne vittime di femminicidio erano il 48% di tutte quelle uccise, nell’analogo periodo del 2021 l’indice scende al 41%. Nel 72% dei casi l’autore è il marito o l’ex marito; in 1 caso su 2 ha usato un’arma da taglio; il 70% delle vittime erano italiane.

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Sale il dato delle donne che lasciano figli piccoli: nel gennaio-agosto 2020 era del 25%, mentre nell’analogo periodo del 2021 del 31%;

Il tasso più alto di donne che si rivolgono alle forze dell’ordine per le richieste di ammonimento si registra nelle regioni del sud, in particolare in Sicilia. E proprio per questo, da Catania, città scossa nel recente passato da alcuni gravi episodi di femminicidio, sottolineano dalla polizia, “è necessario dire basta”.




“Fermati, aspettiamo un bambino, io ti amo” e lui le ha affondato un coltello in pancia e l’ha uccisa

Una donna, 30 anni, residente nel palermitano è stata uccisa ieri sera a coltellate. I carabinieri hanno già fermato il presunto assassino: 51 anni, un imprenditore con il quale la vittima aveva una relazione. Il corpo della vittima è stato ritrovato nelle campagne tra Balestrate e Partinico, lungo la statale 113.

Ana Maria Lacramioara Di Piazza, la donna che sarebbe stata uccisa dall’amante, l’imprenditore Antonino Borgia, avrebbe detto poco prima di essere accoltellata di aspettare un figlio da lui. Lo avrebbe ammesso nell’interrogatorio lo stesso Borgia. Nella scena dell’inseguimento che sarebbe stata ripresa dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza si sente la donna che urla, “Ma che fai aspettiamo un bambino, io ti amo”.

I carabinieri hanno cominciato l’indagine ieri mattina dopo la telefonata di una donna che segnalava che tra lo svincolo di Balestrate e Alcamo aveva visto una giovane con il volto insanguinato e i vestiti strappati uscire da un furgone bianco inseguita da un uomo. Dopo il fermo di Borgia, alle 17.30 circa si è presentato un uomo che ha riferito di avere visto in alcune riprese del sistema di videosorveglianza della sua abitazione in campagna a Balestrate la scena di un’aggressione: era l’inizio. Nelle immagini c’era un uomo che senza pantaloni inseguiva una giovane insanguinata. Dopo che la donna aveva gridato di aspettare un figlio da lui Borgia avrebbe gettato il coltello, che sarà ritrovato dai carabinieri della compagnia di Partinico sporco di sangue, fa salire la giovane nel furgone per dirigersi verso l’ospedale di Partinico. Ma la violenta lite riprende e finisce con l’omicidio della donna. Burgio è accusato di omicidio, occultamento di cadavere e procurato aborto. L’autopsia dovrà chiarire anche se la donna fosse incinta.




Napoli, omicidio Immacolata Villani. Il marito si è suicidato: i fatti e l’analisi della criminologa Mary Petrillo

NAPOLI – “La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna ma soltanto di struggitrice” diceva Benedetto Croce. Una frase che si prefigura come lo specchio di una società contemporanea asettica e che fa certamente molta paura.

Immacolata Villani, 31 anni, è stata uccisa a Terzigno (Na), davanti la scuola elementare che frequentava la figlia di 9 anni

Erano le 8,20, la donna aveva appena salutato la sua bimba con un bacio e si era infilata subito in macchina poiché vi era una pioggia incessante. Un uomo in sella ad uno scooter, si avvicina a lei e gli intima di scendere per parlare, ma non gli da il tempo di aprire bocca che un colpo di pistola –una revolver di piccolo calibro- le arriva dritto in fronte uccidendola. La donna muore sul colpo, uccisa davanti a tante mamme che avevano appena lasciato i propri figli a scuola. L’allarme è stato lanciato dal Sindaco Francesco Ranieri “Mi ha chiamato un’amica in lacrime che stava sul posto e io ho avvisato i carabinieri. Erano le 8,23. Sono sconcertato, non ho parole. Me ne sono dovuto andare da lì per non sentirmi male. E’ assurdo”.

Le indagini partono immediatamente e i sospetti, rafforzati soprattutto dalle testimonianze dei presenti in loco che lo hanno riconosciuto, ricadono immediatamente sul marito Pasquale Vitiello di 35 anni.

