ISTAT: NEL 2016 CRESCE IL FENOMENO DEI "JOBLESS"

Redazione
 
Roma – Si parla tanto di crescita del mercato del lavoro e di un paese pronto a fare il grande salto, ma dai dati Istat emerge che l’andamento dei prezzi è ancora molto debole e il mercato del lavoro è incerto. Nell’ultimo rapporto Istat 2016 si parla di periodi di debole crescita dei prezzi. Risulta inoltre insufficiente la ripresa dei consumi per bilanciare il calo dei prezzi energetici. Nei primi mesi dell’anno il mercato del lavoro ha mostrato una stabilità degli occupati. In merito al sistema pensionistico, l’Istat rivela che “la spesa pensionistica comprime il resto dei trasferimenti sociali”, aumentando così il rischio povertà. I dati rivelano che soltanto il Grecia vi è un sistema di aiuti meno efficiente rispetto all’Italia. Facendo un passo indietro e analizzando i dati possiamo riscontrare come l’anno 2015 ha visto la diffusione dei contratti a tempo indeterminato, dove ha visto un ricorso da parte delle aziende manifatturiere e del terziario. Malgrado questi dati, l’incidenza del lavoro standard è scesa al 73,4%, rispetto al 77% del 2008. Un fenomeno molto diffuso è quello delle famiglie “Jobless”, ovvero quelle famiglie che vivono senza reddito da lavoro. Dai dati relativi all’anno 2015 emerge che dal 9,4% del 2004 si è passati al 14,2% dello scorso anno. Nel mezzogiorno d’Italia la situazione è ben più grave poiché si raggiunge il 24,5%. Nel Nord Italia invece le percentuali sono decisamente più basse e raggiungono l’8,2% e al Centro invece l’11,5%. Tale incremento compisce le giovani famiglie rispetto alle adulte. Vi è stato un notevole aumento del numero di pensionati con oltre 40 anni di contributi nel periodo che va dal 2003 al 2014, dal 7,6% al 28,8%. Il numero di soggetti che hanno versato contributi per un periodo inferiore ai 35 anni passa da 54,9% a 37,5%, quelli che hanno versato contributi per 36-40 anni passano dal 37,6% al 33,7%. I dati dimostrano che i pensionati del 2014 ricevono prestazioni migliori rispetto ai pensionati del 2003, anche perché “il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo è ancora al di là dal dispiegare effetti diffusi”. Gli anziani di oggi non sono come gli anziani di una volta, poiché è cambiato lo stile di vita, maggiore è la prevenzione e il benessere economico insieme al livello di istruzione. Lo rivela l’Istat, che riporta inoltre come sia ben attivo il ruolo dei nonni con i nipoti. I dati rivelano come la popolazione italiana tende a diminuire e ad invecchiare. Il nostro paese è tra i più invecchiati al mondo poiché vi è una diminuzione della fecondità femminile e il periodo del baby boom, avvenuto tra il 1946 e il 1965 è un lontano ricordo.