Reato d’usura: il focus ad Ariccia con Imposimato e Cuttaia

ARICCIA (RM) – Si è tenuta oggi nella sala Maestra di Palazzo Chigi ad Ariccia una conferenza che presentava come tema di stretta attualità il reato d’usura.

Tra i relatori il professor Ferdinando Imposimato (magistrato, politico e avvocato, nonché presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione) e il prefetto Domenico Cuttaia (Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura).

 

Ferdinando Imposimato ha inquadrato il fenomeno dell’usura all’interno di un contesto criminale e soprattutto sociale. Con precisi richiami alla sua esperienza di magistrato, il professore ha utilizzato l’esempio di Domenico Balducci per far comprendere come si arriva ad un’accusa di usura ed estorsione, reati che sono spesso legati. È proprio durante il periodo dei processi alla Banda della Magliana che Imposimato registra un’imprecisione nella norma 644 del codice penale la quale disciplina il reato di usura. Tale legge, non tassativa, permette l’impunità di molti empi e il precario equilibrio nelle interpretazioni dei giudici. Il problema è lo Stato di bisogno che col vecchio Codice Rocco era elemento necessario per discutere di usura e che, oggi a seguito della legge 108 del 1996, come ha ricordato l’avvocato Sciamanna, diventa elemento accessorio. In pratica l’articolo ibidem configura la persona fisica dell’usuraio come colui che presta denaro facendosi promettere la restituzione con tassi d’interesse fuor di legge ma non indica la persona della vittima come colui che all’uopo di prestito diventa oggetto di tale tassazione e in seguito di estorsione. Bisogna infatti riferirsi a tutti quei casi in cui la vittima utilizza i soldi per finanziare traffici illegali e perciò vive fuori dallo Stato di Bisogno.

 

Il dibattito in seguito è uscito dai rigidi schemi tecnici e si è spostato sul canale economico e sociologico che è agli antipodi dell’usura. Con le indicazioni finanziarie del dottor Borbini, si è potuto comprendere che tutto inizia dalla crisi del 2001 negli USA, quando la Banca Centrale droga il mercato abbassando i tassi d’interesse incoraggiando i cittadini statunitensi ad una corsa alla compera del mattone. Si generano così debitori Prime (che restituiranno con certezza il mutuo) e Subprime (che non restituiranno il mutuo) ed il famoso Capital Ratios (un tesoro patrimoniale bancario). Nel 2006, dopo che le banche cartolarizzano i mutui subprime vendendoli ed allargandoli sul mercato, la bolla immobiliare scoppia ed i tassi di morosità impennano. Il 25% dei mutui non vengono restituiti. Al fallimento della manovra del Trickle down, segue il Credit Crunch per cui l’erogazione da parte delle banche viene bloccata. Si crea il fenomeno del sovra indebitamento che apre le porte all’usura.

 

Da questo punto prettamente economico si dirama la compagine sociale illustrata dalla sociologa Martiti. La dottoressa, rivolgendosi ai circa 40 studenti del liceo James Joyce, si è soffermata su tre punti indispensabili per comprendere e combattere l’usura: la sdrammatizzazione dei vizi che generano sovraindebitamento (alcool, droga, gioco d’azzardo); la consapevolezza e la coerenza delle proprie azioni ed infine la presa di responsabilità.

 

Per ultimi hanno parlato il dottor Morais e il prefetto Cuttaia, il primo per le istituzioni locali ed il secondo per il programma relativo al governo. Il responsabile dello sportello intercomunale antiusura e sovraindebitamento della città Metropolitana di Roma Capitale, descrive il suo lavoro svolto come volontario per aiutare le vittime di un fenomeno in crescita esponenziale nel nome della riservatezza e della privacy col solo e nobile fine di dare sostegno e senso di solidarietà a chi ne “ ha veramente bisogno”. Per quanto riguarda l’economicità di tali iniziative, è intervenuto Domenico Cuttaia che ha citato il Fondo di Prevenzione controllato dal Ministero di Economia e Finanza che devolve sostegno sotto forma di garanzie a tutti gli enti che si impegnano in tale progetto; ed il Fondo di Solidarietà che si avvale della legge 108/96 che prevede la confisca dei beni dell’usuraio e di un tesoro di 25 milioni in dieci mesi concretamente utili alle vittime titolari di attività commerciali dopo il processo. Insomma il tema dell’usura è stato affrontato in maniera organica e chiara davanti ad una platea attenta che ha compreso l’importanza della denuncia e degli sportelli di sostegno. Come effige dell’impegno umano delle istituzioni le lacrime dell’assessore Carla Gozzi che ha lavorato con UNICEF e che si intende di catene di fratellanza per sconfiggere un fenomeno sociale e criminoso che riguarda l’intera comunità.