L’uomo lavorava nell’indotto dell’Alenia, figlio di un direttore di banca, si stava separando da Imma. Il loro matrimonio era in crisi da molto tempo ma i coniugi hanno continuato la convivenza malgrado la donna avesse un’altra relazione. Immediatamente viene effettuata un’ispezione all’interno della sua abitazione e vengono sequestrate numerose lettere in cui esprimeva la volontà di farsi giustizia da sé. Ma l’uomo non si trova. I Carabinieri lo cercano in lungo e in largo, anche con l’ausilio di elicotteri in tutta la zona del nolano e del vesuviano ma l’esito è negativo. Emerge inoltre che Imma aveva presentato querela il 4 marzo  a seguito di una lite. La salma di Immacolata viene portata via dopo le 11, le scolaresche vengono fatte uscire da un ingresso secondario e la figlia viene dapprima sostenuta psicologicamente dagli assistenti sociali e poco dopo affidata agli zii. E Pasquale? Pasquale si è ucciso con la stessa arma con il quale ha ammazzato la moglie. Il suo cadavere è stato rinvenuto dagli inquirenti in Via Vicinale Mauro Vecchio, in un rurale avvolto dalla vegetazione. Tutti gli elementi del caso lasciano pensare che si sia ammazzato subito dopo il delitto.

La dottoressa Mary Petrilo, criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente Master Università Niccolò Cusano ci ha spiegato che:

“Femminicidio e la violenza fisica, economica, psicologica sono tutti reati che, a parer mio, è possibile considerarli  crimini contro l’umanità. Il fatto di non rispettare i diritti delle donne lede, infatti, tutti noi. Ciò  presuppone la costruzione di relazioni sociali diverse, incentrate sulla Persona in quanto tale e sul rispetto reciproco a prescindere da ogni forma di diversità, sia essa sessuale, etnica, ecc. Purtroppo anche la recente cronaca e questi ultimi tragici casi ci hanno confermato che il “femminicidio” scaturisce, per lo più, da pregresse situazioni di violenza cosiddetta domestica.

Solitamente chi commette atti di questo tipo è il marito o compagno, che vuole, a tutti i costi, avere assoluto controllo sulla donna, tanto da indurre in lei diverse tipologie comportamentali: una bassa autostima, tanto che quando la situazione si “cronicizza” la donna non reagisce più e aumenta, purtroppo, la sua dipendenza psicologica nei confronti del suo abusante o può accadere, invece, che la donna riesca a liberarsi da questo rapporto “malato” e quindi l’uomo mette in atto azioni di stalking fino a presentarsi sul posto di lavoro della donna o comunque nei luoghi da lei frequentati, proprio come accaduto nel caso della mamma uccisa davanti scuola della figlia e in questi luoghi questi soggetti  umiliano le loro mogli/compagne per affermare quel controllo che di fatto non hanno più sulla propria vittima e nei casi più tragici sfogano la loro rabbia nel commettere un femminicidio. 

Un identikit tipico è univoco  dell’uomo che esercita violenza e quello di una donna che la subisce non esiste.

La violenza sulle donne è di tipo trasversale, ossia, riguarda tutte le classi sociali. Per capire la tipologia del soggetto abusante è necessario fare riferimento a tre necessità che l’uomo vuole soddisfare: controllo, possesso ed anche invidia, che sfociano in  gelosia morbosa. Alla base di tutto ciò c’è l’insicurezza  e la paura di perdere  quella parte di se stessi che acquisisce valore, a seconda della persona con cui si ha una relazione. Il controllo che il soggetto abusante esercita sulla vittima avviene, in molti casi, attraverso la distruzione di  oggetti, poi sugli animali domestici, sui figli, lo abbiamo purtroppo verificato nel caso di Cisterna di Latina infine, si passa a colpire la propria compagna.  Questa escalation è attuata, in quanto, il soggetto abusante ha un vero e proprio desiderio di provocare una grossa sofferenza alla propria vittima. A  tutte le donne consiglierei, di non cominciare proprio una relazione con un uomo  che è, in modo ossessivo, bisognoso di esclusività, narcisista o che ha una personalità che necessita di eccessivo bisogno di accettazione o che abbia una personalità tecnicamente definita “borderline”, perché sono generalmente soggetti pericolosi; se, invece la storia è in essere e poi portata a termine dalla donna, sento di dire di non accettate mai di incontrare questi individui da soli soprattutto quando chiedono “l’ ultimo incontro chiarificatore”, facendovi credere che sono disposti a cambiare o a dialogare: tutto falso! Rivolgetevi alle forze dell’Ordine e ai centri antiviolenza a voi più vicini e lì sarete seguite anche gratuitamente sia a livello legale che psicologico”.

