Garlasco, omicidio Chiara Poggi: rimane in carcere Alberto Stasi

 
di Angelo Barraco

 
MILANO – Alberto Stasi rimane in carcere per l’omicidio di Chiara Poggi. La prima sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso straordinario presentato dalla difesa per la riapertura del caso, per la sospensione della pena e per un nuovo processo di appello. E’ confermata quindi la condanna a 16 anni per Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007 a Garlasco. Il pg Aniello, della Suprema Corte, nel corso della requisitoria aveva evidenziato elementi di inammissibilità nel ricorso, dove invece Stasi evidenziava “errori di fatto” che facevano riferimento alla mancata ammissione di prove nel processo d’appello-bis.
L’omicidio di Chiara Poggi è rimasto impresso nella memoria degli italiani per l’efferatezza e la brutalità che si è sprigionata all’interno di un contesto intimo e casalingo in cui si è consumato il tutto. Un contesto apparentemente tranquillo, dove tutto dovrebbe essere al sicuro, corazzato certamente  inviolabile ma proprio quel giorno e in quel preciso momento qualcosa ha distorto quella pacatezza. Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a contattare telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente mangiando due pizze prima di tornare a casa, poiché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono però, decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa decide allora di entrare e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri che dista pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Ha destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiama il 118 fosse troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa ne fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



Garlasco, omicidio Chiara Poggi: respinta l'istanza di revisione del processo

 
di Angelo Barraco

 
Milano – Respinta l’istanza di revisione del processo sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva, a 16 anni Alberto Stasi, l’ex fidanzato della giovane. La Corte d’Appello di Brescia ha dichiarato il non luogo a procedere. Le novità che avrebbero portato ad un’inchiesta bis sul delitto di Garlasco sono emerse nel dicembre scorso, quando A.S. è stato iscritto nel registro degli indagato. Si era appreso inoltre che tale iscrizione era un atto dovuto a seguito della scoperta del Dna estrapolato dalle unghie di Chiara e che sarebbe compatibile con quello del ragazzo, che sarebbe amico del fratello della giovane. La mamma di Stasi ha presentato un esposto che è stato accolto dalla Procura di Pavia che con sequenzialmente ha aperto una nuova indagine. Le analisi che hanno portato a questa svolta investigativa sono state eseguite da un genetista incaricato dal legale di Stasi che si è affidato a una società di investigazione. Secondo queste analisi, quindi, l’assassino di Chiara sarebbe quindi un amico del fratello della giovane, frequentatore abituale della casa di Via Pascoli 8. Ma gli elementi a carico di questo soggetto sarebbero diversi.
 
Si apprende intanto che il giovane era già stato interrogato ben due volte dagli inquirenti, la prima volta il giorno successivo all’efferato delitto e una seconda volta invece l’anno dopo. Come riporta il Corriere della Sera “l’alibi allora fornito (pur considerato «solido») presenterebbe anomalie e incongruenze. Il giovane avrebbe mentito sui propri movimenti convinto di non venire smascherato, come peraltro inizialmente era avvenuto”. Si parla quindi di verifiche che si sarebbero potute fare nel momento stesso ma che invece non sono state fatte. Una notizia che non lascia certamente indifferente l’opinione pubblica che in tutti questi anni si è divisa tra innocentisti e colpevolisti nei salotti televisivi. Un’Italia che ha sempre voluto capire cosa realmente sia accaduto in quella casa di Via Pascoli n.8. Elementi che hanno messo in discussione il quadro accusatorio contro Stasi che oggi sta scontando una condanna a 16 anni di carcere per omicidio volontario al carcere di Bollate e la famiglia Poggi, che ancora oggi attende risposte concrete. Nuovi elementi che hanno rimesso in discussione tutto, facendo trapelare una verità ben distante da quella nota all’opinione pubblica. La legge consente che a seguito di una condanna in via definitiva è possibile ottenere la revisione del processo in presenza di elementi nuovi, tali elementi riguardano l’identità del presunto colpevole che gli investigatori avrebbero individuato dal Dna maschile rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Il 12 dicembre del 2015 la Corte di Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, per l’omicidio di Chiara Poggi. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni. "La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".
 