Gianpaolo Plini




Delitti di mafia: 34 anni anni fa moriva Franco Imposimato

Moriva 34 anni fa, sotto i colpi sparati da sicari Franco Imposimato, sindacalista e fratello dell’allora giudice istruttore di Roma Ferdinando Imposimato. Era l’11 ottobre del 1983, quando all’uscita dalla fabbrica Franco Imposimato si trovava in macchina con la moglie ed il cane per recarsi a casa dopo il lavoro quando a trecento metri dallo stabilimento, la vettura si trovò la strada sbarrata da una Fiat Ritmo 105 con a bordo i tre killer. Due di questi scesero e aprirono il fuoco. Il sindacalista, colpito da 11 proiettili, morì sul colpo. Nell’agguato riuscì a salvarsi sua moglie, benché gravemente ferita da due proiettili sparati da Antonio Abbate, il killer riconosciuto dalla donna anni dopo in sede processuale. In un primo momento si parlò di omicidio di terrorismo, eventualmente da ascriversi alle Brigate Rosse; il giorno successivo al delitto nella sede napoletana dell’ANSA giunse una telefonata anonima: “È stato ucciso il fratello del giudice boia”, ma ben presto si rese chiara la matrice mafiosa e camorristica del delitto, anche se per le sentenze definitive si è dovuto attendere fino al 2000 e il processo Spartacus.

 

Ferdinando Imposimato, oggi Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione nel giorno della 34ma ricorrenza dall’efferato omicidio ricorda quelle che furono le motivazioni che portarono all’uccisione del fratello: motivazioni che avevano uno scopo intimidatorio per cercare di fermare le indagini, sulla banda della Magliana, sul caso Moro e sul complotto politico retrostante.

Scrive Ferdinando Imposimato: “Ringrazio Luca Tescaroli, Vincenzo Panico e quanti ricordano il sacrificio di mio fratello Franco Imposimato per la loro sensibilità e amicizia.

 

Luca Tescaroli è un magistrato che indagò su Capaci e via D’Amelio. Continuò Roma le mie indagini su Banda Magliana. Oggi su mafia capitale. Riprendo le sue parole “Francesco era uomo tranquillo, dedito all’ambiente e al Gruppo Archeologico. Ma per gli assassini aveva una colpa: era il fratello del giudice istruttore di Roma, Ferdinando”. “Due sicari andati sul luogo di lavoro, chiesero di Francesco. Il giudice si preoccupò. Ottenne una scorta . Francesco non volle lasciare la famiglia e rinunciò a scorta”. “Il giudice ne parlò con Michele Aiello, CSM, che fu incredulo”. “Il perché del delitto fu intimidire il giudice”. “Ricordare Francesco è dovere; il dolore collettivo onora la memoria. Nessuno dimentichi le vittime di mafia”.

Vincenzo Panico è commissario al Viminale per solidarietà alle vittime di mafia. Dice “Francesco Imposimato -43 anni- giovanissimo emigrò in Africa, ove frequentò una scuola artistica. Tornato in Italia lavorò a FACE Standard . Da Maria Luisa Rossi ebbe Giuseppe e Filiberto. Suo fratello Ferdi-nando, nel 1983 concluse la prima indagine su via Fani e sull’omicidio di Aldo Moro. Scoprì la prigione. Indagò su Magliana e legami con politici. Stava per scoprire l’identità di Mario: Pippo Calò cassiere di Totò Riina, latitante per Giovanni Falcone. Movente: fermare le inchieste del giudice. E l’impegno di Franco contro cave di camorra. Franco era in auto con la moglie. E il cane Puffi. Tre sicari spararono 11 proiettili. Puffi scese dall’auto. Andò all’ingresso della Face. Abbaiò. Per chiedere aiuto”. Panico ricorda di Filiberto “A papà fu data la scorta. Poi Papà rinunciò: “se mi uccidono non colpiscono i Carabinieri di scorta” “C’era chi non ci frequentava. Non faceva giocare i figli con noi, togliendoci il saluto Tutto ciò non andrà mai più via.” Giuseppe “Ero curioso di vedere gli assassini”.“li immaginavo come mostri. Solo dei mostri potevano uccidere una persona dolce come il mio papà. Quando li ho incontrati, non provai rancore.”

La Corte di Cassazione ha confermato nella sentenza 30 maggio 2002 “L’uccisione di Francesco Imposimato doveva essere riguardata come un’azione trasversale nei confronti del fratello, Ferdinando Imposimato, che espresse fin dal marzo 1983, dopo attività di osservazione di ignoti su abitudini di vita di Franco, preoccupazione e allarme, per l’istruttoria che il magistrato conduceva sull’omicidio di un pregiudicato della Magliana. Che Pippo Calò, siciliano, capo della famiglia di porta nuova, voleva bloccare a tutti i costi, temendo che attraverso essa venisse scoperta la rete di affari illeciti intrecciata a Roma e in Sardegna, sotto il nome di “Mario Aglialoro“ e “Salamandra”. “Per colpire il giudice si era dovuto ripiegare sull’uccisione del fratello Francesco”. Aggiunge la Cassazione “Ferdinando Imposimato: per primo capì e confidò ai colleghi magistrati – Domenico Sica e Michele Aiello- che quelle attenzioni non potevano che collegarsi alla sua multiforme attività professionale : il magistrato curava all’epoca numerose e delicate inchieste di terrorismo e di mafia… (caso Moro e Magliana). Imposimato indagò, con Falcone , su investimenti in Sardegna di ”Romano Comincioli”. “Che curava gli interessi di Berlusconi” (Corte AssiseSMCV 2000).