Angelo Barraco




Frascati, giornata contro la violenza alle donne: Palazzo Marconi si tinge di rosa

FRASCATI (RM) – Evento dedicato alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre il prossimo 25 novembre, quello organizzato dall’amministrazione comunale di Frascati per venerdì 24 novembre a palazzo Marconi. Alle 16.30 il sindaco Roberto Mastrosanti porterà i saluti istituzionali, dopodiché l’assessore alle Politiche Sociali, Alessia De Carli, introdurrà l’evento.

 

Affronteranno il tema della violenza alle donne ed il ruolo delle Forze dell’Ordine i rappresentanti territoriali delle diverse istituzioni di Polizia. Maria Victoria Carocci presidente dell’associazione Sostegno Donna illustrerà quindi le attività svolte dal Centro Antiviolenza di Frascati. Nel corso dell’evento verranno snocciolate tematiche legate al ruolo del Comune e dei Servizi Sociali e del contributo nella lotta al fenomeno da parte delle associazioni. Da segnalare, inoltre, alcune letture a cura di Annamaria Pietracatella.




Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: centinaia le iniziative in tutta Italia

Sabato prossimo ricorrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza del 25 novembre venne istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. La data del 25 novembre fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’incontro femminista latino-americano e dei Caraibi, tenutosi nella capitale Colombiana nel 1981. E la data in ricordo del brutale assassinio, che avvenne nel 1960, delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Con l’istituzione di questa giornata, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha quindi invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

 

Tanti gli eventi organizzati sia in campo internazionale che nazionale

In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International festeggiano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali. Nella Capitale, secondo i dati della Questura, nel 2007 manifestarono 40mila donne contro la violenza sulle donne. E questa data segnò una prima grande attenzione mediatica sull’argomento. Nel 2016, il 26 novembre, il movimento delle donne, con la sigla Nonunadimeno manifesta a Roma contro la violenza sulle donne vedendo una imponente partecipazione che è stata stimata in circa 200mila rappresentanti del gentil sesso. Dal 2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove annualmente il Festival La Violenza Illustrata, unico festival nel panorama italiano interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Ormai centinaia di iniziative in tutta Italia vengono organizzate in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le sue forme

A Milano il 25 novembre alle 16 Musica con il coro gospel di detenute della Casa Circondariale di San Vittore (Oltre le mura) dirette da Sara Bordoni, in collaborazione con Auser Regionale Lombardia e Rebirth Italy, con Jo Squillo, Giusy Versace, Marta Marangoni – DUxDU, Reading di poesia con Mariella Cuoccio, Antonella Iannili, Katia Catalano, Marianna Culosi, Adele Affini, Rosalia Meggiolaro. Alle 18 on piazza del Duomo Flash mob Nazionale con Jo Squillo e Giusy Versace, Lorena Cacciatore, Ginger Bender, le poetesse e le Associazioni contro la violenza sulle donne.

A Roma, sempre per il 25 novembre, attesa la manifestazione organizzata dalla sigla Nonunadimeno che promette di bissare il successo dello scorso anno: “Inonderemo di nuovo le strade di Roma, per lanciare un messaggio chiaro: non ci fermeremo finché non saremo libere dalla violenza maschile e di genere in tutte le sue forme.” In provincia di Roma, presso la biblioteca comunale di Anguillara, alle ore 10.00 la ricorrenza sarà celebrata con un convegno. Anguillara assistette al tragico evento di Federica Mangiapelo rimasta vittima di femminicidio.

 

Irene Tagliente




Asti, femminicidio: la uccide in casa e poi si costituisce

ASTI – Si è costituito il marito della marocchina uccisa a coltellate la scorsa notte nella sua abitazione di Asti. L’uomo, un connazionale di 46 anni, si è presentato dai carabinieri ed ha confessato di averla uccisa al culmine di un litigio. Poi si è cambiato gli abiti e si è allontanato. I carabinieri, che lo hanno fermato, indagano ora sui motivi del gesto. L’uomo, un operaio, non aveva precedenti e viveva da anni in Italia.
Il femminicidio è avvenuto al secondo piano di una palazzina di via Montebruno. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, avvisati dai vicini di casa che poco prima avevano udito delle urla. Due i fendenti mortali che hanno ucciso la donna, uno all’addome e l’altro al torace, inferti con un coltello da cucina. All’arrivo dei militari la vittima era riversa a terra sul balcone, dove probabilmente si era trascinata per chiedere aiuto. La coppia non aveva figli.




