Scuola e università, mancanza di fondi in manovra: si dimette il ministro Fioramonti

Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha consegnato la lettera di dimissioni al premier Giuseppe Conte. Il ministro nelle ultime settimane aveva più volte lamentato la mancanza di fondi per la scuola e l’università in manovra. Secondo quanto riferiscono diverse fonti di maggioranza, Fioramonti potrebbe lasciare il M5s per fondare un gruppo parlamentare autonomo ma ‘filogovernativo’, come embrione di un nuovo soggetto politico.

Il ministro aveva subordinato il suo mandato al reperimento di 3 milioni di euro per la scuola e l’università. Fondi, questi ultimi non presenti nella legge di bilancio. E le dimissioni sarebbero dovute scattare lo scorso 23 dicembre subito dopo il via libera della Camera alla manovra. Nei giorni scorsi sono girati alcuni nomi di deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l’ex pentastellato Andrea Cecconi.




Il ministro Fioramonti alla Stampa estera: docenti italiani “Eroi civili”

Ai periodici incontri che i corrispondenti dei media esteri hanno a Roma con esponenti governativi o politici, recentemente è stato invitato il neoministro all’Istruzione, Lorenzo Fioranonti, (M5S), 42 anni, economista e docente universitario.

Il suo incontro con i giornalisti nell’affollata sala della Stampa Estera a Roma è risultato in una panoramica, tra domande e risposte, molto ampia e documentata sulle problematiche che interessano ed affliggono il sistema educativo nazionale.

Avendo il ministro toccato il punto della scarsa corrispondenza retributiva dei docenti italiani, da lui definiti ‘eroi civili’, a fronte di impegni gravosi e di responsabilità educative non trascurabili, lo scrivente gli ha chiesto se un certo riconoscimento per tale valore non debba provenire da un adeguamento retributivo, dato che sono tra i peggio pagati d’Europa, facendo l’esempio della Finlandia, ove un insegnante è pagato meglio del medico.

Il ministro ha replicato affermando di essere lieto di interloquire con qualcuno “che si intende di Finlandia, siccome io ho studiato il sistema finlandese ed anche visitato quel paese due volte e ritengo sia il sistema più interessante al mondo anche se poi questi studi internazionali lo collocano sempre tra i primi posti.” Se è necessario, per il ministro, l’adeguamento degli stipendi non lo è meno la valorizzazione del ruolo dei docenti “perché in Finlandia non solo vengono pagati di più ma c’è anche una valorizzazione culturale del ruolo del docente Cioè chi ha l’ambizione nella vita di voler fare l’educatore, ha la possibilità di farlo “ laddove, ha proseguito Fioranonti, “da noi si verifica l’opposto cioè che la cultura del paese tende a screditare certe professioni al punto tale che chi poi vuole magari sviluppare quella ambizione personale e professionale viene scoraggiato perché vi viene associato un cliché negativo, essendo considerata inferiore rispetto ad altre professioni”.

A questo proposito, Fioranonti ha sottolineato di considerare invece il ruolo dell’insegnante fondamentale essendo la persona che modella il futuro ed a cui si consegnano i nostri figli per gran parte della loro vita. “È paradossale consegnare le persone più importanti che abbiamo ad un’istituzione che magari è fatiscente ed a figure che non ricevono la stessa valorizzazione che ricevono in altri paesi e che gli spetta”.

Ma i riferimenti di Fioramonti al modello finlandese, ben noto in tutto il mondo, sono stati vari ed in varie occasioni. In varie interviste, per esempio, ha dichiarato di voler puntare su una scuola di qualità, spiegando che “in Finlandia, per esempio, si è ridotto l’orario scolastico, facendo insegnamenti trasversali, inserendo nuove tecnologie in modo divertente e accattivante e rendendo così la matematica più accessibile a tutti”. E proprio per tentare di importare il modello finlandese, ha precisato di aver aperto dei tavoli di lavoro su questo obiettivo.

Fioramonti non ha mancato di citare l’innovazione che è stata molto ripresa a livello dei media internazionali: ovvero che l’Italia sarà probabilmente il primo Paese ad introdurre nei programmi scolastici l’educazione ambientale, un insegnamento per 33 ore annue che sarà operativo da settembre inserite nel corso di educazione civica, materia che sarà oggetto di voto finale. “E’ una legge dello stato che conferisce al ministero dell’istruzione l’obbligo di strutturare tale insegnamento e noi lo stiamo facendo in questa direzione e senza costi ulteriori perché’ tale insegnamento sarà inserito in materie che già esistono. I costi riguardano solo la formazione degli insegnanti, ed a gennaio e febbraio partiranno i corsi di formazione per i docenti che costeranno 10 milioni di euro”, ha concluso il ministro.

Affrontando la questione del’edilizia scolastica, in gran parte costituita da molti edifici fatiscenti o maltenuti, ha affermato trattarsi di un grande tema ed anche argomento di grande contraddizione perché, pur disponendo di stanziamenti insufficienti essi tuttavia sono importanti, aggirandosi su circa 10-11 miliardi di euro tra mutui BEI, finanziamenti strutturali e finanziamenti pubblici. Ciò che ostacola l’investimento di tali risorse è la divisione di competenze tra enti locali, regioni, comuni e province, che spesso ritarda o blocca l’utilizzo di tali fondi.

Il ministro ha poi informato che, proprio per cercare di accelerare queste procedure, ha creato una ‘task force ‘di 86 tecnici su tutto il territorio nazionale: tecnici, architetti, ragionieri ieri, in generale esperti di amministrazione e di project management nonché di realizzazione di opere pubbliche per affiancare enti locali piccoli o non preparati nella predisposizione di procedure per la realizzazione di gare pubbliche e di manutenzioni di edifici o costruzione di nuovi.
Allo scopo, è stata poi ideata la nuova anagrafe dell’edilizia scolastica reperibile anche sul sito del MIUR contenente tutti i dati e tutte le informazioni aggiornate giorno per giorno per verificare lo stato dell’arte dell’edilizia scolastica del nostro paese.

Nel complesso, il ministro è apparso a suo agio e ben preparato, riuscendo a navigare con destrezza tra domande spesso insidiose di vari colleghi dei media esteri. Ha anche acconsentito ad interviste singole di alcuni media, rispondendo in inglese o spagnolo in modo scorrevole e senza esitazioni.
Non succede spesso, purtroppo, che il Italia un ministro si occupi di un settore che gli sia congeniale, ma questo non è sembrato il caso di Fioramonti.

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