Ancora oggi la maggioranza degli italiani ignora che mio fratello Franco fu ucciso l’11 ottobre 1983, e la moglie ferita, per fermare le mie indagini sulla banda della Magliana , sul caso Moro e sul complotto politico retrostante. Un barbaro assassinio, con caratteristiche diverse dagli altri delitti di mafia: fu colpito un familiare del nemico da distruggere. Anche Aldo Moro, padre della Costituzione, è stato rimosso dalla coscienza civile del Paese. Senza memoria non c’è futuro”




CASO ALDO MORO: RIVELAZIONI SHOCK DI FERDINANDO IMPOSIMATO

di Angelo Barraco

Roma – Ferdinando Imposimato, nel corso dell’udienza sul caso Moro si è rivolto alla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’assassino dell'ex presidente Dc riferendo che i componenti dei Servizi Segreti e i componenti della Banda della Magliana si riunirono per ucciderlo.
Ferdinando Imposimato ha seguito il caso Moro sin dai primi giorni del rapimento e secondo quanto dichiara, l’uccisione del fratello nell’83 e le minacce che ha ricevuto nel corso degli anni sono legate al tentativo di fermarlo. Queste sono le testuali parole dichiarate dal senatore: “Da chi eredito' l'inchiesta ho saputo in un momento successivo che c'era stata una riunione di componenti della Banda della Magliana e di esponenti dei servizi che volevano uccidermi” continua il senatore “Dopo l'omicidio di mio fratello, nell'ottobre dell'83 ricevetti parecchie minacce, dirette anche ai miei familiari, da parte di ignoti. A quei tempi indagavo oltre che sul sequestro anche sulla banda della Magliana e fui di fatto costretto ad andare via”. Aggiunge “L'uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri”, prosegue con “Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell'uccisione ricevettero l'ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia”, la dichiarazione procede con “Quei politici sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D'Amelio.
 
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti”.



FERDINANDO IMPOSIMATO RITORNA SULLA CORRUZIONE: ORA SOLO LEGGI PROPAGANDA


di Cinzia Marchegiani

Un uomo che poteva dare il segno atteso al cambiamento per questa Italia senza più un timoniere da troppo tempo, ma solo squali che sbranano la costituzione e se ne fanno vessillo di compiacenza. Fedinando Imposimato, un candidato alla Presidenza della Repubblica italiana, degno tra gli indegni è molto critico e non manca occasione per incalzare sulle necessità di cambiamento radicale che restituisca dignità ai cittadini italiani e alla stessa Costituzione, madre dei diritti e valori di questa nazione. Sulla corruzione Imposimato aveva già tuonato:distrugge il futuro dei giovani. La corruzione è una tassa occulta e immorale di 70 miliardi di euro, che grava ogni anno su lavoratori, pensionati, disoccupati, giovani, casalinghe , docenti, studenti , forze dell'ordine, disabili e donne, la causa principale della crisi in cui viviamo da anni, senza vedere la luce in fondo al tunnel. Milioni di non abbienti sono costretti a subire tutto il peso della corruzione, mentre un ristretto gruppo si arricchisce sulle sventure degli italiani.”
E proprio sulle leggi assenti che dovrebbero stroncare i danni della corruzione, tagliando le radici profonde di cui si nutre, Imposimato spiega il motivo per cui in Italia la corruzione  non riecae ad affrontarla seriamente:”la legge anticorruzione su cui si sta lavorando non serve a nulla. Vengono fatte solo leggi propaganda contro la corruzione. Il Governo non solo non fa nulla ma peggiora la situazione. Le leggi devono essere vigenti, spesso vengono annunciate leggi che devono combattere il fenomeno ma in realtà non vengono mai approvate nella versione integrale”.

Proprio sulla legge Severino Imposimato snocciola l’ambiguità e il controsenso stesso:”La legge in questione ha abrogato il delitto di concussione per induzione, è una legge che produce l’effetto contrario, vuole impedire ai cittadini costretti a pagare le tangenti a non parlare. Questo dimostra che queste leggi sono fatte per favorire la corruzione. La stessa Corruzione è figlia di leggi abrogate per favorire la lotta alla corruzione, ecco perché è fondamentale ripristinarle, inaccettabile l’abrogazione del falco in bilancio.”

Chi attendeva un Presidente della Repubblica attento al destino della nostre carta costituzionale, è in finestra ad aspettare che il nuovo eletto Mattarella produca un segno concreto.