L’omicidio. Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a contattare telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente mangiando due pizze prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Ha destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiama il 118 fosse troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa ne fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



Omicidio Chiara Poggi: Alberto Stasi ottiene il primo sconto di pena

 
di Angelo Barraco
 
 
Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi, per la prima volta ha chiesto ed ottenuto la liberazione anticipata di 45 giorni. Ogni detenuto che sconta una condanna passata in giudicato ha diritto di chiedere la liberazione anticipata “per ogni semestre di pena scontata” qualora non vi siano rilievi disciplinari o ritenga egli stesso di aver “dato prova di partecipazione all'opera di rieducazione”. Lo stesso Stasi avrebbe inoltrato la richiesta di detrazione di un mese e mezzo dai 16 anni di carcere che deve scontare e avrebbe compilato un modulo prestampato disponibile presso lo sportello giuridico della casa di reclusione a Milano. Questa è la prima istanza presentata e certamente ne seguiranno una ogni sei mesi, come accade in questi casi. 
 
Il 12 dicembre del 2015 la Corte di Cassazione conferma la condanna a 16 anni per Alberto Stasi, per l’omicidio di Chiara Poggi. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni. "La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".

L’omicidio Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a contattare telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente mangiando due pizze prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Ha destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiama il 118 fosse troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa ne fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



GARLASCO: LA CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA A 16 ANNI PER ALBERTO STASI

di Angelo Barraco
 
Milano – Confermata dalla Cassazione la condanna a 16 anni per Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi.Ipotesi annullamento formulata dal Pg. L'annullamento con rinvio in accoglimento del ricorso dell'imputato, che chiedeva l'assoluzione, e del ricorso del pg di Milano, che chiedeva al contrario il riconoscimento dell'aggravante di crudeltà. Queste le richieste del sostituto pg della Cassazione Oscar Cedrangolo nel processo Garlasco. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni.
 
"La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".
 
L'omicidio di Garlasco, così come altri, è stato oggetto di "una perniciosa forma di spettacolarizzazione" attraverso "quei processi televisivi che inquinano la capacità di giudizio degli spettatori, tra i quali, forse nessuno ci pensa, rientrano anche i giudici, togati e popolari, di queste vicende". Lo ha sottolineato il sostituto pg della Cassazione, Oscar Cedrangolo.
 
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



DELITTO DI GARLASCO, PG CASSAZIONE: "ANNULLARE LA CONDANNA"

Redazione
 
Milano – L'annullamento con rinvio in accoglimento del ricorso dell'imputato, che chiedeva l'assoluzione, e del ricorso del pg di Milano, che chiedeva al contrario il riconoscimento dell'aggravante di crudeltà. Queste le richieste del sostituto pg della Cassazione Oscar Cedrangolo nel processo Garlasco. Alberto Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado, e poi condannato con rito abbreviato a 16 anni di carcere nell'appello 'bis' per l'omicidio della sua fidanzata, uccisa il 13 agosto 2007 nel piccolo centro della Lomellina. A quasi un anno di distanza del verdetto con cui, dopo l'annullamento con rinvio da parte della Suprema Corte dell' assoluzione di secondo grado, si è stabilito che Stasi avrebbe "brutalmente ucciso la fidanzata", la Cassazione ora dovrebbe mettere la parola fine ad un giallo che va avanti da oltre otto anni.