Violenza contro le donne, femminicidio e stupri: intervista al Prefetto Francesco Tagliente

In queste ore mobilitazioni, salotti Tv, sindacati e associazioni continuano a parlare di violenza sulle donne. Sjui quotidiani: “Ha stuprato 25 ragazzine ma era libero” (prima pagina de il Tempo). “Preso l’uomo che ha stuprato la tredicenne: “Maniaco seriale, era libero dopo 25 abusi” (Repubblica). “Violenza sessuale su una 12enne: era libero nonostante venti violenze” (Il Giornale). “Quasi 11 stupri al giorno, quattromila ogni anno. Più di un milione di donne colpite in Italia” (Repubblica).

A Firenze si è da poco concluso un Forum sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne. Il Prefetto Francesco Tagliente ha parlato alla presenza del presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. Ha detto senza peli sulla lingua che servono una maggiore formazione degli operatori dei vari settori, interventi sui maltrattanti e altri provvedimenti utili alla repressione del fenomeno.

 

Prefetto Tagliente, nei giorni scorsi ha parlato al Forum sulla prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, su cosa si è concentrato il suo intervento?

Ho chiaramente detto che servono maggiore formazione degli operatori, interventi sui maltrattanti, illuminazione pubblica controlli del territorio anche con videosorveglianza nelle aree critiche e certezza della pena.

 

Perché Firenze come sede di un Forum d’interesse nazionale?

La sede Toscana dell’evento mi risulta particolarmente significativa per affrontare la tematica della violenza contro le donne, perché a Firenze abbiamo assunto iniziative che considero importanti per la tutela delle vittime di violenza. Appena entrata in vigore la prima legge antiviolenza del 2009, con l’Università, abbiamo attivato i primi corsi di perfezionamento in psicologia della testimonianza e della comunicazione per gli operatori addetti alla ricezione delle denuncia da parte delle vittime di violenza.

 

Ma cosa bisogna fare per ridurre i casi di femminicidio?

Da circa 10 anni vado sostenendo che per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori, che dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime. Sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da educare o curare. Negli ultimi anni in varie città, soprattutto al nord, mutuando l’esperienza del CAM di Firenze attivato nel 2009, si stanno costituendo centri specializzati. Nell’immediato, in attesa di questi interventi, ritengo importante potenziare l’illuminazione pubblica e affiancare al pattugliamento operativo delle Forze e Corpi di Polizia, i controlli elettronici del territorio con sistemi di videosorveglianza nelle aree critiche come ville storiche e parchi pubblici, soprattutto nelle ore notturne.

 

E nell’immediato che si può fare?

Per dare una pronta risposta alla esigenza di maggiore sicurezza, nell’immediato è importante garantire la certezza della pena. L’arrestato, resosi responsabile di violenza, rimesso in libertà alimenta la paura. Credo che la percezione di insicurezza alimentata dagli stupri degli ultimi tempi si possa superare costringendo tutti a fare il proprio dovere. Bisogna imporre il rispetto della Costituzione, delle nostre regole e della nostra cultura e delle donne. Le forze di polizia devono investigare e assicurare alle patrie galere i responsabili come stanno facendo, i magistrati li devono lasciare dentro e le istituzioni penitenziarie devono provare a rieducarli in carcere. Sul piano amministrativo, se l’autore è un italiano residente in altra provincia quando esce dal carcere va rimpatriato con il foglio di via obbligatorio prevedendo l’arresto obbligatorio anche fuori flagranza in caso di violazione del provvedimento, se l’autore dell’abuso sessuale o della violenza sulle donne è un immigrato va comunque espulso dal territorio nazionale.

 

Grazie Prefetto

Grazie a voi

 

Chiara Rai

 

Nella fotografia: Un momento dell’intervento del Prefetto Francesco Tagliente: alla sua sinistra la dottoressa Alessandra Pauncz presidente del Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM) di Firenze, la senatrice Francesca Puglisi, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e l’avvocato Monica Nassisi, presidente associazione legittima difesa. Alla sua destra la criminologa Avv. Luana Campa.