Feridnando Imposimato duratante la corsa al Quirinale aveva scattato un’istantanea terribile: “Ci attende un difficile cammino che insieme dobbiamo compiere, che dal disastro di una società dominata dalle diseguaglianze e dalla corruzione, ci porti verso una società più giusta e dignitosa per i giovani , le donne e i lavoratori .Un società in cui Roma , da mafia capitale diventi capitale dell’ONESTÀ il pilastro del cambiamento.”
E prorio sullo stesso Italicum e la riforma del Senato Imposimato aveva anticipato e spiegato come fossero un'equivalenza ai poteri abnormi del premier e che ci avrebbero porterebbero alla dittatura della maggioranza…Parole pronunciate il 4 febbario 2015, il resto è già diventata storia italiana. 

L’italiano si chiede ora cosa ci attenderà….certamente dipende anche da noi cittadini, non si può sempre attendere il miracolo del cambiamento se non si partecipa più alla vita politica e si va ancora a votare come se i partiti fossero le squadre di calcio cui siamo affezionati sin da piccoli. La coerenza è il primo reale cambiamento cui dobbiamo lavorare, questo un messaggio che tra le righe uomini di grande valore morale, ed elevatura intellettuale come Fedinando Imposimato ci indica. Basta demandare a chi ha usurpato i diritti e i doveri scolpiti su un opera meravigliosa che il mondo intero ci invidia, la Carta Costituzionale, dove il rispetto per l’uomo e la sua dignità trova in ogni articolo protezione e guida, un riferimento dell’etica civile.




NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: FERDINANDO IMPOSIMATO NEL TOTO COLLE

Ferdinando Imposimato simbolo della giustizia, grande difensore della costituzione italiana, alto valore morale:” Il mio sogno è l'eguaglianza collettiva dei diritti sociali, al lavoro dignitoso, alla casa, alla scuola pubblica, alla salute, al reddito sociale, all'ambiente, che dia ad ogni uomo il posto che gli spetta nella società, senza settori marginali, un'Italia solidale contro le ingiustizie che la distruggono. I governanti non devono perseguire il vantaggio loro o dei gruppi che li sostengono, ma il bene della intera collettività, che deve prevalere sul bene dei pochi. Se tutta la nazione è prospera, arreca più vantaggi a tutti che se è fortunata in pochi uomini, ma va in rovina nel suo complesso.” Ma perche cercare altrove, un tale innovatore della giustizia sociale?

di Cinzia Marchegiani

Ieri Giorgio Napolitano ha firmato le sue dimissioni. Si è congedato dai suoi cittadini con un sono stanchissimo, e poi “Il Quirinale bello, ma un po' una prigione"…non un cenno a questa barca Italia persa ormai in alto mare, ferma nell’occhio di una tempesta perfetta, cosa ci lascia questo Presidente? Lascia montagne non scalate, azioni forti  ferme i incagliate in tanti interrogativi in un momento storico in cui doveva emergere con audacia una grande volontà. Lascia un grande vuoto, tutto quello che non è stato fatto per difendere questo paese alla deriva. Sarà ricordato come il Presidente di un parlamento eletto con una legge incostituzionale,che ha nominato due Presidenti del Consiglio dei Ministri nonostante Matteo Renzi e Mario Monti non fossero stati eletti da nessuno. Ora il parlamento, sempre quel parlamento… dovrà a breve eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, Laura Boldrini ha convocato il Parlamento in seduta per il prossimo 29 gennaio 2015. 

Chi sarà il nostro nuovo Presidente? La rosa dei papabili è ampia e come spesso accade, il Presidente diventa un compromesso di un risultato di una guerra interna al Parlamento, troppo spesso lontano dall’individuare un nome estraneo a certi giochi politici, espressione della vera società civile, il garante prima di tutto della Costituzione Italiana, il vero fondamento e guida delle radici di questa nazione.