"La sentenza di rinvio dà atto che il movente non è stato individuato ma poi si industria a costruirne uno legato alla vicenda delle immagini pornografiche", con il timore che Chiara potesse distruggere "l'immagine di ragazzo perbene e studente modello di Alberto" ma "la logica ci viene in soccorso e impone di escludere l'insostenibile ipotesi secondo la quale per evitare che la sua fidanzata rendesse nota la passione per la pornografia decidesse di ucciderla costituendosi come alibi proprio quel pc pieno di immagini pornografiche consegnato la mattina dopo ai carabinieri". Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Oscar Cedrangolo, nella sua disamina nella sentenza di appello bis che ha condannato Alberto Stasi a 16 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi a Garlasco nel 2007. Il pg ha sottolineato come emerge dagli atti una "debolezza dell'impianto accusatorio perché se gli indizi sono forti è inutile cercare a tutti i costi un movente che non si riesce a trovare". La sentenza d'appello condanna Stasi senza riconoscergli l'aggravante della crudeltà e ad avviso del pg, "alla fine di una sentenza del genere non si spiega l'indulgenza della Corte nell'escludere l'aggravante se si dice che Chiara è stata "brutalmente uccisa: è il solito inaccettabile sistema di un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma così non si fa giustizia, ma si aggiunge dolore a dolore".

L'omicidio di Garlasco, così come altri, è stato oggetto di "una perniciosa forma di spettacolarizzazione" attraverso "quei processi televisivi che inquinano la capacità di giudizio degli spettatori, tra i quali, forse nessuno ci pensa, rientrano anche i giudici, togati e popolari, di queste vicende". Lo ha sottolineato il sostituto pg della Cassazione, Oscar Cedrangolo.

 
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



GARLASCO: DOMANI IL VERDETTO DELLA CASSAZIONE SU ALBERTO STASI

di Angelo Barraco
 
Milano – Venerdì 11 dicembre i giudici della Cassazione decideranno le sorti di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi. L’ex studente di economia della Bocconi, adesso commercialista ha sempre urlato a gran voce la sua innocenza e il suo grido è stato ascoltato sia in primo grado e in appello, la Cassazione però ha azzerato la doppia assoluzione e ha rinviato tutto in Corte d’Appello chiedendo di rivalutare attentamente tutti gli indizi a suo carico. Le possibilità sono: potrebbero confermare i 16 anni di condanna, ma non solo,la Cassazione potrebbe annullare o aumentare la pena a 30 anni di carcere, accogliendo quindi il ricordo del Pg Laura Barbaini che ha chiesto il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà. Le memorie di 80 pagine depositate dai legali Angelo Giarda e Antonio Albano si legge che i giudici hanno ritenuto “sostanzialmente irrilevante l'individuazione dell'ora della morte di Chiara Poggi e  hanno preteso di individuare un preciso arco temporale (23 minuti) per farlo coincidere ex post (con inusitata precisione cronometrica) con l'affermata responsabilita' dell'imputato”. Aggiungono inoltre “l'esatta determinazione dell'ora della morte era ineludibile presupposto fattuale per la verifica dell'alibi dell'imputato”. Non è stato fissato un orario della morte perché “la vittima non venne pesata in sede di autopsia, un’operazione indicata in tutti i manuali come parametro fondamentale per la determinazione dell'orario della morte” aggiungono inoltre che" fino alle 17 non furono fatti i rilievi tanatologici necessari come il rigor mortis e la temperatura corporea”. 
 