Tagliente: “Ecco cosa serve per prevenire e contrastare femminicidio, stupri e violenza contro le donne”

“Da circa 10 anni vado sostenendo che per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori, che dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime. Sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da educare o curare. Negli ultimi anni in varie città, soprattutto al nord, mutuando l’esperienza del CAM di Firenze attivato nel 2009, si stanno costituendo centri specializzati. Nell’immediato, in attesa di questi interventi, ritengo importante potenziare l’illuminazione pubblica e affiancare al pattugliamento operativo delle Forze e Corpi di Polizia, i controlli elettronici del territorio con sistemi di videosorveglianza nelle aree critiche come ville storiche e parchi pubblici, soprattutto nelle ore notturne. Per dare una pronta risposta alla esigenza di maggiore sicurezza, nell’immediato, è importante garantire la certezza della pena. L’arrestato, resosi responsabile di violenza, rimesso in libertà alimenta la paura. Credo che la percezione di insicurezza alimentata dagli stupri degli ultimi tempi si possa superare costringendo tutti a fare il proprio dovere. Bisogna imporre il rispetto della Costituzione, delle nostre regole e della nostra cultura e delle donne. Le forze di polizia devono investigare e assicurare alle patrie galere i responsabili come stanno facendo, i magistrati li devono lasciare dentro e le istituzioni penitenziarie devono provare a rieducarli in carcere. Sul piano amministrativo, se l’autore è un italiano residente in altra provincia quando esce dal carcere va rimpatriato con il foglio di via obbligatorio prevedendo l’arresto obbligatorio anche fuori flagranza in caso di violazione del provvedimento, se l’autore dell’abuso sessuale o della violenza sulle donne è un immigrato va comunque espulso dal territorio nazionale”.




I Docenti della disciplina dei Diritti Umani sul femminicidio: la disparità di genere alla base


Prof. Romano Pesavento, presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani 


Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime tutto il suo cordoglio per l’ennesimo crimine, perpetrato ai danni del genere femminile: un’altra vittima, un’insegnante di 47 anni, a Roma, cade sotto i colpi della barbarie, della possessività malata, che rende esseri umani simili ad oggetti di proprietà personale. Nel 2017, i casi di femminicidio si stanno moltiplicando a un ritmo esponenziale: nella società italiana, evidentemente, mancano gli “anticorpi” per respingere la prevaricazione che ha come matrice la disparità di genere.
La strumentalizzazione del corpo femminile nella pubblicità e nei prodotti d’intrattenimento, in cui la figura femminile viene sempre relegata a ruoli di subalternità, passività e arrendevolezza rispetto ai partner maschili, è estremamente perniciosa.
Il sessismo in rete è un’altra piaga correlata alla mancanza di rispetto nei confronti del genere femminile; l’uso distorto del web diventa terreno fertile per “avvelenare” le menti dei giovani fruitori e trovare una giustificazione ad ogni forma di offesa personale, con la pretestuosa giustificazione della goliardia.
In considerazione dei molteplici, tragici, episodi di cronaca registrati quasi quotidianamente e aventi come vittime donne, colpevoli di autodeterminarsi e brutalizzate da compagni emotivamente “diseducati”, in una società in cui il corpo della donna è spesso mercificato e banalizzato, è necessario intervenire tempestivamente per promuovere tra i giovani il rispetto dell’altro e diffondere i valori della reciprocità e parità.
In maniera particolare occorre avviare percorsi scolastici che forniscano elementi per riconoscere forme di prevaricazione più o meno latenti all’interno delle dinamiche interpersonali tra i sessi per neutralizzarle e contrastare gli stati emozionali negativi (aggressività, bassa autostima) in funzione di maggiore autoconsapevolezza.
Occorre promuovere le competenze personali e relazionali, favorendo la corretta gestione della propria sfera emotiva e sviluppare l’empatia ai fini del riconoscimento e del rispetto dell’altro; inoltre è necessario attuare interventi formativi mirati a responsabilizzare i giovani aprendoli alla solidarietà e ai valori della convivenza civile e rispettosa delle regole, sviluppando le competenze trasversali con il supporto delle nuove tecnologie.
“E in che cosa consiste fondamentalmente un modo civilizzato di comportarsi? Consiste nel ridurre la violenza. È questa la funzione principale della civilizzazione ed è questo lo scopo dei nostri tentativi di migliorare il livello di civiltà delle nostre società.” (Karl Popper)
 




Femminicidio, il Prefetto Tagliente: "Servono interventi sul maltrattante e regole severe su video 'violenti'"