Ferdinando Imposimato sta rappresentando con forza la figura che in tanti anni è mancata a guida di questa sfortunata e patetica italietta, quelle delle mezze misure, delle poche risoluzioni, della incapace prepotenza di riscattare un orgoglio scritto col sangue dai nostri antenati. Insomma un uomo retto, non è un caso se nel 1985 il il "Times" gli dedica un'intera pagina definendolo lo scudisciatore della mafia, mentre la rivista "Reader’s Digest” gli dedica un servizio per le sue inchieste su terrorismo e mafia e un libro dell'ONU lo sceglie, nell'anno della gioventù, come "Il Simbolo della Giustizia".
Alcuni dicono troppo in la con lìetà….che stranezza!! Come non si può non usufrire di un concentrato di grandi virtù umane ed etiche, e del suo patrimonio non solo umano, ma di grandi battaglie storiche contro il terrorismo e la mafia !?Imposimato, un magistrato, un avvocato e politico, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, come grande esempio, ha vissuto una vita e la sua professione senza mai risparmiarsi, lui occupato contro la cosa nostra e la camorra, giudice istruttore proprio nei casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato al Papa Giovanni Paolo II nel 1981, dell’omicidio del vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione può dare una sferzata energica al declino di questo paese, che ha bisogno ora più che mai di una forte guida.
Per la partecipazione sempre forte e vissuta in società senza veli e ipocrisie dalla rivista francese Le Point nel 1984 viene designato “Uomo dell'Anno-Giudice Coraggio” e riceve il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa per avere proseguito le sue battaglie al servizio della giustizia nonostante le minacce ricevute e l'assassinio del fratello. Nel 1986 a causa delle continue minacce della camorra deve purtroppo lasciare la magistratura, le stesse minacce che nel 1983 diventano certezza con l’uccisione di Franco Imposimato, suo fratello.
Nel 2011 ha denunciato il governo degli Stati Uniti d’America alla corte penale internazionale, perché, a suo parere, sarebbe stato a conoscenza degli imminenti attentati dell’11 settembre 2001 ma non avrebbe fatto nulla per fermarli. La sua posizione è netta anche rispetto al il cosiddetto gruppo Bilderberg, affermando che sarebbe stato il mandante le stragi commesse durante la stretegiua della tensione in Italia, oltre che agli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
E proprio in suo nome è partita una petizione su Change.org “Per indicare la candidatura del Giudice Ferdinando Imposimato quale persona degna di rivestire il ruolo di Presidente della Repubblica:” un Presidente per gli Italiani, affinché il Popolo possa trovare una figura di garanzia dei diritti democratici, e creare un' ALLEANZA PER LA VITA grazie alla quale ridare sovranità alla Nazione. Per l' onestà ed il coraggio con cui il Giudice Ferdinando Imposimato ha sempre perseguito la verità e difeso la Costituzione lo ringraziamo, e proponiamo la sua persona quale migliore candidato a rivestire l' incarico di Presidente della Repubblica Italiana. Questo è il link della petizionehttps://www.change.org/p/senato-della-repubblica-per-indicare-la-candidatura-del-giudice-ferdinando-imposimato-quale-persona-degna-di-rivestire-il-ruolo-di-presidente-della-repubblica

Lasciamo ai nostri lettori una riflessione dello stesso Ferdinando Imposimato che ha voluto condividere con molti italiani che lo sostengono con affetto e immensa stima:

«La politica è ancora condizionata da chi ha il peso maggiore di questa crisi e tenta riforme eversive della Costituzione . La maggioranza anziché pensare al bene comune , difende i privilegi di pochi garantendo, con leggi fasciste del 1930, l'impunità di corrotti e corruttori, criminalizzando chi difende la vita e l'ambiente. La situazione sociale è intollerabile; vi è una parte del nostro popolo, la maggioranza – che va dall'operaio al professore, dall'impiegato all'esodato, dal disoccupato al pensionato, dallo studente al piccolo e medio imprenditore- costretta a sopportare tutto il peso della crisi. E un'altra parte ha più di quanto abbisogni e rifiuta non solo di accettare sacrifici , ma specula sulla crisi per aumentare il proprio benessere, rendendo più penoso il sacrificio della maggioranza. Ora è ingenuo pensare di superare l'angustia di meschini interessi con il consenso dei privilegiati . Ricordiamo quanto disse Aldo Moro, la resistenza nella difesa di ingiusti privilegi deve essere contrastata con tenacia per avere una società più giusta. “Io penso che la città, se tutta quanta è prospera, arreca ai cittadini più vantaggi che se fosse fortunata in ciascuno dei suoi cittadini, ma andasse in rovina nel suo complesso”(Tucidide II ) E' ciò che dimenticano coloro che vogliono costruire la propria fortuna mantenendo gli altri nel bisogno. Bisogna avere la consapevolezza che “nessuno tra i cittadini deve ritenere di appartenere a se stesso, ma tutti allo Stato, perchè ciascuno è parte dello Stato e la cura di ciascuna parte deve tener conto della cura del tutto” (Aristotele politica VIII). Non possiamo più accettare l'assenza di molti giovani dalla vita sociale e politica, la loro indifferenza, la mancanza di ideali, il loro scetticismo. C'è un'enorme moltitudine lontana da ogni ideale, da ogni umana passione, da ogni speranza. Ciò è responsabilità di politici , me compreso, per non avere saputo creare le condizioni perché la speranza apparisse concreta e fosse giusto credere negli ideali di eguaglianza dei diritti sociali. Tuttavia non possiamo arrenderci . Bisogna agire per recuperare la forza vitale dei milioni di giovani, il loro slancio di energie, il loro spirito di giovinezza, il loro amore per la vita e la solidarietà , instillando in loro la passione per la politica e la fiducia di realizzare quel continuo ricambio attraverso il quale si verifica senza posa , nelle vere democrazie,il rinnovamento della classe politica dirigente, che non rimanga una casta chiusa, come è oggi, ma è la espressione aperta e mutevole delle forze più giovani e meritevoli della società. Un abbraccio a tutti voi con umiltà e amore.»

