GENOVA, BABY GANG: IL CAPO DE LOS TOROS, "PUNTAVAMO I FIGLI DI PAPA'"

Redazione

Genova – Erano stati arrestati il 5 marzo scorso durante l'operazione "Matador" della Squadra mobile di Genova, e nei giorni scorsi hanno deciso di parlare con i magistrati, confessando i reati commessi e, soprattutto, le motivazioni che hanno determinato le loro azioni.

Sono nove e appartengono alla gang conosciuta come "Los Toros", di cui fanno parte giovani e giovanissimi, anche minorenni, di etnie diverse. Devono rispondere, a vario titolo e in maniera diversa tra maggiorenni e minorenni, di associazione per delinquere finalizzata alla rapina continuata e aggravata, lesioni aggravate, estorsione, furto con strappo e accesso abusivo a sistemi informatici.

Ecuadoriani, cileni, cinesi, magrebini e italiani che, per una sorta di rivalsa sociale, aggredivano loro coetanei, solo italiani e di buona famiglia. Per i baby rapinatori il problema era "la disparità sociale". Per questo l'obiettivo erano i "figli di papà" che avevano tutto ciò che loro desideravano e non potevano avere: smartphone, orologi, vestiti e, soprattutto, denaro.

"Lo facevamo perché ci sembrava giusto – ha raccontato il leader della gang, un ecuadoriano di 20 anni – Noi siamo costretti a convivere con problemi familiari e i nostri genitori non ci danno certo la paghetta come fanno quelli della Genova bene. Così abbiamo deciso di prendercela da soli".

La difficoltà che i giovani criminali manifestavano "era quella di non potersi pagare il cinema, la discoteca o magari una maglietta nuova". Una sola regola era imprescindibile: mai toccare ragazzi che "come noi hanno difficoltà a pagarsi una serata fuori".

E così uscivano a "caccia" della loro preda, scegliendola "guardando le scarpe e l'abbigliamento, ma anche il tipo di telefonino che usava". La seguivano nei vicoli del centro di Genova, e al momento opportuno, l'aggredivano alle spalle, riempiendola di calci e pugni, per poi appropriarsi di ciò che aveva addosso. Se trovavano un bancomat continuavano con le botte finché la vittima non confessava il codice di accesso.

Il bottino veniva poi equamente spartito e speso nei locali della città o per comprare gli oggetti dei loro desideri.

Le perquisizioni eseguite durante gli arresti del marzo scorso, portarono al sequestro di coltelli e noccoliere, probabilmente utilizzati nel corso delle rapine, almeno 12, messe a segno dalla gang nel periodo tra novembre 2013 e gennaio 2014.