Redazione

Grande partecipazione alla Tavola Rotonda sul femminicidio e sulla violenza di genere, organizzata dal Presidente dell’Associazione A.I.D.E. Nettuno, Anna Silvia Angelini. Si è parlato di cosa si è fatto fino ad oggi e di come si può fare più prevenzione.
L’evento è stato aperto da Anna Silvia Angelini presidente Aide Nettuno, e moderato dalla giornalista Katia Farine alla presenza di un folto pubblico e delle autorità e personalità cittadine tra cui il dirigente del commissariato Antongiulio Cassandra e il presidente dell'Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica (ANCRI) Tommaso Bove.
Il dibattito è stato introdotto dagli interventi del Prefetto Francesco Tagliente, del consigliere regionale Fabrizio Santoni, dell’Assessore alle Politiche Sociali di Anzio Roberta Cafà e dell'assessore ai servizi sociali di Nettuno Simona Sanetti
Hanno poi preso la parola Elisabetta Cortani, presidentessa della Ss Lazio femminile e dell’associazione “Mai Più Chiara“, Virginia Ciaravolo, presidente associazione Mai Più Violenza Infinita, psicoterapeuta, criminologa; la psicologia Roberta Cappelluti, e Alessandra Conti, responsabile del Centro d’ascolto Aide Nettuno.
I relatori hanno posto l’accento sui terrificanti recenti fatti di violenza e abusi sessuali.

Particolare interesse ha suscitato l'intervento dell’ex Questore di Roma e Prefetto di Pisa Francesco Tagliente. L’ex Questore ha sostenuto che per ridurre i casi di violenza di genere servono anche interventi sul maltrattante, regole severe per video che possono alimentare atti di violenza e operatori specializzati.
“Combattere la violenza sulle donne – ha detto- significa non solo contrastarla con norme e strumenti investigativi, accordi di programma e protocolli operativi, supporti generali e specializzati. Significa guardare alle radici della violenza e mettere in campo misure di prevenzione che tengano d’occhio prima di tutto ai maltrattanti, bambini e agli adolescenti”.
“Da 9 anni – ha proseguito Tagliente – vado sostenendo che ‘per ridurre i casi di femminicidio bisogna intervenire anche sugli autori’, che ‘dobbiamo far curare i carnefici, soltanto così si potranno salvare le vittime’ e che servono ‘Centri di ascolto specializzati ‘. Significa organizzare programmi d’intervento finalizzati ad incoraggiare gli autori di violenze a prendere coscienza delle loro azioni, a riconoscere le loro responsabilità e a modificare i loro comportamenti.”
Continuando a parlare di femminicidio Tagliente ha aggiunto che “Sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da educare o curare, ma negli ultimi anni in varie città, a partire dal CAM di Firenze nel 2009 continuando con molte città del nord, si stanno costituendo centri specializzati.E’ chiaro che questi centri non possono che essere uno strumento funzionale alla tutela della vittima e ad evitare la reiterazione della violenza; uno strumento, dunque, che richiede una grande accortezza e una salda professionalità. “
Passando poi a parlare della violenza di genere, l’ex Questore di Roma e Prefetto di Pisa, ha condiviso che “Quasi tutte le persone che sono state traumatizzate, sviluppano delle difese molto rigide e convinzioni estremamente negative su se stesse, la vita e le altre persone in generale”, scritto dal Presidente dell'Associazione A.I.D.E Nettuno, Anna Silvia Angelini, nella presentazione del tema della Tavola Rotonda

“Il concetto di violenza assistita individuato dai Centri antiviolenza e poi riconosciuto sul piano normativo -ha chiarito Tagliente- ci dimostra come l’esposizione alla violenza su figure di riferimento crei traumi profondi e duraturi. Un bambino che ha subito un trauma o assistito a fatti di violenza, può dunque elaborare un'immagine che, da adulto, può condurlo a un comportamento e a stili di vita negativi.”
Dobbiamo allora interrogarci – ha proseguito- su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni, videogiochi, pubblicità, cinematografia e talvolta, purtroppo, programmi di informazione. Corpi trattati come manichini, trailer horror prima della proiezione di un film per famiglie, videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere.
Si tratta di una rappresentazione di emozioni negative che fanno parte dell’essere umano o di un’esposizione alla violenza? Di una forma di elaborazione dell’aggressività o di una forma di normalizzazione e di assuefazione alla violenza? Esiste un filo conduttore tra violenza su uno schermo ed emulazione? E’ un tema complesso, ma è uno spunto di riflessione al quale non possiamo sottrarci.”
Basti pensare – ha concluso Tagliente – a come si sia rapidamente delineato tra gli adolescenti il fenomeno del sexting e un cyberbullismo di genere, in cui i comportamenti aggressivi sono legati e indirizzati al “genere” e alla sfera sessuale: dai commenti volgari su corpo e abbigliamento, alle calunnie sulle relazioni , alla diffusione e manipolazione di foto private.