Imposimato rispondendo a tutti coloro che hanno firmato per la sua candidatura per Presidente della Repubblica risponde:”Cari amici vi ringrazio per il sostegno che mi avete dato e mi date con tanto amore, in questa difficile battaglia. Molti italiani me lo chiedono, non posso sottrarmi alla sfida per il bene dell'Italia.”
E allora perché cercare altrove, un tale innovatore della giustizia sociale? 




ALDO MORO: LA PROCURA APRE UN FASCICOLO

Gli interrogativi: “Le Brigate rosse avrebbero potuto rilasciare Aldo Moro” ? “La decisione finale è stata di Cossiga e, presumo, anche di Andreotti” ? “Nessun individuo è indispensabile allo Stato” ?

 

Luca Pagni

La Procura di Roma apre un fascicolo sulla morte di Aldo Moro dopo vari libri, segnalazioni e l’esposto dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato. Curiosamente solo dopo la morte di Giulio Andreotti la Newton Compton editori ha  pubblicato il libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” 

con il sottotitolo “Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera”

“Aldo Moro è stato uno statista e un servitore dello Stato che in un momento tra i più difficili della storia repubblicana, ha difeso, fino a pagare con la vita, un campo di valori che oggi è patrimonio di tutti. Difese cioè l'idea che, con la forza della politica, lo Stato italiano potesse vincere la battaglia contro il terrorismo senza restringere i margini di libertà dei singoli cittadini, ma anzi allargando e rafforzando lo spazio della democrazia”. “Il pensiero, la testimonianza politica e di vita di Aldo Moro stroncata per mano criminale dalla follia terrorista, conserva, in questo, una straordinaria attualità. Con lui – in questa giornata dedicata alle vittime del terrorismo, rendiamo omaggio a tutti quelli che hanno sacrificato la vita per difendere i valori della democrazia, della libertà e della convivenza tra idee diverse”. Questo quanto scritto in una nota da Nicola Zingaretti, nel 2012 quando era Presidente della Provincia di Roma, partecipando alla cerimonia di commemorazione in occasione del 34° anniversario della morte di Aldo Moro, avvenuta come sempre in via Caetani a Roma, dove fu fatto trovare il corpo morto di Aldo Moro. Luca Pagni

Il Giudice Ferdinando Imposimato ha scritto su facebook: Quelli che potevano salvare Aldo Moro e non lo fecero, non vogliono riconoscere il luogo del martirio del più grande statista italiano,  quella prigione che io scoprii 32 anni fa. In quel luogo deve essere ricordato Aldo Moro e non a via Caetani ove fu portato dopo il suo assassinio in via Montalcini 8. Per rifondare l'Italia occorre rifondare la verità.  Ricordate che Aldo Moro è il maggiore artefice della nostra bella Costituzione e che è morto per difendere quei valori sulla dignità del lavoro, i diritti inviolabili all'eguaglianza e alla pari opportunità tra uomini e donne e a difesa della democrazia e della pace, essendo stato ucciso per volontà di quei politici oggi esaltati come uomini rispettabili. Antonio Esposito, nella prefazione del libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” spiega come l’autore aveva già definito nel precedente volume Doveva morire la ≪terribile, quanto tardiva, confessione-requisitoria resa da Steve Pieczenik≫, 

Braccio destro di Kissinger, vero cuore pulsante del comitato di crisi:Sono stato io, lo confesso, a preparare la manipolazione strategica che ha portato alla morte di Aldo Moro Allo scopo di stabilizzare la situazione italiana.Il prezzo da pagare è stata la vita di Moro.  E’ stata quella la prima volta nella storia della mia carriera  che mi sono trovato in una situazione  nella quale ho dovuto sacrificare la vita di un individuo per la salvezza di uno Stato. 

Si può dire che il nostro è stato un colpo mortale preparato a sangue freddo. La trappola era che loro dovevano uccidere Aldo Moro. Loro pensavano che io avrei fatto di tutto per salvare la vita di Moro, mentre ciò che è accaduto è esattamente il contrario.  Io li ho abbindolati a tal punto che a loro non restava altro che uccidere il prigioniero. Cossiga era un uomo che aveva capito molto bene quale fossero i giochi. Io non avevo rapporti con Andreotti, ma immagino che Cossiga lo tenesse informato.  La decisione di far uccidere Moro non è stata una decisione presa alla leggera, abbiamo avuto molte discussioni anche perché io non amo sacrificare le vite, questo non è nelle mie abitudini. Ma Cossiga ha saputo reggere questa strategia e assieme abbiamo preso una decisione estremamente difficile, difficile soprattutto per lui.  Ma la decisione finale è stata di Cossiga e, presumo, anche di Andreotti. Queste risultanze trovano oggi nel nuovo lavoro di Imposimato definitiva conferma e certezza attraverso le dirompenti dichiarazioni – raccolte dall’autore – di due dei numerosi militari impegnati nei servizi di osservazione finalizzati alla successiva irruzione nella prigione di Moro e che ricevettero, poi, improvvisamente e inopinatamente l’ordine di immediata smobilitazione. Le rivelazioni di questi due militari – uno brigadiere della guardia di finanza (nome in codice “Archimede”), l’altro ufficiale dell’esercito specializzato in elettronica, membro di Gladio, istruttore a Capo Marrargiu, poi passato ai servizi speciali di intelligence (nome in codice “Sapienza”) – sono troppo convergenti, coincidenti in tutto e per tutto: troppo dense di particolari, troppo piene di formidabili riscontri, tutti puntualmente verificati dall’autore, si che ad esse deve attribuirsi la massima attendibilita, credibilita e veridicita. E credo che queste mie poche righe, senza svelare troppo, possano essere utili a introdurre lo svolgimento temporale delle azioni che porteranno a tale sconvolgente rivelazione nel corso delle pagine del libro. Per saperne di più, non resta che acquistare e leggere il libro.