Invece per Pg, Parte Civile e Giudici d’Appello Bis una delle prove a carico di Stasi è la perizia che riguarda la camminata. Gli esperti hanno riferito che erano pochissime le probabilità che Stasi non si sporcasse. La perizia non sarebbe una prova scientifica, ma bisogna considerare che “le suole delle scarpe indossate da Stasi al momento del ritrovamento hanno manifestato la capacita' di trattenere microparticelle invisibili a occhio nudo di sangue essiccato ma anche una analoga capacita' di dispersione delle stesse; il come, il quanto e il dove la dispersione potesse avvenire dipende da circostanze imponderabili (tipo di superficie calpestata, modalita' di appoggio, tipo di camminata)”. La difesa di Stasi sostiene che “le indagini sono state indirizzate da subito ed esclusivamente sul bersaglio piu' semplice e forse anche quello piu' scontato e successivamente sull'esigenza di dare seguito ad istanze di giustizia per la morte della giovane ragazza, ma tutto questo non avrebbe dovuto sostanziarsi nella violazione delle basilari garanzie previste per l'imputato, per la sua vita, per il suo sacrosanto diritto a d una durata ragionevole del processo e al riconoscimento di una presunzione di innocenza”, il pg la pensa diversamente poiché manca l’alibi per Stasi dalle 9.12 alle 9.35. “. Ricordiamo inoltre che nelle 140 pagine di motivazione della sentenza del nuovo processo di secondo grado si legge: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'. La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità, Chiara Poggi è rimasta inerme di fronte al suo aggressore, ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà''. Per quanto riguarda il movente, i Giudici ipotizzano una motivazione forte che probabilmente possa essere stata la scoperta Chiara verso l’interesse di Alberto Stasi per la pornografia. Alberto Stasi si è sempre proclamato innocente e vittima di un caso giudiziario, ma sin dall’inizio ha messo in primo piano se stesso e il suo atteggiamento ha sin da subito insospettito e condotto gli inquirenti a quella che poi è stata la decisione finale. La vera vittima di questo caso giudiziario è Chiara Poggi, che ha pagato con la vita. 
 
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



DELITTO GARLASCO: OTTO ANNI FA VENIVA UCCISA CHIARA POGGI

di Angelo Barraco

Milano – Sono passati otto anni dal terribile delitto di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco, omicidio che oggi, a distanza di otto anni, rimane avvolto da una fitta nebbia misteriosa che attanaglia i personaggi che hanno gravitato attorno alla morte di Chiara. L’omicidio di Garlasco ha segnato le pagine della cronaca nera italiana ma quest’anno è stato un anno importante per la vicenda poiché Alberto Stasi, all’epoca dei fatti fidanzato di Chiara, è stato condannato dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano a 16 anni di carcere con rito abbreviato, in seguito alla cancellazione di due assoluzioni. Si attende il processo davanti alla Suprema Corte, la data deve essere ancora fissata. In seguito alla condanna il giovane Stasi non è stato arrestato, ma non ha mai manifestato l’intenzione di allontanarsi dall’Italia. Ecco cosa c’è scritto nelle 140 pagine di motivazione della sentenza: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'. La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità, Chiara Poggi è rimasta inerme di fronte al suo aggressore, ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà''. Per quanto riguarda il movente, i Giudici ipotizzano una motivazione forte che probabilmente possa essere stata la scoperta Chiara verso l’interesse di Alberto Stasi per la pornografia. Alberto Stasi si è sempre proclamato innocente e vittima di un caso giudiziario, ma sin dall’inizio ha messo in primo piano se stesso e il suo atteggiamento ha sin da subito insospettito e condotto gli inquirenti a quella che poi è stata la decisione finale. La vera vittima di questo caso giudiziario è Chiara Poggi, che ha pagato con la vita.
 
L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea. Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara. Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi. Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi). Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno. Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.



GARLASCO: CHIARA POGGI, UCCISA PERCHE' PRESENZA SCOMODA PER ALBERTO STASI

di Angelo Barraco

Garlasco –  E’ stata depositata dai Giudici della Prima Corte d’Assise di Milano la motivazione della sentenza che ha portato, il dicembre scorso, alla condanna di Alberto Stasi nel nuovo processo di secondo grado a 16 anni di carcere per aver ucciso la sua ex fidanzata Chiara Poggi. Alberto Stasi, ex studente della Bocconi, è stato giudicato con rito abbreviato. Ecco cosa c’è scritto nelle 140 pagine di motivazione della sentenza: “Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'. La dinamica dell'aggressione evidenzia come Chiara non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire, dato questo che pesa come un macigno (…) sulla persona con cui era in maggior e quotidiana intimità, Chiara Poggi è rimasta inerme di fronte al suo aggressore, ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà''. Per quanto riguarda il movente, i Giudici ipotizzano una motivazione forte che probabilmente possa essere stata la scoperta Chiara verso l’interesse di Alberto Stasi per la pornografia. Alberto Stasi si è sempre proclamato innocente e vittima di un caso giudiziario, ma sin dall’inizio ha messo in primo piano se stesso e il suo atteggiamento ha sin da subito insospettito e condotto gli inquirenti a quella che poi è stata la decisione finale. La vera vittima di questo caso giudiziario è Chiara Poggi, che ha pagato con la vita.