L’evento è stato chiuso con la presentazione del libro “Era mio Padre“ scritto da Claudia Saba introdotto del presidente onorario AIDE Nettuno Monica Cattaneo. L’autrice con la sua testimonianza ha fatto riflettere ulteriormente sulla tematica e con un saluto conclusivo del dirigente del Commissariato Antongiulio Cassandra.

 




FEMMINICIDIO: QUANDO L'AMORE DIVENTA CRIMINALE

di Angelo Barraco
 
Roma – L’amore è quel sentimento esclusivo, unico, che unisce due persone e le conduce lungo un percorso di vita sempre crescente. Tale sentimento non sempre però è destinato a durare e la coppia può separarsi. Vi sono coppie che affrontano tale percorso di separazione con maturità e rispetto reciproco, spesso però il rispetto, l’amore vissuto e il passato si trasforma in disprezzo, rabbia e odio e nella maggior parte dei casi è la donna a subire violenza e talvolta a rimanere vittima di brutali omicidi compiuti da ex fidanzati e o mariti "padroni". In Italia il numero è molto alto, negli ultimi giorni si sono registrati numerosi casi di femminicidio per una storia d’amore finita. Siamo a Pordenone, Michela Baldo era una 30enne che lavorava come dipendente di un grande magazzino e viveva in un appartamento di Spilimbergo insieme al fidanzato Manuel Venier di 37 anni, di Codroipo (Udine), anche lui lavorava nella stessa azienda. L’uomo era un’ex Guardia Giurata e deteneva regolarmente un’arma. La coppia è stata rinvenuta priva di vita all’interno dell’appartamento in cui risiedeva. Gli inquirenti hanno sin da subito avuto un quadro chiaro di quanto accaduto, anche perché Venier aveva inviato un messaggio allarmante in un gruppo Whatsapp dicendo “addio”. La coppia non viveva più insieme da un po’ e in un primo momento i militari si sono recati nell’abitazione di Venier perché si temeva il suicidio ma non trovarono nessuno e non c’era nemmeno l’arma regolarmente detenuta dall’uomo. Gli inquirenti allora corrono a Spilimbergo e davanti ai loro occhi si presenta un evidente caso di omicidio-suicidio. La ricostruzione fatta vede Venier che si sarebbe recato nell’appartamento della ragazza, lui l’ha uccisa con quattro colpi ci pistola e poi lui si è tolto la vita. Ci spostiamo a Verona. Alessandra Maffezzoli era una donna di 46 anni, maestra elementare, ed è stata uccisa dal suo ex compagno Giuliano Falchetto, 53 anni. Secondo una prima ricostruzione la donna sarebbe stata pugnalata ripetutamente dall’uomo e poi colpita alla testa con un vaso. L’uomo ha poi confessato il delitto dinnanzi al magistrato. L’amore è spontaneità e naturalezza e non un sentimento che deve nascere da un obbligo e/o da un dovere da un soggetto nei confronti di un altro. E’ un sentimento che può avere un inizio e una fine, ma spesso la libertà che c’è in un rifiuto viene oppressa da un amore malato che scatena episodi di violenza inaudita. Siamo a Bologna, in questi giorni la Corte d’Assise di Appello di Bologna, che in data 30 marzo ha confermato la condanna a 30 anni per il 37enne Giulio Caria, accusato del delitto di Silvia Caramazza, avvenuto il 25 giugno del 2013. La donna è stata uccisa tra l’8 e il 9 giugno con 7 colpi inferti con un oggetto per il camino. Si legge che l’uomo “ha scatenato tutta la sua ferocia brutale”. Nelle motivazioni i giudici si soffermano sulle aggravanti  dello stalking e della crudeltà e citano la vittima come “"drammatico e molto esplicito delle sofferenze provocate alla donna”. Ci spostiamo a Taranto, Federica De Luca era un arbitro della Fipav, aveva 30 anni ed è stata rinvenuta priva di vita nel suo appartamento in Via Galera Montefusco. La donna è stata picchiata e strangolata dal marito, Luigi Alfarano, 50 anni, coordinatore delle attività di promozione dell’Ant a Taranto. L’uomo ha poi abbandonato l’appartamento in compagnia del figlio Andrea e lo ha portato in una casa collocata in campagna sulla statale 106, lì ha messo fine alla vita del piccolo sparandogli un colpo di pistola alla nuca e poi si è tolto la vita con la medesima arma. La coppia doveva recarsi presso uno studio legale per discutere della separazione. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo chiesto alla Dottoressa Sara Cordella, Grafologa forense e 
criminalista, che ha spiegato in dettaglio alcuni importanti aspetti che riguardano l'argomento,  soprattutto i messaggi scritti che possono lasciare i killer, che all’apparenza possono sembrare banali  ma nascondono la vera personalità del soggetto.
“Per lo più, parlando di uomini che uccidono le donne (e penso alla grafia Danilo Restivo, ma anche a quella di Rudy Guede), ci si trova di fronte a grafie che mancano totalmente di empatia e sono prive della corretta percezione dell'altro in quanto diverso da se. Fogli riempiti che lasciano poco spazio al "bianco", che rappresenta l'altro. e poi grande frammentazione del tratto, grafie molto staccate, che indicano una totale assenza di spontaneità e di trasporto emotivo. Questo si riflette anche nell'azione che spesso non reca tracce di pietà per la vittima. Infierire sul corpo, umiliarlo non crea spesso nessun senso di pudore, nessun moto di pentimento, in quanto la vittima non è percepita come una persona ma come un oggetto e, pertanto, va vilipeso, come fosse privo d'anima.” 