EMERGENZA ACQUA POTABILE: IL MAGISTRATO FERDINANDO IMPOSIMATO CHIEDE LA REVOCA DEL PROGETTO DI "DECRETO AVVELENATORE"

"Chiediamo all'onorevole Giovanni Pittella, vicepresidente del Parlamento Europeo, sensibile ai diritti inviolabili dei cittadini dell'Europa, di agire perche' questo progetto di decreto avvelenatore sia fermamente rigettato dalla Commissione Europea e immediatamente revocato dagli stessi Ministeri proponenti."

 

Roma – "L'illustre magistrato Ferdinando Imposimato, anche a nome del movimento "Italia Virtuosa" da lui fondato, chiede che il famigerato progetto di "decreto avvelenatore" (che se approvato consentirebbe di fatto di erogare come potabile acqua contaminata da sostanze tossiche e cancerogene) sia fermamente rigettato dalla Commissione Europea e immediatamente revocato dagli stessi Ministeri proponenti. – Dichiara in una nota stampa il portavoce dell'Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde –  Ringraziamo l'illustre magistrato, – conclude la nota – una delle voci piu' prestigiose dell'impegno morale e civile, per questo suo autorevolissimo appello."

Dichiarazione di Ferdinando Imposimato
 
"Italia Virtuosa" ed io personalmente siamo profondamente grati all'Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment – Italia) e alla dottoressa Antonella Litta, instancabile difensore dei diritti umani che di essa fa parte, che ci hanno informati del fatto che il Ministero della Salute e il Ministero dell'Ambiente hanno predisposto uno schema di decreto interministeriale, attualmente all'esame preliminare della Commissione Europea, che se approvato consentirebbe di fatto di erogare come potabile acqua contaminata da sostanze tossiche e cancerogene.
Cio' e' un grave attentato al diritto alla vita e alla salute di migliaia di cittadini ignari, in violazione degli artt. 2 e 32 della Costituzione.
La tutela della salute non solo e' un bene delle persone che sono toccate da provvedimenti scellerati come quello che si vorrebbe approvare, ma interesse dell'intera collettivita', che sarebbe enormemente danneggiata dalla malattia di migliaia di cittadini che sarebbero colpiti dal cancro e da altre malattie provocate dal consumo di acqua cancerogena. Chiediamo all'onorevole Giovanni Pittella, vicepresidente del Parlamento Europeo, sensibile ai diritti inviolabili dei cittadini dell'Europa, di agire perche' questo progetto di decreto avvelenatore sia fermamente rigettato dalla Commissione Europea e immediatamente revocato dagli stessi Ministeri proponenti.
 