GARLASCO: DOMANI SENTENZA APPELLO BIS PER STASI

Redazione

Garlasco – Ancora il 17 dicembre, ancora una data che, a dispetto della superstizione, porta fortuna ad Alberto Stasi. Cinque anni fa, l'ex studente bocconiano, ora 31enne commercialista, veniva assolto dal gup di Vigevano Stefano Vitelli dall'accusa di avere ucciso la fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto 2007. Domani, si ritrovera' davanti a giudici togati e popolari che leggeranno il verdetto dell'appello bis con al centro uno dei delitti piu' oscuri degli ultimi anni. Nell'ottobre 2013, la Cassazione aveva annullato la doppia assoluzione pronunciata dal gup e poi dai giudici milanesi di secondo grado ordinando una "rilettura e rivisitazione" di tutti gli indizi a carico di Stasi. Dopo nove mesi, il collegio della Corte d'Assise d'Appello, presieduto da Barbara Bellerio, e' chiamato a un verdetto difficile, comunque destinato a lasciare una scia di dubbi in un processo che ha visto accusa e parte civile da una parte e difesa dall'altra, combattersi in modo feroce, in aula e sui media. Il sostituto pg Laura Barbaini ha chiesto 30 anni di carcere per omicidio aggravato dalla crudelta' affermando, nel corso della requisitoria, che Stasi e' il "soggetto verso il quale convergono tutti gli elementi indiziari positivi e non negativi". Secondo il pg, l'imputato ha "colpito piu' volte Chiara sfondandole la calotta cranica" e ha gettato il suo "corpo inerte giu' dalle scale della cantina con massimo dispregio, privo di qualsiasi pietas, volendosi in qualche modo liberare con rabbia di quel corpo".
L'indizio piu' potente a carico di Stasi, secondo Barbaini, e' che c'erano remote possibilita' per lui di non sporcarsi le scarpe col sangue della vittima cosparso nella villetta di via Pascoli. Lo ha certificato una nuova perizia disposta dalla Corte che, questa volta e su diktat della Cassazione, ha tenuto in considerazione anche i gradini della scale dell'abitazione dei Poggi sulla quale l'ex bocconiano avrebbe trovato il corpo della compagna. Invece il ragazzo arrivo' in caserma con un paio di Lacoste immacolate. Per l'accusa, esperimenti scientifici dimostrano che, dopo avere calpestato il sangue, Alberto avrebbe dovuto perlomeno lasciare delle tracce sul tappetino della Golf a bordo della quale raggiunse la stazione dei carabinieri. La difesa ribatte che le suole erano idrorepellenti e si pulirono 'rilasciando' il materiale ematico durante il tragitto e che, in ogni caso, il sangue era ormai essiccato. Un altro elemento valorizzato nella nuova ricostruzione dell'accusa e' una foto in cui si vedono le impronte insanguinate di quattro dita sulla spalla sinistra della maglia del pigiama rosa indossata da Chiara quando apri' la porta al suo carnefice. Impronte di cui non si e' trovata la 'firma' per un clamoroso errore di chi giro' e rimosse il cadavere 'cancellando' cosi' il prezioso riscontro. Resta comunque l'immagine che alla Procura Generale da' una certezza: Stasi si lavo' le mani dopo il massacro, come testimonierebbe la presenza del suo dna sul dispenser del bagnetto. Ribatte la