In merito al delicatissimo argomento del Femminicidio abbiamo chiesto maggiori chiarezza alla Dottoressa Mary Petrillo – Criminologa / Docente master criminologia univ Cusano. 
“Sono tra i componente del Gruppo di Lavoro sulla violenza nelle relazioni intime promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio ed insieme con il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della università di Roma La Sapienza e con il Dipartimento della formazione della amministrazione penitenziaria (ex ISSP) e con Uffici Esecuzione Pena Esterna(UEPE) stiamo svolgendo una ricerca sulla valutazione e gestione del rischio di recidiva di violenza.
Da studiosi e professionisti del settore sentiamo la necessità di dimostrare che tutti gli uomini non sono maltrattanti e come le mie colleghe dott.ssa Simona Galasso (univ. La Sapienza) dott.ssa Elisabetta Ricci (univ. La Sapienza) fra i promotori della ricerca, affermano, in base alla vasta letteratura scientifica sull'argomento, " Non tutti gli esseri umani maschi maltrattano, umiliano o peggio ancora uccidono le loro compagne." In effetti è importante considerare diverse variabili  di tipo relazionale, culturale, ecc. Soprattutto dobbiamo considerare che chi è violento non lo è allo stesso modo di un altro violento, in quanto ognuno è mosso da dinamiche interne diverse. Accade, infatti, che anche un uomo che non ha mai messo in atto un comportamento violento ad un certo punto, invece, lo faccia e questo perché si verificano situazioni particolari, vi sono, poi, invece, uomini che agiscono in modo violento in maniera sistematica, indipendentemente dalle circostanze, infatti lo fanno sempre con tutte le loro partner, è chiaro che tale dinamica comportamentale fa chiaramente intendere che vi sia una problematica di natura patologica, non psichiatrica, sono persone che sono "presenti a se stesse" , non sono "malati di mente" ed ecco perché la loro aggressività non è sempre prevedibile a chi li conosce nella vita quotidiana, tanto che quando se li ritrova poi in prima pagina sui giornali perché magari accusati di aver ucciso la propria compagna, rimangono sbalorditi e sentiamo ripetere le frasi "era una brava persona", "era una persona normale" . Questa analisi sul maltrattante è molto importante, in quanto per alcuni soggetti, come prevede la legge sul "femminicidio", sono previsti programmi di trattamento, che a nostro parere devono essere individuali e non simili ed uguali per tutti, perché come dicevamo, ogni violento è violento in modo diverso e per diverse variabili e circostanze, altrimenti si rischia che questi interventi risultino poi inefficaci. Spesso ci si chiede perché una donna non ponga fine ad una relazione violenta ed in questo caso la letteratura scientifica ci fornisce svariate motivazioni e come per il maltrattante è importante capire che non tutte le vittime di violenza lo sono per le stesse motivazioni, molto dipende dal tipo di relazione, dalla situazione psicologica in cui si trova la vittima, può dipendere da motivazioni sociali, relazionali e capire questo può aiutarci a capire il motivo,per cui la donna rimane in questo tipo di relazione e quindi scegliere quali interventi attuare per aiutare le vittime.”