"Italia Virtuosa" e Ferdinando Imposimato
 
 
Una breve notizia su Ferdinando Imposimato
 
Ferdinando Imposimato e' una delle figure piu' illustri della vita civile del nostro paese. Giudice istruttore dei piu' importanti casi di terrorismo (caso Moro, attentato al Papa, omicidio del presidente del Csm Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione), si e' occupato anche di processi contro mafia e camorra e di sequestri di persona; eletto al Senato della Repubblica (1987 e 1994) e alla Camera dei Deputati (1992), per tre legislature e' stato membro della Commissione Antimafia. E' presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Ha recentemente fondato il movimento "Italia Virtuosa". Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci la seguente scheda: "Ferdinando Imposimato (Maddaloni – Caserta -, 9 aprile 1936), avvocato penalista, magistrato, senatore ed attualmente Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si e' impegnato nella lotta alla mafia e camorra, nella lotta contro il terrorismo: e' stato il giudice istruttore dei piu' importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro (1978), l'attentato a papa Giovanni Paolo II (1981), l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Si occupa anche della difesa dei diritti umani. Dopo essersi laureato in giurisprudenza all'Universita' di Napoli nel 1959, nel 1962 diventa vicecommissario di Polizia e viene destinato prima a Brescia e poi a Forli'. Un anno dopo torna a Roma come funzionario del Ministero del Tesoro, ove lavora per un anno. Nel 1964 diventa magistrato. Quale giudice istruttore istruisce alcuni tra i piu' importanti casi di terrorismo tra cui il processo Aldo Moro, l'attentato al papa, l'omicidio dei presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, la strage di Piazza Nicosia. E' lo scopritore della pista bulgara in Europa e delle connessioni internazionali del terrorismo. E' il primo a parlare delle connessioni del terrorismo italiano con servizi segreti stranieri e della presenza nel caso Moro del Kgb. Si occupa di processi contro mafia e camorra. Tra gli altri istruisce il caso di Michele Sindona, il banchiere siciliano legato a Cosa Nostra, accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento di banche italiane e straniere. Nel 1981 istruisce il processo alla banda della Magliana, una agenzia criminale legata a Cosa Nostra, al terrorismo, a finanzieri, a usurai, costruttori, politici ed amministratori. Nel 1983, il fratello Franco viene ucciso per vendetta trasversale. Nel 1984 viene designato come rappresentante dell'Italia a Strasburgo per i problemi del terrorismo internazionale con abuso delle immunita' diplomatiche e redige la mozione finale approvata all'unanimita' dai rappresentanti dei 16 paesi dell'Europa. Nel 1986, lasciata la magistratura, diviene consulente legale delle Nazioni Unite nella lotta alla droga. Si reca piu' volte, per incarico dell'Onu, nei paesi dell'America Latina per i programmi di rafforzamento del sistema legale dei paesi afflitti dal narcotraffico. Prepara per conto delle Nazioni Unite diversi programmi di addestramento dei giudici colombiani, boliviani, peruviani ed ecuadoriani. Ad un programma che si svolge in Italia, partecipano, tra gli altri, Giovanni Falcone, Gianni De Gennaro, Rosario Priore, Giancarlo Caselli ed il generale dei Carabinieri Mario Mori. Si occupa di diritti umani e dei principi del giusto processo in America Latina, ove svolge una importante missione in Peru'. Nel 1987, come indipendente di sinistra, Imposimato viene eletto al Senato della Repubblica, e nel 1992 alla Camera dei Deputati. Nel 1994 viene eletto di nuovo al Senato. Per tre legislature e' membro della Commissione Antimafia. Presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo, sulla dissociazione. E' stato membro della Suprema Corte di Cassazione, dove raggiunge il grado di Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte. E' direttore dell'osservatorio dell'Eurispes sulla criminalita' organizzata in Italia. E' impegnato in attivita' di volontariato e di solidarieta'. Nel 1984 viene designato dalla rivista francese 'Le Point' Uomo dell'anno – giudice coraggio, e riceve il premio dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa per avere proseguito le sue battaglie al servizio della giustizia nonostante le minacce ricevute e l'assassinio del fratello. Nel 1985 il 'Times' di Londra gli dedica una intera pagina definendolo 'lo scudisciatore della mafia'. La rivista 'Reader's digest' gli dedica un servizio per le sue inchieste su terrorismo e mafia. Nel 1985 un libro dell'Onu lo sceglie, nell'Anno della gioventu', come 'simbolo della giustizia'. Nel 1986 scrive sei soggetti cinematografici per la Rai, radiotelevisione italiana. I film vengono prodotti da una coproduzione tra le televisioni di Italia, Francia, Germania, Austria e Spagna. Si tratta di sei storie giudiziarie, dal titolo Il giudice istruttore, che raccontano alcune delle inchieste condotte da Imposimato. In esse e' ricorrente il problema della fallacia della giustizia per la inafferrabilita' della verita' reale e la contraddizione tra verita' processuale e verita' reale. Tra gli interpreti, diretti dal regista Florestano Vancini, ci sono Erland Josephson, l'attore prediletto dal regista Ingmar Bergman, che interpreta la parte del giudice Imposimato, Daniel Gelin, Horst Bucholz, Capucine e Vittorio Gassman. Federico Fellini, amico fraterno del giudice, gli propone di scrivere soggetti cinematografici su temi giudiziari. Ma il progetto non va a termine per la morte del regista. Ha pubblicato diversi libri tra cui: Terrorismo internazionale; Corruzione ad alta velocita'; Vaticano. Un affare di Stato; La grande menzogna. Alcuni libri non sono stati editi in Italia, ma sono stati tradotti e diffusi all'estero, come: Un juge en Italie. Il blog di Ferdinando Imposimato e': http://ferdinandoimposimato.blogspot.com/". Tra le opere recenti di Ferdinando Imposimato: (con Giuseppe Pisauro e Sandro Provvisionato), Corruzione ad alta velocita'. Viaggio nel governo invisibile, Koine' Nuove Edizioni, 1999; Terrorismo internazionale. La verita' nascosta, Koine' Nuove Edizioni, 2002; Vaticano. Un affare di Stato, Koine' Nuove Edizioni, 2003; La grande menzogna, Koine' Nuove Edizioni, 2006; (con Sandro Provvisionato), Doveva morire, Chiare lettere, Milano 2008.

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