difesa, guidata dal professor Angelo Giarda, che poiche' quello era un dispenser 'usa e getta' non si capisce perche' Stasi non l'abbia buttato via dal momento che nessuno sapeva della sua esistenza (i genitori di Chiara erano in vacanza). Inoltre, sottolinea che il luminol non ha evidenziato alcuna traccia di sangue nel bagno, nemmeno nel lavandino e che sono scomparsi due teli da mare dal bagno, e con quelli probabilmente l'assassino si puli'. Altra carta messa sul tavolo dall'accusa sono due fotografie che mostrano la scena del delitto in altrettante versioni. Una, illuminata dal flash, l'altra dalla luce naturale come sarebbe apparsa a Stasi se davvero fosse arrivata a casa di Chiara all'ora di pranzo. Nell'immagine senza flash, il volto della ragazza e' rappresentato come una macchia nera, il che contraddice la versione di Stasi che ai carabinieri racconto' di avere visto il volto "pallido" di Chiara. La replica della difesa e' che le fotografie furono scattate in un momento successivo a quello del ritrovamento del corpo da parte di Alberto il quale aveva quindi una visuale diversa, con piu' luce, come confermo' un sopralluogo effettuato dal giudice di primo grado. E ancora, nella aspra dialettica tra accusa e difesa, questo nuovo processo ha fatto emergere la presenza di presunti graffi sul braccio sinistro del sospettato. Due carabinieri chiamati a deporre hanno confermato l'esistenza di queste lievi escoriazioni di cui pero' non c'e' agli atti alcuna immagine. Per i legali, il presunto indizio dei graffi perde consistenza dal momento che i periti non sono riusciti a identificare con certezza il dna di Alberto sotto le unghie di Chiara, smorzando cosi' l'ipotesi della colluttazione tra i due. In una memoria, la difesa ha anche riportato le dichiarazioni del medico che misuro' la pressione ad Alberto dopo il delitto e nega di avere visto quei graffi. "Se li avessi visti – ha detto il medico – l'avrei fatto presente subito". Al di la' delle novita', restano l'assenza dell'arma, per l'accusa un martello (mai trovato), e di un movente chiaro. Barbaini ha parlato della possibilita' che la vittima avesse visto immagini ose' nel computer del fidanzato (Stasi e' comunque stato assolto in Cassazione dall'accusa di detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico). Infine, elemento non nuovo ma sempre nevralgico della bicicletta. Accusa e difesa concordano sul fatto che quasi certamente l'assassino arrivo' in bicicletta in via Pascoli. Per Barbaini la bicicletta e' quella nera da donna, vista da una vicina di casa dei Poggi, e sequestrata solo in questo appello bis. Domani, il verdetto. Alberto, descritto da chi gli e' vicino "un po' agitato", sara' come sempre in aula cosi' come i genitori di Chiara, rappresentati dall'avvocato Gian Luigi Tizzoni che ha svolto un intenso lavoro di indagini anche in questo nuovo capitolo della vicenda ed e' convinto della colpevolezza di Stasi. Dopo le repliche della difesa e le controrepliche dell'accusa, salvo improbabili dichiarazioni spontanee dell'imputato, i giudici si ritireranno in camera di consiglio.




GARLASCO: BICICLETTE E SCARPE, QUEGLI OGGETTI CHE HANNO TANTO DA DIRE

di Angelo Parca

Ancora colpi di scena sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Nuove richieste istruttorie su scarpe, biciclette e sui presunti graffi sulle braccia di Alberto Stasi sono stati al centro dell'intervento del pg Laura Barbaini durante l'udienza di stamane del processo a carico dell'ex studente bocconiano, imputato per l'omicidio di Chiara, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. In particolare, la rappresentante della pubblica accusa ha chiesto di acquisire la documentazione contabile che dimostrerebbe l'esistenza di due biciclette da donna, di cui una dello stesso modello di quella sequestrata a Stasi durante il processo d'appello-bis, nella disponibilita' della famiglia del giovane. Queste bici sarebbero state regalate al papa' di Alberto, Nicola, morto a dicembre dell'anno scorso, da un fornitore. Il pg vuole capire dove siano finite queste bici e se una di esse coincida con quella sequestrata a Stasi e ritenuta dall'accusa il possibile mezzo a bordo del quale il killer si reco' a uccidere Chiara.
  Inoltre, il pg ha chiesto alla Corte d'Assise d'Appello di acquisire la documentazione relativa al paio di scarpe che Stasi avrebbe acquistato prima del delitto, ma che non sono poi state trovate nella sua disponibilita' dai carabinieri dopo il crimine. Di queste calzature risulterebbe traccia dall'utilizzo di una carta di credito della quale sono stati ricostruiti i movimenti nelle settimane precedenti il delitto.
  Queste scarpe, secondo gli accertamenti svolti fin qui, non sarebbero tuttavia mai finite nell'elenco di quelle prelevate dai carabinieri a casa Stasi. Il pg ha poi chiesto di ascoltare in aula alcuni dei carabinieri che intervennero il 13 agosto di sette anni fa in relazione ai due piccoli graffi sull'avambraccio che Stasi aveva quando si presenta' alla stazione dei carabinieri di Garlasco, riferendo di avere trovato la fidanzata morta sulle scale di casa. Un particolare che non era sfuggito a un brigadiere che, convocato quest'estate dal pg, ha consegnato al magistrato delle foto dalle quali risulterebbero queste lievi escoriazioni. A quanto si e' saputo, Stasi avrebbe detto che quei graffi erano stati causati dal suo cane

La camminata                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   La perizia sulla ricostruzione virtuale della camminata di Alberto Stasi in casa Poggi e' stata depositata nelle cancelleria della prima Corte d'Assise di Appello di Milano, davanti alla quale si sta celebrando il processo d'appello-bis a carico di Alberto Stasi, imputato per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. La perizia, che consta di 160 pagine, e' stata consegnata in cancelleria dai tre esperti che erano stati nominati dai giudici che hanno deciso riaprire il dibattimento nella primavera scorsa. A cercare di ricostruire i movimenti di Alberto Stasi per capire se potesse non sporcarsi le suole delle scarpe con il sangue della vittima sono stati il medico legale torinese Roberto Testi e i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari dell'universita' di Bologna. Stando alle indiscrezioni filtrate nei giorni scorsi, il lavoro dimostrerebbe che sarebbe stato quasi impossibile per Stasi non calpestare le macchie di sangue. Perdipù si cercano le famose scarpe con suola a pallini che avrebbero lasciato la firma sul delitto. Stando alle indiscrezioni la taglia sarebbe la 42, la stessa di Alberto Stasi anche se le scarpe consegnate dal ragazzo sarebbero marca Lacoste.

L’omicidio
Il 13 agosto del 2007 Alberto Stasi, studente di Economia e Commercio alla Bocconi, prova a prendere contatto telefonicamente la fidanzata Chiara Poggi, con la quale aveva trascorso la sera precedente, mangiando due pizze, prima di tornare a casa, perché in quel periodo Alberto stava preparando la tesi di laurea.
Verso le 13.30 si reca a casa della fidanzata, non ricevendo risposta al citofono decide di scavalcare il cancello. Arrivato sulla porta di casa, decide di entrare, e trova molto sangue a terra, seguendo le tracce verso la tavernetta trova il corpo di Chiara.
Chiama subito i soccorsi, e si reca nella vicina caserma dei Carabinieri, che distano pochi metri dalla villetta dei Poggi.
Chiara è morta per una decina di colpi violenti inferti con un’arma appuntita, che non sarà mai ritrovata, tra le 9 e le 12 di mattina (l’orario preciso non sarà mai stabilito). Nella villetta le uniche tracce presenti sono quelle di Chiara, dei suoi familiari, di Alberto e di un falegname che aveva fatto dei lavori pochi giorni prima della morte (oltre alle tracce dei soccorritori chiamati da Stasi).
Le indagini si concentrarono sull’ex fidanzato. Hanno destato sospetto l’atteggiamento dopo il ritrovamento del cadavere (sembra che il tono di voce di Stasi quando chiamò il 118 era troppo “rilassato”), le tracce del DNA di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe, nonostante il pavimento della casa fosse pieno.
Alberto Stasi venne arrestato il 24 settembre, ma la scarsità d’indizi certi convinse il GIP a scarcerarlo dopo quattro giorni. Nelle indagini successive (dicembre 2007) viene trovato nel computer di Stasi materiale pedopornografico, elemento che ha contribuito a minare l’immagine del fidanzato di Chiara nell’opinione pubblica. Il 3 novembre 2008 Alberto Stati viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Chiara Poggi.




GARLASCO, OMICIDIO CHIARA POGGI: IL MISTERO DELLA BICICLETTA NERA

Nella puntata dello scorso 10 ottobre 2014 di Quarto Grado l' intervista esclusiva ad una nuova testimone, una vicina della villetta della famiglia Poggi, potrebbe confermare le dichiarazioni di Franca Bermani in merito alla bicicletta nera vista davanti la stessa casa

di Cinzia Marchegiani

Garlasco (PV) – Scoperta una nuova testimone che ha raccontato in via esclusiva alla giornalista Ilaria Cavo di Quarto Grado i dettagli della bicicletta davanti alla villetta dei Poggi, nella puntata del 10 ottobre 2014:”era davanti a casa dei Poggi, nera e c’era spesso, anche era davanti al mio muretto. Era fatta come un biciclettone unisex, di quelle biciclette anonime, più simile a quella descritta da Franca Bermani, che a quella sequestrata a Stasi. La sella aveva due molle dietro, come quella della Bermani. Io non ho mai visto chi c’era sopra. L’ho vista in primavera, marzo/aprile. Quando Chiara è andata a lavorare non c’era più».
Così il processo d’appello bis del delitto Chiara Poggi iniziato appena lo scorso 8 ottobre 2014 al Palazzo di Giustizia di Milano ha riaperto questo giallo che nasconde ancora ombre troppo pesanti. Le nuove perizie al vaglio hanno riportato i riflettori puntati sull’unico imputato Alberto Stasi, non poteva non calpestare le macchie di sangue della sua fidanzata quando l’ha trovata morta nella sua villetta di via Pascoli, cui ora si vanno ad aggiungere altre testimonianze preziose. Un processo che già dalle prime battute sembra destinato ad un dibattimento lungo e controverso. Oltre alla relazione depositata da Roberto Testi, responsabile dell'unità di medicina legale dell'Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, entrambi docenti del Dipartimento di Ingegneria dell'Università di Bologna, in cui ricostruiscono la camminata di Alberto Stasi con cui viene scartato l’”evitamento implicito" su cui si è ampiamente dibattuto nel processo di primo grado, riemerge la pista della terza bicicletta. Una testimone che sembra essere una vicina di casa della famiglia Poggi è stata rintracciata e intervistata in esclusiva dalla trasmissione di approfondimento “Quarto Grado”. E’ disposta a rilasciare dichiarazioni agli inquirenti ma per ora vuole rimanere nell’anonimato, ma la sua versione sembra poter scatenare uno tsunami su una storia fin troppe volte ricostruita nei minimi dettagli. Proprio sulla bicicletta di Alberto Stasi sequestrata e al vaglio di indagini del DNA, la testimone sostiene di aver visto più volte davanti a casa Poggi, una bicicletta sempre nera simile a quella descritta nell’immediatezza del delitto da Franca Bermani (nera, da donna, con molle cromate dietro la sella), ma diversa nei dettagli di Alberto Stasi. Una testimonianza non marginale poiché potrebbe confermare le stesse dichiarazioni della Bermani e quindi confermare che quella mattina davanti alla villetta di Chiara Poggi la bicicletta era una simile, ma diversa da quella che Alberto Stasi dice di aver usato.

Il mistero della terza bicicletta fuori la villetta dei Poggi  si rinnova e forse potrebbe aprire nuove indagini…. ma è stata cercata dagli inquirenti? Di chi era? Era di Chiara? Ma soprattutto che fine ha fatto?
Proprio sui pedali della bicicletta sequestrata all’imputato si tornerà a parlare al processo alla prima Corte d’Assise d’Appello molto presto, il prossimo 15 ottobre 2014.